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23 dicembre 2015

Nicholas Cage restituisce il dinosauro alla Mongolia

Pensava di aver fatto un grosso affare, quando lo aveva «scippato» a Leonardo Dicaprio offrendo 230 mila dollari e surclassando l’offerta del suo rivale. Ma a distanza di otto anni, suo malgrado, l’attore americano Nicholas Cage ha scoperto che il teschio di dinosauro era stato rubato nove anni fa in Mongolia, e che gli toccherà restituirlo ai legittimi proprietari, nonostante lo avesse comprato legalmente all’asta. Il cosiddetto «cranio Bataar», appartenente a un tarbosauro (Tyrannosaurus Bataar), ha attraversato la dogana statunitense nel 2006 come pietra fossile ed è stato comprato dall’attore nel marzo 2007 per 230mila dollari. Cage aveva anche ricevuto un certificato di autenticità dalla casa d’aste IM Chait Gallery. Nel luglio 2014, l’amara sorpresa: Cage è stato informato dalle autorità statunitensi che il fossile poteva essere stato importato illegalmente dalla Mongolia. L’attore «ha pienamente collaborato» con gli agenti federali, permettendogli di ispezionare il cranio. E anche quando è stato stabilito che il fossile doveva essere restituito al governo mongolo, Cage lo ha subito affidato al Dipartimento di Sicurezza interna degli Stati Uniti. Magri con un pizzico di amarezza. Tutti i resti di tarbosauri Bataar vissuti durante il Cretaceo, 65 milioni di anni fa, trovati nella Formazione Nemegt in Mongolia, sono considerati di proprietà del governo. L’Ufficio del Procuratore di New York ha annunciato il rimpatrio del cranio la scorsa settimana senza menzionare che Cage era il proprietario. Dal 2012 lo stesso ufficio ha restituito tre scheletri completi di dinosauri Bataar in Mongolia, oltre a un gran numero di ossa di una varietà di altri rettili e uccelli preistorici. «Siamo lieti di aggiungere questo cranio alla serie di fossili riportati in Mongolia», ha detto il procuratore Preet Bharara aggiungendo: «Ognuno di questi fossili rappresenta un bene culturale e scientifico importante rubato al suo legittimo proprietario». (fonte corriere.it, foto Afp-Reuters)