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7 gennaio 2024 PRIMO PIANO

A Fabriano la Mongolia di Christian Birelli

In mostra al Wooden Bar di Fabriano per tutto il 2024 i clic d’autore di Christian Birelli (autore della foto a fianco) All’interno del locale in pieno centro storico una selezione delle istantanee scattate dal 38enne fabrianese durante il suo recentissimo viaggio in Mongolia che gli ha permesso di scoprire luoghi e panorami mozzafiato. «Ho iniziato a fare viaggi “importanti” nel 2008 e ogni anno cambiavo meta. Ho visto sei delle sette meraviglie del mondo moderno – spiega il giovane fabrianese - il mio sogno è di riuscire a vederle tutte, ma dopo due anni di stop ai viaggi causa Covid, il mio desiderio più grande era tornare nella mia amata Asia. Ho visitato 35 paesi diversi, ho visto tutte le Americhe, ma dell’Asia non mi stanco mai perché mi lascia sempre qualcosa di profondo al termine del viaggio: è un continente ricco di spiritualità e di storia». Il viaggiatore-esploratore-fotografo si è messo in gioco andando alla scoperta di una delle destinazioni più remote di sempre, lontana dai grandi flussi turistici e con un fascino misterioso. La Mongolia non è solo la terra dei pastori di yak, ma è una terra di tradizioni antichissime, con un popolo orgoglioso delle sue radici e di una storia millenaria che torna indietro nel tempo fino alla gloria di Gengis Khan. «Lungo questo tragitto – racconta ancora Christian Birelli – si incontrano soltanto due città e la strada non è altro che una lingua di asfalto in mezzo a un paesaggio quasi sempre desertico. Sono poi rientrato nella capitale e con un volo interno sono arrivato a Ulgii dove si tiene il festival delle aquile e dove si trovano i monti Altai. Durate il festival i cacciatori competono in eventi di maneggio con aquile addestrate. È incredibile la connessione che si crea tra l'uomo e questo rapace. Vedere circa settanta cacciatori a cavallo ognuno con la propria aquila è un’esperienza unica». Poi il viaggio è andato avanti per ammirare i panorami del distretto di Cengel, con laghi, canyon e ghiacciai. «Sono arrivato al confine con la Cina e la Russia nel parco Altai Tavan Bogd. I pernottamenti sono stati in delle Yurte di pastori mongoli in posti che sembrano dimenticati, senza nessun tipo di comfort – conclude Birelli - senza bagni né acqua per lavarsi, l'unica disponibile era quella dei fiumi, bollita. Sono stati senza dubbio i giorni e le notti più freddi di tutto il viaggio».
di Saverio Spadavecchia (Corriere Adriatico)