GIOVANNI DA PIAN DEL CARPINE
DALL'UMBRIA
A KARAKORUM, IL
VIAGGIO DI UN FRANCESCANO
Giovanni
da Pian del Carpine (1182 circa-1250) è uno dei più importanti
"inviati" europei in Oriente. Molto prima di Marco Polo,
e con riscontri più attendibili, descrisse la vita dei Mongoli nel
massimo splendore dell'Impero. Gengis Khan era morto da 18 anni
quando Giovanni, uno dei primi discepoli di San Francesco,
venne inviato da papa Innocenzo IV alla corte del Gran Khan
Guyuk per cercare di scongiurare un attacco definitivo all'Europa
cristiana da parte dei "Tartari", che nel 1241 avevano già
espugnato Cracovia e Breslavia e nel 1242 Spalato e Cattaro. Gli altri
obiettivi erano quelli di diffondere l'Ordine dei Minori e di allearsi
contro la minaccia dei musulmani. Il suo lungo viaggio venne
raccontato in un'opera
straordinaria, la Historia Mongalorum, divenuta un testo chiave per
interpretare la cultura orientale e anche una sorta di "guida"
per i viaggiatori successivi, tra cui lo stesso Marco Polo. Giovanni era
nato in Umbria, nell'allora Pian del Carpine (oggi si chiama Magione
e mantiene un sublime fascino, nella foto a destra), paese sul lago
Trasimeno a una ventina di chilometri da Perugia. Prese parte alla
missione inviata da San Francesco in Sassonia, nel 1228 fu nominato
Ministro provinciale in Germania, nel
1230 in Spagna e nel 1233 in Sassonia. Partecipò a viaggi missionari in
vari Paesi europei, come Danimarca, Norvegia e Ungheria e nel 1243 entrò
a far parte della corte di papa Innocenzo IV. Due anni dopo, la grande
spedizione: da Lione, attraverso Francia e Germania, a Cracovia e Kiev
fino a Karakorum, la capitale dell'Impero dei Mongoli, raggiunta nel
1247. Giovanni dovette aspettare 4 mesi prima di incontrare il Gran
Khan. L'obiettivo della sua missione fallì ma quel viaggio si rivelò
uno dei più preziosi della storia. Nell'immagine a sinistra, la
lettera originale che il Gran Khan Guyuk affidò a Giovanni da Pian del
Carpine da recapitare a Innocenzo IV: non sono certo le parole che il
Papa sperava di ricevere. Il testo più o meno è questo:
"Io
Gran Khan Guyuk, imperatore di tutti i credenti,
chiedo
a te, Innocenzo, di raggiungere di persona
la
mia reggia se la tua speranza è davvero quella della pace.
Voi
abitanti dell'Occidente pensate sempre
di
essere i soli depositari della fede giusta e disprezzate
le
altre religioni.
Ma
come potete essere così presuntuosi da sapere
a
chi Dio concederà la sua grazia?".
TUTTO
COMINCIA NELL'APRILE 1245
del prof. Franco Maria Boschetto
www.fmboschetto.it
Partito
nell'aprile 1245 alla volta della Boemia e della Polonia, il frate
si fermò qualche mese alla Corte di quei Signori; raggiunse poi Kiev dove
comprò - per sé e per Frate Benedetto di Polonia che gli si era
accompagnato a Cracovia in qualità di interprete - cavalli tartari
abituati a cercare il loro nutrimento sotto la neve.
Da Kiev i due
religiosi andarono verso sud-est e poi a est attraverso la sconfinata
pianura coperta di neve "equitando quanti equi poterant ire
trotando... de mane usque ad noctem, immo de notte saepissime"
(stando a cavallo quanto i cavalli potevano andare al trotto... dalla
mattina fino alla notte e spesso anche di notte), cibandosi per lo più
soltanto di miglio con acqua e sale.
Il 4
aprile 1246 arrivarono così all'accampamento di Batu Khan del
Capciac, in riva al fiume Volga, poco a monte della moderna
città di Astrakan.
I due frati
furono ammessi alla presenza del Khan Batu (che era il Principe più
importante dopo il Gran Khan) solo dopo che furono passati tra due
roghi ardenti, cerimonia che aveva lo scopo di togliere ogni potere
alle sostanze venefiche o malefiche che i frati nascondessero sotto il
saio.
La prima
accoglienza del Khan fu rude e diffidente, ma poi Batu fu benigno al punto
che i due frati quattro giorni dopo poterono riprendere il cammino verso
est, scortati da una piccola torma di Tartari.
L'INCORONAZIONE
DEL GRAN KHAN
In
tre mesi e mezzo di rapidissimo viaggio a cavallo attraverso un paese
disseminato di ossami, di rovine di castelli e di ville, percorsa la steppa
dei Chirghisi, varcati i fiumi Sir Daria e Ili, attraversata la
Zungaria ancora coperta di nevi, arrivarono alla fine, il 22 luglio, alla residenza
del Gran Khan Guyuk, non lontano dalla città di Caracorum che
sorgeva sulle pendici settentrionali dei Monti Changai, presso un
affluente del fiume Selengà, a sudovest dell'odierna città di
Urga (Ulaanbaatar).
Colà si
trattennero per circa quattro mesi di disagi e privazioni durante i quali
però, in occasione della solenne incoronazione del Gran Khan, i
frati ebbero l'opportunità di assistere alla fastosa sfilata delle
ambascerie barbariche arrivate al campo tartaro, quasi una rassegna di
tutte le popolazioni dell'Asia.
I frati alla
fine furono ammessi alla presenza del Gran Khan e poterono consegnare a un
ufficiale della Corte la missiva del Papa.
Qualche
giorno dopo ricevettero (per interposta persona) la risposta del Gran
Khan Guyuk, e senza por tempo in mezzo e rinunciando a prendere con
loro un inviato mongolo come era stato consigliato, si rimisero in
cammino: era il 13 novembre.
Tra infiniti
stenti, dormendo spesso al riparo di un mucchio di neve o di una fossa,
rifecero la via che avevano già percorsa fino al campo del Khan Batu; ci
arrivarono il 9 maggio. Dal campo si diressero verso Kiev e da qui
fu per loro relativamente facile raggiungere la Francia.
LA
HISTORIA MONGALORUM
Il
risultato immediato della missione di Fra Giovanni da Pian del Carpine
era nullo.
Tuttavia,
nell'insieme, il risultato dell'impresa di Fra Giovanni non dissuase ogni
tentativo ulteriore. L'accoglienza del Gran Khan Guyuk alla missiva del
Papa era stata più superba e indifferente che ostile: e presso la sua
stessa Corte vigeva, in fatto di religione, una certa tolleranza.
Inoltre Fra Giovanni aveva assistito alla celebrazione degli uffizi
divini in una cappella cristiana (di nestoriani, esattamente)
che sorgeva proprio di fronte alla tenda del Gran Khan. E due ministri del
Gran Khan erano cristiani (cioè, nestoriani).
Tutte
queste considerazioni incoraggiavano l'invio di altre missioni, e
infatti ben presto altri generosi si misero in cammino per la strada che
Fra Giovanni aveva aperta e che egli ebbe cura di descrivere nella sua
"Historia Mongalorum" (Storia dei Mongoli, nella foto il
frontespizio del libro recentemente tradotto da Nyamaa dal latino al
mongolo). Parlò del suolo,
del clima, dei costumi, dei riti, delle abitazioni,
delle vesti, delle guerre dei Mongoli e anche di altre genti
(Russi, Bulgari, Baschiri, Cinesi, Samoiedi). Questa può essere
considerata la più antica descrizione storico-geografica dell'Asia
Centrale ricca di notizie relative alle tecniche di guerra, ai nomi
delle armi, e di indicazioni sulla religione animistica di quei popoli.
Secondo Fra Giovanni i Mongoli si interessavano solo di conquiste.
Giovanni
da Pian del Carpine non fu l'unico religioso italiano che il Papa spedì
con la missione di acquistare i Tartari alla fede di Cristo. Quasi
contemporaneamente a Giovanni, frate minore, il domenicano lombardo Ascelino
si trasferì per ordine del Papa ad Acri, con l'intento di raggiungere
anche egli, per altra via, il campo dell'Orda d'Oro. Partito da Acri, poté
infatti raggiungere, attraverso l'Armenia e la Georgia, il campo del Khan
Batu. Ma non poté andare oltre e dopo due mesi di umiliazioni dovette
tornare ad Acri (autunno o inverno del 1247).
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