GER
Entro nella ger
Come dentro un uovo
Fuori posso immaginare l’infinito
Dentro è come in un riparo
Non è come casa
Tana di marmotte
È sempre là fuori anche se sono entrato
Dopo cosa ci aspetta a noi
Che dobbiamo sempre dimostrare
Di aver messo in piedi qualcosa.
L’OSPITE
È rimasto del tè in fondo alla teiera
Non posso far miracoli per tenerlo in caldo
Prima o poi la notte arriva
E l’ospite avrà la precedenza
Ora sella il tuo cavallo e non pensarci
È per il tuo non-padre che lo fai
La notte non è lunga abbastanza
Il tè non è tanto freddo
L’ospite tarda
Ed in fondo le stelle sono meglio di questa baracca.
UBRIACHI
Questa notte il vento è fresco sotto la tenda
Sono solo
Nella terra sognata
Lontano gli ubriachi corrono in motocicletta
Intorno vastità e polvere
Forse è così la luna
Spazzata dal sole
Ed io che ho pensieri terreni
Di cosa posso ubriacarmi c’è altro oltre la solitudine?
GÖVI-ALTAJ
Conosco una famiglia e non potrei usare un altro nome,
una famiglia è tre ger, quattro genitori e cinque figli,
due cani e una bicicletta senza catena,
otto cavalli e centinaia fra capre, pecore e mucche,
un pannello solare, una parabola e nessun televisore,
una jeep fuori uso, una latrina, un palo col cesto da basket,
cumuli di sterco di mucca seccato e rami per la stufa,
questa è una famiglia.
COSE DA RICORDARE
- il cavallo che scivola sulle dune di sabbia
- il verso del clacson fatto dal piccolo Osakkam
- il pisolino pomeridiano fatto nella ger
- il rumore delle pecore che strappano l’erba
- la pecora mamma che bela e l’agnello che tra centinaia la riconosce e attacca a succhiare
- (ovviamente!) i tiri a basket con sfondo le dune del Gobi
RICORDARE
- Ristoranti negli alberghi sovietici. Stile, arredamento, tovaglie, ritardi e silenzio.
- Il poliziotto che pranza col buisnessman, e si dicono cose all’orecchio, le ragazze che escono dalla stanza privata per ordinare altra vodka ridendo, se guardo oltre la porta lasciata aperta vedo ufficiali della polizia con gli sguardi alcolici. E penso che come sempre in questi casi, le persone migliori sono la cameriera e la giovane cuoca e noi, sono sempre quelli senza potere ad avere l’aspetto migliore.
ULAN-BATAAR - MOSKOW - ROME
Succede che le scritte
Donne che erano bambine
Scarpe cinesi coi tacchi
Qualche volta vestiti
O il sole ti bacia il seno
O da qualche parte sono riflesso
Più volte e più veloce
Vorrei essere non evanescente
Ventiquattrore aperto
Succo di frutta con polvere al 10%
Appoggiato al corrimano sovietico
TV LCD migliaia di pollici
Trasmette le novità U.S.A.
E poi la vedo pensare all’ombra nel parco screpolato
Dalla porta sul retro la giovane cuoca sorride
Sono il principe azzurro passato più volte
Rimane solo il ricordo
La gonna jeans ti sta corta abbastanza mentre rollo la sigaretta
Non piegare le lebbra così
Ho solo un biglietto
Città di una strada
Screpolata
Marciapiedi sotto il peso di KOREAN AIRLINES
Vastità al tramonto
Ogni cosa è cambiata
Calpesto questa sabbia di mantra perpetuo
Canto di gola
Macellano la pecora non sacrificata
Talvolta è notte per tutto il pianeta
Orione tramonta presto
È dietro quella collina e non ha salutato
INTERNET 24 ORE APERTO
Non ho tutto questo tempo
Oggi il mio volo parte
ULAN BAATAR - MOSCOW
SU0564
Ho un ora per accettare la mia stupidità
Ultimo della lista poso 9D
Operai posmoderni annaffiano sovietiche siepi
Questa volta niente medaglie per la parata
Anarchia alla vodka
Perché l’uomo d’affari è sempre grasso?
Di chi era il compagno di banco?
Ma è sempre stato così grasso?
Ora gli piacciono le donne magre
Ma a loro?
Il potere consuma da dentro
Si vede la tossicità dagli occhi
La luce è cambiata
Là dentro bruciano impianti di combustione e stritolano cemento
Le tue gambe nascondono la tua Asia
Un profumo già maturo
Ofelia bella e onesta
Muore impazzita nel traffico visionario di questa arteria sperduta e sprecata
Gioco per bambine intelligenti
All’aeroporto si aspetta in silenzio
Mentre hostess raccattano giapponesi dispersi
Voce dal megafono e tutti aspettano in fila tranne i bambini
Io sono quello pieno di polvere e dentifricio
MONGOLIAN DUTY FREE
FIRST CLASS LOUNGE
Sandwich morsicati
Troppa senape sul tavolo di plastica
C’è sempre un neon che frigge da queste parti
Ho una battaglia d’acqua scampata all’11\9
Scontrino pronto messo in tasca come una poesia
L’aereo si muove
Io seduto in modalità aperto
Modalità poeta introverso
Modalità io ho visto il deserto
Non ce la faccio sono in pausa
Hostess col culo troppo grande
L’Europa ama la minima distanza tra due individui
Non sopporta il caldo
Né il silenzio
Eppure i due si riconoscono
Stesso parco giochi da bambini
Scivolo altalena scivolo presi per mano
Scivolo altalena presi per mano
Ora di cena di nuovo domani
Hai la faccia dell’ultimo viaggio mentre mostri la maschera ad ossigeno
Occhi lucidi
Vuoi cadere nel tuo specchio per trucchi
Spuntano pastelli tra la steppa
Sempre odore di qualcosa che bolle
Latte yogurt formaggio
Senza etichetta
Senza data di scadenza
Batoktok con polo nike
Nessuno lo sa laggiù nel Gobi
Mai silenzioso
Jeep sporca e ferma
Tirare su con il naso mentre l’anima cerca di uscire
Ci siamo
Anima aggrappata all’ala sinistra del Tupolev vecchio siberiano
Libretto giapponese su carta cinese
Parola d’ordine
Non guardare indietro
Lo hai fatto?
Le unghie laccate ora cigolano
Ricordo Sain Bain Nur
Parole senza paura
Polvere nella bocca
Inverno, lupi, e quelle stelle
Davvero credi che la notte sia una coperta bucata?
Arjuna Cecchetti