Dopo cinque giorni a Pechino, tra un popolo senza educazione e un'afa impressionante, ben felici abbiamo preso la Transmongolica diretti a Ulaanbaatar e quel viaggio in treno, sebbene lungo 30 ore, non ci ha per nulla stancato e abbiamo goduto di paesaggi inimmaginabili.... Approdati alla stazione di Ulaanbaatar, dove il tempo sembra essersi fermato, la nostra prima tappa, dopo l'hotel e il giretto d'obbligo in centro città, è stato il monastero di Gandan dove ci ha accolto una atmosfera quasi onirica e noi ci siamo lasciati trasportare.
La mattina presto, siamo partiti alla volta del deserto del Gobi, dove ci siamo divertiti come pazzi con la nostra "caffettiera" russa che, nonostante anche 430 km giornalieri di piste, non ci ha frantumato la schiena. Ci siamo preoccupati da morire poiché spesso rischiavamo di ribaltarci col pulmino negli sterrati e ci siamo arenati una sera senza apparente possibilità di uscirne. Eravamo angosciati poiché qualsiasi imprevisto in quella terra era per noi motivo di ansia, non potendo risolvere le varie incognite con un colpo di telefono. Ma ci siamo tranquillizzati perché per ogni problema esisteva una soluzione da un pastore o cavaliere amico, che con un sorriso o una pacca sulla spalla riusciva a farci ritrovare il buonumore, grazie anche al nostro fantastico autista. Impossibile pensare che al giorno d'oggi esistano popoli fondati sull'aiuto reciproco, sull'ospitalità, sull'amicizia e totalmente scevri al business... Ma la Mongolia è anche questo, oltre a paesaggi incontaminati ma mai monotoni, a tradizioni ancora molto radicate ma non anacronistiche, a religioni passate e a religioni attuali. Un popolo dignitoso e disponibile, generoso e fiero del proprio habitat dove negli occhi dei bimbi aleggia la spensieratezza della propria età.
Annamaria Buggio