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11 luglio 2018 PRIMO PIANO

BUON NAADAM, MONGOLIA!

Buon Naadam, Mongolia! Dall'11 al 13 luglio il Paese celebra la festa nazionale più importante, raccontata nella guida "Mongolia" (Polaris Editroe) da Federico Pistone e Dulamdorj Tserendorj. La parola Naadam significa “giochi” ma la denominazione completa è Eriin Gurvan Naadam, “i tre giochi degli uomini”: si confrontano infatti lottatori, cavalieri e arcieri in una giostra senza tempo. I mongoli si battono in queste tre specialità da sempre, ma da otto secoli il Naadam è la rievocazione delle gesta di Chinggis Khan, orgoglio inossidabile di questo Paese, prima padrone di due continenti e poi vittima di invasioni e umiliazioni. Ancora oggi è l’occasione per fare festa e riscoprire l’unità nazionale, anche se i turisti stanno togliendo sempre più spazio ai titolari delle celebrazioni. Negli ultimi anni i mongoli si stanno abituando a vedere frotte di stranieri accalcarsi con le macchine fotografiche per vivere e immortalare qualcosa che probabilmente non capiranno mai fino in fondo. E che, tutto sommato, per un occhio occidentale a volte sconfina nel noioso, com’è altrettanto incomprensibile e irritante per un mongolo la visione in tv del Palio di Siena, con quei cavalli che non partono mai e che sono costretti a un percorso ellittico, forzato e pericolosissimo. Invece per i mongoli questi giorni significano libertà e orgoglio. Dal 1921 il Naadam assume anche il valore celebrativo per la liberazione dai cinesi ma sotto il dominio stalinista ogni riferimento a Chinggis Khan era rigidamente proibito. Solo nel luglio 1990, scrollato di dosso anche il peso sovietico, si rivedono le icone del grande condottiero. Ormai il Naadam fa parte di tutti i programmi di viaggio nel mese di luglio. Addirittura molti viaggiatori adeguano la partenza per la Mongolia per poter assistere a quella che con estrema fantasia è stata definita l’olimpiade della steppa. Non che il Naadam sia trascurabile, al contrario. Il fascino però si avverte più nell’atmosfera che si carica di passione e di tensione nei giorni e nelle ore immediatamente precedenti l’evento o nelle edizioni che si svolgono nelle campagne: Ulaanbaatar viene lentamente circondata dalle gher dei nomadi provenienti da tutto il Paese, dopo giorni e giorni a cavallo. Infatti il vero spettacolo, per chi vuole cercarlo, è alla periferia della capitale, trasformata per qualche giorno in un enorme accampamento. Nelle strade di Ub, tra mongoli vestiti con i costumi tradizionali e i turisti sempre più numerosi, si vedono sfilare nomadi che, in groppa ai loro cavalli, hanno finalmente la possibilità di visitare la “grande città”. La celebrazione vera e propria ha inizio nella piazza principale di Ulaanbaatar dove l’esercito schierato fa da cornice ai discorsi delle autorità e del Presidente della Repubblica. Il pubblico e gli atleti si trasferiscono allo stadio principale dove comincia una lunga e principesca sfilata che rievoca le gesta di Gengis Khan. Si comincia con la lotta, davanti a decine di migliaia di spettatori composti: si parte da 512 o 1.024 lottatori (il numero è sempre una progressione geometrica di ragione 2) che si sfidano in match a eliminazione diretta, dimezzandosi fino a rimanere due contendenti finali per il titolo di Arslan, cioè di leone. Quando il numero iniziale è 1024 si avranno quindi 10 turni di incontri. Superato il 5° turno si è insigniti di un titolo onorifico: è un Nachin (Gheppio) chi arriva al 6° turno, Khartsaga (Sparviero) al 7°, Zaan (Elefante) all’8°, Garid (Garuda) al 9°, Arslan (Leone) dal 9° in poi, in tre giorni di lotte trasmesse anche in diretta tv. Un due volte campione è Avarga, tre volte Dalai Avarga, quattro volte Dayan Avarga, infine Darkhan Avarga, ovvero Campione, Grande Campione, Titano, Campione Assoluto. Il più grande lottatore della storia è indubbiamente B. Bat-Erdene Avarga (classe 1964), vincitore di 12 Tsagaan Sar consecutivi e di 11 Naadam. Dal 2004 è deputato al Parlamento. L’abbigliamento di gara, indumenti di particolare pregio, consiste in un corpetto (zodog) che copre solo spalle e braccia, attillati pantaloncini in seta (shuudag) e ai piedi i tradizionali stivali di cuoio (mongol gutal). Gli incontri si svolgono in un tempo limite che varia dai 10’ dei primi tre turni, 15’ del 4° e 5° turno, 20’ del 6° e 7° turno, fino ai 25’ dei turni finali; trascorsi tali limiti, si sorteggia la scelta di una presa che accelera l’esito dell’incontro. Vince chi costringe per primo l’avversario a toccare terra almeno con un ginocchio, un gomito o la testa. Il trionfatore volteggia come un uccello predatore sopra il rivale appena battuto. L’ultimo a resistere, dopo tre giorni di lotte trasmesse anche in diretta tv, è il vincitore del Naadam, l’uomo più forte della Mongolia. Nella storia del Naadam si contano una decina di pluricampioni. La seconda prova è quella del tiro con l’arco, tornato in auge dopo l’indipendenza della Mongolia, a cui prendono parte anche giovanissimi e anziani, tutti bardati secondo l’antica tradizione guerriera. È uno degli sport più antichi dell’umanità, risalente a due millenni or sono. I concorrenti devono centrare dei cilindretti di cuoio intrecciato, con distanze che variano secondo lo stile delle varie gare. Le gare di tradizione khalkh prevedono la dotazione di 4 frecce e una distanza di 60 m per le donne, 75 m gli uomini; nelle gare di tradizione buriati sono 30 m per le donne e 40 m gli uomini; nella tradizione uriankhai, che ammette solo uomini, i bersagli sono a 50 m. Nelle gare dei bambini la dotazione è di 20 frecce e la distanza è proporzionale all’altezza. I compagni di clan sostengono gli arcieri con canti ossessivi di incoraggiamento. Infine, la corsa dei cavalli che si svolge nella vallata di Khüi Doloon Khudag, a 35 km da UB, protagonisti sono i bambini, da 5 a 12 anni, che lanciano i cavalli in sei sfiancanti gare, per sei diverse categorie di cavalli: Daaga, cavalli di due anni / percorso da 12 a 14 km; Shüdlen, cavalli di 3 anni / da 15 a 17 km: Khyazaalan, cavalli di 4 anni / da 15 a 17 km; Soyoolon, cavalli di 5 anni / da 22 a 24 km (è questa la gara più importante, nessun appassionato si perderebbe mai “la polvere dei Soyoolon” né un khuushuur del Naadam, venduti un po’ dappertutto); Ikh nas, cavalli di oltre 5 anni / da 24 a 26 km; Azarga, stalloni / da 22 a 24 km. (foto Federico Pistone)