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23 luglio 2016 PRIMO PIANO

Intervista a Manook, creatore di Yeruldelgger

È ormai diventato un caso letterario , "Yeruldelgger"romanzo thriller ambientato in Mongolia. Vedi scheda e recensione di mongolia.it Ecco l'intervista dell'Ansa all'autore, il francese Ian Manook (nella foto). "Manook, pseudonimo di Patrick Manoukian, 67 anni portati benissimo, di origine armene, che vive a Parigi e parla con scioltezza in italiano, con il suo commissario della squadra omicidi di Ulan Bator ha venduto in Francia - dove e' già uscito il secondo volume della trilogia e il prossimo ottobre verrà pubblicato il terzo - 200 mila copie e vinto in un anno 16 premi. "È stato - spiega - il più premiato nella storia dei gialli in Francia. Yeruldelgger significa 'promessa di abbondanza'" e ha proprio portato fortuna allo scrittore-viaggiatore che è stato tra i protagonisti dell'ultima edizione del Festival 'Letterature' alla Basilica di Massenzio, a Roma. "Non mi aspettavo - dice Manook - un successo cosi' grande. Il 50% credo sia dovuto all'ambientazione, alla Mongolia, il resto spero sia da attribuire al mio modo di scrivere. La storia è vicina agli intrighi dei gialli nordici, la differenza è nello stile". Le indagini di Yeruldelgger nella misteriosa e sconfinata Mongolia lo vedranno alle prese, nel bel mezzo della steppa, con i resti di una bambina seppellita con il suo triciclo, una tragedia personale, e poi con i cadaveri di tre cinesi con macabri segni di un rito sessuale. Il tutto si intreccia con poliziotti corrotti e delinquenti neonazisti. "Nel 2007 ho fatto un viaggio in Mongolia e mi è piaciuto molto il paese. La cultura sciamanica dà uno spessore diverso alla morte, alla violenza. Quando ho capito questo è diventata una delle forze principali del romanzo" dice l'autore che scrive di getto, senza un piano e senza documentarsi prima. "Se ti documenti troppo il rigurgito della documentazione viene automaticamente nella scrittura e non mi piace. Ho scritto senza fermarmi 600 pagine sottolineando in rosso alcune parole su cui volevo tornare. Questo garantisce alla scrittura più leggerezza". La Mongolia, continua, "sembra un paese eterno, indistruttibile ma è allo stesso tempo molto fragile. Potrebbe sparire in 15-20 anni economicamente, politicamente e anche fisicamente. Negli ultimi 50 anni ci sono stati terremoti fortissimi". Anche il suo commissario duro, che fa pugilato, è stato educato alla saggezza dei monaci guerrieri ha una fragilità che "è la linea - aggiunge - del secondo capitolo della trilogia, Les Temps Sauvages, uscito in Francia nel 2015 e del terzo romanzo. In entrambi l'ambientazione si spinge anche in altri luoghi, oltre alla Mongolia".