ULAANBAATAR WEATHER

IN VALIGIA

Partite leggeri, portate l’indispensabile e quello che vi manca compratelo a Ulaanbaatar. Nella capitale ormai si trova di tutto, nei mercatini, al grande Zakh, nelle botteghe, in particolare allo State Department Store, che qui chiamano ikh delgur (grande negozio), punto di riferimento irrinunciabile sulla Peace Avenue. Prima di tornare in Italia, potete anche fare la buona azione di lasciare indumenti e accessori, se ancora in buone condizioni, ai mongoli che avrete conosciuto e così farete spazio nel bagaglio ai vostri ricordi.
Se scegliete il periodo estivo, regolatevi come se foste in una località di montagna: caldo di giorno, freschino la sera. Nella stagione invernale, che qui in Mongolia risulta glaciale, occorre prevedere capi pesanti, dalla testa ai piedi.
Quello che non deve mancare alla partenza dall’Italia è tutto racchiuso qui:
- Passaporto e visto, ovviamente validi, con fotocopia da tenere da un’altra parte. Biglietto aereo, documenti, soldi
- Medicine di uso personale, toilette, crema idratante e protettiva per pelle e labbra, salviettine umidificate, carta igienica, una salvietta
- Vestiti essenziali da combinare “a cipolla”. Per il periodo da giugno ad agosto, indumenti leggeri, maglioncino, giacca a vento, pile, pantaloni e scarpe comode ed eventualmente scarponcini.
- Sacco a pelo, leggero nella stagione estiva, pesante in quella invernale.
Servirà nelle tende o negli appartamenti per difendersi dal freddo ma anche per creare una sorta di corazza igienica.
Altro materiale utile:
- Una tenda canadese per chi vuole andare alla totale avventura
- Macchina fotografica, pile di ricambio, ricariche (tenete conto che le prese elettriche, dove esistono, sono come le nostre, a due prese – non tre - da 220 volt), binocolo
- Torcia (molto utili quelle tipo minatore per avere le mani libere), accendino, candela
- Per periodi più freddi: berretto con paraorecchie, magliette e pantaloni termici, guanti
- Un repellente per gli insetti, se siete destinati alle zone settentrionali dei laghi
- Un paio di occhiali scuri per ripararvi dalla luce molto intensa della Mongolia. Se portate lenti a contatto, fondamentale avere anche degli occhiali
a causa della polvere e del clima secco
- Regali da destinare ai bambini e ai nomadi che incontrerete (vedi capitolo)


Quali libri leggere prima o da portarsi in viaggio
Per conoscere la Mongolia nell’anima è indispensabile conoscere “La storia segreta dei Mongoli”, epopea del 1240 che ancora oggi viene studiata nelle scuole come testo base. E’ la storia di Gengis Khan, ma anche l’origine del popolo mongolo: orgoglio, passione, violenza, “una prosa tutta sangue, tendini e ossa” come osserva Fosco Maraini che ha curato l’introduzione per l’edizione riproposta nel 2009 da Guanda. Fra gli scritti antichi, ma dallo stile così straordinariamente moderno, vanno letti “Il viaggio nell’impero dei Mongoli” di Guglielmo da Rubruc (raccomandata la splendida edizione del 2011 della Fondazione Lorenzo Valla/Mondadori a cura di Paolo Chiesa) e la “Historia Mongalorum” di Giovanni di Pian del Carpine: sono due reportage ante litteram di frati inviati da Papa e re per conoscere il temutissimo impero mongolo. Due racconti emozionanti del 1200 sugli usi e costumi di un popolo che ancora oggi, a ottocento anni di distanza, resta ancorato miracolosamente a quelle tradizioni. Con un salto di otto secoli, nel 2012 Michele Bernardini e Donatella Guida propongono una summa definitiva della conoscenza storica di questo popolo in “I Mongoli - Espansione, imperi, eredità”. Per chi vuole approfondire la conoscenza di Gengis Khan, c’è l’imbarazzo della scelta ma una menzione speciale è per “Il conquistatore del mondo” di René Grousset (scritta nel 1944 e riproposta da Adelphi nel 2011). Tra le biografie, le più aggiornate sono quelle di John Man (2006) e del professore barese Vito Bianchi (2005). Per gli appassionati di kolossal narrativi vale la pena citare “Il respiro del deserto” (2009) del maestro del romanzo epico italiano Marco Buticchi, “Il tesoro di Gengis Khan” (2008), dal grande fantaromanziere Clive Cussler, “Gengis Khan” (1999) di Homeric, un affresco visionario sulla vita di Temujin e la sontuosa saga di Conn Iggulden aperta con “Il figlio della steppa – La stirpe di Gengis Khan” (2007) e conclusa con “La città bianca” (2010). Abbandonando l’epoca delle conquiste, per conoscere la Mongolia più intimamente si possono leggere gli unici libri di autori mongoli pubblicati finora in Italia, quelli di Galsan Tschinag, in particolare “Il cielo azzurro” (1996), languido racconto della sua infanzia nomade tra sogni e riti. Una lettura brillante e sorridente della Mongolia ce la regalano il viaggiatore svizzero Fritz Muhlenweg nel suo “Segreti della Mongolia”, tredici racconti ambientati nella steppa degli anni Venti, e il reporter italiano Luigi Barzini che, ne “La metà del mondo vista da un’automobile”, ci narra la spedizione da Pechino a Parigi in 60 giorni a bordo dell’Itala. Tra reportage e saggio, “Tempesta dall’est” (2001) del documentarista della Bbc Robert Marshall, con qualche sbavatura storica ma avvincente, e “L’impero di Gengis Khan” di Stanley Stewart, un diario di viaggio intenso anche se a volte sfora nella tipica altezzosità occidentale: un libro ricco di informazioni ma ben poco amato dai mongoli così come “Mongolia” (2005) del brasiliano Bernardo Carvalho, molto perfido nella descrizione degli abitanti delle steppe. Più intrigante e delicato “Dove volano gli uccelli – Un anno in Mongolia” (2005) della tedesca Louisa Waugh, decisa a cambiare vita facendosi assumere come insegnante di inglese in un villaggio dello sperduto Altai mongolo. Sempre al femminile, “Tutto questo mi appartiene” affresco nostalgico della scrittrice ceca Petra Hulova. Discorso a parte per “Il totem del lupo” (2006), inno alla vita nomade mongola contro la decadenza cinese: un caso letterario mondiale, firmato con uno pseudonimo da un dissidente cinese e censurato dal regime di Pechino. Nel 2009 Rupert Isaacson ha trasformato la storia del figlio Rowan in un grande successo editoriale, “The horse boy”, la guarigione dall’autismo grazie agli spazi della Mongolia e a un amico cavallo.
Dopo nove anni, Massimo Zamboni (ex del gruppo musicale Csi) ripropone “In Mongolia in retromarcia”, narrazione intima di un viaggio diventata anche un documentario di Davide Ferrario, “45° parallelo”. Anche Meridiani (editoriale Domus) ha dedicato alla Mongolia nel 2010 una delle sue preziose monografie, affidata ai reportage di Elena Bianchi, Elisabetta Lampe, Federico Pistone e altri autori. Per gli appassionati di favole e leggende, da citare le “Fiabe dalla Mongolia” (1994) raccolte da Michela Taddei Saltini, “Fiabe della Mongolia” di Aldo Colleoni e Pea Desantis e “Salik, il piccolo vento della steppa” (2004) di Federico Pistone. Di Aldo Colleoni, già Console onorario, “Mongolia” riassume tutto il suo lavoro e dà indicazioni utili per approfondire la conoscenza del Paese. Nell’ampia produzione di Roberto Ive, spicca “Mongolia – La storia, le storie” (1996), racconto in prima persona del passaggio dal regime sovietico alla nuova dolorosa libertà. Un altro argomento di estremo interesse legato alla realtà mongola è quello dello sciamanismo, un rituale sacro tornato a essere diffuso e popolare dopo decenni di repressione sovietica. Tanto, anzi troppo, si è scritto sugli sciamani e non è facile individuare testi seri e divulgativi nello stesso tempo. Imperdibile lo straordinario classico “Lo sciamanismo e le tecniche dell’estasi” del geniale romeno Mircea Eliade. Nel 2009 Utet ha riproposto il prezioso “Testi dello Sciamanesimo siberiano e centro-asiatico” a cura di Ugo Marazzi. Per provare a fare qualche rito “in casa”, si può tentare con “I cavalli nel vento” (2000) della sciamana acquisita Sarangerel che con competenza e un pizzico di provocazione descrive i metodi di guarigione e divinazione secondo le tecniche degli sciamani mongoli. Fra le varie pubblicazioni dell’autore di questa guida, Federico Pistone, “Uomini renna”, intimo racconto di un’avventura etnica. Per la bibliografia completa sui libri dedicati alla Mongolia rimandiamo
alla relativa sezione LIBRI.