Racconto di Ayana Sambuu
I
Vi racconterò una leggenda che ho sentito una volta in Mongolia, quando ero già abbastanza grande … Questa storia mi fece una grande impressione all’ epoca, e ci riflettevo sopra ogni volta che si parlava della steppa...La steppa per me è sempre stata un mare di profumi d’erba, di spazi infiniti e del vento leggero d’ estate che soffiava e accarezzava teneramente la pelle del viso, delle braccia, passando fra le dita creando quelle piccole correnti d’aria che risvegliavano tutti i tuoi sensi … e pensavo in quei momenti:” Oh, Dio, come sto bene!” Mi piace immaginare come se mi stessi tuffando tra le “onde immaginarie”della steppa che ti “sciolgono l’anima” e tu ti accorgi all’ improvviso che stai sorridendo. Sapete che le persone della Mongolia sono molto sorridenti? Quel sorriso caldo, dall’ interno dell’ anima, che appare spesso sui loro volti severi assomiglia più ad una luce forte che si accende all’ improvviso, c’è un'altra energia che fluisce da quel sorriso, così diverso da tanti altri sorrisi che io abbia mai visto girando un po’ per il mondo . Quella pura forza della natura che li fa resistere al tremendo freddo della severa stagione invernale e non perdere mai lo spirito...Bisogna dire che i mongoli amano molto raccontare leggende e favole, mettendosi in cerchio , specialmente, in estate, la sera tardi, quando i rumori smettono di disturbare i pensieri, quando tutto ciò ch’ era da fare è già fatto, e ci si può rilassare tenendo teneramente i discorsi uno con l’altro tanto che fluiscono come i paesaggi della steppa... per continuare a sorridere quella sera, giorno dopo giorno e sempre..e sempre ancora …
In una di quelle serate estive, quando il sole a volte non tramonta fino a tardi , potevamo giocare a tennis fino all’ultimo raggio di sole, dopo svariate partite del “ campionato” del nostro cortile( che vincevo, a proposito, molto spesso , e di cui andavo molto fiera e soddisfatta), notai che il sole come sempre “ resisteva” a tramontare e poi nel giro di pochi minuti tutt’ intorno diventò buio all’ improvviso. Si, forse nel giro di circa dieci minuti il sole finalmente arrendendosi “ decise” di andar a “ riposare” anche lui:” Basta! Finito lo spettacolo, vado a dormir!”
Allora, quella sera fu la “ serata dei thriller e horror”, in poche parole di storie spaventose! Uuuuuuh!!! Era molto divertente sentire quella tensione nervosa dall’ attenzione con la quale ascoltavamo qualcuno di noi che cercava ad impressionarci con le sue storie di turno, alle quali aveva forse pensato tutto il giorno per far una bella figura la sera stessa .J
Poi una delle mie amiche, una volta molto cara ma con la quale non ci sentiamo più, disse:” Ora vi racconto io una storia! Tenetevi forte, perche questa vi “sdraierà” davvero!”
Ridemmo, ma eravamo impazienti di sapere di cosa si trattava … quella storia “ mi sdraiò “sul serio! Mentre lei raccontava, vedevo letteralmente davanti gli occhi gli episodi di quella storia immaginandoli così fervidamente che poi non la scordai mai più … ed ogni volta quando capitavo nella steppa pensavo a quella leggenda , riflettendo sulla possibilità che ciò che aveva raccontato la nostra amica nel cortile dei giochi, sarebbe potuto succedere sul serio …
Dunque, eccola qui la vecchia leggenda.
“ C’ erano una volta due famiglie : una coppia di marito e moglie con due bambini e un’ altra coppia di giovani appena sposati, che ancora non avevano i piccoli. Come succedeva all’ epoca, loro migravano dietro i loro animali in cerca di pascoli sempre più freschi, ed anche quell’ estate trovarono un bel posto dove potevano montare le loro gher sotto una collina. Il tempo era stupendo, il sole ormai cominciava a riscaldare sempre più fortemente, i bambini correvano su e giù vestiti leggeri, senza i cappelli... Era nato già il primo puledrino, e l’altro sarebbe arrivato fra qualche settimana … Le pecore pure si stavano riprendendo dalla stagione delle sofferenze e dal freddo delle nevicate siberiane... L’arrivo della primavera portava con se la gioia delle speranze, della continuità della vita che ricominciava a fiorire nell’ anima come tutta la natura che li circondava.
Gli uomini cominciavano a prepararsi per andare in città come facevano ogni anno per un paio di volte, per fare un scambio di merce, di solito lana e pelli ed alcune cose artigianali di cucito delle loro mogli…così per poter prendere le cose necessarie ed utili per le prossime stagioni, e magari qualcosa di abbigliamento, scarpe, e qualche giocattolo per i piccoli . Questa preparazione aveva un qualcosa a che fare con l’umore di una festa: sicuramente i mariti avrebbero portato anche le notizie e le novità sulla vita delle persone delle vallate vicine. Magari qualcuno sarebbe anche passato a trovarli tornando insieme ai loro uomini.
Le donne prepararono il cibo secco ed airag , una bevanda energetica che si mantiene per qualche giorno, da portar con se in un viaggio di qualche giorno, in un sacco speciale, fatto di cuoio che si metteva al lato dei loro cavalli, intelligenti e forti, fedeli e docili. Quando tutto era pronto l’uomo più grande uccise una pecora con un colpo solo alla gola per non farla soffrire e ringraziando lo spirito dell’ animale per tutta la bontà che gli diede sacrificando la vita. Così fecero uno khorkhog squisito, la carne cotta con le pietre riscaldate in un contenitore ben chiuso. Tutti erano contenti e parlavano e ridevano ad alta voce scherzando e giocando con le parole… Era già buio quando le voci si abbassarono e tutti insieme si misero a guardare le stelle , che splendevano tempestando il cielo notturno… I bambini erano già addormentati ed il papà aiutò la moglie a portarli dentro la gher, mentre la giovane coppia di innamorati parlavano uno con l’altro sussurrando, scambiandosi sguardi d’amore e tenerezza.
Quella notte andarono a letto molto tardi, non si sapeva per quanto tempo sarebbero stati lontani i mariti, anche se comunque avrebbero fatto in modo di ritornare al più presto possibile: lasciare le donne sole ed i bambini era sempre molto pericoloso in un luogo così lontano … Certamente , qualche persona della prossima valle sarebbe venuta a trovarle per vedere se tutto era apposto..ma non era detto..
Sarnai, la donna più giovane, addormentandosi nella loro gher all’ improvviso si aggrappò fortemente a suo marito, Dorgi.
“ Che hai, cara?” chiese lui.
“ Ho paura … Ho un strano presentimento … questa notte ho sognato cose strane..”
“ Di che tipo?”
“No, niente..non vorrei angosciarti prima di partire, quante volte sei andato e tornato già e sempre con bei regali per me! Sarà anche sta volta così ” sorrise sussurrando,” e poi non ti scordare di prendere la stoffa rossa con l’oro ricamato , vorrei farmi una bellissima deeli per la prossima festa di Naadam. Che dici, ci verrà anche quella che ti faceva i bei occhietti? morirà d’ invidia e la gelosia quando vedrà ME con te!”e si strinse a suo marito.
“ Ma non dire stupidaggini, nemmeno me lo ricordo di chi parli! E la bella deeli ci metterai per me, hai capito! Solamente e unicamente per me! E non per niente per ingelosire nessun altra, a meno che non sei gelosa tu!” rise Dorgi ad alta voce e cominciò fare il solletico alla bella Sarnai.
“Ahahahah!” suonava come un bel campanellino il riso della ragazza.”Dai, abbracciami forte forte , dormiamo, domani devi alzarti presto, vedrai Jargal sarà già pronto presto all’ alba” diceva lei.
“ E così ti scordi subito di me? Nemmeno un bacetto?” e la abbracciò baciandola sulle labbra e lei si sentì di sciogliersi tra le sue braccia.
II
La mattina presto mentre i bambini ancora dormivano Jargal diede un bacio ad ognuno di loro sulla fronte. Le donne salutarono i loro uomini. Sarnai cercava di nascondere le lacrime che le offuscavano gli occhi quando Jargal e Dorgi erano già lontani. La donna più grande, Khulan, spruzzò dietro il latte come buon augurio e preghiera.
I primi giorni si sentiva la mancanza dei loro amati, ma erano allegre, i bambini giocavano intorno. Sarnai guardava con certa melanconia più volte al giorno verso l’orizzonte , per vedere se arrivava qualcuno. No,non c’era mai nessuno. Khulan , la madre dei bambini aveva sempre da fare con loro, quindi era sempre occupata senza sosta di fare una cosa o l’altra. Sarnai invece una volta sistemata la sua gher andava ad aiutare a preparare qualcosa da mangiare nell’ altra gher, ma non più di tanto. Khulan, la donna saggia e pratica sapeva sbrigare tutto da sola dicendo alla giovane :” Toccherà anche a te, cara mia! Riposati e goditi la vita finche puoi, poi ricorderai le mie parole!”, e rideva di cuore. Era una brava donna, saggia, generosa e ancora bella. Aveva capelli neri , lisci e lunghi raccolti in su con una bellissima molletta d’argento con il corallo e due turchesi incastonati che stavano bene insieme con gli orecchini anch’essi con il corallo e i turchesi , tutto ciò fatto a mano da un abile gioielliere tradizionale. Si , era una bella donna di viso un po’ largo, corporatura forte ,ma graziosa. Gli occhi avevano il fuoco, con uno sguardo un po’ “pungente”: chi non conosce quel tipo di sguardo lo scambierebbe per un sguardo troppo audace e duro, ma in realtà è solo un segno di resistenza al freddo e alla fatica della vita dei pastori nomadi della steppa.
Sarnai la guardava sempre meravigliandosi di come era felice quella donna con la sua famiglia, chiedendosi se avesse mai avuto pensieri tristi… I bambini erano una femminuccia di cinque anni e un maschietto di appena due anni, che ancora cucciava il grassetto della coda di pecora, mentre la bambina già sgranocchiava tranquillamente l’ aarul, la ricotta seccata, senza paura che le andasse di traverso.
Le giornate erano davvero bellissime! Il sole splendeva,ma non faceva ancora così caldo, il vento non era forte e fastidioso come capita all’ inizio di primavera, la steppa era colma di serenità e di pace, ma non melanconia: si faceva bella anche lei per l’arrivo dell’estate!
Una notte dopo aver mangiato sentirono i tuoni: era la prima pioggia! Quell’ anno non era ancora piovuto. La pioggia nella steppa era sempre segno di cambiamento per il meglio. Quindi andarono felici a letto presto, tanto non si poteva stare fuori per l’acqua. Sarnai immaginava che così dopo le piogge prima o poi sarebbe andata nel bosco dei…( nome degli alberi), di solito a metà d’estate a raccogliere le fragole, sdraiandosi per terra e guardare così sotto le foglie le bacche nascoste, che poi dopo avrebbe messe subito tante tante nella bocca per sentire meglio “ sciogliere” il loro gusto dolce! E non solo le fragole, quanto amava tutta la frutta che il bosco offriva, la sua terra dove era nata! Sua madre diceva che la frutta di bosco aiutava a superare l’inverno senza malattie, ma in più faceva venire il leggero rossore della salute sulle guance… facendo la pelle più fresca! E poi, si, amava i boschi! Nell’ estate adorava di mattina, quando c’era ancora la rugiada, camminare a piedi nudi per terra , sull’ erba e ascoltare il canto degli uccelli...non c’era niente più bello! Ogni volta sembrava che raggiungesse un tale momento della mattina siccome si sentiva il respiro del risveglio della terra, riempiendola con l’energia cha le faceva sentire di volare! Gli alberi, il canto degli uccelli, i primi raggi del sole che penetravano nel bosco,l’erba e la rugiada, il soffice venticello che passava tra le foglie di ogni pianta e qualche scoiattolo che saltava da un albero all’ altro..
Si, proprio la pioggia fu così importante da portare poi la vera stagione estiva...
Sarnai andò nella sua gher, ma aveva una strana sensazione..Si sentiva sola..e sembrava ci fosse troppo silenzio e vuoto dentro la sua gher … poi le sembrò di sentire, a parte i tuoni, alcuni botti sordi e qualche rumore come se fosse trascinato qualcosa come un sibilo … sssshh! Due botte e poi di nuovo ssshh, ma in lontananza... Però si fece coraggio , pensando fosse l’effetto del vento e della pioggia insieme. I cani abbaiarono fortemente ma poi smisero all’ improvviso e Sarnai non ci fece caso...Si forzò di pensare della sua famiglia che stava ormai lontana e della sua nuova vita con il suo giovane e bel marito che venne un giorno a chiederle la mano a suo padre, e piano piano si scordò delle sue paure. Si ricordò come Dorgi andò da suo padre ,non fu facile avere il permesso del padre, ma l’amore vinse tutti i pregiudizi, ed alla fine la minaccia di Dorji di rapirla fece il suo effetto: i genitori d’ entrambi diedero la loro benedizione. Dopo un bellissimo matrimonio, tutto andò alla grande, ed i rispettivi padri stavano uno fianco all’ altro a festeggiare l’ amore dei loro figli.
Così Sarnai si addormentò, e quando si svegliò la mattina dopo il sole già splendeva. I segni della pioggia erano svaniti del tutto, ma si sentiva ancora leggermente l’umidità della terra, una cosa così rara nella steppa...L’erba sembrava molto più verde come se fosse cresciuta tutta di un tratto in una notte. Si, qualcosa era cambiato sicuramente nella steppa dopo un acquazzone così...
“ Quanto hai dormito oggi! Questi tuoni hanno spaventato tutti gli animali questa notte, non hai sentito nulla?”chiese Khulan.
“ No , ma avevo una strana sensazione che mi ha fatto venire un pò di paura , forse questa notte dormirei da te, che ne dici? Mi sento un pò sola... e mi cominciano a mancare i miei...” disse guardando timidamente in giù Sarnai.
“ Ma come no! Certo ,dormi con noi tutto il tempo finche non ritornano i nostri cavalieri!” disse Khulan sempre piena di bontà e sincerità, e la semplicità, tutto nello stesso tempo.
“ Ma guarda un pò li, mamma!” strillò la bambina,” è un arcobaleno! Mamma! Sono due arcobaleni, mamma!”
Khulan e Sarnai girarono insieme , non era un mezzo cerchio , ma due cerchi interi uno dentro l’altro dei due enormi arcobaleni. In lontananza nella prossima vallata si vedeva che sicuramente pioveva, mentre da loro c’era un bellissimo sole. E in più due arcobaleni!
Le donne e bambini risero tutti insieme, erano felici.
Quella notte andarono a letto tardi , prima di dormire la mamma raccontò una favola ai bambini. Si trattava più di una leggenda che di una favola. La leggenda di un giovane monaco-lama che voleva volare come un uccello e che cercava di inventare le ali …con le quali una notte di nascosto, provò a saltare dal tetto del monastero cercando di volare.
Mentre raccontava la leggenda , uno dei loro cani cominciò a ringhiare un po’ , ma poi smise annusando sospettosamente l’aria. Nemmeno i cavalli erano tranquilli, ma non diedero nessun segnale forte d’allarme. L’altro cane pure come se avesse voluto abbaiacchiare un pò, ma poi mise giù la testa sulle zampe anteriori e tristemente guardava dentro la gher dove le donne parlavano fra di loro bevendo un po’ di tè con latte appena fatto.
La mattina dopo non cominciò bene. Appena diventò meno buio I cani ringhiavano ed abbaiavano violentemente, i cavalli andavano su e giù( producendo loro suoni, non mi ricordo la parola) nel loro ricinto. Khulan svegliò Sarnai:” Svegliati, svegliati! Sarnai! È successo un guiao!”
“Oh, Dio , che è successo?” Sarnai balzò dal letto e fu subito terrorizzata: Khulan stava fuori con il coltello più grande della cucina come se stesse proteggendosi da qualcuno e piangeva:” Dio mio! Ma com’è possibile!?” Di corsa uscita dalla gher , Sarnai, piena di pensieri pesanti, guardo intorno: la sua gher aveva i teli strappati, siccome fossero tagliati da qualcosa di molto affilato ... Ma in più mancava una pecora. In un istante le prese il panico, sentiva come il ghiaccio scendere giù nelle vene delle braccia e delle gambe . Si sentì un brivido per tutto il suo corpo. “ Khulan ! Khulan! Che facciamo ora?” Entrò dentro la gher di Khulan , prese un ferro della stufa e uscì pronta a combattere con chiunque fosse li ad attaccarli. Fece un giro intorno alla gher di Khula ma non c’era nessuno. Poi raccolse se stessa e fece qualche passo verso la sua gher. Il cuore batteva, gli mancava il respiro. Allora strillò :” Hey, esci dalla mia casa! Chiunque sei, non ho paura di te! Cosa vuoi?” Ma non c’era nessun movimento, lei si avvicinò e vide per terra alcune tracce strane che non assomigliavano a nessun animale: due impronte grandi e due strisce sulla terra , poi di nuovo due impronte delle zampe, e poi due strisce.
Un forte brivido di nuovo scosse Sarnai, ma si reggeva, anzi doveva reggersi: c’erano i bambini da proteggere. Khulan invece piangeva ed era presa dal panico, lamentandosi ad alta voce. Sarnai vide per la prima volta Khulan debole,sulle ginocchia e con le mani alzate in su verso il cielo:” Oh, grande Tengher! Proteggici! Questo è qualcosa di tanto maligno!”
Sarnai la guardava, e non diceva niente, pensava solo a fare qualcosa in fretta. Quindi prese un cavallo, ma non l’ascoltava,era troppo spaventato. Allora corse dentro la gher e cominciò a vestire i bambini, prese alcune cose secche da mangiare per il viaggio, una bevanda e mise tutto ciò in fretta nei sacchi, poi entrò dentro la sua gher i vide che tutto era al suo posto. Poi corse da Khulan e la fece alzare per forza e le diede un po’ di tè da bere.
“ Dai, Khulan! Corraggio! Sappiamo dominare anche i cavalli spaventati come ci insegnavano gli avi. Ti ricordi anche i nostri padri ci raccontavano come farlo, dobbiamo andar via da qui. Quella bestia ritornerà questa notte. Ho capito , che già da giorni gira intorno a noi. Ho esaminato le impronte , è andata dall’altra parte a sud. Dobbiamo andare a nord, chi ci sarà nella vallata a nord? Purtroppo dobbiamo lasciare le pecore, se i cani riusciranno a proteggerle, andrà bene, e comunque torneremo con gli uomini a cacciarla e a riprendere quel che si può del resto dei nostri effetti ”
Khulan tremava, ma Sarnai era sicura di quello che diceva. Appena Khulan si riprese un po’, cercarono di calmare i cavalli che accettarono le loro carezze. Guidarono con se solo i cavalli, sette cavalli adulti,fra i quali una era incinta e un puledrino. Il piano era che Khulan con il bambino , e Sarnai son la bambina sui cavalli più forti si facessero seguire da tutti gli altri per portarsi il più possibile lontano da questo posto, in un luogo sicuro e lasciarli li fino al loro ritorno, mentre loro avrebbero proseguito fino alle prime gher che avrebbero trovato.
Fecero così, ed erano tanto felici che i loro mariti andarono anche loro verso la città di nord che fu più vicino, quindi avrebbero potuto incontrare loro al loro ritorno. Quella giornata riuscirono ad allontanarsi dal loro pascolo il più possibile, e nella prossima vallata si vedeva qualche fumo che usciva dalle toono delle gher. Si, c’erano le famiglie, e presero il respiro. Cominciava a diventare il buio, la bimba che stava con lei sul cavallo era addormentata dalla stanchezza. Il piccolo con la mamma pianiucolava un po, appena svezzato comunque chiedeva il seno di mamma, ma dopo due anni Khulan non aveva più latte, la codina di grassetto di pecora avevano dimenticato nella fretta, quindi Khulan cerco di cantare ninna –nanna dando un po’ d’acqua .
Al improvviso sentirono da lontano l’ eccheggiare l’abbaio violento dei cani, quasi un ululato . La bestia stava li .Comunque le donne e bambini erano in distanza di sicurezza, anche se Khulan credeva che fosse qualcosa di innaturale, del altro mondo. Invece Sarnai rise:” Se fosse cosi non avrebbe lasciato le impronte!Forse solo un animale impazzito malato, tutto qua!” Certo , anche lei aveva paura, girare nelle vallate in due con due bambini nel bel mezzo della notte fu pericoloso , ma sentiva che non poteva arrendersi, la situazione critica reggeva sul suo stato della mente e d’anima.
Le donne decisero a proseguire lentamente nel buio , seguendo le stelle, splendide come sempre . Le donne si calmarono e ripresero dallo spavento piano piano e sentivano molto più al sicuro.Verso la mattina videro le gher, ne erano cinque, le famiglie li accolsero con grande calore e tenerezza. Khulan racconto lamentandosi quel che era successo,i bambini misero subito nei letti a dormire , erano stanchissimi dalla corsa sui cavalli senza sonno.”Ivii, ivii, khoorkhii”, diceva una nonnina accarezzando le testoline dei piccoli, mentre altra donna giovane ,allarmata dal racconto preparava il te con latte mettendo sul tavolino la panna incrostata del latte bollito quella mattina. Sarnai non diceva niente, solo confermava il racconto di Khulan. Le donne di altre gher entrarono, gli uomini non c’erano , stavano tutta la notte fuori con il grande branco dei cavalli. Solo gli uomini anziani ormai rimanevano durante il giorno insieme con le donne ad aiutare educare i bambini grandicelli. Quindi venne uno di loro raggiunto da un altro qualche istante più tardi. Tutti erano molto preoccupati. Infatti , uno di loro disse: “ Stiamo aspettando un nostro amico ad arrivare dalla vallata dopo la vostra da decina di giorni, ma non viene. Stavamo a mandare qualcuno per vedere se era tutto apposto.” Ci fu il silenzio. Poi qualche donna comincio :” Oh, Cielo! Oh , tengher, non è che successo qualcosa?” il suo sguardo esprimeva lo spavento.
Sarnai non diceva niente,non c’era niente più da capire, bisognava fare la forza e coraggio per risolvere la situazione andandovi insieme con gli uomini armati.
L’anziano più grande chiamo un quattordicenne:” Cavalca un cavallo e sbriga di andare dal tuo padre, Digli di venire tutti uomini qua, c’ è una situazione d’emergenza.”
III
Mentre Khulan rimase con le famiglie Sarnai la mattina del giorno dopo faceva la strada ai tre uomini ben armati e un ragazzo ventenne anche lui armato con l’arco e coltello lungo. Trovarono una altra pecora di meno, le gher sventrate, le stoffe che le coprivano e il feltro tutto strappato . I cani tutti e due feriti, erano felici di rivedere la padrona. Sarnai accarezzo tutti e due e cerco di pulire con l’acqua le ferite, per fortuna non tanto profonde.
Gli uomini esaminavano le impronte:” Ma che razza di animale è?”” Non ho mai visto niente del genere prima d’ora!” meravigliavano. “ Di sicuro, è una bestia , e non è uno mostro, che è meglio per noi!” rise il più grande . Tutti e tre erano uomini forti, grandi cacciatori,pronti a qualsiasi pericolo. Decisero mandare uno di loro alla vallata di sud per vedere le famiglie del altra vallata, mentre gli altri tre rimanevano la ad aspettare la bestia.
IV
C’era una volta una bellissima ragazza, figlia del capo di una tribù. Lei era innamorata e segretamente fidanzata con un bravissimo ragazzo di famiglia di rango inferiore. Si vedevano già da un bel po’ promettendosi di non lasciarsi mai e di amarsi per sempre. Quando tutto ciò venne saputo dal padre di lei, gli prese un bel colpo: la figlia era già promessa sposa al figlio del suo amico, che era pure il capo della sua tribù. Negli antichi tempi gli accordi erano accordi, dei matrimoni dei figli si parlava quando ancora erano piccoli. Ma il padre amava la sua unica figlia, d’ altronde era una fanciulla della cui bellezza si parlava già tanto nelle vallate d’intorno. Lui sapeva che ci sarebbero stati guai nel rompere gli accordi per diventare poi nemici per sempre. Cercò di supplicare la figlia , ma lei non voleva nemmeno sapere del matrimonio con un altro tranne il suo amato. Nel frattempo Il figlio dell’ amico del padre era orgoglioso di sentire che LEI, la bellezza di cui si parlava ovunque,era promessa a LUI. Infatti l’aveva vista solo una volta,anni prima, una bimba di sette anni magrolina che non gli voleva nemmeno parlare.. perciò all’ epoca non gli piacque per niente, ma ora la gente parlava della ragazza tanto. Lui si preparava ad andare a prendere la sua futura moglie. Figlio di una famiglia ricca e nota, era molto fiero di se, orgoglioso. “Un guerriero!” esclamava suo padre di continuo davanti a tutti, “Chi non lo vuole!” diceva ,” Appena ti vedrà, ti correrà dietro, figliolo! Vai e portala qui, vedremo se sarà tanto più bella delle nostre ragazze!”
Lo sposo, si chiamava Targutai, andò con gli amici come scorta, con regali e doni preziosi e una bellissima cavalla bianca. Si,a lui sembrava che l’ amava già! L’orgoglio maschile di farla diventare sua moglie faceva bollire il sangue, era allegro e sicuro che tutto sarebbe andato come aveva già pensato molto empo prima.
Ma quando arrivò al villaggio dell’ amico del padre ebbe una grande delusione: lei era già sposata! Che mancanza di rispetto!Questo lui non lo avrebbe mai perdonato al padre della ragazza. La vidi comunque e fu davvero colpito: lei era straordinariamente bella, graziosa come una gazzella con gli occhi grandi e profondi , sopraciglia come le ali di un falco,il viso ovale di una tenerezza dolcissima, le labbra un pò gonfie e rotonde non le rovinavano il viso ,ma sottolineavano il suo carattere capriccioso e fiero.
Non disse niente a nessuno, ma perse il sonno dal quel giorno in poi.
Dopo mezz’anno ritornò con l’esercito e bruciò tutte le gher del villaggio, uccise il marito della ragazza e tutta la sua famiglia. La portò via nella sua tribù. Quando lei si risvegliò, fu in una gher diversa con delle donne che la aiutavano a vestirsi e che le prepararono tutto. Poi entrò Targutai e disse:” Ti ricordi di me?” Lei lo guardava con odio. “ Da ora in poi sei la mia legittima sposa, sei mia , la mia moglie, com’ è stato promesso da tuo padre a mio padre… Chi non sa rispettare, non vive.” Le parole erano secche, prive d’intonazione e di un vero sentimento , l’aria nella gher fù come fosse stata tagliata da quelle parole piene d’arroganza di un uomo crudele e insensibile. Lei non gli rispondeva.
In vano lui cercò di conquistarla in tutti modi possibili, lei non gli parlava, non lo guardava nemmeno. Un giorno cercò di scappare di nascosto. Ma gli uomini di lui la trovarono e la riportarono indietro. Targutai ordinò di tagliarle una parte dei piedi di tutte e due le gambe così che lei non potè camminare mai più , al limite poteva andare “ a quattro zampe “sulle ginocchia..Quella era la punizione” giustificata” per la “ stupidità e la sfacciataggine” della moglie che lui voleva dimostrare a tutti di avere in possesso.
Quando le gambe senza i piedi guarirono un po’, potè uscire solo trasportata dentro il palanchino e aveva a sua disposizione due serve che le stavano sempre accanto. Non le mancava niente, tutti la trattavano come una regina, tutti l’amavano e si parlava tanto della crudeltà del carattere di Targutai. La vita andava avanti, lei ,Gherel,era sempre bella lo stesso, ma molto pallida, lo guardo fermo e triste aumentava l’ effetto della sua bellezza ,la gente semplice vedeva in lei qualcosa di mistico e sacro. Lui invece andava ad ubriacarsi, e neanche suo padre poteva fare nulla ed ammetteva che quello che aveva fatto alla ragazza era una “grande sbaglio, figliolo”. Gli affari della tribù cominciarono ad andare non tanto bene, le persone si ammalavano spesso, i soldati erano sempre ubriachi insieme a Targutai. Nella steppa nonostante le distanze , le notizie correvano velocemente e raggiunsero una delle tribù nemiche. Era un momento favorevole per attaccare da parte loro.
La tribù di Targutai venne attaccata dai loro vecchi nemici inaspettatamente , lui fu ucciso, tante persone furono catturate , specialmente le donne per essere vendute come schiave nei villaggi del regno cinese. La crudeltà di quei tempi non aveva i fine, una volta in guerra, si sterminava tutto. Gherel invece si salvò in qualche modo grazie alla sua portantina: le serve furono uccise, gli uomini che la trasportavano furono catturati, e lei si trovò nel palanchino ribaltato , caduta pesantemente sui ginocchi vicino una vecchia carrozza per gli yak, e strisciando a terra si nascose lì sotto e il palanchino schiacciato e rotto coprì un lato della carrozza così nessuno la vide . Il panico , il sangue, gli strilli delle donne e dei bambini, tutto ciò la fece svenire.
Lei si risvegliò perche sentì come il suo cane le leccava la guancia sdraiato vicino a lei. Gherel cercò di muoversi, ma sentì un tremendo dolore alle ginocchia e nel braccio. Svenì dal dolore di nuovo. Non si sa quanto tempo rimase così, il cane le stava sempre vicino. Quando aprì gli occhi, il cane stava davanti a lei e per terra ci fu un piccione morto. Lui portò a lei qualcosa da mangiare, e la guardava felicemente con la lingua per far felice anche la sua padrona . “ Oh, Bankhar! Grazie! Sei sempre stato cosi buono con me”, lei l’accarezzo con una mano. Il dolore era di meno, ma non si poteva rimanere così a lungo. Lei cercò di alzarsi a “quattro zampe” ,ma dolore fu tremendo, mentre il braccio doleva molto di meno.” Oh , povera me!” esclamò, le lacrime scivolando giù sulle guance caddero per terra. Il cane cominciò ad abbaiare siccome dicendo :” dai, dai, non ti arrendere!”
Lei piano piano strusciò fuori da sotto la carrozza: la morte e il silenzio furono gli unici a testimoniare la sua presenza ancora viva. Forse anche i corvi che svolazzavano intorno..e dalla” loro altezza reale” nell’ alto del cielo le aquile osservavano indifferentemente come la donna si legò con una cintura al cane ed aiutandosi con le sue mani ele braccia strusciando e trascinando il proprio corpo cercava di allontanarsi da quel luogo di massacro orrendo.
V
Sarnai entrò nella gher, ma dentro era tutto ordinato come prima,furono spostate solo alcune cose ..La gher fu rovinata solo dall’ esterno. Lei si mise sul suo letto, ma sentì un odore terribile, subito saltò via. “Oh, Cielo! Che diamine sta succedendo!? Chi è questo mostro!” e corse via terrorizzata fuori dalla sua gher.
Gli uomini le dissero di andar via indietro finché era giorno, perché era pericoloso rimanere per una donna in quel posto. Sarnai fu d’accordo , cavalcò il suo cavallo, e prese il galoppo allontanandosi dal lì .Uno dei suoi cani la seguì. Quando il sole tramontò , lei era già lontana, e sentì l’ululato di un altro cane. Il cane che eracon lei abbaiò rabbiosamente e corse via giù per la collina abbaiando sempre più. Invano Sarnai cercò di richiamarlo, era già lontano e correva verso la vallata. La giovane donna capì subito che la bestia era li. Il cuore le batteva, e lei dando un colpetto al suo cavallo lo fece correre nella luce argentata della luna piena. Il cavallo spaventato correva velocemente, comunque sapendo la strada, ma all’ improvviso inciampò e cadde per terra. Sarnai perse coscienza.
Lei aprì gli occhi perché sentì la voce di Dorji. All’ inizio pensò che era solo un sogno. “ Amore mio! Sarnai! Come stai? Che ti successo?” diceva lui. “ Oh, Dorji! Avevo il presentimento, infatti sono successe cose terribili!” “So tutto, so tutto, io sto con te adesso, non ti lascerò mai più da sola! Perdonami, amore mio!”
Dorgi la prese in braccio, e la mise sul suo cavallo. Sarnai sentiva grande mal di testa , ma del resto non si era fatta male. “ Dove sono Khulan e bambini? Dove Jargal?” chiese lei. Dorgi rispose che andava tutto bene con loro e Jargal invece andò dagli uomini per vedere se avevano catturato la bestia dopo che l’ avevano trovata per terra e il suo cavallo che pascolava qui in vicinanza. “ Mi sono spaventato a morte! Sarnai, pensavo , che ti avessi perso!Non dovevi andare da sola, sei proprio matta!” rise lui, anche se lo sguardo era serio e preoccupato.
Entrarono nella vallata con le famiglie. Sembrava che ci fosse più gente intorno le cinque gher. Infatti, le notizie nella steppa correvano, e la gente venne a sapere l’esito della vicenda. Stranamente, tutto ciò assomigliava più a una fiera o una festa, la gente parlava ad alta voce, si beveva il te fuori, sui tappeti. Le donne preparavano da mangiare frettolosamente. Gli uomini anziani sniffavano il tabacco, chi fumava la pipa e parlava di quel posto e delle guerre fra le tribù di una decina di anni prima. “ Meno male , stiamo vivendo tempi migliori da queste parti. Prima si combatteva di continuo, di qua o di là!Con il Khan nuovo che ci sta unendo tutti stiamo molto meglio. Abbiamo i pascoli, cibo, ci sono città nuove. I figli maschi fanno le scuole di combattimenti, e sono ben riguardati.. Nuovi regolamenti poi! È Una cosa seria ed efficace però!Dicono che il Khan sta conquistando sempre più terre. Dicono che certe città si arrendono senza combattere. Sarà vero? Comunque, i tempi di pace sono sempre migliori..Ah, si, si! “ I cavalli dei nuovi arrivati furono legati un pò dappertutto. I bambini correvano su e giù strillando e ridendo. E così via. C’era ungran da fare, c’era un gran PARLARE.
Nessuno notò come arrivarono Sarnai e Dorgi, solo Khulan corse loro incontro. Sarnai raccontò a lei tutto quel che aveva visto nella loro gher e poi chiese di entrare in una delle gher per riposare un pò. Khulan non piangeva , non si lamentava più, ma ascoltò dicendo soltanto:” Sto pregando affinché Jargal torni..”
VI
Verso la sera l’impazienza della gente andò al crescendo. Forse, era più la preoccupazione, che l’impazienza. Nessuno dormì nemmeno quella notte. Gli uomini- cacciatori non arrivarono ancora. Allora, l’anziano più rispettato disse che era l’ora di andar incontro agli uomini, sperando che fossero in vita. In quel momento un ragazzetto che stava lì ad ascoltare tutto ciò che veniva detto fra gli uomini strillò:” Hey, guardate! Stanno arrivando! Sono tutti!”
Tutti alzarono in piedi. Jargal era davanti a tutti, Khulan corse ad abbracciarlo.
Ed ecco che raccontarono gli uomini:
Aspettavano nascosti nei buchi che avevano scavato, non c’era altro modo di nascondersi nella steppa. Ad un certo punto i cani abbaiarono, ed anche cavalli fecero segni d’allarme . Avevano legato una pecora come esca e stavano lì ad aspettare. Poi sentirono dei rumori come “ hhha, hhha” Poi di nuovo un rumore strano ,sordo e poi il fruscio di qualcosa. Di nuovo nella stessa sequenza gli stessi rumori . Non si capiva per niente che cosa poteva essere. La pecora legata cominciò a “beeeeh-beeeh”, e all’ improvviso la bestia si vide! Con velocità incredibile cercò di aggredire con le zampe orrende la pecora, in quel momento scoccarono le frecce, subito e molte si sentì un grido terrificante, non era il grido di un animale. Ad un certo punto pensarono che fosse qualcosa non di questo mondo, un mostro infernale! Invece cadde per terra , allora abbiamo tirato anche i coltelli, la bestia faceva suoni terribili, si contorceva tutta. Non ci avvicinammo finché non ci sembrò che non si muoveva più. Tirammo una pietra, non si mosse. Allora ci fecimo coraggio e accendemmo i fuochi e facemmo qualche passo nella sua direzione . Quello non era un’ animale, ma non era neanche un essere umano: aveva i capelli lunghi , infeltriti di color grigio-nero. Le membra anteriori assomigliavano a delle braccia umane muscolose, il muso era di una terribile bruttezza non era di una scimmia, non si capiva se fosse sfigurato, o era proprio così. Ancora respirava, la bocca era aperta e si vedevano le zanne, ma non tanto grandi come degli animali. Ma quando videro il corpo, fu un colpo ancora più terrificante. Sembrava un mezzo uomo- mezza donna, in una parola un corpo simile ad un umano. Sopra era grosso e forte, uomo, ma giù le membra non avevano ne piede, ne zampe, ne dita, era coperto di peluria , ma non fitta come degli animali. “Almas!” grido il più giovane cacciatore. “ No,” disse l’uomo più grande e gli uscirono le lacrime dagli occhi:” è una femmina .. “voleva dire ancora qualcosa quando in quel momento la bestia si mosse appena ed apri gli occhi. Gli uomini saltarono indietro tranne il più grande:” Gherel, sei tu?”disse lui piangendo. La bestia lo guardò.. fece un sospiro… la voce rauca, bassa,… terribile sussurrò:” uccidimi.. ti prego…” lo guardava con quello sguardo che non si può sbagliare.. L’uomo prese il suo coltello e con tutta la forza diede il colpo nel cuore, la bestia fece un grande respiro di sollievo. Era morta.
Gli altri uomini erano sotto il shock, ma comunque aiutarono a coprirla con le coperte prese dalle gher di Sarnai, e poi diedero fuoco al corpo della donna…