2006 il Saggiatore - 348 pagine 17 euro
Da una delle più attente orientaliste in circolazione, la giornalista Ilaria Maria Sala, una mappa per nulla didascalica delle religioni asiatiche, affrontate paese per paese. Venti pagine sono dedicate alla Mongolia, uno dei luoghi più amati dall'autrice, che premette: "E' uno dei paesi più belli che abbia mai visitato, forse per gli spazi vastissimi che presenta, forse per il modo in cui offre qualcosa di molto diverso eppure familiare, al tempo stesso". Pur sintetica, emerge un'analisi della spiritualità mongola molto intensa, attraverso il sofferto percorso storico del popolo mongolo, dalle grandi conquiste di Gengis Khan alla dominazione manchu fino al passaggio all'influenza sovietica e alla recente democrazia. A cucire tutte queste vicende, il filo mistico dello sciamanismo e del buddhismo lamaista, vissuto nella lotta interna fra "berretti gialli" e "berretti rossi", che si trascina ancora oggi, rispettivamente, con il monastero di Gandan contro l'Amarbayasgalant. Una lettura giornalistica, completa e dettagliata, ma anche molto piacevole.
Estratto: "Dal 1924 al 1990, quando, nonostante le promesse costituzionali sulla libertà di religione, il buddhismo poteva essere praticato solo in modo quasi interamente clandestino, Gandan era rimasto aperto, fallace espressione della libertà di culto teoricamente garantita nel paese. Purtroppo questo ruolo simbolico non fu sufficiente a proteggere veramente il monastero, dato che centinaia tra i monaci che vi abitavano vennero imprigionati, molti furono uccisi, diversi edifici del complesso furono distrutti e l'imponente statua del Buddha Avalokiteshvara alta venti metri e ricoperta d'oro venne smantellata nel 1937 e trasportata a quella che all'epoca si chimava Leningrado, per essere fusa, e quanto si dice, tramutata in proiettili"