ULAANBAATAR WEATHER

ENRICO ANTONIETTI

Avendo "sfruttato" il vostro sito per raccogliere un po' d'informazioni prima della partenza, mi sembra giusto aggiungere i miei appunti di viaggio. Grazie a voi e a tutti coloro che hanno arricchito il sito con i loro racconti.


QUASI PER CASO IN MONGOLIA
In meno di 48 ore mi sono trovato catapultato in Mongolia, è il solito "effetto aereo" che non ti dà neanche il tempo di capire bene cosa succeda e ti trasforma in un puntino da un'altra parte del mondo. Il nostro itinerario si è svolto ad anello con partenza e arrivo da Ulaan Bataar, tutto rigorosamente via terra (parti del corpo potrebbero testimoniare) toccando i principali luoghi di interesse. Dopo pochi chilometri si abbandonava l'asfalto per infilarsi in una improbabile pista. Era l'inizio di qualcosa come 1.800 km su strade sterrate, erbose, sassose... di tutto!
Siamo passati dal deserto del Gobi, non prima di aver assaporato la Yol Valley camminando lungo il suo canyon, divertendoci anche a fare gli involontari protagonisti di una trasmissione mongola, ammirando le bellissime Khongoryn Gol. Le dune, il cui colore chiarissimo in forte contrasto con l'incredibile verde e le scure montagne, lì apposta per essere salite. E poi le Red Rocks, un gran canyon in miniatura.
La prima cittadina incontrata, Arvaikheer, e il primo mercato. I negozi ricavati dai vecchi container o vecchi vagoni, tutto quello che occorre a costruire e arredare le loro tipiche "case", le gher, semplicissime seppur accoglienti . Siamo allettati da un ristorante ma dopo averci fatto scegliere i piatti si scopre che non hanno niente da offrirci. La spesa fatta a Ulaan Bataar provvede! Man mano che torniamo a nord il paesaggio cambia, la natura recupera sul deserto e il verde domina tutto. Nella valle dell'Orkhon con un piccolo trekking in mezzo a un lariceto raggiungiamo il monastero di Tövkhön Sün. È molto suggestivo, è in corso la cerimonia religiosa e ci sono molti fedeli e molti monaci, tra cui parecchi giovani. Il monastero è dominato da una rupe, sulla cui cima vi è un ovoo, l'accesso non è consentito alle donne, chissà perchè.
Al Khorgo camp ci fermiamo 2 giorni, sembra proprio di essere in vacanza! Siamo all'interno del Khorgo Terkhiin National Park, dove si possono fare escursioni a piedi o a cavallo, come al cratere del vulcano, al lago. Sui monti attorno al campo è incredibilmente pieno di stelle alpine.
Ma la Mongolia è anche religione e arte, nella vecchia capitale del regno di Chingghis Khaan, Kharakhorin uno dei pochi monasteri risparmiati da Stalin, Erdene Zuu, racchiuso dalle mura intervallate da 108 Stupa. Un luogo ricco di spiritualità. Al piccolo monastero di Erdene Khamba incontriamo la sciamana che ci leggerà le carte.
L'impressione è che ci dica quello che... suggeriamo noi!
Per rientrare a Ulaan Bataar abbiamo 300 km di asfalto, ma scopriamo che l'insidia delle buche fa risultare decisamente migliori le piste nelle steppe.
Un minibus ne ha fatto le spese ed è a bordo strada con le ruote per aria. Fortunatamente gli occupanti sono incolumi, ma infreddoliti sotto la pioggia.
Si può dire che è il primo giorno di pioggia, gli altri giorni sono stati caratterizzati da un cielo blu intenso e una luce incredibile, una limpidezza che ci ha accompagnato per tutto il viaggio, ne resto ancora affascinato guardando le foto.
Ci siamo tenuti del tempo per Ulaan Bataar, c'è ancora da visitare il bellissimo tempio di Gandan con il suo maestoso Buddha e il Palazzo d'Inverno. Avremmo altre cose da visitare, ma ci concediamo un po' di shopping al Department Store.
Però se devo ricordare la Mongolia preferisco ricordarla per come l'ho vissuta. Più che un viaggio caratterizzato dalle attrazioni da raggiungere e vedere, un viaggio segnato dagli incontri in luoghi sperduti, in spazi infiniti, nella libertà più assoluta.
Il formaggio di Yak spuntato sul tavolino a colazione, la ragazza che all'alba è venuta ad accenderci la stufa, l'invito a salire sul suo cavallo da parte di un vecchio pastore e tanti altri momenti saranno il ricordo più bello della Mongolia e dei suoi abitanti. Li abbiamo visti e incontrati in una stagione favorevole, presto si troveranno a lottare con temperature infami nelle loro tende, dobbiamo avere un grande rispetto e una forte ammirazione verso di loro.

Enrico Antonietti

Grazie a Enrica, Gb, Dorina, Flavia, Tanja e Jordan con cui ho potuto condividere queste emozioni e ai nostri accompagnatori Bill, Bairà e BipBip.