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11 aprile 2015 PRIMO PIANO

Padre Ernesto: La Chiesa scommette sui laici

La vera sfida della Mongolia, come racconta il missionario della Consolata padre Ernesto Viscardi, è di «coniugare il bello di una cultura millenaria con le opportunità che i vari elementi della “modernità” possono offrire». Siamo passati da una società caratterizzata da antiche tradizioni a una «bombardata da modelli molto aggressivi». Nella quotidianità resistono quelle forme tradizionali, basti pensare allo sciamanesimo o al buddismo mahayana tibetano che si mescola con gli accessori della modernità (internet, macchine di grossa cilindrata…). L’ordinarietà, soprattutto tra i più anziani, è regolata dalla consuetudine: ci sono «i giorni buoni o meno buoni per concludere affari, sposarsi o fare funerali». I giovani guardano, invece, alle «telenovelas» coreane o ai mercati di Singapore. La Chiesa in Mongolia è una realtà giovane: i primi missionari di Scheut si sono stabiliti nell’estate del 1992, i religiosi della Consolata sono arrivati, invece, nel luglio del 2003 e dopo due anni di studio della lingua hanno incominciato la loro missione ad Arvaiheer, a 430 km dalla capitale. E oggi la comunità cattolica di Arvaiheer conta i suoi primi 20 battezzati. Per un missionario che ha speso 12 anni in Africa, l’Asia «diventa un’esperienza unica. Lavorare in un Paese che si apre al resto del mondo, in una Chiesa quasi incipiente, è una grazia e la realizzazione del sogno di ogni missionario. E per questo, come si esprimerebbe un mongolo, dico: “Dio del cielo a te rendo grazie”». Per dare un «volto mongolo alla Chiesa cattolica», padre Ernesto sta realizzando il progetto formativo “Formation of full time ministers” che mira alla formazione dei laici: due anni in Mongolia e due a Manila presso l’Istituzione Fondacio Asia che prepara laici missionari animatori di comunità. I candidati ottengono un contratto triennale e sono inseriti a tempo pieno nelle attività pastorali. «Insieme formano un “pastoral team”, un gruppo think-tank di analisi, riflessioni e proposte da iniettare nella Prefettura Apostolica». (fonte Luciano Zanardini - Vatican Insider - Lastampa.it)