
Dal Santuario della Consolata al Conclave, passando per le steppe sperdute della Mongolia. È il viaggio di monsignor Giorgio Marengo, uno dei due piemontesi tra i 135 cardinali elettori che si riuniranno prossimamente in Conclave per eleggere il 267esimo Papa della Chiesa Cattolica. Se monsignor Roberto Repole è noto per essere dal 19 febbraio 2022 l’arcivescovo metropolita di Torino, forse non altrettanto celebre è la figura del prefetto apostolico di Ulan-Bator. La sua storia personale è caratterizzata dalla vocazione precoce e da una spiccata attitudine missionaria. Nato il 7 giugno 1974 a Cuneo, Giorgio Marengo cresce a Torino, dove frequenta il liceo classico Cavour e partecipa al gruppo scout Agesci Torino 18. Il giovane Giorgio è un appassionato di scherma, sport che a Torino vanta una nobile tradizione. Ma tra un assalto e l’altro prende forma in lui una forte spiritualità che sfocia in un grande impegno ecclesiale. Così, subito dopo la maturità entra a far parte dei Missionari della Consolata, congregazione religiosa nata nei primi anni del Novecento che prese il nome dal Santuario della Consolata poiché il fondatore fu lo storico rettore, don Giuseppe Allamano, uno dei grandi santi torinesi. Parallelamente, Giorgio Marengo intraprende un importante percorso di studi teologici, frequentando la Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale a Milano (1993-1995) e la Pontificia Università Gregoriana a Roma (1996-1999). Il 26 maggio 2001 è la data in cui Giorgio riceve gli ordini di presbitero dal cardinale Severino Poletto, presso la chiesa del Beato Giuseppe Allamano. Marengo, tuttavia, non è incline a rimanere a Torino: vuole mettersi in gioco dedicandosi all’attività missionaria e all’evangelizzazione in terre lontane. Per questo studia missiologia presso la Pontificia Università Urbaniana e, subito dopo essere diventato sacerdote, parte per la Mongolia, dove si dedica alla costruzione di una ridotta ma consolidata comunità cristiana, che arriverà a contare circa 1.500 fedeli in tutto il Paese asiatico. Diventa parroco ad Arvajhėėr e nel 2016 è consigliere regionale dell'Asia e superiore dell'ordine dei Missionari della Consolata per la Mongolia. Il suo operato, volto a portare la parola di Dio in una terra così remota, non passa inosservato agli occhi di Papa Francesco, il cui pontificato è stato caratterizzato da una fortissima apertura verso le periferie della Chiesa. Il Santo Padre, il 2 aprile 2020, nomina Giorgio Marengo prefetto apostolico di Ulan Bator, alla guida di una comunità che rappresenta 1% dei suoi concittadini, e vescovo di Castra Severiana. Da lì l’ascesa del cuneese di nascita nel mondo ecclesiastico è molto rapida: l’8 agosto 2020 riceve l'ordinazione episcopale dal cardinale Luis Antonio Tagle, nel suo luogo del cuore, il Santuario della Consolata di Torino. Diventa così il più giovane vescovo cattolico italiano fino all'8 marzo 2021, giorno della nomina episcopale di padre Christian Carlassare. Si arriva così a domenica 29 maggio 2022, quando - durante il Regina Coeli - Papa Francesco annuncia la creazione a cardinale di Giorgio Marengo. «In quei giorni - racconterà il missionario della Consolata al magazine Omnes - avevo accompagnato una delegazione di buddisti mongoli dal Santo Padre: era la prima volta che accadeva. Avevamo appena concluso questa bella e storica iniziativa di dialogo interreligioso quando ho sentito il Pontefice chiamare il mio nome. In quel momento sono stato sopraffatto da una gioia fortissima e da un sentimento di profonda gratitudine e umiltà. La fede è relazione e dalle popolazioni nomadi ho imparato molto sulla leggerezza della vita e sulla capacità di resistere in condizioni ambientali molto dure». La nomina a cardinale è stata ufficializzata durante il Concistoro del 27 agosto 2022, con il titolo di San Giuda Taddeo Apostolo; Giorgio Marengo rimane membro più giovane del collegio cardinalizio fino allo scorso 7 dicembre, quando è stato «scalzato» dal 44enne ucraino Mykola Byčok. Come cardinale elettore, Marengo – oggi membro del Dicastero per l’Evangelizzazione - avrà diritto di voto in Conclave fino al compimento degli 80 anni, ovvero fino al 2054.
Gianluca Sartori
Corriere della Sera