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Bulgan, emozioni verde e oro

Regione verde, verdissima, dalla steppa prima arida e poi salendo sempre più rigogliosa fino alle sontuose foreste che annunciano la Siberia. È un territorio molto ondulato con un’altitudine che oscilla dai 900 ai 2000 metri. E i due grandi fiumi, l’Orkhon e il Selenghe (il più lungo della Mongolia), si rincorrono prima di incontrarsi proprio sul confine russo. Il Bulgan, raggiungibile in una giornata da Ulaanbaatar (il confine è a soli 150 chilometri) e tappa obbligata per chi va o torna dal Khövsgöl via terra, ha molte risorse economiche, fra le regioni mongole è classificata al quinto posto per l’allevamento e al terzo per l’agricoltura: si coltiva il grano e altri prodotti della terra, si raccolgono frutti e bacche utilizzati soprattutto dall’industria farmaceutica, si utilizza la generosa disponibilità di legname. Ma la vera ricchezza sono le miniere d’oro, di rame, di carbone e di molibdeno. Il suo fascino invece è dovuto alla mancanza di attrattive di particolare rinomanza cosicché, non essendo in genere molto considerato per un itinerario di viaggio, conserva una sua bellezza immacolata e genuina, altrove sempre più rara. Di rinomato, ma solo per i mongoli, c’è l’airag di Saikhan, considerato il migliore della Mongolia (insieme all’airag di Khotont, nell’Arkhangai). L’aimag è popolato soprattutto dai Buriati, legati a filo doppio allo sciamanismo e poco propensi all’utilizzo delle gher, sostituite da costruzioni stabili in legno. La città di Bulgan, poco più di diecimila abitanti, ha tutto quello che serve per una gradevole sosta: semplici sistemazioni in alberghetti, guanz e ristorantini cinesi, internet café, una banca, un ufficio postale, un mercato ricco di sorprese, oltre al solito museo dell’aimag (con una mostra sull’astronauta mongolo Gürragchaa) e a un museo etnografico.
Tre chilometri a sud ovest di Bulgan si trova il monastero Dashchoin Khorlon, oggi occupato da una trentina di monaci, sulle rovine dell’antico Banghiin Khüree, raso al suolo dal governo di Choibalsan che dispose anche l’esecuzione con un colpo alla nuca di un migliaio di monaci. Intorno a Bulgan si osservano reperti antichi di estremo interesse come lo Züün Türüünii Khün chuluu, una roccia con antiche incisioni commemorative (sei chilometri a nord) e le Seeriin Adigyn Bugan Khöshöö (venti chilometri a sud est di Bulgan), “pietre cervo”, realizzate circa 2.500 anni fa. Per gli appassionati di questo genere d’imperdibile arte d’antan, 75 chilometri più a sud c’è il sito di Tsakhiurt, istituito e protetto dal 1971, con splendide steli antiche. (foto 1, di Bayar Balgantseren)

Riserva Naturale Uran togoo
Uran togoo è un vulcano inattivo nel sum di Khutag-Öndör, lungo la strada asfaltata che unisce UB a Mörön, un’ottantina di chilometri a ovest di Bulgan. L’abbondanza di rettili nell’area fa presumere un’attività geotermica a sostegno di un terreno elettivo. La riserva è stata istituita nel 1965 per salvaguardare piante e animali della steppa e della taiga. Il vulcano, la cui bocca ha un diametro di 500-600 metri, è coperto da un manto di larici, pioppi e betulle e, in fondo al suo cono, un minuscolo laghetto è stazione estiva di passaggio della Casarca ferruginea, un’anatra migratoria dal nobile aspetto.
A 12 km da Uran togoo si incontrano altri tre vulcani inattivi, Tulga, Togoo e Jalavch. Per chi va o arriva dal lago Khövsgöl questa è un’ottima zona per una sosta o anche per il pernottamento, senza necessariamente spingersi fino a Bulgan. All’ombra dei vulcani, c’è un piacevolissimo campo gher, chiamato Unit (dal nome della località) che propone una quindicina di gher, frequentate anche da vip e personaggi politici locali.

Riserva di Khögnö Tarna
I due nomi indicano rispettivamente un monte e un fiume. Il Khögnö Tarna è un territorio di 84.390 ha che attraversa i sum di Gurvanbulag, Rashaant e Bürd (quest’ultimo dell’Övörkhangai) divenuto area protetta nel 1997 al fine di salvaguardare le risorse naturali e incrementare il turismo. Una scelta e una strategia volte a bilanciare e a controllare l’attività, a volte indiscriminata, degli allevatori nomadi e degli addetti all’agricoltura. In questa riserva naturalistica hanno così trovato un sicuro rifugio centinaia di specie animali e vegetali, molte delle quali rare e particolari. Essenze tipiche della taiga e della steppa si ritrovano accomunate in quest’area, in una scenografia ideale per un film di fantasy: montagne granitiche, ai cui piedi si incontrano la foresta, la steppa e le dune, abbracciate dal nastro verde-azzurro del fiume Tarna. In realtà è proprio qui che si è girato uno dei film più celebri della Mongolia “La saggia regina Mandukhai”. Ai piedi del Khögnö Khan, ricco di sorgenti, larici e betulle si accompagnano insolitamente a un bosco di pini siberiani mentre, lungo il fiume Tarna, si fanno compagnia salici e padi (ciliegi degli uccelli). In alternativa a un sano vagabondare si possono visitare due templi denominati “l’anziano” e “il giovane” (Övgönii khiid e Erdene khambyn khiid).

Siti archeologici
Nell’aimag di Bulgan importanti siti ci aiutano ad arricchire quel poco che sappiamo dell’antica storia e civiltà della Mongolia. A 14 Km da Khutag-Öndör, nella valle del Selenghe, vi sono i resti della città uigurica Bai Balik (per i nomadi Bii Bulag) costruita da Re Moyunchur (come descritto sulla stele di Mogoit Shine Us, nel Saikhan Sum). La città era difesa da un muro di cinta alto 4 metri e profondo 2, difesa che non fu sufficiente ad evitare la distruzione da parte dei Kirghisi dello Yenisei nell’840 d.C. Caduto l’impero uigurico della Mongolia, il regno successivo più importante fu quello dei Khitan o Qitai, probabilmente una popolazione mista mongola, turca e tungusa. Il termine Qitai divenne così comune da indicare in seguito anche i cinesi e la Cina. Scritti Khitan su laterizi sono stati trovati fra le rovine di Khar Bukh, a 12 km da Dashinchilen; moltissimi reperti dell’impero Khitan anche nel sito di Chin Tolgoi, a 16 km da Dashinchilen. Infine di notevole interesse archeologico la collina di Shiveet-Ulaan, a 25 km da Bayan-Agt, risalente al tardo periodo Turuk, dove spiccano 9 pietre-uomo, 4 leoni e 4 montoni di pietra.