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Benvenuti nella gher, la casa dei mongoli

Per millenni i pastori nomadi mongoli hanno vagato attraverso territori agresti seguendo le stagioni. Aree asciutte e ventose nei pressi di un fiume durante l’estate, aree non ventilate, lontane da corsi d’acqua e riparate da montagne o colline in inverno.
In un Paese dove i pascoli sono sempre stati, e ancora sono, un bene pubblico, i pastori potevano spostarsi liberamente verso i luoghi migliori. In uno stile di vita di libera transumanza fu creata la dimora nazionale chiamata “mongol gher”, la yurta mongola.
È una struttura rotonda composta da pareti facilmente smontabili, aste e un soffitto sferico coperto di teli e feltro, tenuti stretti da corde. La gher fu concepita in modo da essere abbastanza leggera per il trasporto, flessibile per essere ripiegata facilmente e caricata sui carri, resistente ai numerosi montaggi e smontaggi e con un pratico sistema per regolare la temperatura interna. Nel corso dei secoli la gher mongola fu trasformata in una perfetta struttura aerodinamica in grado di affrontare gli impetuosi venti primaverili che spirano a 18-20 metri al secondo. Può essere smontata in mezz’ora e montata in un’ora, da una piccola famiglia con 2-3 adulti. Esistono molti tipi di gher. La più comune è quella a 5 lati, costituita da altrettanti graticci in legno che formano una parete circolare, una porta, un toono (finestra rotonda del soffitto), due bagana (pali che sorreggono il toono) e 88 uni (lunghe aste che congiungono le pareti al toono formando il tetto della gher). Per realizzare una gher servono diversi artigiani specializzati: chi si occupa delle parti in legno, chi delle pitture e di incisioni ornamentali di mobili e strutture, altri ancora sono esperti nel tagliare, cucire e comporre teli di copertura, tende e materiali adatti al pavimento. Il lavoro più importante è quello relativo al legno, che viene assemblato con metodi e tecniche tradizionali particolarmente impegnativi. Ma la realizzazione dei graticci in legno per la parete circolare è la parte più delicata: l’artigiano seleziona i legni con cura, utilizzando l’acqua e il calore del fuoco per garantire la giusta flessibilità con le migliori qualità di cuoio e grasso animale per tenere insieme la struttura. Tradizionalmente l’artigiano (o artigiana) di gher è anche pastore e, nel momento in cui viene chiamato a costruire una yurta, chiede a un vicino o a un membro della famiglia di prendersi temporaneamente cura dei suoi animali. Insomma un artigiano non abbandona il suo stile di vita da pastore nomade.
Il periodo di lavoro più intenso è l’estate, prima del più popolare periodo matrimoniale, l’autunno. La tradizione dell’artigianato mongolo della gher si è evoluta lentamente e le sue caratteristiche sono le stesse in tutto il Paese. Tali caratteristiche includono: strutture in legno dipinte e abbellite con i tradizionali ornamenti mongoli; coperture con teli e feltri bianchi; corde di crini animali; pavimenti e tappeti di feltro cuciti a mano; infine i mobili disposti secondo tradizione, come la cucina che deve stare sul lato sud-est, eccetera. Piccole diversità nella lavorazione possono esistere per tradizioni locali o eredità culturali dell’artigiano.
Il modo migliore con cui le nuove generazioni possono imparare questa arte è attraverso l’insegnamento di un artigiano esperto. Montaggio e smontaggio sono invece attività che si imparano da bambini, guardando e aiutando gli adulti. Tosatura delle pecore, battitura della lana, lavorazione del feltro, fabbricazione delle corde, cucitura dei teli e lavorazione del legno sono lavori a cui, nella cultura nomade, partecipano tutti i vicini. Bambini e giovani sono invogliati ad apprendere la realizzazione di una gher e i più dotati lavorano con un artigiano per un certo periodo. Gli anziani hanno sempre avuto un ruolo fondamentale nel mantenere vive le tradizioni legate alla gher, che purtroppo si stanno affievolendo a causa dell’urbanizzazione sempre maggiore. Come dimora tradizionale la gher mongola ha un importante ruolo sociale e culturale per le famiglie nomadi. In campagna e nei sum centrali, ma non nelle città, una gher è un regalo doveroso da destinare ai novelli sposi. Il suo utilizzo è in continua crescita anche nell’ambito dei campi turistici e come alloggio per minatori. Gli artigiani che sanno costruire gher secondo la tradizione sono considerati una risorsa rara e preziosa e sono altamente rispettati nella comunità: a loro vengono donati khadag (i foulard di seta blu, simbolo religioso di rispetto) e soldi nel richiedere la costruzione di una nuova yurta. Poveri o ricchi, tutti i nomadi usano la gher mongola per fronteggiare due aspre difficoltà: gli zud (inverni particolarmente rigidi) e i gan (estati particolarmente secche). In entrambi i casi i pastori devono spostarsi verso luoghi insoliti per trovare un pascolo per gli animali. Anche se per una dolente ragione, gli artigiani di gher acquisiscono una reputazione ancora più alta in occasione di queste situazioni drammatiche. La gher mongola è anche una struttura ecologicamente perfetta: infatti è costituita da un unico ambiente che necessita di una modesta quantità di combustibile per il riscaldamento. Si è anche rivelata come una dimora molto flessibile ad adattarsi alle moderne tecnologie ecosostenibili. Migliaia di famiglie nomadi utilizzano energia solare ed eolica nelle loro gher e i pastori possono seguire la televisione grazie a queste tecnologie. Gli ingegneri progettano, per le gher mongole, sistemi di riscaldamento, teli di copertura isolanti e pavimenti termici a elettricità, senza stravolgere l’artigianato tradizionale. Le migliori gher tradizionali sono considerate quelle fabbricate nella regione dell’Övörkhangai. La tradizione impone che, quando ci si sposta con una gher, non si lascino buche o rifiuti in modo che l’erba possa ricrescere liberamente e velocemente. Ciò significa che è sempre esistita tradizionalmente una consuetudine ecologica tramandata di generazione in generazione. Oltre che in Mongolia l’uso e l’artigianato della gher è diffuso, con caratteristiche peculiari, in altre regioni dell’Asia quali il Qinghai e aree mongoliche della Cina, regioni buriate e calmucche della Russia, Kirghizistan e Kazakistan.

testo di Tsedevdambyn Oyungerel (da Монголоо таниулъя), fotografie di Federico Pistone