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Bayan-Ölghii, enclave musulmana

È la regione meno... mongola della Mongolia. A nord c’è la Russia, a sud la Cina e a ovest si intravede il Kazakistan, lontano una manciata di chilometri. È proprio da lì che sono arrivati i pastori musulmani che la popolano per il 90%. Oltre alla dominante etnia kazaka, il Bayan-Ölghii è abitato anche da Khalkh, Dörvöd, Uriankhai, Tuva e Khoshuud. Si narra che i kazaki di Bayan-Ölghii siano scappati dal Kazakistan per stabilirsi in Mongolia duecento anni fa. Tanto tempo però non è bastato alla popolazione della zona per appropriarsi della lingua mongola. Parecchi kazaki non la parlano affatto. Con la fine dell’Unione Sovietica, in diecimila sono tornati dal Bayan-Ölghii nella patria d’origine, ma poi molti di loro sono rientrati in Mongolia perché “più bella e più libera”. Non dimentichiamo che l’etnia kazaka degli Altai mongoli è l’unica comunità islamica al mondo dove le donne hanno uguali diritti rispetto agli uomini. L’aimag è caratterizzato dal paesaggio montuoso e sofferto degli Altai, eternamente incappucciati di neve. Altezze e dislivelli ne fanno una meta straordinaria per chi ha una buona preparazione fisica e la passione per l’arrampicata, il trekking o il rafting. Ma senza far troppa fatica si possono ammirare scenari incantevoli, animali rari e anche petroglifi di alto valore antropologico e storico. La più alta concentrazione (si parla di ben diecimila reperti) è nei pressi di Tsagaan salaa proprio al limitare con la Russia. Se invece siete accaniti osservatori di fauna locale, deliziatevi con gli orsi, le linci e gli scoiattoli delle foreste di larici, le marmotte e le volpi che popolano i fianchi delle montagne e soprattutto gli stambecchi e i leopardi delle nevi orgogliosamente abbarbicati sui cocuzzoli più impervi. Un vero paradiso naturale, forse minacciato dalla ricchezza del sottosuolo (ricco di petrolio e altri preziosi materiali) che potrebbe portare a un massiccio sfruttamento industriale. Ma per ora dominano i rapaci, a ricordarci l’antico uso della caccia con le aquile, che ancora viene praticata d’inverno nelle forme più tradizionali, ma che può essere riproposta con modalità turistiche e un po’ più meste dietro compenso, anche fuori stagione. Il capoluogo Ölghii ha trentamila abitanti e un impianto tipicamente islamico, con scritte in arabo, moschee, bazar, bagni turchi, ristorantini che servono kebab. Una vera enclave musulmana dentro la Mongolia. Il centro è caratterizzato da palazzoni governativi, ma basta alzare lo sguardo per restare stupefatti dalla maestosità delle montagne circostanti. Per dormire e mangiare le opportunità sono semplici ma gradevoli. Il mercato principale è poco distante dalla piazza centrale e offre di tutto, anche i famosi arazzi e tappeti kazaki. Ölghii è a circa 1.650 chilometri da Ulaanbaatar e per una volta si può dire che l’aereo è preferibile alla jeep o al bus: dalla capitale ci vogliono tre-quattro ore di volo, ma il paesaggio che si sovrasta, a pelo dei quattromila dell’Altai, è impressionante. (foto 1, di Federico Pistone)

Pitture rupestri di Tsagaan salaa
Si trovano nel sum di Ulaan Khus a una cinquantina di chilometri dal capoluogo Ölghii. Sono una galleria d’arte preistorica, una macchina del tempo scolpita sulle sponde del fiume. Tsagaan Salaa è uno dei complessi di dipinti su roccia più grandi e antichi dell’Asia: ventimila tra pitture rupestri, tombe e altre preziose testimonianze accompagnano per venti chilometri le erte sponde del fiume Tsagaan. Le opere, scoperte nel 1989 e iscritte nelle liste dell’Unesco, risalgono a epoche precedenti all’età del bronzo e riproducono animali selvatici, cavalli, mammuth, cacciatori, soldati, donne partorienti. Mostrano lo sviluppo della cultura umana in un arco di 12.000 anni, da cacciatori ad allevatori, alla vita nomade legata ai cavalli, al passaggio di culture scite e paleoturche. Sorprendente la regolarità dei tratti, eseguiti con strumenti in pietra e metalli. (foto 2, di Federico Pistone)

Monte Tsast uul
È il monte gemello del Tsambagarav, nell’aimag di Khovd. Anche il ghiacciaio del Tsast uul ha subito in tempi recenti progressivi assottigliamenti. Siamo sempre a quota 4.200, ma non è necessario essere degli impavidi scalatori: ottime escursioni si possono godere anche nelle immani vallate circostanti, spezzate da laghi e boschi e popolate da vivaci comunità kazake, oltre che da vegetazione e fauna rare.

Lago di Tolbo nuur
Supera i duemila di quota e trasmette un fascino singolare questo lago di origine tettonica che appare improvviso, a cinquanta chilometri da Ölghii, esteso per 185 kmq e profondo una quindicina di metri. L’assenza di alberi consente una visuale piena sulle imponenti montagne circostanti. Si può tentare di immergersi nella sua acqua dolce e gelata, magari insieme ai cavalli selvatici che si danno appuntamento qui per abbeverarsi. Le rive del Tolbo nuur hanno un valore storico: qui mongoli e bolscevichi sconfissero l’esercito dei russi bianchi. Interessanti sono anche i dintorni del lago e proseguendo sulla strada principale verso sud per 45 chilometri si incontra il Döröö nuur, un altro lago di montagna. Oltre che sui turisti, queste regioni esercitano un’incantevole attrattiva anche sulle zanzare e sui tafani. Nei periodi estivi il loro goloso affollamento diventa un vero supplizio per gli umani. Organizzatevi con dosi massicce di repellente.

Parco nazionale Tavan Bogd
Tavan Bogd significa “cinque santi”: tante sono le vette sopra i quattromila metri che formano il massiccio, con la punta massima dei 4.374 del monte Khüiten. Le altre quattro sono Nairamdal, Malchin, Bürghed e Ölghii. Gli scalatori più equipaggiati potranno compiere escursioni straordinarie sugli immani ghiacciai come il Potanin, lungo 19 chilometri, che deve il suo nome all’etnologo ed esploratore russo Grigory Nikolayevic Potanin. Dal Tavan Bogd nasce il fiume Tsagaan, bianco di nome e di fatto: per un curioso fenomeno naturale la corrente trascina dai ghiacciai della montagna l’argilla in sospensione che rende le acque candide come il latte. Sul versante mongolo della montagna, a circa 150 chilometri da Ölghii, si apre il paradisiaco parco nazionale Altai Tavan Bogd, il più esteso della Mongolia. Il punto di partenza ideale è Tsenghel, l’abitato più occidentale della Mongolia, dove si può mangiare in alcuni semplici guanz e dormire in campi gher nei dintorni. Per visitare il parco occorrono permessi e guide, ma vale la pena sopportare qualche noia burocratica. Lo scenario è da fiaba, con la corona delle montagne attorno agli splendidi laghi cristallini di Khoton, Khorgon e Dayan. Non è difficile qui avvistare animali selvatici e rari, come l’argali e il cervo rosso, oltre a un’impressionante quantità di uccelli, soprattutto rapaci. (foto 3, di Veronica Riva)

Parco nazionale Siilkhemiin nuruu
All’estremità settentrionale del Bayan-Ölghii, sul confine russo e in comproprietà con l’aimag di Uvs, si stende il parco nazionale Siilkhemiin nuruu, istituito per proteggere la pecora selvatica ma popolato anche da fagiani, castori e cinghiali, regno anche del leopardo delle nevi. Area affascinante, difficile da raggiungere. (foto 4, di Federico Pistone)

Testo di federico Pistone e Dulamdorj Tserendulam