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18 settemnre 2023    PRIMO PIANO
Il Cardinale Marengo:
«Il Papa? Una grazia»
di Gigliola Alfaro - SIR Agenzia d'informazioneSono passati diversi giorni dalla conclusione del 43° viaggio apostolico internazionale di Papa Francesco in Mongolia, ma il card. Giorgio Marengo (nella foto Vatican Media Sir, con il Pontefice), prefetto apostolico di Ulaanbaatar, è ancora molto indaffarato per le ricadute della visita, che resta nella memoria e nei cuori della gente, colmi di gratitudine verso il Papa. E come Francesco, durante l’udienza generale del 6 settembre ha affermato che il viaggio in Asia gli ha fatto bene, così per la piccola comunità mongola cattolica, anzi per tutta la popolazione, la visita è stata un dono. Ne parliamo con il card. Giorgio Marengo.Più volte il Papa ha detto di avere molto caro il popolo mongolo: durante questi giorni si è sentito questo affetto e il popolo come l’ha ricambiato?Nei giorni della visita si è creato un bellissimo rapporto tra il Santo Padre e la popolazione, non solo la piccola comunità cattolica, ma anche la gente comune. Si è notato proprio un feeling tra il Santo Padre e il popolo mongolo attraverso l’espressione di un affetto sincero. All’inizio era più che altro curiosità, poi con il passare dei giorni sono diventati simpatia e desiderio magari di scattare una foto mentre passava, di salutare. Sono stati molto contenti della generosità del Papa di tenere giù il finestrino e salutare tutte le persone possibili e immaginabili.Durante la conferenza stampa in aereo, di ritorno dalla Mongolia, il Papa si è detto soddisfatto del viaggio. Lei che bilancio ne fa? Quali sono stati a suo avviso i momenti salienti?Questo viaggio è stato certamente una grazia, direi. È stato sotto tutti gli aspetti un dono. Lo valutiamo tutti in maniera super positiva, non ci sono parole per dire come siamo contenti, soddisfatti e grati al Santo Padre di aver compiuto questo viaggio, di aver fatto questa scelta di venire in un luogo lontano dai riflettori, come ha detto lui, per portare la sua testimonianza e per ascoltare, per dialogare. Direi che ogni evento del programma ha avuto un suo valore particolare, quindi più che parlare di quali siano stati i momenti più salienti, direi che ognuno degli eventi che erano in programma ha avuto un rilievo tutto particolare.Certamente l’accoglienza solenne riservata sulla piazza e poi dentro il palazzo governativo con questo incontro molto cordiale con il presidente della Mongolia, Ukhnaagiin Khürelsükh, che si è poi concluso con un gesto di particolare vicinanza quando il presidente per salutare il Santo Padre che si stava congedando si è chinato in quanto il Santo Padre era sulla sedia a rotelle, poi quando stava risalendo in macchina lo ha abbracciato, segno di qualcosa che va al di là del protocollo e che esprime molto.Poi, ovviamente, l’incontro in cattedrale. Il Santo Padre che entra in una ger che era all’esterno. Per la piccola comunità mongola resterà sempre impresso nel cuore, nella memoria, un Papa che è entrato nella nostra casa, ha voluto interessarsi di noi. E poi la familiarità, il clima di famiglia che ha caratterizzato questo incontro con le belle testimonianze, gli scambi e il messaggio che ci ha dato che diventa per noi un programma di vita. Poi gli altri tre momenti importanti, di nuovo ognuno a suo modo: l’incontro con i leader religiosi, un segno veramente profetico di volontà di camminare insieme, di superare gli attriti, le tensioni con un ascolto reciproco, un impegno comune per la pace, per l’armonia. Poi la santa messa nella Steppe Arena: quando ho visto sugli schermi la scritta “Benvenuto, Santo Padre, in Mongolia” mi sembrava veramente un sogno, invece era la realtà. Questa celebrazione eucaristica che è stata anche una delle prime a essere seguita da molte migliaia di cittadini mongoli, per cui un’esposizione anche alla nostra vita di fede molto significativa, oltre che la prima volta ovviamente che era il Santo Padre a presiederla in Mongolia. Anche l’incontro alla Casa della Misericordia, l’ultimo giorno, è stato caratterizzato da questa prossimità, questa vicinanza alle persone sofferenti con un messaggio molto chiaro per noi missionari e missionarie, credenti in Mongolia:il messaggio di una carità genuina, non interessata, di un prendersi cura dell’altro che diventa il profumo di Cristo che si espande.Bellissimi tutti questi momenti.Più volte il Papa durante il viaggio ha lanciato un appello alla pace, a essere “semi di pace” in un mondo attraversato da conflitti. E sempre rispondendo ai giornalisti il Papa ha risposto affermativamente alla domanda se Ulaanbaatar può proporsi come piattaforma per un dialogo internazionale tra Europa e Asia. Questo, secondo lei, si può realizzare in che modo?Gli appelli del Papa per la pace sono stati numerosi. Credo che siano stati accolti con molto senso di gratitudine e anche di responsabilità. Ed è emerso sempre di più questo ruolo che la Mongolia può avere nello scacchiere internazionale di un Paese dove potersi sedere insieme dentro una ger, in uno spazio circolare, per trovare accordi, per trovare quell’equilibrio tra le forze che nella storia i mongoli hanno sempre ricercato e per lo più hanno saputo trovare. Poi concretamente come questo si possa realizzare non lo so, ma potrebbero anche profilarsi delle possibilità di diventare la Mongolia, Ulaanbataar, un luogo di incontro, di summit tra persone che sono coinvolte nella ricerca della pace.È una nazione ospitale, capace dal punto di vista organizzativo, determinata nella ricerca della pace e della risoluzione dei conflitti, potrebbe essere un luogo particolarmente adatto per ospitare dei dialoghi di pace tra le parti che cercano un accordo.Questa possibilità concreta di Ulaanbataar come luogo di summit per la pace credo che non sia una fantasia, ma sia piuttosto fattibile.Francesco ha molto incoraggiato la piccola ma vivace comunità cattolica mongola. Cosa vi caratterizza?Forse una delle caratteristiche che più contraddistingue questa piccola porzione di Chiesa che siamo noi in Mongolia penso che possa definirsi come la freschezza della fede. Una comunità formata da poco meno di 1.500 persone che in questi trent’anni si sono affacciate alla fede, hanno scelto di vivere da cattolici nel mondo, in una società in cui questo non è per nulla scontato e lo hanno fatto ognuno a modo suo, attirati, come spesso ci ha ricordato il Santo Padre, dalla bellezza della fede, dalla bellezza del Vangelo vissuto e concretizzato dai missionari, dalle missionarie e dagli altri credenti. Quindi forse questa caratteristica di una Chiesa che cammina con semplicità, con umiltà e in una dimensione, appunto, di freschezza, di genuinità, con tutti gli alti e bassi che una vita di fede porta con sé, ma anche con la gioia di scoprire ogni giorno la bellezza del Vangelo e con lo sforzo e l’impegno di trasformarlo in gesti concreti, viste le tante attività che i missionari e le missionarie svolgono da tanti anni a beneficio della popolazione in tutti i campi del vivere sociale, l’educazione, la cura della persona nella salute, l’attenzione alle varie forme di disagio, alla povertà, la promozione culturale. Quindiuna Chiesa attiva e con questa gioia della fede che non si preoccupa di grandi numeri o di riconoscimenti esterni, ma che cerca di camminare con semplicità nelle vie del Vangelo.E cosa può insegnare questa piccola Chiesa al mondo intero?Non credo che come Chiesa abbiamo qualcosa da insegnare a nessuno, abbiamo tutto da imparare, semplicemente è bello vivere la fede così. Credo che questa bellezza possa essere in qualche modo contagiosa, nella misura in cui viene colta, viene condivisa. Accogliamo questo dono e lo offriamo con tanta semplicità.Il Papa ha anche assicurato le autorità che la Chiesa cattolica non ha un’agenda politica: qual è il vostro rapporto con le istituzioni, altre religiose e società?Quanto il Papa ha detto circa il fatto che la Chiesa non ha un’agenda politica, ma è un fermento di bene nelle società, è di un’importanza capitale perché ribadisce quella che è la vera identità della Chiesa e in questo senso aiuta anche a sgomberare il campo da eventuali false interpretazioni o paure in un Paese che per settant’anni è stato caratterizzato da un’ideologia atea, che ha instillato un senso di disprezzo e anche di sospetto verso ogni forma religiosa, è importante ribadire che la Chiesa ha una sua identità, che non si regge su interessi politici, economici, di potere, ma che ha un’unica missione che è quella di offrire il Vangelo e di viverlo.Ed è importante questo, perché comunque rimane un certo sospetto verso la religione appunto intesa come potenziale motivo di tensione nella società, soprattutto laddove possano convivere diverse religioni. E allora questa sottolineatura del Papa aiuta molto, ci aiuta anche nel nostro quotidiano interfacciarci con le autorità civili, con le quali c’è un ottimo dialogo, ed è però importante avere un punto di riferimento anche per noi, per spiegare chi siamo, perché è anche vero che ci sono vari gruppi religiosi in Mongolia di varia natura e di varia origine e non tutti sono legati a tradizioni chiare e quindi, a volte, lo Stato si trova a doversi confrontare con esperienze religiose non chiare. Invece, questa chiarezza che il Papa ha espresso sulla Chiesa cattolica è molto importante.È stata benedetta dal Papa e inaugurata la Casa della Misericordia: di cosa si occuperà?La Casa della Misericordia vuole essere proprio una porta aperta a ogni persona che è in difficoltà, in primis le persone della strada, che non sono tantissime ma che comunque vivono una realtà difficilissima, soprattutto in inverno, quando rimanere fuori vorrebbe dire condannarsi alla morte, quindi, un luogo di rifugio dal freddo intenso dell’inverno, un luogo dove ricevere un pasto caldo, dove farsi una doccia, dove parlare con qualcuno, dove esprimere il proprio disagio. Da parte nostra, l’impegno all’ascolto e all’orientamento di queste varie forme di disagio, in una grande sinergia con le realtà sociali già presenti sul territorio, perché in Mongolia esiste anche un’Assicurazione sanitaria nazionale, esistono ospedali che forniscono l’aiuto necessario, quindi non vogliamo essere un doppione, vogliamo semplicemente offrire lo spirito cristiano di aiuto, di prossimità e metterlo in dialogo con quello che c’è già di buono nella società. Concretamente ci sarà una mensa per persone in difficoltà, delle docce pubbliche, delle stanze di ascolto e di prima accoglienza, un piccolo ambulatorio per un primo soccorso, delle stanze anche per persone che magari devono rimanere qualche giorno, scappando da situazioni di violenza domestica o cose del genere, e anche spazi per i volontari, per le persone che opereranno nella Casa, le varie figure professionali che ci saranno, tenendo conto che potrebbe diventare anche un punto di riferimento per la Chiesa locale quando si fanno incontri che richiamano persone dalle varie parti del Paese.L’altra caratteristica è che questa esperienza si propone come un’espressione della Chiesa locale e, quindi, associata direttamente alla Prefettura apostolica con ,evidentemente, il contributo, la collaborazione delle varie congregazioni religiose presenti, ma in primis come un’iniziativa delle persone mongole locali che si mettono insieme, che si aiutano e che s’impegnano per il prossimo.Quali frutti della visita del Papa auspica ci saranno nella vostra Chiesa?Certamente vogliamo custodire con grande gratitudine e con profondità i semi che sono stati sparsi a piene mani dal Santo Padre in questa visita e, quindi, siamo fiduciosi che i frutti verranno fuori da questa visita proprio per il grande valore a 360 gradi che questa visita ha avuto.Starà certamente a noi di non lasciar cadere invano i grandi appelli che il Santo Padre ci ha fatto, quindi i suoi discorsi diventeranno un programma pastorale per tutti noi. Abbiamo già in mente di pubblicare i vari discorsi nella forma di un libretto in lingua mongola, che verrà anche condiviso con persone al di fuori della Chiesa e che per noi diventerà una specie di programma per i prossimi anni.Da questo punto di vista, i frutti si riassumono proprio in una rinnovata consapevolezza di chi siamo come Chiesa in questa società, in una maggiore visibilità che il Papa ci ha dato come comunità credente con la propria identità, perché qui a volte si fa un po’ fatica a distinguere all’interno del mondo cristiano tra le varie denominazioni. Adesso con la venuta del Papa sarà più chiaro riferirci proprio a lui, a quello che lui rappresenta nel mondo e quindi ci potrà dare anche un contributo fondamentale nella continuazione dei rapporti che abbiamo con le autorità civili per anche mettere a tema alcune situazioni che ancora necessitano di essere risolte a livello legale, a livello di permanenza dei missionari, di registrazione delle nostre attività. Uno dei frutti concreti potrebbe essere proprio il contributo a proseguire nel negoziato per arrivare poi a un Accordo bilaterale tra la Santa Sede e la Mongolia.Come continua il cammino adesso, anche in considerazione del Cammino sinodale in corso?Come ha detto la catechista Rufina nella sua testimonianza, nel nostro piccolo la nostra esperienza di Chiesa è già un’esperienza sinodale e vorremmo che continuasse in questa linea che, come ha avuto modo di spiegare il Santo Padre anche nel viaggio di ritorno sull’aereo, è la prospettiva degli Atti degli apostoli, dei Vangeli. Non è nulla di nuovo, di strano, ma è l’identità della Chiesa. Per noi vuol dire proseguire in questo cammino, sapendo dove dobbiamo insistere: in particolare, il Santo Padre ha messo l’accento sulla necessità di una vita di preghiera ben radicata, che ancori tutto il nostro prodigarci per il prossimo e ha sottolineato l’importanza della comunione ecclesiale nel camminare insieme verso Cristo.
13 settembre 2023    PRIMO PIANO
Al cinema “L'ultima
luna di settembre”
Quando il padre anziano si ammala gravemente, Tulgaa, che da molti anni risiede in città, decide di fare ritorno al suo villaggio d'origine, situato sulle remote colline della Mongolia, per prendersi cura di lui. Il destino, tuttavia, prende il suo corso naturale, e poco tempo dopo, il padre anziano lascia questo mondo. Tulgaa prende la decisione di rimanere nel villaggio e stabilirsi nella yurta di suo padre al fine di completare il raccolto che l'anziano aveva promesso di portare a termine entro l'ultima Luna piena di settembre. Mentre si dedica ai lavori nei campi, Tulgaa si imbatte in Tuntuulei, un bambino di dieci anni che vive con i nonni mentre sua madre lavora in città. Inizialmente, tra i due sorge un rapporto segnato da sfide, ma col passare del tempo, questo si trasforma gradualmente in un legame basato su stima reciproca e condivisione. In mezzo agli incantevoli e vasti paesaggi di questa terra ricca di tradizioni, Tulgaa assume un ruolo di figura paterna nei confronti del giovane Tuntuulei, offrendogli tutto l'affetto paterno che a lui stesso non era mai stato concesso. Tuttavia, l'ultima Luna piena di settembre sta per giungere, e a Tulgaa rimangono solo pochi giorni da trascorrere con Tuntuulei prima di dover fare ritorno in città. Esce con Officine Ubu il 21 settembre, in perfetto allineamento col suo titolo, L’ultima luna di settembre del regista mongolo Amarsaikhan Baljinnyam – che interpreta anche Tulgaa – basato sul romanzo breve 'Tuntuulei' di T. Bum-Erden. Una storia poetica sull'infanzia e la genitorialità, ambientata tra gli incantevoli paesaggi della Mongolia, che diventa per noi rara occasione per scoprire una terra ricca di umanità e tradizioni. “Essendo nato e cresciuto in Mongolia – dice il regista – ho sempre ammirato la sua ricca storia, la cultura e lo stile di vita nomade, unico del mio paese, che sta diventando sempre più raro nel mondo. Come artista, ho osservato l'influenza e l'impatto di questo stile di vita sugli stati emotivi delle persone in età diverse, su come pensiamo, come reagiamo o interagiamo. Il film è l’esempio perfetto per me, per esprimere il cuore e la mentalità del popolo mongolo attraverso le sfide quotidiane della società moderna. Volevo che il mio esordio presentasse al mondo il popolo mongolo in modo autentico, come individuo o come nazione. E sullo sfondo volevo il paesaggio esotico della Mongolia, affinché il pubblico di tutto il mondo vivesse una vera esperienza cinematografica”. Il film è fedele alla versione letteraria ma, afferma l’autore “racconta in modo più entusiasta ed edificante di come Tulgaa e Tuntuulei si accettino l'un l'altro come padre e figlio, anche se non lo sono. La fine del mio film è l'effettivo inizio del viaggio di Tulgaa e Tuntuulei verso il resto della loro vita. Il legame tra i due rimane molto forte. Al giorno d'oggi, nella nostra cultura contemporanea, la nostra energia e il flusso di pensieri sono completamente occupati da cose e compiti inutili, e dobbiamo scegliere di trovare il tempo per le importanti domande interiori a cui è necessario rispondere. Attraverso la mia pellicola, lo spettatore può godersi la solitudine nell'esotica natura mongola con i nostri eroi che a loro volta stanno iniziando un viaggio alla ricerca di quelle risposte per superare le loro paure, alla ricerca di empatia e amore incondizionato attraverso modi inaspettati. Quindi v’invito a rompere con il caos e la frenesia della società e di godervi la poesia di una storia umana che ci conduce alle nostre radici”.di Andrea Guglielmino (CinecittàNews)
12 settembre 2023    SPORT
Il Brera Calcio
va in Mongolia
Il Corriere della Sera del 12 settembre 2023 dedica una pagina di Federico Pistone all'avventura del Brera Calcio in Mongolia. Altro che Internazionale: la terza squadra di Milano punta al planetario. Dopo l'esperienza in serie D con Walter Zenga allenatore nell'anno 2000 all'Arena Garibaldi, il Brera Football Club è sbarcata in Macedonia del Nord, in Mozambico e ora fa rotta sulla Mongolia, in una sorta di Risiko calcistico all'insegna della passione del presidente-giornalista Alessandro Aleotti, omonimo ma nulla a che fare con il rapper J-Ax. Making friends, not millioners è il suo credo ecumenico senza compromessi e comprensibile a ogni latitudine, perfino a Ulaanbaatar, la capitale che ospita metà della popolazione mongola (3 milioni in tutto) dove si gioca a calcio solo per sei mesi all'anno. Normalmente da maggio a ottobre ma con possibili variazioni in caso di inverni particolarmente prolungati e feroci, oltre a quelli “normali” che arrivano a cinquanta gradi sottozero con l'aggravante del vento siberiano che invita, più che a scendere in campo, a rifugiarsi nelle case o nelle gher, le tende dei nomadi costruite da millenni per resistere al clima più estremo della Terra, preso come campione perfino dai tecnici della Nasa per sperimentare condizioni estreme da affrontare su altri mondi. Tutto ghiaccia sotto l'effetto dello zud, il permafrost che ricopre i terreni rendendo drammatica la situazione per i nomadi e per le loro greggi. Figuriamoci giocare a pallone. Eppure la Mongolia, che in primavera rinasce nella sua stupefacnte bellezza, emana quel fascino ancestrale che continua a mietere “vittime”, dopo la visita di Papa Francesco che l'ha definita una vera oasi di meraviglia e di amicizia, nonostante due scomodi vicini come Russia e Cina e proprio per questo “ago della bilancia per la pace mondiale”. Sul territorio del calcio la Mongolia – che domina nel sumo, nella lotta, nel tiro con l'arco insomma in tutte le discipline degne di guerrieri eredi di Gengis Khan – non ha proprio eccellenze di cui andare fiera, occupando il 183° posto (su 208 nazionali) del ranking Fifa, dietro Ciad e Macao ma davanti a Dominica e Bhutan. Rispetto a qualche anno fa, quando i rossoblù mongoli prendevano scoppole spaventose (tipo uno 0-15 contro l'Uzbekistan, non il Brasile), la situazione è migliorata grazie anche al contributo di tecnici e giocatori europei e soprattutto italiani decisi a provare l'avventura asiatica più suggestiva, come il “pioniere” Giacomo Ratto, che sette anni fa andò a difendere i pali dell'Ulaanbaatar City Football Club fra lo stupore generale, mentre all'allenatore romano Fabio Lopez venne offerta la panchina della Nazionale, oggi guidata dal giapponese Ichiro Otsuka. Ed ora ecco arrivare anche Milano con la Brera Holdings quotata al Nasdaq a garantire investimenti, tecnica, spettacolo ed entusiasmo così com'è già accaduto nella “serie A” della Macedonia del Nord, il Paese calcistico più “indigesto” per gli Azzurri, con l'esperienza del Brera Strumica, presieduta da un altro leggendario milanese ad honorem, quel Goran Pandev del triplete nerazzurro che ha accolto con gioia la proposta dell'alleanza. Con il tecnico bresciano Giovanni Valenti la squadra dell'antica Tiberiopoli latina, col nome FC Academy Pandev, è tuttora in testa alla classifica macedone con 4 vittorie, 1 pareggio e 1 sola sconfitta, una Coppa nazionale in bacheca e già nel novero continentale di Conference ed Europa League. Bene anche l'avventura africana con il Brera Tchumene oggi al vertice della serie B del Mozambico e pronto al grande salto. Ora la sfida più difficile e suggestiva, nella Deed Lig, la Premier League di Mongolia, con l'FC Ulaanbaatar campione in carica a rinnovare l'annoso duello con i cugini dell'Erchim. Ora però i due litiganti dovranno vedersela con una nuova forza, il Bayanzurch Sporting Ilch FC fondato nel 2020 e già passato dalla quarta alla prima divisione in pochi anni, destinato a ridipingere il calcio mongolo con i colori neroverdi del Brera, da terza squadra di Milano a prima di Ulaanbaatar.Federico Pistone(dal Corriere della Sera del 12 settembre 2023) https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/23_settembre_12/il-brera-giramondo-dopo-macedonia-e-mozambico-giochera-a-calcio-anche-in-mongolia-costruiamo-amicizie-5d7204a6-69dc-471a-a97b-85a891e65xlk.shtml
8 settembre 2023    PRIMO PIANO
Emessa banconota
commemorativa in argento
In occasione della recente visita di Papa Francesco in Mongolia, l’Ambasciata d’Italia a Ulaanbaatar ha emesso una speciale banconota commemorativa in argento. L’iniziativa dell’Ambasciata, realizzata in collaborazione con la Banca Centrale della Mongolia, ricorda la prima missione diplomatica italiana nell’Impero Mongolo ed è dedicata a al frate Giovanni da Pian del Carpine, missionario francescano italiano, inviato nel 1245 da Papa Innocenzo IV come legato della Santa Sede per consegnare una lettera di pace al Gran Khan dell’impero mongolo. Due anni dopo, una volta tornato in Italia, Giovanni Pian del Carpine redasse il trattato “Historia Mongalorum”, il documento più dettagliato nel mondo occidentale sull’Impero mongolo e sugli usi e costumi del suo popolo. Sulla banconota d’argento è impresso il momento in cui Giovanni da Pian del Carpine è di fronte all’imperatore Guyuk Khan e gli consegna la lettera papale. L’illustrazione originale, l’affresco murale del pittore futurista italiano Gerardo Dottori, è stata realizzata nel 1949 nella Sala Consiliare del Comune di Magione, la città natale del missionario. (fonte esteri.it)
5 settembre 2023    PRIMO PIANO
Il Papa: “Mongolia,
grazie per l'ospitalità”
Poco dopo le 12 del 4 settembre, l'aereo di Ita Airways con a bordo il Pontefice e il seguito è decollato dall'aeroporto Chinggis Khan di Ulaanbaatar alla volta di Roma. Si conclude così il pellegrinaggio di Francesco in terra mongola che lo ha visto abbracciare le diverse realtà della Chiesa e della società. Il telegramma al presidente Khürel Sükh Ukhnaa: "Vi assicuro le mie preghiere per la pace, l'unità e la prosperità della nazione". Papa Francesco ha lasciato la Mongolia, meta del 43* viaggio apostolico internazionale che lo ha visto pellegrino nella capitale Ulaanbaatar presso la piccola Chiesa della nazione centroasiatica. Come consuetudine, prima del decollo si è svolta la cerimonia di congedo in aeroporto, dove il Papa è giunto in auto al termine dell’incontro con gli Operatori della Carità presso la Casa della Misericordia. Al suo arrivo il Papa è stato accolto dal Ministro degli Affari Esteri della Mongolia, Batmunkh Battsetseg. Subito dopo il saluto delle rispettive delegazioni e del seguito locale, una giovane donna si è chinata su Francesco per donargli un mazzo di fiore. Il Papa ha assicurato che li offrirà alla Madonna. Salutando poi con una forte stretta di mano il cardinale Giorgio Marengo, prefetto apostolico di Ulaanbaatar, al suo fianco lungo tutta la visita, Papa Francesco è salito a bordo dell'areo per rientrare in Italia. Subito dopo il decollo, il Papa ha fatto pervenire al presidente della Mongolia, Khürel Sükh Ukhnaa, un telegramma in cui, a conclusione, esprime "ancora una volta, il senso di gratitudine" alle autorità e al popolo mongolo "per la calorosa accoglienza e la generosa ospitalità riservatami in questi giorni". Francesco porge quindi il suo saluto assicurando le sue "continue preghiere per la pace, l'unità e la prosperità della nazione" e invocando "cordialmente su tutti voi abbondanti benedizioni divine". Si conclude, dunque, così questo primo viaggio apostolico di un Papa in Mongolia. Viaggio iniziato lo scorso 1 settembre che ha visto il Papa incontrare le autorità del Paese nella capitale Ulaanbaatar e la piccola comunità cristiana locale presso la cattedrale dei Santi Pietro e Paolo, come pure i leader religiosi locali e gli operatori della “Casa della Misericordia". Un abbraccio globale ad un Paese, stretto tra Russia e Cina, che - come ha detto il Papa stesso nel suo primo discorso all'autorità - può avere un "ruolo" fondamentale nello scenario internazionale, soprattutto per la pace globale. (fonte, testo e foto Vatican News)
5 settembre 2023    CULTURA
Il teatro italiano
al BlackBox di Ulaanbaatar
Tre nuove nomination arricchiscono il Palmares del già pluripremiato spettacolo Made in ILVA: “Best direction” e “Best stage designer” per la regista Anna Dora Dorno e “Best actor” per il performer Nicola Pianzola. A nominare lo spettacolo, cavallo di battaglia della compagnia Instabili Vaganti di Bologna, è stata la prestigiosa Saint Muse Academy di Ulaanbataar in Mongolia, dove Made in ILVA andrà in scena l’11 settembre alle ore 16 presso il BlackBox Theatre e nell’ambito della diciassettesima edizione del Festival Internazionale Saint Muse, organizzato dal centro ITI Unesco della Mongolia. Il comitato della Saint Muse Academy aveva avuto modo di apprezzare Made in ILVA al Festival IAPAR di Pune, in India, dove la compagnia ha intrapreso una lunga tournée nell’autunno 2012, ed aveva subito invitato Instabili Vaganti come ospite speciale del più importante festival internazionale teatrale della Mongolia. La pièce di teatro fisico che ha raccontato al mondo la tragedia dell’ex ILVA di Taranto è frutto di una ricerca artistica che vuole fare riflettere sulla condizione alienante dell’operaio, intrappolato in un sistema di produzione che trasforma l’essere umano in una macchina artificiale. Lo spettacolo, diretto da Anna Dora Dorno, interpretato da Nicola Pianzola e con le musiche originali del compositore bolognese Riccardo Nanni, racconta in chiave performativa, il dramma interiore che i lavoratori dell’acciaieria più grande d’Europa, vivono ogni giorno, tra il desiderio di fuggire dalla gabbia d’acciaio fatta di morti sul lavoro, danni ambientali, ricadute sulla salute della popolazione, e la necessità di lavorare per il vivere quotidiano. Definito dalla critica internazionale un capolavoro di teatro fisico, un esempio di “biomeccanica contemporanea”, Made in ILVA ha ricevuto nel 2014 la nomination al Total Theatre Award al Fringe Festival di Edimburgo, dopo aver collezionato numerosi premi: il premio Casino OFF, il premio Landieri per il teatro di impegno civile, il premio della critica Ermo Colle, il premio Museo Cervi, il premio sezione internazionale all’International Festival IIFUT di Teheran in Iran, il premio della giuria al festival del teatro indipendente di Costanza in Romania, il premio OFFx3. Si dovrà attendere la cerimonia di chiusura e premiazione del Festival, prevista il 17 settembre, per sapere se le 3 nomination ricevute si trasformeranno in nuovi premi e riconoscimenti per uno spettacolo che, tradotto e rappresentato in 4 lingue, quest’anno festeggia i suoi 12 anni di tournée mondiali. Anna Dora Dorno e Nicola Pianzola saranno impegnati anche nella direzione di un workshop pratico di teatro, dal titolo The Organic Body, rivolto ad attori e danzatori della scena teatrale contemporanea in Mongolia, che si terrà lo stesso 11 settembre negli spazi dell’Università di Ulaanbataar. Inoltre, i due fondatori di Instabili Vaganti avranno la possibilità di proseguire la ricerca artistica intrapresa nel progetto “The Global City”, ispirato a “Le città Invisibili” di Italo Calvino, in occasione delle celebrazioni del centenario dell’autore, raccogliendo nuovi materiali e suggestioni grazie a questo viaggio sulle orme di Marco Polo e Kublai Khan. Il nuovo spettacolo debutterà infatti al rientro in Italia della compagnia e dopo una residenza artistica al teatro Fabbri di Forlì, in apertura al festival Colpi di Scena, organizzato da Accademia Perduta/Romagna Teatri in collaborazione con ATER Fondazione, il 26 settembre alle 20.30. La tournée di Instabili Vaganti in Mongolia è sostenuta dall’Ambasciata d’Italia a Ulaanbataar e dal Ministero della cultura.
1 settembre 2023    PRIMO PIANO
“Il deserto ci faccia
capire il silenzio”
di Stefano Vecchi, inviato del Corriere della Sera ULAN BATOR — Difficile, fare diplomazia in tempi di guerra? «Non immaginate quanto. A volte bisogna avere un po’ di senso dell’umorismo…». Nel volo che lo ha portato in Mongolia prima dell’alba di venerdì, quando in Italia erano le 4 del mattino, Francesco passa come sempre a salutare uno a uno i giornalisti che lo seguono nel suo quarantatreesimo viaggio internazionale, il primo di un pontefice nella terra di Gengis Kahn.Cammina appoggiato al bastone, l’aria un po’ stanca. La giornata di oggi non prevede impegni, Francesco riposerà nella prefettura apostolica per smaltire il fuso e sabato mattina, quando in Italia sarà ancora notte, incontrerà le autorità rivolgendo loro il suo primo discorso. E ci si attende che, in un Paese che si trova giusto tra Russia e Cina, il Papa torni a invocare il dialogo e la pace, in un mondo minacciato da quella «terza guerra mondiale a pezzi» che denuncia dall’inizio del pontificato. Anche di recente è stato contestato in Ucraina per le parole di elogio alla cultura e alla storia della Russia rivolte ad un gruppo di giovani cattolici riuniti a San Pietroburgo, che peraltro aveva invitato ad essere «seminatori e artigiani di pace in mezzo a tanti conflitti e polarizzazioni». Mentre sorvolava i cieli della Cina, dall’aereo è stato inviato il telegramma di Francesco al presidente cinese Xi Jinping, com’è consuetudine per ogni capo di Stato dei Paesi sulla rotta. Ma nel caso cinese ha un significato particolare, anche questa volta l’aereo del pontefice ha ottenuto il permesso di sorvolo come quando, tra il 13 e il 14 agosto 2014, nel volo che lo portava in Corea del Sud, Bergoglio fu il primo Papa della storia a poter attraversare i cieli della Cina. Nel telegramma di saluto a Xi Jinping e al popolo cinese, Francesco ha scritto: «Assicurandovi le mie preghiere per il benessere della nazione, invoco su tutti voi le benedizioni divine di unità e pace». Il deserto dei Gobi, la steppa, l’aereo papale ha sorvolato le distese sterminate della terra mongola, «ci farà bene capire questo silenzio così lungo, così grande, capire cosa significa non intellettualmente, ma con i sensi», ha detto Francesco citando il compositore russo Aleksandr Borodin, autore di una sinfonia sulle steppe dell’Asia centrale: «Farà bene forse ascoltare la musica di Borodin, che è stato capace di esprimere questa grandezza della Mongolia». A Ulan Bator sono gli ultimi giorni miti, qui d’inverno le temperature scendono oltre i quaranta sotto zero ma Francesco è arrivato in una giornata di sole. Il Paese è grande cinque volte l’Italia ma ha solo tre milioni e trecentomila abitanti, poco meno della metà concentrati nella capitale. Condomini modulari tirati su in serie, grattacieli sparsi, ciminiere, gru, la capitale porta i segni del passaggio brusco all’economia di mercato, dopo la caduta del comunismo. I primi missionari cattolici ritornarono negli Anni Novanta dopo secoli di assenza del cristianesimo. Il Papa incontrerà una delle comunità cattoliche più piccole del pianeta, appena millecinquecento fedeli in una nazione a maggioranza buddista. All’aeroporto è stato accolto dal prefetto apostolico Giorgio Marengo, 49 anni, il missionario che l’anno scorso il Francesco ha voluto fare cardinale, il più giovane porporato del mondo: un altro segno di attenzione alle «periferie» del pianeta.
28 agosto 2023    PRIMO PIANO
Marengo: «Col Papa
al centro della Chiesa»
“Una grazia speciale e un grande onore”. Il cardinale Giorgio Marengo definisce così il viaggio di Papa Francesco in Mongolia che si svolgerà dal 31 agosto al 4 settembre. Il prefetto apostolico di Ulaanbaatar, capitale del Paese dell’Asia orientale, non esita a confidare, in un’intervista ai media vaticani, che “poter avere tra noi il successore di Pietro è un dono immenso”. E non solo perché è la prima volta in assoluto di un Pontefice in una nazione in cui la Chiesa ha festeggiato da poco il trentennale della sua nascita, dopo la caduta del comunismo, ma anche perché rappresenta una visita dal grande valore storico: “Idealisticamente - afferma Marengo - può essere ricollegata ad un fatto avvenuto ottocento anni fa, quando Papa Innocenzo IV inviò il frate Giovanni da Pian del Carpine come suo messaggero di pace ai mongoli che si trovavano alle porte dell’Europa. Insomma, i primi contatti tra i pontefici e gli imperatori mongoli ci furono già nel tredicesimo secolo”.Eminenza, cosa s’aspetta da questo viaggio del Papa che ha come tema "Sperare insieme"?Credo che aiuterà soprattutto i fedeli cattolici mongoli a sentirsi veramente nel cuore della Chiesa. A noi, che viviamo geograficamente in una zona del mondo molto periferica, la presenza del Papa ci farà sentire non lontani ma vicini, al centro della Chiesa. E poi sarà importante per il rafforzamento dei rapporti tra la Santa Sede e lo Stato mongolo, che già sono buoni.La Chiesa come si è preparata ad accogliere il Pontefice?Con grande entusiasmo e con grande fervore, in special modo nella dimensione della preghiera. Questa visita per noi è molto importante e per questo l’abbiamo voluta far precedere dal pellegrinaggio della statua della Vergine Maria che fu trovata, qualche tempo fa, in una discarica del nord del Paese da una donna povera e non cristiana. Questa statua ha visitato le varie comunità cattoliche nelle quali si è recitato il Santo Rosario per invocare benedizioni su questo viaggio.La Mongolia conta circa tre milioni e mezzo di abitanti dislocati su un vasto territorio di oltre un milione e mezzo di chilometri quadrati. Quali sono le dimensioni della Chiesa che il Santo Padre verrà a visitare?È composta da un gregge molto esiguo: millecinquecento battezzati locali radunati in otto parrocchie ed una cappella. Cinque di esse si trovano nella capitale e le altre in zone più remote. E’ una comunità piccola ma molto viva.Quali sono le principali attività ecclesiali?La Chiesa è impegnata per il settanta per cento delle sue attività in progetti di promozione umana integrale: dall’educazione alla sanità, passando per la cura delle persone più fragili. Ma si occupa anche della vita di fede che si concretizza con il pre-catecumenato, con il catecumenato, con la vita liturgica e con la catechesi continua. E’ una pastorale che cerca di concentrarsi soprattutto sulla qualità della scelta di fede delle persone. Per fare tutto questo, siamo aiutati da una settantina di missionari, tra i quali ci sono venticinque sacerdoti, una trentina di suore ed un bel gruppo di laici. In questa compagine ecclesiale articolata dobbiamo annoverare anche due sacerdoti locali: per ora sono gli unici ma sono sicuro che nel tempo aumenteranno.La Chiesa in Mongolia quali sfide deve affrontare?La prima, quella più importante, è vivere secondo il Vangelo. La grande sfida per ogni comunità è quella di essere discepoli e missionari. E questa coerenza di vita si traduce nella necessità di un radicamento sempre maggiore nella società mongola, con la speranza di una più forte coesione della Chiesa particolare intorno ad un progetto comune. Un’altra sfida è quella dell’inculturazione, che ha bisogno di tempi lunghi perché accompagna la maturazione della fede in un determinato contesto culturale. Infine, c’è la sfida della formazione dei catechisti locali, degli operatori pastorali e, ovviamente, del clero locale ed internazionale.La Mongolia è una nazione nella quale la maggioranza della popolazione si dichiara buddista e nella quale ci sono importanti gruppi di fede islamica e sciamanica. Per la Chiesa locale, quanto è importante il dialogo interreligioso?Il dialogo interreligioso da sempre ha segnato l’esperienza ecclesiale in Mongolia. La Chiesa si trova ad essere, anche per necessità, in una situazione di assoluto bisogno di relazioni con i fedeli di altre tradizioni religiose. E’ una dimensione fondamentale che ci ha sempre accompagnato e che, negli ultimi anni, si è intensificata a tal punto che gli incontri tra i leader religiosi, che prima avvenivano annualmente, ora si organizzano ogni due mesi. Queste riunioni, che si svolgono ad Ulaanbaatar, servono per conoscerci meglio e per condividere i nostri percorsi di vita.La Chiesa della Mongolia come sta vivendo il cammino sinodale?Quasi spontaneamente, perché la dimensione della sinodalità fa parte della nostra esperienza ecclesiale. La dinamica della consultazione di tutte le componenti ecclesiali appartiene alla prassi di questa Chiesa. E’ bello sentirsi in piena sintonia con tutto il mondo cattolico in questa fase in cui la Chiesa universale si ferma a riflettere maggiormente sulla sinodalità.Qual è oggi la situazione sociale nel Paese?La società mongola è in una fase di grande trasformazione. C’è una rincorsa veloce a modelli sociali e culturali che sono nuovi rispetto alla tradizione. E’ una nazione in fermento la cui crescita economica sta imponendo un cambiamento anche negli stili di vita che stanno diventando più aperti alla globalizzazione. Questo rapido sviluppo comporta delle opportunità ma anche dei rischi, come quello di lasciare indietro chi non riesce a tenere il passo oppure quello di indebolire alcune tradizioni locali che invece favoriscono una maggiore coesione sociale. Insomma, è un Paese che vuole dimostrare al resto del mondo le proprie potenzialità.E che rapporto c’è tra la Chiesa e la società civile?C’è un dialogo sincero. C’è un rapporto di arricchimento reciproco, intensificatosi soprattutto negli ultimi anni. Noi, nel nostro piccolo, cerchiamo di far sì che la nostra esperienza di fede possa arricchire la società in armonia con le altre realtà religiose. In questo senso, voglio ricordare che sul territorio esistono numerose iniziative di collaborazione che si stanno rivelando molto fruttuose.di Federico Piana  Vatican News
18 agosto 2023    PRIMO PIANO
Il viaggio del Papa
per “sperare insieme”
Andare in Mongolia non è un’eccentricità, ma una scelta ecclesiale molto chiara e che si aggiunge a quella di ridare smalto all’impegno cattolico in Asia. Incastrata tra Cina e Russia la Mongolia presente in sé delle sfide rilevantissime. L’analisi di Riccardo Cristiano (formiche.net)Perché il papa attraversa il mondo per andare in un Paese tanto lontano quanto sconosciuto come la Mongolia e popolato da appena 1500 cattolici? In realtà la storia potrebbe parlare anche in Mongolia di una presenza antica, che risale ai tempi dell’impero mongolo, al XIII secolo. Ma poi i cattolici vi sono tornato nello sventurato Ottocento, poi è cominciata la stagione del comunismo e solo nel 1991 sono state stabilite relazioni diplomatiche. Il cristianesimo e il cattolicesimo ovviamente sono dunque apparsi quasi di conseguenza logica un qualcosa venuto da fuori e da lontano. Si trova anche in questo il senso del motto del viaggio, “Sperare insieme”, cioè la negazione di ogni intento annessionista o omologazionista, ma anche la conferma di una fratellanza nella società mongola e in quella dei popoli.I viaggi di papa Francesco sono spiegati da molti anni nel nome delle periferie. Può sembrare uno slogan, e in parte forse lo diventa se non si unisce a questa definizione apparentemente geografica anche la categoria ecclesiale della missionarietà. Periferie e Chiesa missionaria spiegano meglio l’idea di Chiesa che prospetta Francesco: una Chiesa missionaria non celebra la propria forza o antica presenza, piuttosto sa che la sua vera qualità sta nel lavorare per attrazione, come per Francesco dovrebbe essere ovunque. Non chiedere riconoscimenti ufficiali, ma radicarli nei comportamenti, da spiegare come evangelici ed evangelicamente coerenti.Andare in Mongolia dunque non è un’eccentricità, ma una scelta ecclesiale molto chiara e che si aggiunge a quella di ridare smalto all’impegno cattolico in Asia. Incastrata tra Cina e Russia la Mongolia presente in sé delle sfide rilevantissime: diffusa violenza domestica, alti tassi di disoccupazione, urbanizzazione, inquinamento galoppante, emergenza alcolismo. A tutto questo la Chiesa prova già a rispondere con la sua piccola presenza che ha visto giungere grazie al papa anche un cardinale, il missionario italiano Giorgio Marengo, il cardinale più giovane tra quelli che attualmente siedono nel Sacro Collegio, prefetto apostolico di Ulan Bator.Lavorare per attrazione qui significa affrontare queste sfide insieme alla popolazione locale prescindendo da appartenenza o affiliazione tradizionale, anzi, conoscendo e riconoscendo il buddismo, che è la religione tradizionale di queste terre. Il buddismo dunque è l’interlocutore religioso e qui emerge la prima sfida, che ha certamente molto da dire non solo alla Mongolia: questa sfida si chiama Cina. La diffusione più rilevante è infatti quella del buddismo tibetano e quando si parla di questo si parla del Dalai Lama, e dei problemi che ciò comporta con Pechino, per la decisione con Pechino ha colonizzato il Tibet e tenta di cancellarne le radici religiose e buddhiste. La visita del Dalai Lama in Mongolia, nel 2016, fu un bruttissimo segno per Pechino e tutto si aggravò con la sua scelta di dichiarare la decima reincarnazione del Jebsundamba, capo spirituale del buddismo in Mongolia, da Dharmshala, sede del governo tibetano in esilio, ha ulteriormente allarmato Pechino.La Cina aveva appena tentato di nominarne uno ad essa gradito. Le protervie cinesi portano alla difesa del buddismo ma anche a sinofobia. Tutto questo non può che suonare familiare ai cristiani, che sanno bene come la scelta dei vescovi abbia costituito un rompicapo per i cattolici alla prese con quelli fedeli al papa, come è ovvio, e quelli fedeli solo a Pechino, come è ovvio solo per Pechino. Oggi la Santa Sede, come è noto, è alla prese con la difficile gestione dell’accordo provvisorio con Pechino che riguarda proprio la cruciale questione della nomina dei vescovi e della loro duplice fedeltà, al papa quali vescovi cattolici e a Pechino quali vescovi e cittadini cinesi.Le esuberanze della Cina non sono certo finite, né si è spenta la memoria del doloroso passato e delle imprese coloniali alle quali il cristianesimo è stato associato. Si può dunque ben vedere, come ha scritto Jerome O’Mahony su The Tablet, che questo viaggio alla luce dell’esperienza maturata dal papa e dal suo segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, possa non solo tornare a parlare di una relazione antica tra cristianesimo e Mongolia, non solo novecentesca, ma soprattutto disegnare i nuovi contorni di una relazione tutta nuova tra autorità religiose e governi in quella parte di mondo. Anche l’Europa ha conosciuto concordati e ingerenze governative nella vita ecclesiale, non c’è da menare vanti o teorizzare guerre di civiltà, piuttosto mettere a frutto le esperienze e la reciproca conoscenza, i cambiamenti che questa ha prodotto riducendo la diffidenza. Nei limiti del possibile, ovviamente.Ma c’è anche un altro senso, globale, che questo viaggio non può non trovare. La Mongolia ha bisogno del mondo, incluso l’Occidente, ma non può rompere con la Russia, per la disparità delle forze e del bisogno energetico che la espone. Per questo forse oggi la Mongolia può essere definita una potenza non allineata né con l’Occidente, al quale è avvicinata dal Giappone, né con Mosca, alla quale è avvicinata dall’importazione russa e dalle esportazioni in Cina.Questo è un intreccio che davanti al conflitto in Ucraina può offrire alla Santa Sede un nuovo interlocutore fruttuoso per la sua visione all’insegna della fratellanza e non dell’inimicizia. (foto papafrancesco.net)
10 agosto 2023    PRIMO PIANO
I giovani della Mongolia
in attesa del Papa
Finita la Gmg di Lisbona, i giovani della Mongolia aspettano Papa Francesco nel loro Paese. “La visita del Papa è un segno che Dio ama il nostro Paese”. A parlare è Sanjaa Mng, che a Lisbona ha guidato una piccolissima delegazione di giovani dalla Mongolia. Al termine di questa esperienza, al Sir racconta: “Abbiamo vissuto un momento bellissimo. Giovani di tutto il mondo si sono riuniti nella stessa fede e nello stesso luogo. Abbiamo avuto l’impressione che la preghiera del Padre Nostro che ogni giorno recitiamo, si stesse realizzando. Padre Nostro che sei cieli: la fede di avere un unico Padre, qui è diventata realtà”. E guardando all’imminente viaggio di Papa Francesco in Mongolia, aggiunge subito: “Per noi il Papa è un dono di Dio come segno di fede nella storia”. La Mongolia, con i suoi 1.566.000 chilometri quadrati, è il 19° Paese del pianeta per estensione territoriale (oltre cinque volte l’Italia). Confina con Cina e Russia e gran parte del suo territorio è coperto da steppe, con montagne a nord e a ovest e il Deserto del Gobi a sud. Ha tra le più basse densità di abitanti al mondo tanto che la Mongolia è il secondo paese meno popolato del mondo. Circa il 30% della popolazione è nomade, dedita prevalentemente all’allevamento. “Quando la gente ci pensa – ci dice Sanjaa – pensa che il nostro paese sia una grande distesa di campagna che occupa una vasta area di terra. È vero, è così. Agli occhi della fede, è una comunità molto piccola che sta iniziando a camminare”. La religione predominante infatti è il buddismo tibetano sebbene, in seguito ai decenni di ateismo di Stato, oltre il 30% della popolazione si dichiari tuttora non religiosa. La piccola comunità cattolica conta circa 1.450 battezzati. Un Paese dai due volti: da una parte, la capitale Ulaanbaatar evoluta e tecnologica, dall’altra il resto del Paese, le grandi distese, le tradizioni. “Ci sono molte cose difficoltà”, ammette Sanjaa. La popolazione “sta iniziando a guadagnare” ma “cercherò di affrontare queste sfide e vivere con coraggio, senza paura, come ha detto il Papa alla Gmg: “Sono sicuro che sebbene siamo una piccola comunità, sappiamo attraverso la storia del nostro paese che Dio respira sempre con noi e vive insieme al nostro popolo”. Papa Francesco sarà il primo Pontefice a recarsi nel Paese asiatico. La visita si svolgerà dal 31 agosto al 4 settembre. “Sperare insieme” è il motto scelto per questo viaggio apostolico. Il logo vede al di sopra della scritta la mappa della Mongolia, tratteggiata con i colori rosso e blu, della bandiera nazionale. All’interno, è raffigurata una “ger”, abitazione tradizionale mongola, dalla quale esce verso l’alto un fumo giallo (colore del Vaticano). Sulla destra della ger si staglia una croce. La “ger” e la croce sono contenute tra due scritte in verticale, nella lingua mongola tradizionale, che riprendono il motto. “Il nostro paese ha vissuto una vita nomade fin dai tempi antichi”, spiega Sanjaa. “Vive ancora una vita nomade. Quando ci penso, la radice della nostra fede è nella vita nomade. Quando Dio chiamò Abramo, lui viveva una vita nomade. Proprio come un genitore dà un nome a un figlio, Dio diede un nome ad Abramo.di M. Chiara BiagioniAgenzia d'informazione Sir 
8 agosto 2023    PRIMO PIANO
Il Papa in Mongolia
dal 31 agosto al 4 settembre
Sperare insieme. Nel motto che accompagna la visita c’è il senso stesso del viaggio che porterà il Papa in Mongolia, primo Pontefice a raggiungere il Paese, dal 31 agosto al 4 settembre. Un’immagine semplice che vuole riunire il senso pastorale ma anche di Stato che caratterizzerà il pellegrinaggio. Si è optato per «una virtù prettamente cristiana come la speranza – informa la Sala Stampa vaticana – ma largamente condivisa anche in ambienti non-cristiani, associandola all’avverbio “insieme” in modo da sottolineare l’importanza della collaborazione bilaterale tra Santa Sede e Mongolia». Un Paese, quest’ultimo, confinante con la Russia e la Cina dove la comunità cattolica è una realtà piccola, pari al 2% della popolazione totale, che significa circa 1.450 battezzati su 3,5 milioni di abitanti. Religione maggioritaria è invece il buddismo, sebbene a seguito di decenni di ateismo di Stato oltre il 30% delle persone dichiari di non avere nessun credo. A guidare il piccolo gregge cattolico, il cardinale Giorgio Marengo, piemontese di Cuneo, classe 1974, che ha ricevuto la porpora nel Concistoro del 27 agosto 2022. Missionario della Consolata, un dottorato in missiologia, è stato il primo esponente del suo Istituto religioso a essere inviato nel Paese asiatico. E certo la sua esperienza sarà preziosa per l’articolazione della visita che vedrà Francesco arrivare nella capitale mongola di Ulaanbaatar la mattina del 1° settembre. La prima giornata completa della visita sarà però il 2 settembre quando il Pontefice incontrerà in mattinata le autorità civili, politiche e il corpo diplomatico mentre il pomeriggio prevede l’appuntamento con i vescovi i e il clero locale. Due i momenti centrali nel programma di domenica 3 settembre: l’incontro ecumenico e interreligioso e la Messa, all’interno delle “Steppa arena”. Nell’ultimo giorno l’abbraccio agli operatori della carità e l’inaugurazione della "Casa della misericordia”. Il rientro a Roma è previsto alle 17.20 del 4 settembre. Si diceva del motto. Va nella stessa direzione il logo che, al di sopra della scritta, riproduce la mappa della Mongolia con all’interno una ger (abitazione tradizionale mongola), dalla quale esce verso l’alto un fumo giallo (colore del Vaticano). Sulla destra della ger si staglia una croce. La ger e la croce sono contenute tra due scritte in verticale, nella lingua mongola tradizionale, che riprendono il tema del viaggio: ”sperare insieme”.  Nella foto, il Papa durante un'udienza con autorità buddiste della Mongolia e il cardinale Giorgio Marengo - Archivio Vatican Media.di Riccardo Maccioni per Avvenire
25 giugno 2023    SPORT
Judo, Grande Slam:
2° oro per la Mongolia
Grand Slam di judo ad Ulaanbaatar, terza ed ultima giornata in terra mongola contrassegnata dall’assegnazione degli ultimi cinque ori, di cui uno appannaggio dei padroni di casa della Mongolia. Nella categoria uomini -100 kg festa grande nell’arena per il successo del mongolo Gonchigsuren Batkhuyag (nella foto), giustiziere in finale del georgiano Varlam Liparteliani. Terza piazza per l’indipendente Arman Adamian ed il naturalizzato nipponico Aaron Wolf. Tra le donne +78 kg, su tutte la nipponica Wakaba Tomita davanti all’israeliana Raz Hershko. Terzo gradino del podio per la mongola Nominzul Dambadarjaa e la coreana Hayun Kim. Ultima medaglia assegnata in ordine di tempo è quella relativa alla categoria uomini +100 kg: qui su tutti c’è l’atleta indipendente Inal Tasoev, che sconfigge nell’atto conclusivo il coreano Minjong Kim. Bronzo per il mongolo Tsetsentsengel Odkhuu e il tedesco Losseni Kone. La kermesse è stato un grande successo per la Mongolia, sia nell'organizzazione che nei risultati. Ora il judo va in vacanza, i prossimi appuntamenti ad agosto. (fonte Euronews)
Grand Slam di judo a Ulaanbaatar, prima giornata in terra mongola contrassegnata da un doppio oro assegnato a judoka nipoponici, esultano anche i padroni di casa: da segnalare che nessun atleta italiano è in gara in questa competizione. L'arena si è gremita di un pubblico appassionato, pronto a tifare per i propri colori. Categoria uomini -66 kg: l’acuto dei padroni di casa porta la firma di Baskhuu Yondonperenlei, giustiziere in finale del tagico Obid Dzhebov. Terza piazza per l’azero Yashar Najafoc ed il mongolo Erkhembayar Battogtokh. Superfluo ribadire che la folla è andata letteralmente in visibilio per il vincitore, uomo del giorno. A consegnare le medaglie è Battulga Khaltmaa, presidente della Mongolian Judo Association. "Mi sento assolutamente bene - dice il vicncitore - perché il pubblico ha tifato per me, vorrei ringraziare in modo speciale il presidente dell'Associazione mongola di judo per il suo sostegno". (fonte euronews)
23 giugno 2023    PRIMO PIANO
Italia-Mongolia: sezione
interparlamentare
“Si è ufficialmente insediata la sezione bilaterale interparlamentare Italia - Mongolia che presiedo, alla presenza di alcuni componenti della commissione e dell’Ambasciatrice Tserendorj Narantungalag che ci ha invitati presso l’Ambasciata”. Ne dà notizia Nicola Carè, deputato Pd eletto all’estero. “La bilaterale che presiedo – aggiunge – è costituita da 16 colleghi parlamentari: Ettore Rosato, Elena Bonetti, Mauro Del Barba, Francesco Gallo, Gisella Naturale, Alberto Losacco, Antonio Trevisi, Giangiacomo Calovini, Susanna Camusso, Luca Pastorino, Mario Borghese, Mario Borghese, Elena Murelli, Nicoletta Spelgatti, Roberto Pella e Francesco Giacobbe”. La Mongolia, annota Carè, “è un Paese ricco di risorse minerarie, come carbone, rame, oro, zinco, terre rare e molti altri elementi. I rapporti bilaterali sono buoni e con il nostro gruppo bilaterale rafforzeremo ancora di più i contatti tra i parlamentari di entrambi i Paesi e aumenteremo così la reciproca collaborazione. È una occasione di confronto e un’occasione per rafforzare le relazioni politiche, economiche e culturali tra l’Italia e la Mongolia. Molto significativo l’aumento delle nostre importazioni con un balzo del 147% nel 2022 e interessanti prospettive si stanno aprendo in campo ambientale, nelle energie rinnovabili, nel settore forestale e nella gestione dei rifiuti”. (fonte aise)
5 giugno 2023    PRIMO PIANO
Il Papa in Mongolia
dal 31 agosto al 4 settembre
Il direttore della Sala stampa della Santa Sede Matteo Bruni lo ha annunciato ai giornalisti sabato 3 giugno. «Accogliendo l’invito del presidente della Mongolia e delle autorità ecclesiali del Paese – ha detto -, Papa Francesco compirà un viaggio apostolico in Mongolia, nei giorni dal 31 agosto al 4 settembre di quest’anno». Il programma e ulteriori dettagli, ha chiarito, «saranno comunicati nelle prossime settimane». Il cardinale Giorgio Marengo, prefetto apostolico di Ulan Bator, raggiunto dal Sir, riflette sulla grande attenzione del pontefice per le “periferie”. «La sua presenza al nostro fianco è un incoraggiamento perché riconosce che, anche in una porzione di Chiesa così piccola, c’è comunque qualcosa di importante e di bello – afferma -. Credo che per la Chiesa in Mongolia sia soprattutto la freschezza di una fede sorgiva, piena di stupore». Quello in Mongolia sarà il 43° viaggio apostolico internazionale di Bergoglio. Era stato lui stesso ad anticipare, in diverse occasioni, il suo desiderio di recarsi in questo Paese al confine tra Russia e Cina. «È chiaro che c’era una speranza viva ma ora l’annuncio è ufficiale e quindi è una notizia che già sta facendo il giro della nostra piccola Chiesa in Mongolia con tanta gioia e gratitudine», le parole del porporato raccolte dal Sir. Marengo riferisce anche i “numeri” della Chiesa mongola: circa 1.500 fedeli, 75 missionari e missionarie, 29 sacerdoti, di cui 2 mongoli. Accanto a loro, si contano anche 36 suore, 6 fratelli consacrati, tre missionari/e laici. 9 i luoghi di culto ufficialmente riconosciuti dallo Stato e un numero abbondante di progetti, da piccolo a medio e lungo termine, che vanno dalle scuole per l’infanzia per bambini meno abbienti a doposcuola, attività ricreative ed educative, fino a due case per anziani in difficoltà. (Fonte RomaSette)
Nella mattina di domenica 21 maggio, il cardinale Giorgio Marengo, dei Missionari della Consolata, prefetto apostolico di Ulaanbaatar, in Mongolia, ha preso possesso del titolo di San Giuda Taddeo Apostolo. Giunto nella chiesa romana di via Amedeo Crivellucci, il porporato è stato accolto dal parroco, monsignor Marco Ceccarelli, che gli ha presentato il crocifisso per il bacio e la venerazione. Successivamente il cardinale ha presieduto la messa. Hanno concelebrato, oltre al parroco, padre Stefano Camerlengo, superiore generale dei Missionari della Consolata, con alcuni membri del consiglio generale. Tra i presenti, la sorella del cardinale e l’ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, Francesco Di Nitto. Ha diretto il rito monsignor Massimiliano Boiardi, cerimoniere pontificio, che ha letto la bolla di nomina. (fonte Osservatore Romano)
22 maggio 2023    PRIMO PIANO
Macron in visita
alla Mongolia
Emmanuel Macron ha compiuto domenica una breve ma simbolica visita in Mongolia (foto), la prima di un presidente francese in questo Paese asiatico di crescente interesse strategico in Occidente. Il capo di Stato francese è stato accolto da una tradizionale guardia d'onore mongola dopo essere atterrato nella capitale Ulaanbaatar a seguito del vertice del G7 a Hiroshima, in Giappone. Macron ha poi partecipato a un ricevimento in piazza Sukhbaatar. Dall'invasione russa dell'Ucraina nel febbraio 2022, la Francia ha intensificato la diplomazia con paesi che non l'hanno condannata esplicitamente, tra cui la Mongolia. (fonte France24) 
Il Corriere della Sera apre i suoi archivi e sul numero di 7 del 22 aprile viene dedicata una pagina a un reportage di 40 anni fa, 18 settembre 1983, a nobile firma di Alberto Moravia. Il titolo: “La bellezza assoluta della Mongolia chiave per capire l'Est (e il comunismo”. Nell'occhiello si specifica: “I paesaggi di quello che fu il Regno di Gengis Khan sono fuori dall'ordinario: uno sguardo di un attimo alla steppa mongola ripaga delle 15 ore di viaggio aereo per arrivarci. Il suo popolo di pastori è un altro motivo di interesse. Ma vale la visita anche solo essere qui per capire la sua prepotente vicina, l'Unione Sovietica, e le repubbliche orientali del socialismo reale". Ecco l'incipit dell'articolo: “Paese lontano dodicimila chilometri dall’Italia, con pochi rapporti diretti con il nostro Paese e scarsa, per non dire nessuna, vicendevole conoscenza, all’infuori dei soliti cliché: l’Italia, il Paese dell’Impero Romano, del Rinascimento: la Mongolia, il Paese di Gengis Khan, dell’Impero Mongolo. Si potrebbe rispondere che si viaggia per sapere perché si viaggia, come, probabilmente, si vive per sapere perché si vive. Qua, sia pure a cose fatte, cioè a viaggio compiuto, si possono indicare alcuni elementi del grande interesse che la Mongolia può avere per il viaggiatore non del tutto sprovveduto. Prima di tutto, poiché l’ambigua ma assoluta bellezza deve sempre in ogni caso venire prima della verità, la Mongolia andrebbe visitata, se non altro, per la straordinaria bellezza dei suoi paesaggi. La Mongolia è molto lontana, ci vogliono quindici ore di aereo da Roma per arrivarci; ma un solo sguardo della durata di un attimo alla steppa mongola ripaga largamente della lunghezza del viaggio. Un solo sguardo, d’altra parte, fa capire tante cose: per esempio Gengis Khan e l’Impero Mongolo. E poiché dalla bellezza passiamo alla verità, allora bisogna dire che un altro motivo di interesse è il popolo mongolo, un piccolo popolo di pastori che, però, secondo la nota poesia di Mao, «Sapeva tendere l’arco»".
15 aprile 2023    PRIMO PIANO
Il Papa: “Ungheria
poi Marsiglia e Mongolia”
"Volare sino ai confini della terra portando il Vangelo della speranza e della pace", è il programma di Papa Francesco dopo la breve parentesi in ospedale e la Santa Pasqua appena passata. Il pontefice tornerà a viaggiare rispettando il programma dei viaggi apostolici in calendario. Lo ha annunciato lui stesso, ricevendo stamane in udienza in Vaticano i dirigenti e il personale della società aerea Ita Airways.  "Fra due settimane, a Dio piacendo, partirò per il 41/o pellegrinaggio apostolico andando a visitare l'Ungheria. Poi ci sarà Marsiglia, poi la Mongolia, tutte queste cose che sono in lista d'attesa", ha spiegato. Bergoglio ha così confermato il viaggio in cantiere per fine settembre a Marsiglia e in Mongolia, non citando comunque quello previsto all'inizio di agosto in occasione della Gmg (Giornata mondiale della gioventù) di Lisbona. L'ultimo, a gennaio scorso, lo ha visto protagonista nella Repubblica democratica del Congo e in Sud Sudan. Il pontefice ha voluto ringraziare Ita Airways per il servizio reso, definendoli "le ali del Papa", perché, ha detto Francesco, "permettono al Successore di Pietro di volare sino ai confini della Terra portando il Vangelo della speranza e della pace". Nel corso dell'udienza, Papa Francesco si è poi chiesto: "Se San Paolo avesse avuto la possibilità di viaggiare in aereo, che cosa sarebbe successo?". (fonte RaiNews)
Un Paese lontanissimo, con una stagione estiva dalla breve durata e con un fascino misterioso che spesso porta i viaggiatori a snobbarlo per altre mete ben più note. Parliamo della Mongolia, il Paese di Gengis Khan, l’eroe nazionale che creò un impero gigantesco che, a detta della Cnn, è il luogo da visitare assolutamente nel 2023. Tramite un lungo articolo, infatti, la nota rivista statunitense ha spiegato anche il perché dovremmo farlo.Facilitazioni all’ingressoLa prima ragione per cui quest’anno dovremmo tutti pensare di raggiungere la Mongolia è perché le procedure di ingresso sono state nettamente semplificate. Il Governo locale ha dichiaro che, dal 2023 al 2025, i cittadini di 34 Paesi non avranno più bisogno di visto turistico per farvi ingresso. Tra questi – e per fortuna – c’è anche l’Italia.La recente apertura dell’aeroporto internazionaleLa Mongolia ha recentemente aperto il suo aeroporto internazionale, chiamato Chinggis Khaan, che oggi può accogliere ben 3 milioni di passeggeri all’anno. Atterrarvi, quindi, è sicuramente più facile di tanti anni fa anche perché è servito da numerose compagnie aeree. Tra le altre cose, vi sono stati aggiunti più di 500 nuovi posti auto, un grande sforzo da parte del Governo al fine di far accrescere il turismo in un Paese ancora poco noto – almeno per noi italiani – ma certamente bellissimo.Un nuovo museo modernoIl terzo motivo per cui la CNN sostiene che questo sia l’anno giusto per volare in Mongolia è che da queste parti è stato recentemente aperto un museo dai profili moderni e interessantissimo: il Chinggis Khaan, che permette di conoscere più a fondo la tumultuosa storia del Paese. Al suo interno sono conservati oltre 10.000 manufatti che coprono più di 2000 anni di storia, meraviglie disposte in sei sale espositive permanenti e due temporanee.I festival musicali della MongoliaPer molti potrebbe essere difficile pensarlo, ma la Mongolia è anche la destinazione perfetta per chi è in cerca di buona musica e di puro divertimento. Durante l’anno, infatti, si susseguono diversi festival che attirano locali e non sono. Basti pensare al Playtime, Spirit of Gobi, INTRO Electronic Music Festival e Kharkhorum 360 Visual Art & Music Experience, tanti appuntamenti in compagnia di band internazionali, DJ e musicisti di tutto il mondo insieme all’eclettico mix di rapper, band e cantanti folk della Paese.Naadam, la festività tradizionale della MongoliaTra i modi migliori per conoscere a fondo le radici di un Paese c’è quello di scoprire le loro festività tradizionali. E in Mongolia, ogni anno, si tiene il Naadam che molto recentemente ha persino festeggiato i suoi primi 100 anni di vita (nonostante esista da molti di più). Una celebrazione importantissima che affonda le sue radici all’epoca del leggendario Gengis Khan, quando si tenevano corse di cavalli, si facevano wrestling e gare di tiro con l’arco con lo scopo di far mantenere i guerrieri in forma. Oggi questo festival, che ripercorre sempre le antiche corse di cavalli, wrestling e battaglie di vario genere, prende vita a Ulaanbaatar, la peculiare Capitale del Paese, presso il National Sports Stadium ogni 11 luglio.Cosa visitare assolutamente in MongoliaMa oltre a eventi, recenti aperture e chi più ne ha più ne metta, il 2023 è l’anno perfetto per visitare la Mongolia anche grazie a tutte le meraviglie che ha da offrire ai visitatori. Del resto stiamo parlando del settimo Stato più grande del mondo, un Paese immenso dove la natura fa da padrona e in cui, di tanto in tanto, svettano templi e monasteri che si rivelano perfettamente integrati nelle campagne o nei centri abitati della città. La prima tappa da fare è senza ombra di dubbio la Capitale, Ulaanbaatar, che è persino considerata la più fredda del mondo. In questo posto avrete modo di scoprire una perfetta combinazione tra tradizione e modernità, ma anche diversi musei assolutamente interessanti. Vale la pena fare un salto e anzi, è forse uno dei motivi principali per cui si visita la Mongolia,  tra le immensità del deserto del Gobi, il posto in cui comprendere davvero i significati delle parole ‘libertà’ e ‘pace’, magari sotto un cielo impreziosito da luminosissime stelle. Da queste parti, tra le altre cose, sono stati riportati alla luce importanti fossili, tra cui antichissime uova di dinosauro. Senza ombra di dubbio questo è un posto che non può lasciare indifferenti poiché incanta con la diversità dei suoi paesaggi, una distesa di meraviglie che passa dalle dune di sabbia alle montagne, per poi aprirsi in immense pianure e steppe desertiche. Non mancano oasi e laghi, spettacoli che gli donano un tocco di magia in più. Un’altra vera meraviglia naturale della Mongolia è il mistico Lago Hovsgol che ha l’onore di sorgere in una delle principali aree di interesse naturalistico del Paese. È lo specchio d’acqua più profondo dell’Asia centrale e accoglie il visitatore con paesaggi che sono in grado di lasciare a bocca aperta. Molto interessante è anche il Flaming Cliffs, una sorta di Grand Canyon della Mongolia, che nei fatti è tutto quello che resta di un antico mare preistorico. Anche da queste parti, infatti, sono stati riportati alla luce numerosi e rilevanti reperti. Nel visitarlo vi ritroverete sommersi di pittoresche formazioni rocciose dal colore rosso fuoco. Poi ancora il maestoso Parco Nazionale Gorkhi-Terelj che è il più esteso di tutto il Paese. Da queste parti si possono praticare tantissimi attività che vanno dall’escursionismo al pattinaggio su ghiaccio e lo sci durante i mesi più freddi. Anche se, senza ombra di dubbio, la sue attrazioni principali sono gli enormi massi di granito che assumono delle forme bizzarre: una su tutte ricorda persino una graziosa tartaruga. In Mongolia vale la pena fare un salto presso le sue piscine naturali di Tsenkher che prendono vita in una regione che pullula di sorgenti termali. In questa zona l’acqua bollente sgorga tra le rocce a temperature che vanno dagli 80° ai 90°C. Acque che sono ricche di solfato e carbonato di sodio, tanto da rivelarsi curative per alcune malattie articolari e per altre che riguardano il sistema nervoso. Infine, non dimenticate una cosa essenziale in Mongolia: passare almeno una notte in yurta presso la magica steppa del Paese che si distingue per essere una distesa verde pressoché infinita. Il modo più ideale di vivere il lato più autentico della Mongolia in quanto queste grandi tende sono, anche al giorno d’oggi, la scelta abitativa più frequente delle popolazioni nomadi che abitano in queste meravigliose regioni. (fonte siviaggia.it)
5 aprile 2023    CULTURA
A Roma la mostra
di Bekhbaatar Enkhtur
Curata da Enrico Camprini e concepita come progetto site specific, la mostra di Bekhbaatar Enkhtur (Ulaanbaatar, 1994) alla Galleria Matèria di Roma propone un punto di vista alternativo sulla storia della Mongolia. Attingendo da un repertorio iconografico fatto di memorie e miti della sua terra d’origine, l’artista si serve della scultura e della manipolazione dello spazio espositivo per creare immagini impermanenti. Come i ricordi tendono a svanire nel tempo, allo stesso modo nulla rimane dei suoi lavori che, realizzati con materiali organici, tra cui argilla, cera, paglia, sono destinati per loro stessa natura a deteriorarsi. La mostra ruota intorno a una lunga scultura fatta di paglia e cera che, adagiata su un cuscino, si staglia sul pavimento della galleria, determinando il percorso di visita. L’opera, creata dall’artista alcuni giorni prima dell’inaugurazione, prende ispirazione da un atto iconoclasta che ha segnato la storia del popolo mongolo: la demolizione del Janraisig di Ulaanbaatar, il bodhisattva della grande compassione, simbolo dell’indipendenza politica della Mongolia. La statua di Migjid Janraisig, alta oltre 26 metri, era stata eretta nel 1913 per poi essere abbattuta dalle truppe sovietiche durante la Seconda Guerra Mondiale e successivamente ricostruita nel 1996. Lungo le pareti della galleria, realizzati su alcuni materiali rimasti dalla precedente mostra, si possono invece ammirare nove disegni (Sisma #1–9, 2023) che alludono a un gioco d’infanzia dell’artista. Lo spazio si trasforma così in un racconto metaforico che evoca non solo gli episodi più personali della vita dell’artista, ma anche quelli più rappresentativi del popolo mongolo, attraverso una pratica che indaga la temporalità e la trasformazione della scultura. (fonte atribune.com)
30 marzo 2023    PRIMO PIANO
Trovato il «Piccolo Buddha
della Mongolia»
Appartiene a una delle famiglie più in vista della Mongolia, ma ha passaporto statunitense ed è stato riconosciuto dal Dalai Lama (foto), leader spirituale del buddismo tibetano, come la decima reincarnazione di Khalkha Jetsun Dhampa Rinpoche, che è guida spirituale in Mongolia ed è considerato la terza autorità del buddismo tibetano. Messe tutte insieme queste caratteristiche non possono che far infuriare la Cina e il riconoscimento sembra avere valore politico prima ancora che religioso. A raccontare della scelta è la stampa indiana che ha spiegato della cerimonia avvenuta a metà febbraio nel monastero di Gandantegchinlen Khiid a Ulan Bator, in Mongolia. Dopo è venuta quella dell’8 marzo con il Dalai Lama a Dharamshala, nello Stato indiano dell’Himachal Pradesh. Il prescelto è uno dei due gemelli di otto anni di una delle famiglie più importanti a livello politico e commerciale in Mongolia. Sono figli un professore dell’Università nazionale mongola, Altannar Chinchuluun e la madre, Monkhnasan Narmandakh, è amministratrice delegata di un gruppo industriale. Il Jetsun Dampa Kalkha Hutuktu appartiene alla linea di reincarnazioni a capo della scuola Gelug in Mongolia che fino alla rivoluzione comunista degli anni Venti del secolo scorso svolgeva anche un ruolo politico analogo a quello del Dalai Lama in Tibet. La Mongolia teme una reazione cinese che, per il Tibet, rivendica il diritto di nominare direttamente i leader del buddismo. Pechino, nel 1995, quando il Dalai Lama nominò un Panchen Lama, prese in custodia il bimbo di 6 anni e lo sostituì con un altro. La paura è che accada una cosa simile o che si creino problemi fra Ulan Bator e Pechino che già aveva condannato una visita del Dalai Lama nel Paese. La geopolitica va a braccetto con la religione in queste questioni. In Mongolia deve passare il gasdotto Power of Siberia 2 fra Cina e Russia. In India poi, dove è ospitato il Dalai Lama e dove ha incontrato il bambino, c'è sempre il timore di un irrigidimento dei rapporti già tesi con Pechino. Da sempre la questione tibetana è tema di conflitto fra India e Cina. L'India ospita il governo tibetano in esilio che non è riconosciuto da Pechino. Per il governo cinese l'attuale Dalai Lama è «un esule politico travestito da figura religiosa che da tempo è impegnato in attività separatiste anti-cinesi». Al netto delle questioni politiche la vicenda non può non riportare alla mente il film di Bernardo Bertolucci Piccolo Buddha in cui si racconta la storia di un bambino americano individuato, insieme ad altri, come possibile reincarnazione di uno dei maestri del Dalai Lama. Il capo spirituale tibetano entrò per la prima volta in un cinema per vedere questo film alla prima a Parigi nel 1993. (testo Chiara Pizzimenti – Vanity Fair)
Giorgio Marengo è il giovane vescovo della Mongolia che Bergoglio ha creato cardinale: «Francesco», dice, «ci insegna il valore della “piccolezza” davanti agli occhi di Dio e ha reso la Chiesa veramente universale» (intervista da Famiglia Cristiana, autore Paolo Affatato)Piccolezza, comunione, trasparenza. In sintesi: Vangelo. Sono gli aspetti e le parole che, pensando ai dieci anni di pontificato di papa Francesco, sottolinea in questa intervista a Credere il cardinale Giorgio Marengo, vescovo e missionario della Consolata, dal 2020 prefetto apostolico di Ulaanbaatar, in Mongolia.Cardinale Marengo, quali sono i suoi sentimenti e le valutazioni sui dieci anni di pontificato di Francesco?«Le valutazioni le lascerei agli storici. Da parte mia, sento di ringraziare Dio perché continua a guidare la sua Chiesa e ci ha dato in papa Francesco un successore di Pietro che concretamente garantisce la Chiesa nell’unità della fede e continua a governarla con passione».Quali sono le “lezioni” che, a livello personale e come Chiesa in Mongolia, avete appreso da lui?«Ne vedo nitidamente due, sia come persona, sia come Chiesa in Mongolia: la prima è la centralità data alla fede, un richiamo continuo alla relazione personale con Cristo vissuta nella Chiesa. Accanto a questa, il valore della “piccolezza evangelica”: ciò che agli occhi del mondo è piccolo è invece importante agli occhi di Dio. Citerei, poi, l’importanza della coerenza e l’amore verso le persone ai margini. A livello personale, ammiro molto la sua capacità di toccare questioni molto profonde usando parole semplici, con linguaggio diretto, non autoreferenziale. A volte noi sacerdoti e vescovi rischiamo di “parlarci addosso”, mentre Francesco, con parole comprensibili, va dritto al punto. Vorrei provare a imitarlo nel servizio della Parola a cui sono chiamato anch’io, come pastore di questa Chiesa, per andare veramente al cuore. C’è una parresìa evangelica che tutti riconoscono a papa Francesco, unita alla capacità di essere anche poetico e parlare con immagini».Un Papa venuto “dalla fine del mondo” ha scelto cardinali anch’essi “dalla fine del mondo”, come nel suo caso: cosa vuol dire?«Questo ci ha insegnato a pensare in termini di maggiore universalità della Chiesa. Le scelte di papa Francesco ci aiutano a cogliere maggiormente l’ampiezza della comunità ecclesiale e la sua ricchezza, in termini di varietà, sempre dentro la fondamentale comunione che ci fa un unico Popolo di Dio. Il Papa dimostra grande attenzione alle realtà che sembrano più lontane, promuovendo anche quelle esperienze di marginalità che gli stanno tanto a cuore probabilmente perché vi riconosce degli elementi di potenziale arricchimento per tutti».Sono cambiati, in questi dieci anni, la visione, lo stile di vita, il modo di “essere comunità” per i cattolici in Mongolia e poi, a livello universale, per i cattolici in tutto il mondo?«Gli ultimi dieci anni costituiscono il terzo decennio di vita della Chiesa cattolica in Mongolia, un tempo in cui vi è stato un cammino di appropriazione sempre più personale della fede. Dopo il primo ventennio, dove tutto era ancora nuovo, in questa terza decade – che corrisponde al pontificato di papa Francesco – si sono visti processi di consolidamento dell’identità ecclesiale. Anche a livello universale forse si può parlare di un processo analogo, naturalmente con le specificità esistenti: con la sua acutezza di vedute, papa Francesco provoca tutti i credenti a non dare per scontato il nostro vivere la fede, chiamandoci a riscoprirne sempre e di nuovo la bellezza. E a proporla agli altri con serietà, coraggio e gioia. Questa dimensione del pontificato di papa Francesco è molto importante: dalla sua testimonianza traspare l’urgenza di una conversione continua, a cui tutti siamo chiamati».E come è cambiata la percezione della Chiesa dall’esterno, da parte di membri di altre comunità religiose o dei non credenti?«Vivendo in Mongolia, posso confermare che di papa Francesco si apprezza molto la schiettezza, accanto alla sua personale coerenza. Sento spesso persone completamente estranee al mondo ecclesiale citare le frasi di papa Francesco proprio per il suo “andare al cuore delle questioni”. Nei suoi discorsi, c’è un richiamo continuo a valori universali, sui quali costruire ponti e collaborazioni con tutti. Il fatto che un Papa parli di temi di attualità come la difesa del creato e la promozione della giustizia, credo abbia fatto sì che la Chiesa venga percepita come un’istituzione viva e coinvolta nelle vicende del mondo, con qualcosa di importante da dire»Nell’ambito della missione evangelizzatrice della Chiesa, ha notato, nella sua sensibilità, una sfumatura peculiare, desunta dalle parole o dai gesti di papa Francesco?«Per me l’attenzione ai piccoli e un maggior coinvolgimento di tutta la compagine ecclesiale, come esperienza sinodale, sono elementi che emergono più di altri. Papa Francesco è anche un esempio di grande libertà interiore, pure nel parlare di temi di attualità. Questo nasce da quella franchezza che accompagna chi osserva, pondera, porta nella preghiera e poi si lascia condurre dallo Spirito, anche per decisioni difficili o impopolari. Non conta tanto il “si è fatto sempre così”, Francesco si preoccupa perché le sue decisioni siano autenticamente in sintonia con il Vangelo mantenendosi con forza nella tradizione apostolica. Vuole che tutto nella Chiesa abbia sapore di Vangelo».Ci sono alcune parole-chiave e documenti del magistero del Papa che oggi porta nel cuore in modo speciale?«Innanzitutto direi “Vangelo”: rimettere il Vangelo e la relazione personale con Cristo al centro della vita ecclesiale. Direi anche “comunione”. E, legata a queste prime due parole, direi “missione ed evangelizzazione”. Vorrei citare anche la parola “trasparenza”, come invito a lasciarsi attraversare dalla luce di Cristo, in tutti i processi interni alla Chiesa. Poi “piccolezza”, come ho già detto. E “vicinanza”, cioè farsi vicini a ogni persona. Aggiungo la parola “discernimento”, modalità con cui ci poniamo nel mondo come discepoli di Cristo. Tra i documenti del suo magistero, sono legato in modo speciale alle due esortazioni apostoliche Evangelii gaudium e Gaudete et exsultate. Il richiamo alla gioia del Vangelo penso sia molto bello, è una parola centrale»
14 marzo 2023    CULTURA
Al Far East di Udine
anche un film mongolo
Dal 21 al 29 aprile, la venticinquesima edizione della rassegna vedrà coinvolti Paesi come la Mongolia, la Corea e il Giappone. Il progetto investirà tutta la città friulana: dal multisala progettato per accoglierlo ai concept store dedicati alla tradizione orientale. Non capita spesso, ma talvolta un nome o un titolo raccontano più di ciò che avevano intenzione di dire. Succede a Udine, il cui festival cinematografico dedicato al sud est asiatico, che si chiama Far East Film Festival  in questa che è la venticinquesima edizione, allude nel nome, forse indirettamente, anche alla posizione del capoluogo friulano nella penisola: cioè in un lontano oriente italiano. Ma questa simmetria tra i due lontani orienti, asiatico e italiano, ha anche un’altra valenza: così come il cinema asiatico ha nel Far East il suo centro, Bollywood a parte, allo stesso modo il Far East Film Festival ha dato vita al più importante festival del genere in Europa. E tra i Paesi emergenti sui quali il festival scommette, c’è anche la Mongolia con la commedia The Sales Girl, che racconta, in uno stile divertente ma denso di significato, la parabola di una studentessa mongola che diventa commessa in un sexy shop. (fonte linkiesta.it, nella foto un'immagine di The Sales Girl)
2 marzo 2023    PRIMO PIANO
Campi nomadi in Mongolia,
una mostra a Firenze
Dal 10 marzo e fino all'8 aprile a Palazzo Fenzi di Firenze si può visitare la mostra "I campi nomadi della Mongolia” a cura di Francesca Lugli e Graziano Capitini. L'iniziativa propone le fotografie e i pannelli illustrativi della missione “Camps of Mongolian Nomads – an Ethnoarchaeological Perspectives”, promossa a partire dal 2002 dall’Associazione Italiana di Etnoarcheologia (con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, e l’Ismeo), in collaborazione con l’Academy of Sciences, la National University e la University of Arts of Ulaanbaatar. Sono state visitate numerose regioni della Mongolia al fine di identificare ripetitività e differenze del nomadismo e dal 2007 le ricerche sono state focalizzate sulle problematiche relative agli accampamenti dei mesi freddi invernali. Negli anni sono stati visitati circa duecentocinquanta accampamenti di pastori nomadi della Mongolia. La ricerca ha via via affrontato diverse problematiche quali la tenda, l’organizzazione degli accampamenti, gli spostamenti stagionali, la gestione del bestiame, il sale, il foraggio, le risorse idriche e i cani che sono stati riconosciuti essere uno degli elementi cruciali che hanno permesso l’affermazione del nomadismo della steppa centro-asiatica. Il coordinamento scientifico e organizzativo è di Nadia Breda (Università di Firenze), Sabrina Tosi Cambini (Università di Parma), Nicola Imoli (Università di Torino). All'inaugurazione, dalle 10 fino alle 15 ora di apertura, parleranno Paolo Liverani (direttore Sagas, Università di Firenze), Roberto Fornari (pro Rettore alla Ricerca di Parma), l'Ambasciatrice della Mongolia a Roma, Narantungalag Tserendorj, l'Ambasciatrice dell’Italia a Ulaanbaatar, Laura Bottà, il Presidente ISMEO, Adriano Rossi. Coordinano e discutono Nadia Breda e Sabrina Tosi Cambini, intervengono: Davor Antonucci (Università di Roma La Sapienza) con “Storie intrecciate: Tibet e Mongolia nel XVII secolo”, Nicola Imoli (Università di Torino) con “Zud, miniere e gruppi di pastori: abitare il paesaggio nella Mongolia postsocialista”, Mario Milco D’Elios (Università di Firenze) con tematiche di ambito medico scientifico in Mongolia, Marco Zaccaroni (Università di Firenze) con Studio delle comunità di piccoli mammiferi in Mongolia, segue dibattito, pausa pranzo e l'introduzione alla mostra degli autori Lugli e Capitini (Associazione Italiana di Etnoarcheologia). 
21 febbraio 2023    PRIMO PIANO
BUON ANNO DEL CONIGLIO
A TUTTI GLI AMICI MONGOLI
Il 21 febbraio la Mongolia, con lo Tsagaan Sar, è entrata nell’anno del Coniglio, più esattamente nell’anno del Coniglio d’Acqua, seguendo la concezione dei cinque elementi dello zodiaco orientale (Legno – Fuoco – Terra – Metallo – Acqua). Grandi festeggiamenti hanno avuto luogo anche la vigilia, Bituun, il giorno senza luna. Per distinguere ancora meglio l’anno in corso, viene utilizzato un soprannome specifico, ovvero “Coniglio portatore di bellezza” e qualcuno ne ha tratto spunto per fare qualche battuta tipo: “Esattamente in che giorno si può diventare più belli?”  Il Coniglio è il quarto segno del calendario lunare e, a detta di lama e indovini, sarà contraddistinto dai seguenti aspetti, alcuni positivi, altri meno:- Sarà un anno molto favorevole agli anziani, alle persone che occupano un importante stato sociale, nonché a studiosi e scienziati, che miglioreranno la loro posizione.- Non sarà invece propizio per l’infanzia e certamente questa non è una buona previsione.- Sarà un anno molto favorevole al settore turistico, sfavorevole invece all’industria manifatturiera, che si troverà ad affrontare molti ostacoli.Si prevedono infine (almeno per quanto riguarda la Mongolia) piogge abbondanti e condizioni favorevoli per l’agricoltura. Un’attenzione particolare dovrà essere data alla prevenzione degli incendi, che potrebbero essere particolarmente pericolosi. Che dire? Speriamo che si avverino solo le previsioni favorevoli!(testo di Dulamdorj Tserendulam, foto Worldmongol.org)
6 gennaio 2023    PRIMO PIANO
Visto per la Mongolia:
esentati gli italiani
Non sarà più necessario il visto sul passaporto dei cittadini italiani per entrare in Mongolia. In linea con l'annuncio del governo per incentivare il turismo nel Paese asiatico, nel 2023, 2024 e 2025 per 34 paesi stranieri, tra i quali l'Italia (32 in Europa più Australia e Nuova Zelanda), i viaggiatori che visiteranno la Mongolia per un massimo di 30 giorni sono esentati dall'obbligo del visto durante questi tre anni. Secondo le autorità mongole l'esenzione dal visto è importante per lo sviluppo dell'industria del turismo in Mongolia, la ripresa dell'economia e le condizioni di viaggio dei cittadini mongoli. 
27 dicembre 2022    PRIMO PIANO
Il Papa ha accettato
l'invito a recarsi in Mongolia
Papa Francesco ha accettato un invito a recarsi in Mongolia. Lo scrive ‘La Croix’. L’invito era stato formulato dalle autorità del Paese a fine agosto, in occasione della visita in Vaticano per la creazione del cardinale Giorgio Marengo, prefetto apostolico della Mongolia. "Il Santo Padre ha effettivamente accettato questo invito – conferma al giornale francese il cardinale Marengo –. Noi speriamo che possa venire il prossimo anno ma nessuna data è stata ancora stabilita", "non c’è ancora nulla di formalizzato". L’ipotesi, già comunicata ai fedeli del Paese, "ha già suscitato una grande gioia", ha aggiunto il cardinale più giovane del mondo. (fonte laregione.ch)
6 dicembre 2022    PRIMO PIANO
Furto fondi pubblici,
proteste a Ulaanbaatar
Centinaia di manifestanti dell’opposizione hanno assaltato oggi il Palazzo del governo di Ulaanbaatar, in Mongolia, per protestare contro la sparizione di fondi pubblici per 12,8 miliardi di dollari derivanti dall’esportazione di carbone verso la Cina. Lo indicano numerosi video diffusi sui social network in queste ore, che mostrano anche i dimostranti nell’atto di dar fuoco agli alberi di Natale allestiti in piazza Sukhbaatar e di bloccare la strada più trafficata della capitale, il Viale della pace. Il furto dei fondi pubblici è stato confermato oggi in conferenza stampa dal ministro dello Sviluppo economico, Khurelbaatar Chimed. “Personalità e funzionari potenti sono coinvolti nel caso”, ha spiegato Khurelbaatar, puntando il dito, in particolare, contro i dirigenti della società statale d’investimento Erdenes Mongol e contro la compagnia mineraria Erdenes Tavan Tolgoi. L’amministratore delegato di quest’ultima azienda, Gankhuyag Battulga, era già stato licenziato lo scorso ottobre senza che venisse fornita alcuna motivazione. I dimostranti chiedono però che vengano individuati e puniti i responsabili anche all’interno del governo. (fonte agenzianova)
30 novembre 2022    PRIMO PIANO
Arriva il grande gelo,
in Mongolia -41°
Masse di aria gelida si stanno riversando in questi ultimi giorni dall'Artico verso l'Asia nordorientale, rendendo il clima glaciale sull'estremo oriente russo, Mongolia, e nordest della Cina. Le correnti fredde si spingono fino alla Corea e lambiscono il nord del Giappone, ma le temperature più basse del continente asiatico si registrano sui rilievi mongoli, dove la colonnina di mercurio raggiunge punte di -41°C a poco più di mille metri di quota. Ai confini con la Cina le temperature raggiungono i -30°C, mentre in Siberia la colonnina arriva anche a -35°C. Intanto sulle coste affacciate al mare di Okhotsk sono in atto nevicate con temperature abbondantemente sotto zero, oscillanti tra -10°C e -15°C. Nei prossimi giorni il clima si manterrà glaciale su tutta l'Asia nordorientale e il freddo si estenderà verso sudest facendo calare ulteriormente le temperature. Anche il Giappone risentirà dell'irruzione gelida, con le temperature che caleranno vistosamente sulla settentrionale isola di Hokkaido, dove tra venerdì e sabato sono attese nevicate fin sulle zone costiere. Tra la fine della settimana e l'inizio della prossima sull'estremo oriente russo le temperature potranno scendere ancora fino a toccare la soglia dei -50°C in Jacuzia a Oymyakon, Verchojansk e Tomtor, alcune delle località più fredde dell'emisfero boreale durante l'inverno, quando nel pieno della stagione si possono raggiungere anche punte di -70°C. (fonte 3bmeteo.com)
16 novembre 2022    PRIMO PIANO
Max Pezzali incontra
il gruppo mongolo The HU
Dopo essere stato indirettamente trascinato nel mondo del metal grazie alla genialata di Tommy Johansson dei Sabaton (nella foto) e la sua estemporanea versione power di ‘Una Canzone d’Amore’, Max Pezzali torna a fare capolino nel mondo del metal ma questa volta si tuffa a capofitto facendosi ritrarre con una maglietta sgargiante dei The HU. La band mongola, reduce dall’entusiasmante concerto all’Alcatraz di Milano, non ha perso l’occasione per sottolineare il gesto dell’ex leader degli 883 pubblicando una story su Instagram con tanto di esclamazione “Look who is rocking the HU shirt!”. (fonte metalhammer.it)
28 ottobre 2022    PRIMO PIANO
Mongolia, complicato
distanziarsi da Mosca
La Mongolia è una nazione dell’Asia Centrale nota, ai più, per essere stata la patria del guerriero e conquistatore Gengis Khan. Si tratta di una nazione molto estesa, con una superficie territoriale di oltre un milione e mezzo di chilometri quadrati, e poco popolosa, dato che i residenti sono poco più di tre milioni e mezzo (la metà dei quali vive nella capitale Ulan Bator). Il territorio mongolo è immenso, dominato dalla steppa e dal Deserto dei Gobi, ma anche indifendibile dalle mire dei suoi vicini, Cina e Russia. Per secoli la Mongolia è stata sottoposta alle ingerenze dell’Impero Cinese e dopo la caduta di questo, nel 1912, è entrata nell’orbita della Russia e poi dell’Unione Sovietica diventando un regime comunista. Il ritorno della democrazia, a partire dal 1990, non ha mutato il quadro geopolitico complessivo dato che Pechino e Mosca continuano ad essere vicini ingombranti. La Mongolia, come ricordato da Global Voices, è stata ribattezzata «un’oasi di democrazia» dall’ex Segretario di Stato americano John Kerry perché si erge tra due vicini autoritari come Cina e Russia. La sua scena politica è però dominata da esponenti che sono grandi ammiratori del presidente russo Vladimir Putin. Il primo è l’ex Capo di Stato Khaltmaagiin Battulga, già campione mondiale di wrestling, membro del populista Partito Democratico e vincitore delle elezioni del 2017. Il secondo è Ukhnaagiin Khurelskuh, membro del Partito del popolo mongolo (Mpp) e attuale presidente. Entrambi hanno espresso la propria ammirazione per Putin coniando slogan elettorali e dichiarazioni, nel caso di Battulga non partecipando all’Assemblea generale delle Nazioni Unite pur di incontrarlo e in quello dell’Mpp collaborando con Russia Unita. A livello ufficiale il governo mongolo ha adottato una posizione neutrale sulla guerra in Ucraina e ha subito stanziato duecento milioni di dollari come forma di aiuto umanitario nei confronti dei rifugiati colpiti dalle ostilità. Più di questo, però, non si è potuto fare, e si è rivelato complesso condannare apertamente le azioni del Cremlino a causa della forte dipendenza energetica sviluppata nei confronti della Russia. Il petrolio utilizzato dalla Mongolia proviene quasi esclusivamente da Mosca e le province occidentali del Paese sono strettamente legate alla Russia per quanto riguarda l’elettricità. Ci sono stati tentativi di diversificare le fonti energetiche, tra i quali spicca la costruzione di impianti idroelettrici a lungo osteggiati da Mosca e che hanno ricevuto luce verde dopo molti anni di stallo. Nel 2016 la Federazione Russa ha accettato, dopo la ratifica di un accordo intergovernativo, di cancellare il novantasette per cento del debito residuo, pari a 174 milioni di dollari, contratto dalla Mongolia nei suoi confronti. La questione del debito, risalente ai tempi dell’Unione Sovietica, gravava da anni sulle relazioni bilaterali tra i due Paesi ed era già stata oggetto di un primo accordo nel 2004 quando, come riportato da The Diplomat, i dieci miliardi di dollari dovuti a Mosca erano stati convertiti nel versamento di «meno di trecento milioni di dollari» di rubli convertibili. Il megaprogetto Power of Siberia 2, che coinvolge Russia, Mongolia e Cina e prevede la costruzione di «1942 chilometri di linee di gas con 114 pozzi», includerà la Mongolia nel perno energetico della Russia verso l’Asia dato che il gas russo diretto verso la Cina transiterà proprio qui. Il Ministro della Cultura Nomin Chinbat ha dichiarato, nel corso di un’intervista al Guardian, che la Mongolia non intende arretrare sulla democrazia, che è in corso un cambiamento generazionale tra i mongoli e che la prospettiva dei giovani è meno definita dalle relazioni con i vicini del Paese e più dallo sviluppo stesso dello Stato. Se c’è una guerra prolungata l’orientamento politico della Mongolia potrebbe essere di nuovo in gioco, soprattutto qualora venga formata un’alleanza anti-occidentale tra Cina e Russia. Alcune nazioni occidentali, come Regno Unito e Stati Uniti, si augurano che la Mongolia intraprenda la strada dello sfruttamento delle proprie risorse naturali per diversificare la propria economia e modernizzarsi. La visita di Amanda Milling, ministro per l’Asia del Regno Unito, è un segnale dell’interesse mostrato da Londra e Washington. (fonte linkiesta.it)
9 ottobre 2022    SPORT
Mondiali di judo,
Mongolia protagonista
Mongolia protagonista ai campionati mondiali di Judo in svolgimento a Tashkent Uzbekistan). Straordinario oro per Tsogtbaatar Tsend-Ochir (foto) nella categoria fino a 73 kh. Il giapponese Soichi Hashimoto, grande favorito della vigilia, è stato battuto dall'atleta di Ulaanbaatar in una una sfida molto tirata che si è decisa al Golden Score con il waza-ari del mongolo. Bronzi al brasiliano Daniel Cargnin e all’azero Hidayat Heydarov.
La Mongolia si dice pronta a rilasciare permessi di soggiorno a tutti gli arrivi russi che ne facciano richiesta. Arriva nel mezzo di un esodo russo verso i paesi vicini, innescato dall’annuncio del presidente Vladimir Putin di una parziale mobilitazione militare il 21 settembre. Il capo dell’agenzia mongola per l’immigrazione, Nerguin Uuganbayar, non ha specificato la durata dei permessi. Ha detto che 6.268 russi sono entrati da Altanbulag, una città di confine, la scorsa settimana. La chiamata russa colpisce i riservisti – non i coscritti – ma l’allarme si è diffuso tra gli uomini russi in età da combattimento. I russi possono entrare in Mongolia senza visto e rimanere per 30 giorni, quindi richiedere un’estensione. Il Kazakistan ha riferito che dall’annuncio di Putin erano arrivati ​​98.000 russi. Nel Caucaso, al confine con la Georgia si è formata un’enorme coda di auto russe. La Georgia ha detto che circa 10.000 russi arrivavano ogni giorno, il doppio della media precedente. (fonte AgenPress)
30 settembre 2022    POSTA
Marco Polo e il cashmere
di capra e di yak
Gentile redazione di mongolia.it, vorrei se possibile sapere per un libro che sto scrivendo il nome mongolo del duvet, lana di capra o di yak usata per il cashmere cui fa riferimento anche Marco Polo. Grazie per la collaborazione. G.C.C.Risponde Tseeghii per mongolia.it: Gentile amico, al di là dei termini usati da Marco Polo, in mongolo cashmere è nooluur (ноолуур), mentre lana di yak è khöövör (хөөвөр). Auguri per il suo libro! (nella foto, la statua di Marco Polo nel centro di Ulaanbaatar, foto di Federico Pistone)
24 settembre 2022    PRIMO PIANO
Russi in fuga
verso la Mongolia
Migliaia di russi sono in fuga verso la Mongolia, Paese con cui confina a sud per quasi 4.000 chilometri. Interminabili code di auto stanno entrando in territorio mongolo, aletrnativa meridionale alla via di fuga finlandese dopo l'annuncio di Putin di richiamare civili, riservisti e non, da inviare al fronte per la guerra con l'Ucraina. Sotto, il filmato della Rai che testimonia l'esodo russo verso la neutrale Mongolia.
11 settembre 2022    CULTURA
Biennale: due premi
a un film mongolo
Anche la Mongolia premiata alla Biennale del Cinema di Venezia grazie al cortometraggio Snow in september (nella foto una scena del film) della regista mongola Lkhagvadulam Purev-Ochir. La pellicola ha ottenuto il Premio Orizzonti per il miglior cortometraggio e il Venice Short Film Nomination for the European Film Award 2022. Il film dura 20 minuti ed è prodotto da Aurora Films (Katia Khazak, Charlotte Vincent) e Guru Media (Ariunaa Tserenpil). È girato in lingua originale mongola ed è interpretato dagli attori mongoli Sukhbat Munkhbaatar, Nomin Erdene Ariunbyamba, Enkhgerel Baasjanav, Odgerel Bat-Orshikh. La regista è anche autrice della sceneggiatura. Fotografia di Amine Berrada, montaggio di Marylou Vergez, scenografia di Batbileg Lkhagvasuren, costumi di Ariunsetgel Tserenpil, musica di Maxence Dussère e suono di Benjamin Silvestre, Carlos Abreu, Paul Jousselin. La storia: Davka è un adolescente che vive nei cadenti edifici sovietici di Ulan Bator. Con Anuka, suo compagno di classe, parlano di manga e di sesso, prendendosi in giro. Quando Davka incontra una donna più grande, è costretto a cambiare le proprie idee sull’intimità e sui rapporti. “Dovunque nel mondo, ma specialmente nel mio paese – ha spiegato la regista – è facile invadere la sfera emotiva di un ragazzo. La cultura maschilista impone che i ragazzi non mostrino troppo le proprie emozioni. Con questo film, ho voluto mostrare come un evento violento nella vita di un ragazzo possa lentamente consumarlo nel momento in cui cerca di comprendere le proprie emozioni e il proprio corpo”.
8 settembre 2023    PRIMO PIANO
Gasdotto Russia-Cina
attraverso la Mongolia
La compagnia energetica russa Rosneft, controllata dal governo, ha raggiunto accordi con la Mongolia per costruire un gasdotto attraverso il territorio di questo Paese che porterà il gas russo alla Cina. Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin che oggi a Vladivostok ha incontrato il primo ministro della Mongolia, Luvsannamsrai Oyun-Erdene. Il nuovo gasdotto, denominato Forza della Siberia 2, è progettato per consolidare i sistemi per il trasporto di gas nell'est della Russia. (Ansa)
29 agosto 2022    PRIMO PIANO
Marengo: “Così sono
diventato Cardinale”
Ha conosciuto personalmente il Santo Padre in udienza privata, “una settimana dopo che lui l'ha nominato vescovo e prefetto apostolico di Ulaan Batar - in tempo di Covid, quando in Mongolia i luoghi di culto erano chiusi, per cui l'ordinazione è avvenuta in Italia”. Mons. Giorgio Marengo parla di questo incontro come di “un dono grandissimo. Abbiamo parlato per un'ora, durante la quale mi sono sentito come un allievo nei confronti del maestro, mentre gli chiedevo una parola di incoraggiamento per il ministero che lui mi stava affidando”. Già superiore dell'Istituto missionario della Consolata ad Arvaiheer (Mongolia), parroco e Consigliere regionale dell'Asia, dopo solo due anni dalla nomina di Prefetto Apostolico e vescovo su nomina di Papa Francesco, ora padre Giorgio Marengo è diventato uno dei 20 nuovi cardinali che il 27 agosto sono andati ad arricchire il Collegio cardinalizio. Incontrando i giornalisti prima dell'evento, svoltosi in Basilica di San Pietro, mons. Marengo ha spiegato come gli è stata comunicata la notizia della nomina cardinalizia; “E' stata una sorpresa assoluta; stavo celebrando messa mentre il papa, durante il Regina Coeli, stava dando l'annuncio, che quindi non ho sentito con le mie orecchie. Finita la celebrazione una suora anziana è venuta a complimentarsi con me, ma io non sapevo per cosa! Poi mi ha spiegato ed allora è stata una grande gioia. E penso sia la gioia di questa piccola comunità di cattolici mongoli che si vedono nel cuore della Chiesa, e a cui il Santo Padre vuole così bene da aver fatto per loro questa scelta”. Nato a Cuneo nel 1974 (è quindi, attualmente, il cardinale più giovane e per questo ha attirato molta attenzione di fedeli e giornalisti) ma trasferitosi successivamente a Torino, ha conseguito gli studi teologici a Roma, la Licenza e il dottorato in Missionologia. Sorridente, semplice e profondamente legato alle sue origini spirituali e culturali, così come ai precedenti legami di amicizia, è infatti ancora passato a Fossano, la domenica prima della sua nomina, per salutare i confratelli della Consolata. Un tratto distintivo della sua formazione spirituale, oltre ad essere stato scout e a rivendicare origini della nostra provincia. “Sono tutte parti fondamentali della mia identità - ha ammesso -. Cuneo rimane il mio luogo di nascita, dove la mia famiglia ha le radici e dove ci sono gli amici più cari, anche se per tantissimi anni non ci siamo potuti frequentare. Lo scoutismo fa parte di me ed oggi qui al Concistoro ci sono diversi amici scout che sono voluti venire a vivere questo momento. Il mio appartenere alla famiglia dei missionari della Consolata fa infine parte del mio DNA e quindi spero che l'intercessione del beato Allamano e delle nostre due beate, Irene Stefani e Leonella Sgorbati, mi sostengano in questo ministero”. Dopo la Professione perpetua il 24 giugno 2000 come membro missionario del suo Istituto e l’ordinazione sacerdotale, i suoi incarichi si sono svolti quasi interamente in Mongolia, una terra che ha fatto sua. “Stare in Mongolia mi ha insegnato che è importante essere radicati nella propria identità, ma l'esperienza missionaria mi ha esposto così tanto in un mondo così diverso dal mio, che francamente certe volte mi sento più a casa mia in Mongolia che non in Italia. Anche se comunque non rinnego nulla della mia identità. Se non c'è un'identità in origine, non ci può essere dialogo”, fondamentale invece in un paese come quello in cui opera, perché segnato da altre e diverse esperienze religiose. “La Mongolia - ha affermato - è un paese in cui il credo cristiano, pur ricco, si è radicato come una minoranza e l'Asia è la culla delle grandi religioni del mondo. Il tema del dialogo interreligioso, della convivenza pacifica e dell'aiuto reciproco fra esponenti di varie religioni, è una realtà di tutti i giorni in questo continente. È prima una realtà che una teoria. Penso che questo possa servire molto alla Chiesa mongola”. (fonte lafedelta.it)
28 agosto 2022    PRIMO PIANO
La Mongolia e il rapporto
con la Russia in guerra
I mongoli hanno smesso di fare la guerra e sono diventato pastori gentili, con le loro gher di feltro sempre spalancate al primo cavaliere di passaggio o allo straniero in cerca di fugaci emozioni dell'anima. Quelli che otto secoli fa erano i feroci padroni dell'impero più vasto del mondo guidati da Gengis Khan e dalle sue orde oggi si sentono privilegiati abitanti di un territorio di pace e serenità: un occhio del ciclone, intorno al quale tutto può succedere senza scalfire nulla. Almeno per ora.L'abbraccio geopolitico di due dei Paesi più potenti del pianeta, Cina e Russia, per ora ha permesso alla Mongolia di preservare in un equilibrio stupefacente il suo coccio spirituale, legato ai riti sciamanici, al buddhismo, alla natura più incontaminata, alle tradizioni millenarie che ancora non cedono alle tentazioni di una capitale, Ulaanbaatar, che guarda a Occidente ma sempre con un po' di sospetto: chi parte, per studio, per lavoro, per cantare arie liriche nei teatri europei, poi in Mongolia ci torna. Nonostante tutto: la povertà, sempre dignitosa (anche il fenomeno dei bambini di strada nella capitale è ormai sparito), il clima impossibile per molti mesi dell'anno, la corruzione politica che porta gli elettori a variazioni continue delle istituzioni e del Parlamento senza che cambi mai nulla. Ma la democrazia c'è, la pace anche, l'orgoglio più di tutto. La guerra in Ucraina ha creato qualche imbarazzo nelle autorità di Ub, come viene affettuosamente chiamata la capitale che raccoglie un milione e mezzo di abitanti, metà dell'intera popolazione del Paese, grande sei volte l'Italia. Quando si è trattato di votare pro o contro Putin, la Mongolia si è prudentemente astenuta perché il legame con la Russia è molto forte e sentito ancora oggi, nonostante le atrocità compiute sotto Stalin, con tutti i monasteri rasi al suolo e i monaci giustiziati. Ma è stato grazie alla Russia imperiale prima e all'Unione Sovietica poi se la Mongolia si è liberata dal terribile giogo dei Manciù, protratto dal Seicento fino al primo Novecento. Dal 1993 la Mongolia ha indetto le prime elezioni autonome alternando al potere il Partito Rivoluzionare e quello Democratico in un'altalena che da un lato consente il costante controllo popolare sul potere dall'altro disorienta sulla diversa gestione dello sfruttamento degli immani giacimenti di rame e oro nel deserto del Gobi, vera cartina di tornasole dell'economia mongola altrimenti affidata alla pastorizia e al cashmere. Alcuni governi hanno affidato a multinazionali l'estrazione delle materie prime, altri hanno bloccato i lavori per lo sfruttamento eccessivo delle terre e il prosciugamento dei già scarsi corsi d'acqua.La Mongolia resta costantemente in bilico fra gli estremi: caldo e freddo (da -60 a +50); guerra e pace (il più spaventoso scenario bellico nel passato e l'oasi di pace che è oggi); povertà e ricchezza, con definizione a turno di “l'emirato delle steppe” o Paese da carestia con un Pil che vale il 117° posto nel pianeta, popolato da rustici allevatori ma con un'alfabetizzazione al 98,5% e con una partecipazione alle tornate di voto da far impallidire gli elettori europei: le urne vengono piazzate in mezzo al nulla della steppa o del deserto e spesso occorrono giorni e notti a cavallo perché intere famiglie nomadi inseriscano la preferenza nell'urna. Niente scheda elettorale, basta un timbro sulla mano indelebile per due giorni. Più una preghiera allo sciamano per far vincere la propria lista.Certo, i giovani della capitale sono sempre più attratti dalle lusinghe occidentali e hanno ormai invaso le corsie dei social. Poi però li vedi salire a frotte, in religioso silenzio, verso la collina dove campeggia Gandan, il più grande monastero della capitale meta spesso del Dalai Lama per l'ira dei Cinesi che sono arrivati perfino a minacciare una guerra armata alla Mongolia. Ma la Russia è sempre in sentinella.Federico Pistone (Corriere della Sera)
Missionario in Mongolia, parroco, pastore di una comunità di 1.500 persone. Da domani cardinale, il più giovane del Collegio cardinalizio con i suoi 48 anni. Mons. Giorgio Marengo, vescovo e prefetto apostolico, riceverà la porpora cardinalizia nel prossimo concistoro. Nato a Cuneo, ma cresciuto a Torino, è uno dei ventuno nuovi cardinali che sono stati nominati dal Papa. La sua professione religiosa l’ha emessa nel 2000 con i missionari della Consolata. Il 26 maggio 2001 è ordinato presbitero, nella chiesa del Beato Giuseppe Allamano in Torino, dal card. Severino Poletto. Le prime esperienze di missione, in Mongolia. Nel frattempo la licenza e il dottorato in missiologia, nella Pontificia università Urbaniana. Nel Paese asiatico è stato parroco di Maria Madre della Misericordia ad Arvajhėėr. Dal 2016 e fino alla nomina episcopale è stato consigliere regionale dell’Asia e superiore dell’Ordine per quel Paese asiatico. Nomina che è arrivata il 2 aprile 2020 da Papa Francesco come prefetto apostolico di Ulan Bator. Quindi, l’ordinazione episcopale ricevuta nel santuario della Consolata a Torino dal card. Luis Antonio Tagle. Il 29 maggio 2022, al termine del Regina Caeli, l’annuncio del Papa.Mons. Giorgio Marengo, come ha accolto la nomina del Papa a cardinale? La nomina è stata una grande sorpresa e la parola non rende abbastanza lo stupore di questa notizia. È stato bello riceverla in un clima di famiglia mentre mi trovavo momentaneamente a Roma, dopo aver concluso un’iniziativa di dialogo interreligioso che mi aveva portato ad accompagnare una delegazione di monaci buddisti mongoli dal Santo Padre.Dal 27 agosto cambierà qualcosa nella sua vita e nella sua missione? Con il concistoro del 27 agosto accolgo questa nuova grazia. E, come ogni grazia, richiede una responsabilità, un servizio. Io continuerò il mio servizio in Mongolia come prefetto apostolico in questa Chiesa nascente, che ha celebrato 30 anni di esistenza quest’anno. Quindi, da parte mia, aumenterà sicuramente la preghiera e l’impegno. E poi accoglierò quello che il Santo Padre vorrà comunicarmi.Perché questa nomina può essere importante per la sua comunità e per la Mongolia? Questa del Papa è una decisione che per la Chiesa che è in Mongolia rappresenta veramente un grande dono. Al di là della mia persona, questa nomina ci porta nel cuore della Chiesa. Rappresenta come il Santo Padre sia attento a realtà in cui la Chiesa è una minoranza. E anche segnata dalla marginalità. La piccola Chiesa che è in Mongolia ha accolto con grande gioia e grande riconoscenza questa decisione del Papa.Quale messaggio ha inteso dare il Papa con la sua nomina? Penso che il messaggio del Santo Padre possa essere quello di un’attenzione alle situazioni in cui la Chiesa vive in condizioni di minoranza. Un grande incoraggiamento alla piccola comunità cattolica che è in Mongolia a rinnovare con fervore la propria fede, il proprio impegno nel mondo come piccolo seme, come testimonianza a una società che ha altri punti di riferimento. Penso che forse il Santo Padre desideri che realtà come quelle della Mongolia possano essere conosciute e che su di esse si possa riflettere insieme a livello di Chiesa universale. Lei sarà il cardinale più giovane del Collegio cardinalizio.Come vive questo fatto? Cosa porterà? Per quanto mi riguarda, mi sento molto piccolo e desideroso di mettermi in ascolto e alla scuola di molti fratelli più esperti di me. Quindi, cercherò di ascoltare, di imparare, di farmi guidare da questi fratelli cardinali così avanzati nell’esperienza di Dio, della Chiesa, di servizio. Con tanta umiltà e in punta di piedi cerco di mettermi in ascolto e di entrare in questo Collegio con senso di grande riconoscenza.(fonte Sir Agenzia d'Informazione)
27 agosto 2022    PRIMO PIANO
L'offerta di Rio Tinto
per la miniera di rame
Il gruppo minerario Rio Tinto ha alzato la sua offerta per prendere il controllo diretto dell’enorme miniera di rame di Oyu Tolgoi in Mongolia, settimane dopo che la sua offerta iniziale era stata respinta. Il gruppo FTSE 100 ha dichiarato mercoledì di aver aumentato la sua offerta per la partecipazione che non possiede già in Turquoise Hill Resources, che possiede due terzi del progetto Oyu Tolgoi, a 3,1 miliardi di dollari. Rio ha offerto di rilevare gli azionisti di minoranza della società canadese a marzo per 2,7 miliardi di dollari, un’offerta che è stata rifiutata questo mese da uno speciale comitato di amministratori indipendenti istituito dal gruppo quotato a Toronto. Rio, piena di liquidità per l’impennata dei prezzi delle materie prime, è tornata mercoledì per offrire 40 dollari canadesi (30,79 dollari statunitensi) per azione, un miglioramento del 18% rispetto all’offerta precedente e un premio del 56% sul prezzo di chiusura di Turquoise Hill il giorno prima dell’originale offerta a marzo. Il progetto è fondamentale per Rio, che genera la maggior parte delle sue entrate dal minerale di ferro, ingrediente per la produzione dell’acciaio, per orientarsi verso i metalli necessari in un’economia a basse emissioni di carbonio. L’amministratore delegato Jakob Stausholm ha affermato che la società “crede che questa offerta non solo fornisca un valore pieno ed equo per gli azionisti di Turquoise Hill, ma sia nel migliore interesse di tutte le parti interessate mentre lavoriamo per portare avanti il ​​progetto Oyu Tolgoi”. Mercoledì le azioni di Turquoise Hill sono aumentate del 21%, mentre quelle di Rio a Londra sono scese del 2%. Sebbene Rio gestisca Oyu Tolgoi, non ha una partecipazione diretta nel progetto, detiene invece una partecipazione del 51% in Turquoise Hill, che a sua volta possiede il 66% di Oyu Tolgoi. Il resto è di proprietà dello stato mongolo. Situato nel deserto del Gobi, Oyu Tolgoi è uno dei più grandi giacimenti mondiali di rame, un metallo vitale per la transizione energetica poiché viene utilizzato in grandi quantità nei veicoli elettrici e nei progetti rinnovabili. A partire da un volume di produzione iniziale di 500.000 tonnellate di rame all’anno, il progetto diventerà una delle miniere più grandi al mondo per il metallo di base una volta completata l’espansione sotterranea. Secondo S&P Global, le grandi compagnie minerarie diversificate sono desiderose di mettere le mani su progetti di rame poiché la produzione deve raddoppiare entro il 2035 per elettrificare l’economia globale e raggiungere gli obiettivi di emissioni. Ma sono stati riluttanti a spendere molto per acquisire progetti dopo un decennio di disciplina sulla spesa in conto capitale. In un segno di cambiamento, BHP Group ha rifiutato questo mese un’offerta da 5,8 miliardi di dollari per l’acquisizione di Oz Minerals. Il più grande gruppo minerario del mondo ha fatto l’offerta dopo che i prezzi del rame erano scesi drasticamente da un record di marzo sopra i 10.600 dollari la tonnellata al livello attuale di circa 8.000 dollari la tonnellata. Turquoise Hill aumenterà i proventi del capitale proprio per finanziare l’espansione sotterranea, che in totale dovrebbe costare 7 miliardi di dollari per lo sviluppo, se Rio non dovesse rilevarla. di Terry Schiavo (magichtech.it)
26 agosto 2022    PRIMO PIANO
Il 27 agosto padre Giorgio
diventa cardinale
C'è anche un cuneese tra i 21 nuovi cardinali (di cui 5 italiani) che Papa Francesco nominerà, con un Concistoro, sabato 27 agosto. Si tratta di monsignor Giorgio Marengo, 47 anni, originario di Cuneo e torinese di adozione, missionario della Consolata, dall’aprile 2020 prefetto apostolico di Ulan Bator una piccola comunità di 1300 cristiani in Mongolia, dove si trova in missione dal 2003. Primo rappresentante del suo ordine religioso nel Paese asiatico, è stato parroco di Maria Madre della Misericordia ad Arvajhéér e dal 2016, fino alla nomina episcopale, è consigliere regionale dell'Asia, superiore dell'ordine per la Mongolia. Marengo è il più giovane dei nuovi 27 porporati. Da ragazzo ha fatto parte degli scout, ha praticato la scherma e si è diplomato al liceo classico Cavour di Torino. Dal 1993 al 1995 ha frequentato corsi filosofici alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale, dal 1996 al 1999 ha studiato Teologia alla Pontificia Università Gregoriana a Roma. Nel 2000 ha emesso la professione dei voti per i missionari della Consolata, l’anno successivo è stato ordinato presbitero. Nel 2002 ha conseguito la licenza e, nel 2016, il dottorato in Missiologia alla Pontificia università urbaniana. Poi la missione in Mongolia, nell’aprile 2020 la nomina a prefetto apostolico di Ulan Bator e ad agostodi quell’anno, l’ordinazione episcopale ricevuta a Torino dal cardinale Luis Antonio Tagle. È stato il più giovane vescovo italiano fino all’8 marzo 2021, giorno della nomina di padre Christian Carlassare, 44 anni, vescovo di Rumbek (Sudan). (fonte La Stampa)
8 luglio 2022    PRIMO PIANO
Delegazione della Mongolia
in visita a Prato
Una visita allo stesso tempo di cortesia e di affari, all'insegna delle buone relazioni fra la Mongolia e il distretto pratese: è quanto accaduto il 7 luglio, con l'impresa meccanotessile Proxima, detentrice del marchio Bigagli, come principale interlocutore aziendale della delegazione mongola che nel suo tour italiano ha toccato anche Prato. Proxima/Bigagli è stata individuata dalla stessa delegazione mongola, guidata dal membro del Parlamento e presidente del Gruppo di amicizia interparlamentare Mongolia-Italia onorevole Purevdorj Bukchuluun, come riferimento su Prato, dati i rapporti commerciali pregressi che hanno visto l'impresa pratese come fornitrice di macchinari per alcune importanti aziende tessili mongole. La tappa pratese era inserita nel contesto di una missione in Italia iniziata il 5 luglio. Ad accogliere la delegazione in città Massimo Luchetti, amministratore unico di Proxima/Bigagli, e il console onorario della Mongolia a Prato Piero Bardazzi. Dopo una visita alla filatura Valfilo a Vaiano per vedere in opera i macchinari di produzione Bigagli, la delegazione ha raggiunto la sede pratese della Camera di commercio di Pistoia-Prato per un incontro a livello istituzionale - l'assessore Benedetta Squittieri ha portato il saluto dell'amministrazione comunale - e per acquisire elementi informativi sul distretto pratese e sulle potenzialità dei prodotti Proxima/Bigagli rispetto alle necessità del tessile mongolo. L'interscambio con la Mongolia muove annualmente 4 milioni di import, essenzialmente fibre tessili pregiate, e 1 milione di export rappresentato da prodotti e macchinari tessili (sommatoria delle province di Prato e Pistoia) (dati elaborati dal Centro studi di Confindustria Toscana Nord). (fonte notiziediprato.it). Nella foto, Squittieri, Luchetti, Bardazzi e Purevdorj
26 giugno 2022    PRIMO PIANO
Intervista su La Lettura
al Cardinale Marengo
Sull'ultimo numero di La Lettura, settimanale del Corriere della Sera, campeggia l'intervista di Annachiara Sacchi al nuovo cardinale della Mongolia Giorgio Marengo. Ecco l'incipit:«Guardate a lui e sarete raggianti», recita il Salmo 34. È scritto in caratteri mongoli su un piccolostendardo dietro la scrivania di Giorgio Marengo, che ha 48 anni, da quasi 20 fa il missionario ed èanche vescovo, prefetto apostolico di Ulaanbaatar, e dal 27 agosto, quando verrà creato cardinale,sarà il porporato più giovane del mondo. Il tutto dalla remota Mongolia, 1.400 cattolici, dieci chiesericonosciute di cui otto parrocchie, steppe e deserto.Eminenza, questa nomina che cosa cambia nella sua vita?«È una domanda a cui faccio fatica a rispondere, sto ancora cercando di metabolizzare.Quello che riesco a dire è che lo vedo come un atto di missionarietà del Santo Padre: il suo avere acuore la Chiesa tutta, quindi anche quella che si trova in parti del mondo in cui rappresenta unaminoranza, il fatto che lui pensi alla Mongolia scegliendo come cardinale un vescovo che viene da lìanche se non è cittadino mongolo, mi pare un gesto molto significativo».Siamo abituati a una chiesa eurocentrica e italocentrica: come interpreta la decisione di Francesco di valorizzare una comunità così piccola e lontana?«Il collegio cardinalizio deve rappresentare tutta la Chiesa, anche quella delle parti piùremote. Ed è una cosa bella, perché ne aumenta la rappresentatività e la arricchisce di esperienze chearrivano da punti del mondo in cui l'essere Chiesa si coniuga con la vita di un piccolo gruppo immersoin una società che ha altri punti di riferimento. Penso che in un'epoca come la nostra, in cuil'universalità e le dimensioni planetarie della Chiesa sono evidenti, il Santo Padre abbia visto lanecessità di valorizzare tante voci diverse».Leggi il pdf con l'intervista intera
24 giugno 2022    SPORT
Judo, nel Grand Slam
Mongolia protagonista
Si è aperto ufficialmente in Mongolia il periodo di qualificazione olimpica del judo verso i Giochi di Parigi 2024, in occasione della prima giornata di incontri del Grand Slam di Ulaanbaatar 2022. Day-1 riservato come di consueto alle categorie più leggere. Giappone subito grande protagonista con il trionfo nei 48 kg della campionessa mondiale in carica Natsumi Tsunoda, capace di infliggere quattro ippon consecutivi alle sue avversarie precedendo sul podio la mongola Narantsetseg Ganbaatar e le due terze classificate Lee Hyekyeong (Corea del Sud) e Abiba Abuzhakynova (Kazakistan). Paese del Sol Levante che svetta anche nei 60 kg con Ryuju Nagayama, al nono titolo Grand Slam in carriera ottenuto grazie alla vittoria in finale per waza-ari sul taipeiano n.1 al mondo Yang Yung Wei. Terza piazza per il coreano Lee Harim ed il padrone di casa Sumiyabazar Enkhtaivan. Prosegue nel frattempo l’ascesa della giovane uzbeka Diyora Keldiyorova, divenuta ormai una big globale dei 52 kg con il secondo trionfo nel circuito maggiore dopo aver battuto nell’atto conclusivo la russa (in gara da neutrale sotto la bandiera dell’IJF) Alesya Kuznetsova. Completano il podio la coreana Yerin Jung e la beniamina locale Khorloodoi Bishrelt. Clamorosa doppietta della Mongolia nei 66 kg con la vittoria di Erkhembayar Battogtokh (nella foto) in finale sul connazionale Sod-Erdene Gunjinlkham. Terzo posto e punti importanti in chiave olimpica per il russo Yago Abuladze e per un altro mongolo, Baskhuu Yondonperenlei. Padroni di casa sul gradino più alto del podio anche nei 57 kg femminili con Enkhriilen Lkhagvatogoo, che si è imposta in finale sulla russa Daria Kurbonmamadova. Terze Timna Nelson Levy (Israele) e Ichinkhorloo Munkhtsedev (Mongolia). (fonte oasport)
30 maggio 2022    PRIMO PIANO
Marengo: «Il Papa
sa come stupire»
Intervista al nuovo cardinale Padre Giorgio Marengo a cura di Fabio Marchese Ragona per Il GiornaleTra i 21 nuovi cardinali che Papa Francesco creerà il prossimo 27 agosto, nel gruppo dei 5 italiani c'è anche monsignor Giorgio Marengo, cuneese di 47 anni, che dal 2020 ricopre il ruolo di Prefetto Apostolico di Ulan Bator in Mongolia, dov'è missionario da tanti anni. Due giorni fa aveva incontrato il Papa in Vaticano nel corso di un'udienza con le autorità mongole del buddismo ma il Pontefice non gli aveva rivelato che sarebbe diventato presto cardinale.Monsignore, come ha saputo quindi di esser stato scelto?«Avevo appena celebrato la messa dell'Ascensione in una comunità delle suore missionarie della Consolata, appena fuori Roma, ed ero con due sacerdoti della Mongolia con i quali ho avuto appunto nei giorni scorsi l'udienza con Papa Francesco. Terminata la messa una delle suore mi è venuta incontro e ha iniziato a farmi gli auguri. Sinceramente non capivo il perché. A quel punto mi ha detto che il Santo Padre al termine del Regina Caeli aveva letto il mio nome tra quelli dei nuovi cardinali».E lei cos'ha pensato?«Ho provato un senso di grande stupore, di grande smarrimento, perché è stata una vera sorpresa. Ho pensato subito a come il Papa abbia a cuore quelle realtà in cui la Chiesa è una minoranza: noi in Mongolia siamo davvero un piccolo gruppo, 1500 cattolici, rispetto alla popolazione che ha altre tradizioni. E ho provato anche un senso di gratitudine verso il Santo Padre che pensa alla Chiesa anche nei posti più lontani e meno consueti. Detto ciò faccio ancora fatica a rendermi conto di cosa mi stia succedendo».Anche perché due giorni fa Lei ha incontrato il Papa, ma non le ha detto proprio nulla.«Assolutamente, non ha detto niente su porpore cardinalizie o sull'annuncio che avrebbe fatto ieri. Abbiamo parlato di tante cose ma questo argomento non è stato proprio toccato».Secondo lei perché il Papa dona un cardinale alla Mongolia?«Questo denota il senso della sua cura pastorale: il successore di Pietro ha a cuore la Chiesa nel suo insieme e quindi anche dove ci sono piccole realtà. È un messaggio molto bello: pensiamo alle prime comunità cristiane che vivevano in situazioni di difficoltà. Questo è un gesto che mostra come il Papa continui a promuovere l'annuncio del Vangelo in tutte le parti della Terra».Lei è il primo cardinale della Mongolia e con i suoi 47 anni (48 a giugno, ndr) diventa anche il più giovane del collegio cardinalizio.«Proprio per la mia giovane età ho il desiderio di mettermi a imparare da tutte le persone con più esperienza di me. Mi sento molto piccolo e vorrei chiedere a tutti gli altri di condividere la loro conoscenza e la loro sapienza. Mi metterò alla loro scuola».Guardando la lista dei nuovi cardinali, spiccano gli asiatici. È un segnale? Il Papa vuol dare più voce e più spazio a questo continente?«Il fatto che il Papa dia un'attenzione all'Asia a mio parere è significativo perché la Chiesa in quel continente ha un'antichissima tradizione ma è rimasta sempre in proporzioni piccole. Sicuramente i popoli dell'Asia hanno una grande sapienza e una spiccata religiosità che può dare davvero tanto alla Chiesa universale».Cosa cambierà per lei con questa nomina?«Non cambierà nulla per me. Penso che sia un incoraggiamento del Papa a continuare sulla strada già iniziata dal mio predecessore, monsignor Venceslao Padilla che è stato il grande fondatore della Chiesa in Mongolia e ha speso la sua vita per il suo popolo».
30 maggio 2022    PRIMO PIANO
Padre Giorgio Marengo
è il più giovane cardinale
Mons. Giorgio Marengo diventerà il prossimo 27 agosto il più giovane cardinale della Chiesa Cattolica. “Mi sento di dire un grande ringraziamento al Santo Padre per questo atto di fiducia e di stima che spero di saper ricambiare continuando il mio servizio umile e semplice alla Chiesa che è in Mongolia e alla Chiesa universale”. Una vera sorpresa la sua nomina, annunciata oggi dal Papa, che ovviamente non è stata decisa all’ultimo momento da Papa Francesco, anche se appena ieri lo aveva incontrato nel Palazzo Apostolico, dove il prefetto della Mongolia aveva accompagnato una delegazione di monaci buddisti del suo paese. “Un evento – ha dichiarato il missionario alla Radio Vaticana – cui abbiamo lavorato per quasi due anni con la grande collaborazione, il grande supporto, del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. In realtà ci sono state altre figure di spicco del buddismo mongolo che sono passate in Vaticano, ma si è trattato di visite non ufficiali, mentre questa è la prima volta che una delegazione viene proprio con l’espresso desiderio di incontrare il Santo Padre. Quindi è un capitolo importante del dialogo interreligioso, al quale cui la Chiesa pone molta attenzione in Mongolia”. “La pace – ha detto il Papa nel suo discorso ai monaci buddisti – è oggi l’ardente anelito dell’umanità. Pertanto, attraverso il dialogo a tutti i livelli, è urgente promuovere una cultura della pace e della nonviolenza e lavorare per questo. Questo dialogo deve invitare tutti a rifiutare la violenza in ogni sua forma, compresa la violenza contro l’ambiente. Purtroppo, c’è chi continua ad abusare della religione usandola per giustificare atti di violenza e di odio”. Invece, ha spiegato Francesco, “essere veri discepoli di Gesù o seguaci di Buddha, significa aderire alle loro proposte”. E se Gesù “ha distrutto l’inimicizia”, Buddha nel suo messaggio di nonviolenza e pace: insegnò – ha ricordato il Papa citando la raccolta di insegnamento del Dhammapada – che “la vittoria si lascia dietro una scia di odio, perché il vinto soffre” e che “la conquista di sé è più grande di quella degli altri”. “In un mondo devastato da conflitti e guerre, come leader religiosi, profondamente radicati nelle nostre rispettive dottrine religiose, abbiamo il dovere di suscitare nell’umanità la volontà di rinunciare alla violenza e di costruire una cultura di pace”. Dunque la nomina di questo giovane sacerdote piemontese a cardinale riconosce l’importanza strategica del dialogo interreligioso ed è immaginabile che possa preludere al conferimento di più importanti responsabilità pastorali e di possibili incarichi nella Curia Romana. Anche se lui, padre Giorgio, pensa di restarsene lì a Ulaabataar in Mongolia. “L’8 agosto 2020 – ricorda il settimanale diocesano di Torino La Voce e il Tempo – nel santuario della Consolata mons. Marengo veniva consacrato vescovo dal card. Tagle e ora la nomina a cardinale che ha immediatamente suscitato commozione e gratitudine in tutta la diocesi tra i tanti gruppi e realtà che padre Marengo ha frequentato. Dai membri della sua congregazione i Missionari della Consolata che per la prima volta annoverano un cardinale, agli Scout, ai parrocchiani di Sant’Alfonso in Torino comunità frequentata dalla sua famiglia… Sensibilità diverse accomunate dall’affetto per un sacerdote che nell’umiltà testimonia in Mongolia la bellezza del messaggio evangelico, l’importanza dialogo interreligioso, la forza della fraternità”. (fonte farodiroma.it e vocetempo.it)
6 aprile 2022    PRIMO PIANO
Trent'anni di accordo
tra Mongolia e Vaticano
Nei giorni scorsi nella sede del vescovado di Ulaanbaatar si è celebrato il 30° anniversario dell'accordo tra Vaticano e Stato della Mongolia. Tra i partecipanti (nella foto) monsignor Giorgio Marengo, Vescovo della Mongolia, l'Ambasciatrice Laura Bottà e una delegazione istituzionale e religiosa, con le Figlie di Maria Ausiliatrice, rappresentate da suor Adriana.
Anni fa si raccontava che Nicolas Cage era in possesso di un teschio di dinosauro, che alla fine dovette restituire ad un museo quando si scoprì che era stato rubato in Mongolia. Sebbene la storia del suo serpente a due teste sia meno conosciuta, questo non la rende affatto meno entusiasmante. Cage, recentemente intervistato da GQ, ha confessato di essersi dovuto liberare del serpente perché era troppo difficile da nutrire. Ma scopriamo come Nicolas si era procurato il rarissimo rettile: una mattina, dopo aver sognato un'aquila a due teste, ha ricevuto una telefonata e un amico gli ha offerto un serpente a due teste per 80.000 dollari. Sebbene non fosse l'esemplare del suo sogno, la coincidenza era troppo surreale per Cage che si è sentito praticamente costretto ad acquistarlo. La star, dopo pochi giorni, si è immediatamente resa conto che nutrirlo comportava il complicato processo di dover mettere una spatola tra le due teste al fine di evitare che litigassero per il cibo. Dopo alcune settimane l'attore ha consegnato il rettile allo zoo di Audubon, dove è morto di recente all'età di 14 anni. Nicolas Cage ha sempre avuto una predilezione per gli animali domestici rari e attualmente si prende cura di un gatto Maine Coon (di nome Merlin), di un corvo parlante (di nome Huginn) e di un assortimento di pesci e tartarughe: "Il mio lavoro è prendermi cura di loro, assicurarmi che siano felici e al sicuro. Alla fine, dovrò donarli, come ho donato il mio serpente a due teste". (fonte movieplayer.it)
Il Ministero degli Affari Esteri, con decisione del Ministero della Salute del 13 marzo scorso, ha sospeso a partire dal 14 marzo 2022, le seguenti restrizioni sanitarie: 1) I passeggeri provenienti dall’estero non saranno sottoposti a PCR né rapid-test al loro arrivo in Mongolia. Si consiglia di verificare con le compagnie aeree le regole sanitarie imposte nei Paesi di imbarco e di transito. 2) non sono richieste quarantene nei COVID hotel, né periodi di confinamento domiciliare; 3) potranno entrare in Mongolia anche persone che non abbiano completato il ciclo vaccinale. Il viaggiatore dovrà compilare e firmare un questionario che riceverà al suo arrivo.
Salve, scrivo per chiedervi se è possibile avere una immagine della traduzione in lingua mongola con scrittura verticale della parola ‘Gengis khan’. Grazie. Distinti saluti. Cristiano M.Risponde Tseeghii della redazione di mongolia.itSalve Cristiano, ti allego un'immagine di Chinggis Khaan (che in italiano è traslitterato spesso "Gengis Khan" / in inglese Genghis Khan), affiancate dal nome in scrittura verticale mongola (mongol bichig). Spero possano essere utili.
Gangaamaa Badamgarav, la prima alpinista di nazionalità mongola ad aver completato le “Seven Summits”, ha annunciato che questa primavera tenterà di scalare il Kangchenjunga (8.586 m), la terza montagna più alta del mondo. Badamgarav è stata anche la prima scalatrice del suo paese a raggiungere la vetta del K2 (8.611 m) nel 2018. La sua partenza per l’Himalaya è fissata per il prossimo 2 aprile. Situata al confine fra il Nepal e lo Stato indiano del Sikkim, il Kangchenjunga è la cima più alta dell’India, il più orientale degli ottomila dell’Himalaya e, dal 1838 al 1849, ritenuta la vetta più elevata del pianeta, fino a quando rilevamenti britannici appurarono che Everest e K2 erano più alti. È un massiccio molto esteso, con quattro cime distinte di ottomila metri: l’occidentale Yalung Kang (8.505 m), la vetta principale (8.586 metri), la centrale (8.482 metri) e la meridionale (8.473 metri). La prima ascensione della cima principale fu compiuta il 25 maggio 1955 da George Band e Joe Brown, membri di una spedizione inglese guidata da Charles Evans, per la parete Sud-Ovest. Il giorno successivo raggiunsero la vetta anche gli alpinisti Norman Hardie e Tony Streather. Le restanti quattro vette, di altezza minore, furono scalate per la prima volta tra il 1973 e il 1978 da giapponesi e polacchi. (fonte mountainblog.it)
3 marzo 2022    PRIMO PIANO
Guerra in Ucraina:
gli effetti in Mongolia
L’invasione russa dell'Ucraina e l'imposizione di severe sanzioni a Mosca stanno avendo importanti ripercussioni pure sulla vicina Mongolia, lo stato dell’Asia Orientale senza sbocco sul mare. Pressata sia dal punto di vista economico che da quello diplomatico. Lo dimostra un episodio apparentemente minore avvenuto martedì: che però la dice lunga sulle tensioni che si vivono laggiù. A Ulan Bator, la capitale, un piccolo gruppo di manifestanti si è radunato nella piazza principale Sukhbaatar per chiedere la fine delle ostilità in Ucraina. Rapidi, sono scesi i residenti dai palazzi vicini che hanno invitato tutti a tornarsene a casa: spaventati da manifestazioni di aperto antagonismo nei confronti di Mosca. Circondata dalla Russia a nord e dalla Cina a sud, la Mongolia in cerca di autonomia – dopo decenni di egemonia sovietica è approdata alla democrazia solo nel 1992 - ha coltivato alleati come Giappone, Corea del Sud e Stati Uniti. Una strategia diplomatica detta del "terzo vicino" volta a rafforzare la sua indipendenza politica. Ma la sua economia ha continuato a fare affidamento sui suoi ingombranti stati confinanti. Il commercio è infatti facilitato dalle banche russe e quasi tutto il petrolio arriva proprio da Mosca, ora oggetto dell’ostracismo internazionale. “Siamo troppo dipendenti dalla Russia e fragli da diversi punti di vista: non solo per la benzina”, afferma dunque Sumati Luvsandendev, il maggior analista politico mongolo. “L’esclusione di Mosca dallo swift colpirà anche le nostre operazioni di import-export". Non solo: a seguito della decisione della Germania di bloccare l’approvazione dell’accordo sul gasdotto Nord Stream II, è probabile che anche la Mongolia diventi strategicamente più importante per l'economia russa. Tanto più che proprio questa settimana è stato firmato un accordo per costruire la sezione mongola di un progetto transnazionale di trasporto del gas volto a fornire 50 miliardi di metri cubi di gas russo alla Cina, nota come Potenza della Siberia 2. Finora la Mongolia ha cercato di tenersi fuori dalle controversie geopolitiche. E anche per questo resta in silenzio sull'invasione dell'Ucraina, uno dei 34 paesi astenutisi sulla risoluzione delle Nazioni Unite votata ieri sera dove si chiede il ritiro delle truppe russe. (fonte repubblica.it)
28 febbraio 2022    PRIMO PIANO
Trieste e la Mongolia
piangono Roberto Ive
Si è spento all’età di settant’anni Roberto Ive, scrittore triestino, giornalista, viaggiatore e tra i massimi esperti italiani della Mongolia, in cui aveva vissuto a lungo e sulla quale aveva pubblicato numerosi articoli, a partire dagli anni ’80, quando il paese era ancora chiuso agli occidentali. In seguito vi realizzò anche documentari e trasmissioni radiofoniche, alcune trasmesse dalla Rai, e scrisse la prima guida italiana sul paese, dove fu anche consulente di programmi di sviluppo economico. Per molto tempo organizzò viaggi e itinerari nella patria di Gengis Khan, accompagnando i visitatori in prima persona sul suo fuoristrada. Realizzò diversi reportage in tutto il mondo, anche in Giappone e in India. Per buona parte della sua vita ha abitato tra Ulaan Baatar, Berlino, Bologna e Trieste, dove era nato. Fu anche appassionato di alpinismo. Tra i suoi libri si ricordano: “Mongolia, viaggio ad Olgii e oltre”, “Gobi” e “Mongolia itinerari ai confini del nulla”. Lo saluta in un commosso post su Facebook lo scrittore e amico Pietro Spirito: “è stata una gioia seguire i tuoi orizzonti”. (fonte triesteprima.it)
di Gabriele BonafedeMolti commentatori italiani hanno battezzato il discorso di Putin per giustificare la brutale aggressione all’Ucraina quale “duro”. È evidentemente un eufemismo per definire un vero e proprio vaneggiamento. Tra l’altro, evidenziando nozioni di storia a dir poco strampalate e contraddittorie. Sarebbe più corrispondente alla realtà dire che il discorso di Putin è stato un delirio misto Hitler-Stalin degno di una rappresentazione teatrale tra il grottesco e la tragedia. Persino il traduttore aveva problemi a seguire questo folle delirio. Forse non è del tutto sano di mente, Putin. Non a caso, Macron lo ha detto. Sia pure con un linguaggio diplomatico, definendo il discorso di Putin quale paranoico. Per la pace c’è poco di che sperare, purtroppo. L’invasione dell’Ucraina è già cominciata. Carri armati russi e migliaia di soldati hanno aggredito il territorio dell’Ucraina già sotto controllo militare russo in Donbas a seguito della precedente aggressione unilaterale. Le armate russe sono ormai penetrate fino alla linea del fronte tra ucraini e “separatisti”. Non è escluso che in poco tempo ci siano raid aerei dei russi contro città e infrastrutture civili e militari ucraine, oltre ad attacchi cibernetici alle reti, etc. D’altronde, il discorso di Putin è stato chiaro e indiscutibilmente copiato e incollato da quelli di Hitler prima di invadere la Polonia o la Cecoslovacchia: una lista di pretesti su basi etniche, storiche, culturali, religiose e geografiche assolutamente piegate alla logica del più forte. Come Hitler sulla Polonia, Putin ha detto, tra le altre cose, che l’Ucraina e altri paesi una volta facenti parte dell’Impero Russo degli zar, non avrebbero il diritto di esistere. Secondo Putin, l’Ucraina sarebbe parte integrante del reich russo, adducendo ragioni “storiche” che si rifanno a più di un secolo fa e, sul piano “culturale”, a molti secoli fa, persino al medioevo. Di fatto, nella sostanza del suo discorso e che lo si voglia o no, Putin ha anche dichiarato guerra alla UE e alla Nato, quindi anche all’Italia che fa parte di ambedue. Lo fa nel momento in cui usa mezzi militari giustificandoli con l’accusa all’intero “Occidente” (quindi compresa l’Italia) di avere sostenuto corruzione e distruzione dell’attuale Stato ucraino e avere fornito sostegno per un colpo di stato nel 2014 e mezzi militari. Ovviamente gli italiani non se ne sono ancora accorti. Giornali e tv minimizzano. C’è persino chi continua a battere la gran cassa alla propaganda hitleriano-stalinista di Putin. Per evitare una guerra atroce, al momento, possiamo solo pregare perché avvenga un miracolo. Dopotutto, di miracoli ne sono successi già tanti in passato. Ma ciò che è estremamente pericoloso e indicativo dello stato mentale di Putin, è il suo excursus “storico” sulle medievali motivazioni per aggredire l’Ucraina. Le cui implicazioni sull’assetto mondiale sono semplicemente grottesche. Drammaticamente grottesche. Tragicamente grottesche, al limite del film fantozziano misto alla fiction horror su basi distopiche. Infatti, secondo il discorso di Putin sul “diritto storico” della Russia di annettere l’Ucraina con l’uso della forza, dice che l’Ucraina è parte integrante della storia russa fin dal medioevo. Dimenticando che la Russia è stata parte integrante della Mongolia proprio nel medioevo. Con questa logica, la Mongolia avrebbe dunque il diritto di annettersi la Russia. Putin dice anche che concedere autonomie e indipendenze, anche solo formali, all’Ucraina e le altre Repubbliche dell’Unione Sovietica fu uno sbaglio che, evidentemente, vuole risanare annettendole senza alcuna autonomia, né formale né tantomeno reale. Dunque, anche la Polonia avrebbe, secondo Putin, il diritto di annettere la Russia, visto che larghe parti della Russia erano parte integrante della Polonia fino al XVIII secolo, “stupidamente” fornite di autonomia. Così come lo avrebbe l’Ucraina stessa, il diritto di annettere la Russia. Tutto ciò per ammissione stessa di Putin, dal momento in cui dice che Russia e Ucraina sono la stessa cosa, o per lo meno parti integranti dell’impero zarista fino al 1914 e dell’Unione Sovietica dal 1922 al 1991. Proprio come la Russia era parte integrante dell’Impero Mongolo in tempi più recenti (XIII secolo) di quando fu fondata (VIII secolo. e forse V secolo) la capitale dell’Ucraina. Va da sé, che la Mongolia, secondo la speciosa teoria espressa nel suo discorso, abbia anche il diritto di annettere una gran parte della Cina per rifondare gli imperi di Genghis Khan o Kublai Khan. Cina che, con lo stesso metro, è giusto che sia in gran parte annessa dal Giappone, visto che la ha occupata nel XX secolo: ai tempi dell’Unione Sovietica, almeno dieci anni dopo l’ipotetico 1922 di cui parla Putin per la formazione dell’Ucraina. Il Giappone vanterebbe pure diritti “storici” putinisti pure sulle due Coree, evidentemente.Gabriele Bonafede maredolce.com
23 febbraio 2022    PRIMO PIANO
I quattro anni in Mongolia
del presidente ucraino
C'è anche un pezzo di Mongolia nella vita del presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelenskyy, personaggio al centro dell'attenzione mondiale. È nato il 25 gennaio 1978 a Kryvyi Rih, nella regione di Dnipropetrovsk. La sua età è dunque di 44 anni. I suoi genitori hanno origini ebre. Suo padre, Oleksandr Zelens'kyj, è un professore che dirige un dipartimento accademico di cibernetica e hardware informatico presso il Kryvyi Rih Institute of Economics. La madre, Rymma Zelens'ka, al contrario, lavorava come ingegnere. Zelenskyy ha vissuto per qualche tempo, circa 4 anni, in Mongolia nella città di Erdenet, dove lavorava il padre. Si è laureato nel 2000 in giurisprudenza presso il dipartimento della Università Economica Nazionale di Kyiv ma non ha mai esercitato la professione legale. Dal 1997 lavorava come attore e sceneggiatore nello studio cinematografico Kvartal 95 Club. Nel 2011 è produttore generale del canale Inter TV, dal 2013 al 2019 è direttore artistico in Kvartal 95 Studio LLC. Nel 2015 Volodymyr Zelenskyy ha interpretato  il ruolo di presidente ucraino nella serie televisiva Sluha Narodu (letteralmente, Servitore del popolo). Qui ha interpretato un capo di Stato onesto, capace di superare in astuzia antagonisti e detrattori. (fonte ilgiornaleditalia.it)
15 febbraio 2022    PRIMO PIANO
L'Ambasciatore: «Fine
della quarantena»
L'Ambasciatore d'Italia a Ulaanbaatar ci aggiorna sulla situazione, ribadendo l'annullamento della quarantena per i cittadini provenienti dall'Italia:«A seguito dei recenti sviluppi in Mongolia, si informa che il 14 febbraio 2022 il Governo della Mongolia ha preso la decisione di abbassare il livello di emergenza legata alla pandemia COVID-19 dall’arancione al giallo. La decisione revoca tutte le precedenti restrizioni sull’attività commerciale e annulla completamente l’obbligo di isolamento domiciliare di 5 giorni per le persone in arrivo nel paese. L’ingresso sarà consentito a prescindere dello stato di vaccinazione. Tuttavia, rimane solo la necessità dell’esito negativo al COVID-19 via un test molecolare (PCR) eseguito entro 72 ore prima dell’arrivo».
Buone notizie dalla Mongolia. Oggi, lunedì 14 febbraio 2022, il governo ha stabilito che le frontiere sono riaperte a tutti i turisti vaccinati e che l'Aeroflot ha ripristinato parzialmente i voli (un volo a settimana), mentre Turkish (un solo scalo a Istanbul) ha già il parco voli operativo al completo. La situazione sta quindi finalmente tornanfo alla normalità e si prospetta la possibilità di un ritorno alla Mongolia, con viaggi che possono essere già organizzati in tutta sicurezza da questa primavera. Per informazioni: info@mongolia.it.
12 febbraio 2022    PRIMO PIANO
Il fascino “altissimo”
della mongola Renny
Sai chi è Renny? È la seconda donna con le gambe più lunghe al mondo. Rentsenkhorloo Bud, chiamata da tutte Renny, è una giovane originaria della Mongolia. Ed è altissima: 205 centimetri. Questa altezza è dovuta in particolare alla lunghezza delle sue gambe, che misurano ben 1,32 metri. Oggi è famosa in tutto il mondo, anche se per lei la vita non è mai stata facile, proprio a causa della sua altezza. Non è facile essere alta più di due metri, soprattutto per i giudizi e i pregiudizi delle persone. Ma oggi lei è serena e si accetta per com’è, senza badare troppo ai commenti di chi la incontra. Renny ha origini mongole, ma vive a Chicago. Le sue gambe sicuramente non passano inosservate quando cammina per strada, ma oggi lei è orgogliosa del suo fisico. Così si racconta oggi la ragazza che, a causa della sua altezza, a 29 anni, è entrata nel libro dei record del Guinness dei Primati per essere la seconda donna con le gambe più lunghe del mondo. Se è stato sempre difficile accettare e soprassedere ai commenti delle persone, sono state anche altre le sfide che Renny ha dovuto affrontare. Come trovare abiti della sua taglia, soprattutto pantaloni. Ha sempre capito che sarebbe stata molto alta, visto che alle elementari aveva già raggiunto il metro e 68 di altezza. Era alta come la sua insegnante. Per tutta l’adolescenza non è stata a suo agio con la sua altezza, ma poi è cresciuta e oggi ha più fiducia in se stessa. E lei esalta la sua bellezza con short e gonne che fanno vedere le gambe, ma anche con tacchi alti. L’altezza è una questione di famiglia, visto che suo padre è alto 2,08 metri e sua madre 1,85 metri. Essere alta, secondo lei, ha anche i suoi vantaggi, visto che riesce a raggiungere i ripiani più alti nel supermercato o a casa, anche se è difficile passare dalle porte. (fonte mammastobene.com)
10 febbraio 2022    SPORT
Giochi di Pechino,
i piazzamenti dei mongoli
Già terminata l'Olimpiade invernale di Pechino per la Mongolia che, nella gara di sci nordico cross country che ha dato la medaglia d'argento all'azzurro Federico Pellegrino, centra il 77° posto con il 27enne Achbadrakh Batmunkh: tempo 3.11'60'' (il norvegese Klaebo ha vinto l'oro in 2.58'06''). In campo femminile, sempre nello sci di fondo, la 26enne mongola Enkhtuul Ariunsanaa ha completato il percorso in 3.58'25'' conquistando il 79° posto nella gara che ha assicurato l'oro alla svedese Jonna Sundling in 3.09''68.
4 febbraio 2022    SPORT
Giochi di Pechino,
la Mongolia è pronta
Anche la Mongolia si appresta a vivere la sua Olimpiade nella vicina Pechino. Nonostante le temperature rigide, gli atleti di Gengis Khan primeggiano nelle discipline “estive”, soprattutto lotta, judo, tiro con l'arco, oltre ovviamente al sumo, insomma tutti gli sport da veri guerrieri. Ma la squadra mongola cercherà di farsi valere anche a questi Giochi invernali. Alla cerimonia d'apertura (nella foto) eleganza e tradizione hanno caratterizzato la compatta delegazione mongola che propone due soli atleti, entrambi nello sci di fondo: la 26enne Enkhtuul Ariunsanaa e il 27enne Achbadrakh Batmunkh. Buona fortuna, Mongolia!
29 gennaio 2022    PRIMO PIANO
BUONO TSAGAAN SAR,
MONGOLIA!
Buon anno, Mongolia! Anzi, buono Tsagaan Sar, il giorno della luna bianca che quest'anno cade il 2 febbraio anche se i preparativi e i festeggiamenti durano settimane, all'insegna della famiglia, delle tradizioni, del buon cibo e dei ringraziamenti agli dèi, alla natura e agli antenati. Lo Tsagaan Sar (si entra nell'anno della Tigre) segue il calendario lunare tibetano. È l'occasione per i Mongoli di completare i lavori in sospeso e onorare i debiti prima del nuovo anno. Sulla tavola, sia nelle case di città sia nelle gher dei nomadi, non possono mancare buuz e bansh, i ravioli tipici, ma anche lo schienale di pecora (coda compresa), carne bollita, biscottini (kheviin boovj e aaruul. Anche il riso, simbolo di fecondità e crescita, è presente così come l'airag, il latte di cavalla fermentato, e altri piccoli piatti adatti per l'occasione. È dovere dei più giovani, entro i primi tre giorni di festa, rendere omaggio agli anziani offrendo un khadag (la sciarpa sacra, solitamente blu come il cielo, il sacro Tengher), Le famiglie si scambiano molteplici e reciproce visite percorrendo anche lunghe distanze di strada, di steppa e di deserto. Alla vigilia, il Bitüün, che quest'anno cade il 1° febbraio, si tende a mangiare molto come atto propiziatorio per un anno di abbondanza. Una grande festa celebrata a venti gradi sottozero ma con grande calore. Tanti auguri, cari amici della Mongolia!
21 gennaio 2022    PRIMO PIANO
Coppolecchia, polaroid
per raccontare la Mongolia
Nel 1989 Maurizio Coppolecchia - 62 anni, produttore e fotografo che da oltre vent’anni vive con la famiglia a Torre d’Isola - attraversa la Mongolia per girare uno spot pubblicitario su incarico di Invicta. In macchina carica l’attrezzatura professionale ma nello zaino infila anche una Polaroid SX70. Con quella macchina, che in pochi secondi è in grado di sviluppare una pellicola 8x8 centimetri, Coppolecchia imprigiona gli sguardi incuriositi della gente che incontra lungo la strada: «Uomini, donne, vecchi e bambini ammaliati da quel curioso marchingegno che, come per magia, restituiva la loro immagine in tempo reale» racconta il fotografo. Al ritorno in Italia mette le foto in un cassetto e se ne dimentica. Trascorrono gli anni, nel frattempo Coppolecchia si dedica all’attività di produttore e, tra i tanti lavori, realizza con Indigo Film Il Divo di Paolo Sorrentino. Nel 2020 con l’amico Pietro Spica, compagno negli anni Settanta di memorabili viaggi on the road in America Latina, concepisce un progetto: Spica è un artista apprezzato, da troppo tempo non partono insieme. E allora perché non provare a ripercorrere quello stesso viaggio con acquarelli e pennello? Perché non tradurre sul tela, a colori, quelle fotografie? Un viaggio in due tempi, ancora più struggente ora che Spica non c’è più (il pittore è scomparso lo scorso settembre, a 68 anni). E dall’idea nascono una mostra (l’inaugurazione il 20 gennaio allo Spazio d’Arte Scoglio di Quarto di Milano, a pochi passi dalla Darsena) e un libro d’artista che portano lo stesso titolo, The Immediate Gaze. «La mostra – dice il fotografo – è anche un omaggio a Pietro, al passato condiviso e alla mancanza». «Il viaggio in Mongolia fu un progetto complesso – racconta oggi Coppolecchia –. Per viaggiare all’interno del Paese ho avuto bisogno del permesso del governo, vigeva ancora un regime comunista. E le fotografie che ho scattato sono poi diventate un reportage culturale e antropologico. Quei ritratti istantanei formato polaroid mi hanno permesso di costruire da subito un rapporto di reciproca fiducia con la gente del luogo, vivere la stessa quotidianità, scoprendo l’eleganza e la fierezza di un popolo costantemente in movimento. Facevo sempre due copie, una la regalavo al soggetto che immortalavo».  Per anno Coppolecchia – che professionalmente nasce perito gemmologo, con diploma all’esclusivo Gemmological Institute of America di Los Angeles – ha lavorato come fotografo poi come executive producer, sempre nell'ambito della produzione pubblicitaria. «Da qualche tempo – dice – ho ripreso a fotografare a tempo pieno, ma con la mia casa di produzione, la Film Content, ho in cantiere un nuovo progetto: raccontare la storia incredibile del grande chitarrista jazz italo-americano Pat Martino (scomparso nel 2021, ndr). Per un’emorragia cerebrale perse la memoria diventando poi oggetto di studi di neurologia».M. Grazia PiccalugaLa Provincia Pavese
21 gennaio 2022    PRIMO PIANO
La Mongolia registra
il primo prodotto IGP
È stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell’UE la registrazione della denominazione Uvs Chatsargana IGP, primo prodotto della Mongolia inserito come Indicazione Geografica Protetta che godrà della tutela offerta dal regolamento europeo delle DOP IGP (Reg. UE n. 1151/2012). Uvs Chatsargana IGP designa le bacche dell’olivello spinoso di Uvs, appartenete alla famiglia delle Eleagnaceae con la quale viene fatto un estratto. Con questa nuova registrazione della Mongolia sono 19 i Paesi Extra-UE con prodotti DOP, IGP o STG tutelati a livello comunitario. Salgono invece a 225 i prodotti Extra-UE presenti nel registro europeo delle Indicazioni Geografiche, di cui 195 del comparto Cibo. “Si allarga il numero di Paesi che ricorre al regolamento europeo delle Indicazioni Geografiche per tutelare e promuovere i prodotti tipici – afferma Mauro Rosati, Direttore Generale della Fondazione Qualivita – e il sistema europeo con questa nuova registrazione si conferma un vero modello planetario di tutela con 56 Paesi che lo utilizzano. Un risultato questo che conferma la bontà della attuale legislazione comunitaria. Sarebbe pertanto dannoso un cambiamento radicale degli attuali regolamenti.” (fonte agricultura.it)
3 gennaio 2022    SPORT
Bogd Khan Uul,
una sciata in Mongolia
Sono passati oltre dieci anni da quando la Mongolia - nazione fondamentalmente desertica tra la Russia e la Cina - si è dotata del suo primo ski resort. Si chiama ‘Bogd Khan Uul - Ulaan Baatar’, si trova a una quindicina di km dalla capitale e comprende una manciata di piste peraltro tutte illuminate per lo sci in notturna per un totale di 6 km di lunghezza, la più importante delle quali è una rossa che si chiama ‘Khurkhereet’, dal nome della valle laterale. Ci sono anche 400 metri di nera riservata alle gare. Le due seggiovie principali e i quattro skilift sono ad una altitudine tra i 1350 e i 1570 metri d’altitudine, con un dislivello di soli 200 metri circa. Realizzato sulle alture del massiccio omonimo (peraltro è una montagna sacra) a pochi chilometri dalla capitale Ulan Bator, il resort servirà la voglia di neve dell’alta borghesia locale, dei turisti cinesi alla ricerca di un po’ di avventura che preferiscono le piste tranquille al fuoripista estremo che si fa da quelle parti e di qualche europeo di passaggio in crisi di astinenza. Del resto, l’altra pista più vicina è Alsham, a circa 400 chilometri di distanza, in territorio cinese nella provincia della Mongolia Interna. Il resort ha un paio di club house eleganti (ma si può dormire sotto le stelle in una moderna yurta) e un ristorante-rifugio che promette cucina "euro-mongola". Nonostante questa sia la zona più continentale dell’Asia, le piste devono essere obbligatoriamente assicurate da un sistema di innevamento garantito da una quindicina di lance (ovviamente dell’azienda altoatesina TechnoAlpin…) dato che l’area è pressoché desertica e troppo lontana dal mare perché le correnti possano portare umidità nell’aria: qui la natura regala solo una ventina di centimetri di neve l’anno tra novembre e febbraio, pur con temperature che scendono tranquillamente a -20° di media (!) per tutto l’inverno. Lo Ski Center Bogd-Uul, che è stato progettato per accogliere fino a 4000 persone, offre tra i servizi ai visitatori anche una scuola di sci (chissà quale sarà la nazionalità dei maestri...), un noleggio e uno store per accessori e abbigliamento. Il giornaliero nei festivi supera i 22000 Tugrik, la moneta locale, mentre il mattiniero in settimana costa la metà: l’equivalente di 10 e 5,5 €, sci e scarponi compresi!                                            di Enrico Maria Corno per dovesciare.it
22 dicembre 2021    PRIMO PIANO
Il vescovo Marengo:
«Natale a meno 30»
“Anche qui in Mongolia ci stiamo preparando a vivere il Natale con 30 gradi sotto lo zero ma con questa luce che ci ricorda la pienezza della luce che il Signore Gesù è venuto a portarci con la sua incarnazione”. Sono queste le parole con le quali mons. Giorgio Marengo, vescovo cattolico missionario italiano della Consolata e prefetto apostolico di Ulan Bator in Mongolia, inizia il suo saluto natalizio inviato in Italia attraverso un video messaggio al Sir. “È un Natale di grande stupore, di grande adorazione del Signore Gesù che i pochi fedeli mongoli, 1.300 in tutto, celebrano con grande trasporto anche se in estrema semplicità e con molta discrezione”, prosegue il presule che in preparazione al Natale ha deciso di radunare catechisti, animatori ed operatori pastorali delle 8 parrocchie della Mongolia: “È veramente il momento di sostare in adorazione davanti alla natività di Gesù”.Clicca qui per guardare e ascoltare l'emozionante videomessaggio natalizio di Padre Giorgio Marengo
15 dicembre 2021    PRIMO PIANO
Mattarella presenta
la nuova Ambasciatrice
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto al Quirinale la nuova ambasciatrice della Mongolia Tserendorj Narantungalag. Terremo costantemente aggiornata sul sito mongolia.it l'attività della nuova diplomatica e le inviamo i migliori auguri di buon lavoro. Nella foto, l'ambasciatrice Narantungalag con il Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella durante la presentazione delle Lettere credenziali. 
11 dicembre 2021    PRIMO PIANO
Proibizione armi nucleari,
la Mongolia aderisce
Il 10 dicembre 2021 la Mongolia ha aderito al Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPAN), diventando il 57° Stato parte. In un discorso tenuto al Parlamento nazionale in ottobre, il Ministro degli Esteri mongolo Battsetseg Batmunkh ha detto che l’adesione a questo trattato storico “soddisfa gli interessi fondamentali della sicurezza nazionale”. Con la Russia situata a nord e la Cina a sud, la Mongolia è circondata da Stati dotati di armi nucleari e ha a lungo sottolineato la necessità di un’azione più incisiva sul disarmo. Nel 1992 si è formalmente dichiarata uno Stato libero da armi nucleari. In un discorso tenuto all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite questo settembre, la Mongolia ha dichiarato che l’entrata in vigore del TPAN “ha posto una pietra miliare negli sforzi internazionali per bandire queste armi disastrose”. Ha aggiunto che il trattato sarà “strumentale” all’eliminazione delle armi nucleari. La Mongolia ha promosso attivamente l’adesione universale al TPAN, anche co-sponsorizzando e votando costantemente a favore, fin dal 2018, di una risoluzione annuale dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che invita tutti gli Stati a firmare, ratificare o aderire al trattato “alla prima data possibile”. Nel 2017, la Mongolia ha partecipato al negoziato del TPAN alle Nazioni Unite ed è stata tra i 122 Stati che hanno votato a favore della sua adozione. Nella sua dichiarazione di apertura alla conferenza negoziale, ha espresso la speranza che il processo di creazione del trattato “stabilisca uno strumento forte, efficace e giuridicamente vincolante per proibire le armi nucleari, portando verso la loro totale eliminazione”. Dopo l’adozione del trattato, l’allora Ministro degli Esteri della Mongolia Tsend Munkh-Orgil ha accolto con favore il nuovo accordo, sottolineando che “le attuali tensioni hanno solo approfondito la preoccupazione associata alle armi nucleari”. (fonte pressenza.com, traduzione dall’inglese di Anna Polo)
8 dicembre 2021    SPORT
Il tour di Thailandia
al mongolo Sainbayar
Il mongolo Jambaljamts Sainbayar (nella foto) del Terengganu Cycling Team ha vinto il The Princess Maha Chakri Sirindhorn's Cup Tour of Thailand che si è concluso con la sesta e ultima frazione in località Hat Yai Park dove si è imposto l'olandese Adne Van Engelen del team Bike Aid con 6" sullo stesso Sainbayar e 35" sul thailandese Sirironnachai. In classifica generale Sainbayar, classe 1996 originario di Ulaanbaatar in Mongolia vincitore quest'anno del Kahramanmaraş Grand Prix in Turchia, ha preceduto Van Engelen e Sirironnachai. Quarto il tedesco Lucas Carstensen vincitore di quattro tappe. (fonte tuttobiciweb.it)
La Commissione per le Emergenze della Mongolia, con decisione del 27 novembre 2021, ha temporaneamente sospeso l’ingresso di cittadini stranieri che abbiano soggiornato o transitato, nei 14 giorni precedenti al loro arrivo, in Paesi in cui sia stata accertata la presenza della nuova variante Omicron del COVID-19 (B.1.1.529). Tali restrizioni non vengono applicate ai cittadini mongoli, per i quali vige un obbligo di quarantena di 10 giorni, a proprie spese, in strutture predisposte dalle Autorità locali. Circa la regolarità dei voli internazionali, si suggerisce di contattare le compagnie aeree. Sono rimaste per ora invariate le disposizioni relative a cittadini stranieri o mongoli provenienti da Paesi in cui non sia stata ancora registrata la variante Omicron. (fonte: sito Ambasciata d'Italia a Ulaanbaatar)
1 dicembre 2021    CULTURA
Arte contemporanea mongola
in mostra a Milano
È aperta fino al 5 maggio 2022 a Milano Towards East. Emerging Artists from Mongolia, la prima mostra in Italia totalmente dedicata all’arte contemporanea della Mongolia, presentata da The Pool Nyc su progetto di Maurizio Bortolotti, storico specializzato in arte asiatica e curatore della VI edizione di LAM, la Biennale della Mongolia. La galleria è ospitata, tutti i giorni dalle 16 alle 21 a Palazzo Fagnani Ronzoni in via Santa Maria Fulcorina 20. Per questa mostra sono stati scelti cinque artisti: Esunge, Dolgor Serod, Baatarzorig Batjargal, Nomin Bold, Munkhjargal Munkhuu, rappresentativi della scena artistica in Mongolia.
 Esunge, attraverso la fotografia, mostra la questione dell’inurbamento, il passaggio dalla vita nomade alla condizione urbana. Nelle sue realistiche immagini si concentra la ricerca d’identità del popolo. Nella visione artistica di Dolgor Serod, la componente decorativa e quella narrativa trovano un equilibrio armonico nel nome della tradizione della pittura buddista. Baatarzorig Batjargal reinterpreta la tradizione attraverso una narrazione in cui compaiono battaglie d’altri tempi cui partecipano cavalieri antichi, in un intreccio di figure mezze umane e mezze animali. L’iconografia Thangka è qui sviluppata con rappresentazioni simboliche di animali e creature mitologiche presenti nelle decorazioni e cerimonie buddiste. Nomin Bold invece decide di rinnovare la tradizione classica attraverso immagini femminili o quelle di Buddha alternate a teschi e a figure che indossano maschere antigas. L’artista modernizza completamente la rappresentazione Thangka sia per l’iconografia innovativa, sia per i temi trattati. Infine nell’opera di Munkhjargal Munkhuu, il più giovane degli artisti invitati, vi è il più fresco tentativo tra quelli proposti di rinnovare la pittura Thangka combinandola con un’iconografia che si richiama all’immaginario Manga.
20 novembre 2021    AMBIENTE
La Mongolia vuole piantare
un miliardo di alberi
La Mongolia vuole impegnarsi concretamente nella lotta contro la desertificazione e i cambiamenti climatici: è cominciata infatti la campagna nazionale “Un miliardo di alberi” lanciata dal presidente Ukhnaagiin Khürelsükh e che secondo le previsioni durerà fino al 2030, snodandosi in tre fasi a partire da quest’anno. Sono stati finora coinvolti diversi soggetti, tra cui aziende del settore minerario come la Erdenes Tavantolgoi, la Oyu Tolgoi e la Bold Tumur Eruu Gol, che hanno promesso di piantare più di 600 milioni di alberi seguendo le indicazioni del Ministero dell’Ambiente e del Turismo. (fonte zazoom.it, nella foto di Federico Pistone: le rive boscose del Lago Khuvsgul)
20 ottobre 2021    PRIMO PIANO
Mongolia e Vaticano
sempre più vicini
I buoni rapporti tra Mongolia e Italia si estendono anche sul piano istituzionale e religioso, a sottolineare un comune intento di tolleranza e sviluppo sociale. Il Vice Ministro degli Affari Esteri della Mongolia B. Munkhjin ha ricevuto l'Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario dello Stato della Città del Vaticano in Mongolia Alfred Xuereb (nella foto), alla presenza del Vescovo della Mongolia Padre Giorgio Marengo. Durante l'incontro, il viceministro ha osservato che le relazioni amichevoli tra Mongolia e Vaticano si stanno sviluppando attivamente in ambito culturale e umanitario, ed ha espresso il suo sostegno per un'ulteriore intensificazione delle relazioni e della cooperazione bilaterali. Sottolineando che il Vaticano attribuisce grande importanza allo sviluppo delle sue relazioni con la Mongolia, l'ambasciatore Alfred Xuereb ha proposto di organizzare insieme una serie di eventi per celebrare il 30° anniversario dell'instaurazione delle relazioni diplomatiche tra i due paesi nel 2022.
19 ottobre 2021    PRIMO PIANO
Paolo Bonetti Console
onorario a Milano
Un'altra buona notizia sul fronte istituzionale italo-mongolo. Milano ha un nuovo Consolato onorario della Mongolia e Paolo Bonetti è il nuovo console. Nato nel novembre 1975, è laureato in Economia e Commercio all'Università di Genova, Bonetti ha sviluppato le sue conoscenze in strategie di marketing e le capacità comunicative ricoprendo cariche di docente e divulgatore nel mondo accademico, in particolare alla Bocconi di Milano. Dal 2005 ha avviato la sua carriera nel settore petrolchimico fino a raggiungere nel 2012 il ruolo di amministratore delegato di Chimitrade Spa, società con sede a Milano che si occupa di commercio e distribuzione di prodotti chimici e oleochimici principalmente dall'Asia in Italia e nel Mediterraneo. Nella foto, il nuovo Console Onorario Paolo Bonetti riceve il mandato ufficiale dall'Ambasciatore Jambaldorj Teserendrj (Ambassador). Benvenuto e buon lavoro al dott. Bonetti.
18 ottobre 2021    PRIMO PIANO
Mattarella nomina
la nuova Ambasciatrice
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella (foto) ha concesso il gradimento per la nomina della signora Tserendorj Narantungalag a nuovo ambasciatore della Mongolia presso lo Stato italiano. Lo comunica la Farnesina in una nota. Presto su mongolia.it tutti i dettagli.
Si chiama Mönkhbatyn Davaajargal ma per tutti è semplicemente Hakuho (nella foto), il più forte campione di sumo di ogni tempo che, a seguito di problemi fisici persistenti, ha annunciato ufficialmente il suo ritiro dal mondo dello sport. A 36 anni e con una straordinaria carriera alle spalle, Hakuho in Giappone è venerato quasi come un dio, pur essendo di natali mongoli, per le sue incredibili vittorie che lo hanno reso il lottatore più vincente della storia del sumo, lo sport nazionale del Paese. Già a 15 anni, il giovanissimo Hakuho era riuscito a far parlare di sè nel mondo del sumo quando iniziò a lottare in Giappone, trasferitosi dalla vicina Mongolia dove era nato nel 1985, per diventare un lottatore professionista nel 2001, un anno più tardi, ottenendo nel tempo anche la cittadinanza giapponese. Per la legge nipponica non è permesso avere doppio passaporto e Hakuho si ritrovò a scegliere: "Ho lo spirito del Giappone legato tra i capelli", rispose a chi gli chiedeva quale sarebbe stata la sua scelta. E così fu: divenne cittadino giapponese e non pochi gridarono allo scandalo. I connazionali perché videro in quella scelta un vero e proprio tradimento a terra e origini, i giapponesi integralisti perchè sostenevano che uno ‘straniero' non potesse eccellere nel loro sport nazionale diventando anche cittadino sotto ogni punto di vista. Questioni che non hanno mai scalfito il gigante di 192 centimetri di altezza, 157 chili di peso e con 44 titoli ufficiali consecutivi conquistati nel sumo. Un vero e proprio record di una carriera che annovera più di mille incontri vinti, dove ne ha persi poco meno di 200, mostrando doti tecniche che lo hanno reso celebre nel corso del tempo. (fonte fanpage.it)
26 settembre 2021    SPORT
Ciclismo, Sainbayar
illude la Mongolia
Il ciclista mongolo Jambaljamts Sainbayar (nella foto) si è distinto ai Mondiali di ciclismo su strada, vinti dal francese Julian Alaphilippe. Sainbayar si è trovato addirittura nel gruppetto di testa insieme ad altri 7 concorrenti prima di cedere agli inseguitori. Alla fine è stato costretto al ritiro, ma in buona compagnia: come lui, campioni del calibro di Caleb Evan, Mark Cavendish, Fernando Gaviria, Rigoberto Uran, Alexis Quinteiros e gli italiani Trentin e Ballerini.
2 settembre 2021    PRIMO PIANO
Medaglia d'argento
per Piero Bardazzi
L'ambasciatore della Mongolia a Roma Jambaldorj Tserendorj ha consegnato al console onorario Piero Bardazzi la medaglia d'argento all'amicizia, la Friendship Medal rilasciata dal Presidente della Repubblica di Mongolia Ukhnaagiin Khürelsükh. Bardazzi è stato premiato per il «prezioso contributo dato nella cooperazione fra Italia e Mongolia». Nella foto, la consegna del riconoscimento. 
30 agosto 2021    CULTURA
Controversie mongole
nel nuovo film Marvel
Al centro del nuovo film Marvel dedicato a Shang-Chi – in uscita al cinema in Italia l’1 settembre – ci sarà l’organizzazione terroristica dei Dieci Anelli, il cui logo è stato oggetto di controversie. Realizzato dalla designer Dianne Chadwick (Minority Report, Men in Black 3, Thor), il logo – due spade attorniate da dieci anelli, ognuno dei quali contenenti i nomi di antiche tribù mongole – era apparso per la prima volta in Iron Man, per poi ri-apparire in Iron Man 3, nel cortometraggio All Hail the King e in una scena tagliata di Ant-Man. Dopo l’uscita di Iron Man 3, nel 2013, il governo della Mongolia inviò una lettera ai Marvel Studios per lamentare l’insensibilità culturale dei realizzatori: l’uso della lingua mongola collegava il retaggio del paese alle azioni del gruppo terroristico viste nel film. Così, Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli presenta un nuovo simbolo in cui le tribù sono diventate dieci parole cinesi che indicano potere o forza. Parlando della questione con Variety, Chadwick si è scusata della scelta, affermando che non c’era alcuna intenzione offensiva e che «mettere la lingua mongola nel contesto dell’Afghanistan era un modo per dire “Aspetta, c’è qualcosa di strano qui. Non si tratta semplicemente di un gruppo terroristico del Medio Oriente”. […] Mettendo i nomi delle tribù cercavamo solo di aggiungere un po’ di storia dietro ai simboli». A rimpiangere questa scelta è stata però la stessa Mongolia. Nel paese asiatico, il dialetto Khalkha – scritto in cirillico (e talvolta in latino) – è predominante, mentre nella Mongolia Interna, una regione autonoma della Cina, la lingua è scritta nella tradizionale scrittura mongola. L’anno scorso, la Cina ha abbandonato l’uso della scrittura mongola nell’insegnamento scolastico della Mongolia Interna. Alla luce di questa notizia, che ha innescato molte proteste perché mette a repentaglio la vita della lingua, Oyungerel Tsedevdamba, la ministra della cultura che aveva inviato la lettera di reclamo ai tempi di Iron Man 3, ha dichiarato che «la mia richiesta era quella di un bambino felice che ha il pane in tavola ma non la torta. Quando scompare anche il pane, sembra tutto buono, anche un logo di un gruppo terroristico. Vorrei che Marvel avesse mantenuto il simbolo originale. Voglio che il mondo usi la lingua mongola – in qualunque film, in qualunque modo». (fonte fumettologica.it)
18 agosto 2021    PRIMO PIANO
Il Blue Horse Project
contro la crisi idrica
Il “Blue Horse Project” è un ambizioso piano di riconversione delle risorse idriche che promette di portare l’acqua nel deserto (o meglio, nelle miniere). Oggi Ulaanbaatar spinge l’acceleratore per tamponare una crisi idrica in corso da oltre un decennio, mentre lo sviluppo diventa un imperativo sempre più complesso da gestireAcqua e modernizzazione è un binomio a cui siamo abituati, in Europa, dai tempi della prima Rivoluzione Industriale, epoca di grandi stravolgimenti in nome del progresso. Le risorse idriche rimangono uno dei motori dello sviluppo economico, e oggi anche una Mongolia ancora selvaggia sta includendo questo ragionamento nei suoi piani di espansione economica. È con l’evocativo nome “cavallo blu” che Ulaanbaatar punta a innovare il proprio settore energetico e ribaltare la struttura del territorio a vantaggio dell’economia. Come fa intendere il nome, il “Blue Horse Project” è un ambizioso piano infrastrutturale che punta a convertire le risorse idriche del paese in energia e opportunità economiche per tutto il paese. Il progetto guarda infatti a nord, dove si concentrano le maggiori riserve d’acqua, per i progetti energetici e agricoli, mentre la deviazione dei flussi idrici dovrebbe avvantaggiare le industrie pesanti del sud. Prima dell’anno 2000 non esisteva alcuna miniera nella Mongolia meridionale, dove si estende il deserto del Gobi, che oggi invece ospita la maggior parte del potenziale estrattivo del Paese. In questa zona sono affluiti miliardi di dollari da parte di investitori stranieri interessati al suo patrimonio minerario, che oggi conta ben 12 imprese a partecipazione o proprietà estera. Non sono mancati scandali, come nel caso dell’emorragia di uscite della compagnia australiana Rio Tinto, che detiene insieme alla canadese Ivanhoe e al governo mongolo i diritti di estrazione della miniera di rame di Oyu Tolgoi (nella foto). Solo per la costruzione del sito minerario sono stati impiegati 70 mila metri cubi di acqua al giorno. 150 km più a nord, intorno alla cittadina di Tsogttsetsii, si trova la più vasta area di miniere di carbone, che assorbe 100 mila metri cubi di acqua al giorno (l’equivalente del fabbisogno idrico di un cittadino europeo in due anni), ogni giorno, per le procedure di estrazione e raffinazione delle materie prime. Secondo l’ultimo studio mirato della Banca Mondiale, datato al 2010, di questo passo le risorse idriche della Mongolia meridionale saranno esaurite entro il 2025.La corsa alle risorse che trasforma il territorioI risultati, come previsto, sono visibili già oggi. E Ulan Bator risponde chiedendo più acqua al nord. La distribuzione iniqua delle risorse idriche non è una novità, soprattutto nel cuore del continente asiatico, dove la scarsità di acqua è un fattore storico che oggi si aggrava con il riscaldamento globale e diventa motore di crisi domestiche e di confine. La Mongolia è un paese di poco più di tre milioni di abitanti, i cui consumi sono minimi se paragonati a quelli delle economie avanzate, ma possiede ricchezze incalcolabili nel sottosuolo. Gli effetti del boom minerario cominciano a essere denunciati già nel 2012, quando le società di Oyu Tolgoi iniziarono un programma di ricerca sulla connessione tra falde acquifere impiegate dalla miniera e i pozzi accessibili ai pastori della zona. Un tentativo di fornire prove scientifiche che potessero contrastare le crescenti proteste da parte della popolazione locale. Il report finale decretava che non sussistevano le ragioni per temere un deflusso delle acque verso gli scavi. Anni dopo la situazione cambia, e si rende necessario non solo accedere a maggiori quantità di acqua per le attività economiche, ma in generale realizzare un piano per una gestione oculata delle risorse idriche che impedisca la dispersione, oltre che la contaminazione da agenti chimici nocivi all’uomo.Anche l’energia vuole la sua parte: la domanda di acqua per alimentare le centrali idroelettriche è balzata ai massimi storici negli ultimi dieci anni, con la complicità dei finanziamenti cinesi nel quadro dell’ambizioso progetto della Belt and Road Initiative. La China Export-Import Bank promette, per esempio, di finanziare la costruzione della centrale idroelettrica di Egiin Gol sul fiume Eg, ma non è sola. Sono tanti i fondi dall’estero che puntano alle rinnovabili come investimento sicuro per la Mongolia, dove la domanda energetica cresce con un tasso del 4-5% annuo. Nel 2019, infine, Ulan Bator lancia il primo bando per il “Blue Horse Project”, frutto di un piano di sviluppo sul lungo termine con orizzonte il 2050. Nonostante il piano sia molto controverso perché prevede una trasformazione drastica del territorio e delle risorse idriche presenti, i progetti che puntano in questa direzione avevano iniziato a prendere forma già negli anni precedenti. Tra questi rientrano i contributi per lo sviluppo della Banca Mondiale, che studia la fattibilità di due iniziative in particolare: il primo, una centrale idroelettrica a Shuren, lungo il fiume Selenge; il secondo, un progetto di deviazione delle acque del fiume Orkhon nella direzione del deserto del Gobi, dove si trovano le imprese minerarie. Infine, anche l’Organizzazione giapponese per il commercio estero ha fissato dei contributi per il trasferimento di acqua dal fiume Kherlen alla regione del Gobi. (fonte china-files - report from asia)
27 luglio 2021    SPORT
Giochi: nel judo
un argento e due bronzi
Arrivano le prime medaglie per la Mongolia ai Giochi Olimpici di Tokyo: Saeid Mollaei (foto) ha conquistato l'argento nel judo fino a 81 kg. Il 29enne atleta nato in Iran e naturalizzato mongolo ha vinto quattro match perdendo solo la finale contro il giapponese Nagase. Ci sono finora altri due bronzi sempre nel judo: Tsogtbaatar Tsendochir, 25 anni di Ulaanbaatar, ha superato nella finale per il terzo posto (fino a 73 kg) il canadese Margelidon. Bronzo anche per la trentunenne Urantsetseg Munkhbat (fino a 48 kg), vittoriosa nella finalina contro la portoghese Catarina Costa. Attendiamo ulteriori aggiornamenti e, possibilmente, medaglie per la Mongolia.
La Mongolia rende la vita difficilissima all'Italia nel debutto olimpico del basket 3×3 femminile. Le azzurre di coach Capobianco soffrono ma riescono a battere il team mongolo (nella foto) davanti al presidente federale Gianni Petrucci, presente in tribuna. La Nazionale Italiana si impone di misura con il punteggio di 15-14, rischiando nel finale di andare sotto dopo aver guidato il match anche con sei punti di vantaggio. Ottima la prestazione di Rae D’Alie (la migliore in campo), riuscita a trascinare l’Italia in questo difficile debutto e a regalarle la prima vittoria. 
24 luglio 2021    COVID
Viaggi in Mongolia:
le nuove istruzioni
Il Ministero del Turismo mongolo, alla luce dei recenti sviluppi legati ai contagi del Coronavirus, ha emesso la seguente comunicazione relativa ai viaggi in Mongolia da parte dei viaggiatroi provenienti da altri Paesi: "Tutti gli stranieri e i turisti provenienti dall'estero saranno ammessi al volo in base a test negativo Pcr obbligatorio rilasciato entro 72 ore dall'atterraggio in Mongolia e in caso di violazione tutti i costi e le responsabilità derivanti dal rischio di infezione saranno interamente a carico della compagnia di volo o del singolo passeggero. Cittadini e turisti che hanno ricevuto le dosi complete e registrato i vaccini entro 14 giorni prima del viaggio o sono stati contagiati dal virus negli ultimi quattro mesi e chi ha le prove di essere guarito dall'infezione da virus negli ultimi quattro mesi viaggerà senza isolamento. I cittadini stranieri che non hanno ricevuto l'intera dose di vaccino dovranno invece sottoporsi a un test entro 72 ore prima dell'ingresso in Mongolia e saranno messi in quarantena secondo le norme in vigore al momento, saranno inoltre sottoposti a un nuovo test e viaggerà nell'ambito di un programma di viaggio sicuro basato sull'esito negativo del test stesso”. 
23 luglio 2021    SPORT
BUONA OLIMPIADE,
MONGOLIA!
Ha sfilato, in ordine alfabetico giapponese, per 189esima ma la Mongolia spera di conquistare una posizione molto più alta nel medagliere dei Giochi Olimpici di Tokyo. Portabandiera, la cestista Khulan Onolbaatar e il judoka Duurenbayar Ulziibayar a guidare la delegazione di 43 atleti mongoli (nella foto), con particolari speranze, com'è tradizione in questo Paese guerriero, soprattutto nelle specialità di combattimento: judo, boxe, lotta. La Mongolia è sempre presente alle Olimpiadi dall'edizione del 1964. Complessivamente ha collezionato 26 medaglie detenendo il particolare record mondiale, fino al 2008, di avere conquistato più medaglie d'oro e d'argento senza mai vincere l'ìoro. Ma ai Giochi olimpici di Pechino 2008 la Mongolia ha conquistato due ori, il primo proprio nel judo con Naidangiin Tuvshinbayar nei pesi massimi maschili. Nel palmares olimpico mongolo, prima dei Giochi di Tokyo: 1 oro, 3 argenti e 4 bronzi nel judo, 1 oro, 2 argenti e 4 bronzi nella boxe, 4 argenti, 5 bronzi nella lotta, 1 argento e 1 bronzo nel tiro. Molto ambiziosa la spedizione mongola in questi Giochi, vista anche l'ottima tradizione nelle manifestazioni che si disputano nel continete asiatico. mongolia.it seguirà giorno per giorno i risultati. Buona Olimpiade, Mongolia!
9 luglio 2021    PRIMO PIANO
Colloquio telefonico
fra Putin e Khurelsukh
Il presidente russo Vladimir Putin e l’omologo mongolo, Ukhnaagiin Khurelsukh (nella foto), hanno discusso della risposta al Covid-19 nel corso di una conversazione telefonica. Lo ha riferito il Cremlino. "Durante la conversazione è stata sottolineata la disponibilità a rafforzare la cooperazione in diverse aree dell'agenda bilaterale, compresa l'attuazione di progetti reciprocamente vantaggiosi in ambito economico”, si legge in una nota del Cremlino. Durante la conversazione, si legge inoltre, “si è parlato anche del tema della lotta alla diffusione dell'infezione da coronavirus". (fonte agenzia nova)
5 luglio 2021    COVID
Covid, Silk Way Rally
senza la Mongolia
C’è tanta delusione al Silk Way Rally per un Rally Raid che poteva essere ma che non sarà. Per problemi dovuti ai contagi Covid è stata cancellata la parte di gara della Mongolia che praticamente era l’80% di questa corsa. Solo ieri infatti ci sono stati nuovamente oltre 2000 contagi per un totale di quasi 40.000 infetti. Insomma siamo alle solite e c’è da dire che neanche la Russia se la sta cavando troppo bene con il Covid proprio in quelle regioni in cui si sta svolgendo il Rally. Sulle questioni mediche non si può ovviamente discutere. Resta la delusione però per una gara che di fatto è stata stravolta e che ha perso completamente il suo senso. Tagliando la parte della Mongolia di fatto si sono persi i percorsi più interessanti, con i tratti montuosi e soprattutto quelli più sfidanti con la difficile navigazione tra le sabbie e le dune del Deserto del Gobi. Il Rally proseguirà solo in Russia percorrendo le restanti tappe al contrario e tornando al punto di partenza. Il percorso dunque sarà brevissimo a questo punto e la corsa finirà con netto anticipo. Una grande delusione. E’ difficile pensare che i problemi dovuti al Covid non potessero essere preventivati. Gli equipaggi hanno già pagato iscrizioni, hotel e speso per il viaggio e nonostante ciò alcuni hanno annunciato il ritiro dalla corsa perché ormai di cross country rally non si può più parlare. Inoltre c’è il problema dei punteggi riconosciuti dalla FIA, ora molto ridotti rispetto a quelli calcolati sulla distanza normale, considerando gli enormi tagli operati sul percorso iniziale di gara di 10 giorni. Insomma il gioco non vale più la candela. Sono 8 gli equipaggi che hanno rinunciato a correre: tra questi Al Rajhi-Orr, i piloti del team South Racing Can Am tra cui figurano anche Amos-Ceci e il fortissimo Austin Jones e gli altri italiani che erano in azione sui buggy Polaris RZR ovvero Gaspari-Salvatore e Cinotto-Dominella. (fonte rally.it)
4 luglio 2021    PRIMO PIANO
Inaugurato il nuovo
aeroporto internazionale
In attesa che la situazione torni lentamente alla normalità, Ulaanbaatar ha inaugurato il nuovo aeroporto internazionale, che ha la stessa denominazione del precedente (risalente al 1957), Chinggis Khan, in onore del grande eroe dell'Impero mongolo. Il nuovo scalo è costato quasi 600 milioni di dollari e ha una capienza di 2 milioni di passeggeri ogni anno. È stato realizzato grazie alla partnership del Giappone e l'inaugurazione è avvenuta alla presenza del nuovo Presidente della Mongolia Khurelsukh Ukhnaa e dell'ambasciatore giapponese Hiroyuki Kobayashi. Il volo inaugurale ha coperto la tratta Ulaanbaatar-Tokyo. Nella foto, la facciata del nuovo aeroporto.
2 luglio 2021    PRIMO PIANO
Il nuovo presidente
promette «miracoli»
Con l’entrata in carica di Khurelsukh Ukhnaa (nella foto), la Mongolia ha il suo sesto presidente nei trent’anni di storia democratica del paese. Secondo la Costituzione vigente, sarà il primo presidente a avere un solo mandato di sei anni. E ci sono speranze che, rispetto ai suoi predecessori, Khurelsukh diventi il presidente che potrebbe cambiare il corso della storia della Mongolia all’inizio del XXI secolo. L’anno scorso, il Partito del Popolo Mongolo, Mpp, per la prima volta è rimasto al potere dopo un’elezione generale; era guidato da Khurelsukh, l’allora primo ministro. Khureslukh ha effettivamente realizzato numerose imprese durante il suo periodo come leader dell’ex blocco comunista Mpp. A parte la vittoria alle elezioni parlamentari, è noto come il primo premier a superare un voto di sfiducia, il primo a dimettersi volontariamente dalla carica di primo Ministro, il secondo a guidare un governo che entra nel suo secondo mandato dopo essere stato alla guida nel primo mandato e il terzo a servire come primo Ministro per due volte.  Ora, con la Mongolia che celebra i 100 anni dalla rivoluzione mongola del marzo-luglio 1921, e con il centenario della fondazione della Repubblica Popolare Mongola nel 1924, Khurelsukh intende lasciare un segno da presidente. Khurelsukh è un politico ambizioso e c’è chi tema segua la lezione di Vladimir Putin e Xi Jinping. Khurelsukh alle elezioni ha preso più del 61% dei voti, anche se l’affluenza è stata solo del 59%, la più bassa mai registrata. Dall’altra parte, il partito sconfitto, il Dp, non ha la forza per reagire: diviso in due fazioni, è arrivato al punto di tenere due elezioni separate per determinare i suoi prossimi dirigenti. Khurelsukh quindi potrebbe essere il miglior stratega politico della Mongolia. Lo slogan chiave della sua campagna era che «i mongoli saranno i proprietari della propria ricchezza», con riferimento alle abbondanti risorse minerarie del paese. L’attività mineraria è stata la linfa vitale dell’economia della Mongolia dagli anni 2010. I depositi minerari nazionali sono stati stimati per un valore di 1,3 miliardi di dollari e molti analisti stranieri hanno previsto un boom economico che non si è mai materializzato. Al contrario, sono cresciute le denunce di corruzione e l’ostilità verso le compagnie minerarie occidentali.di Anna Lotti, fonte agcnews.eu
2 luglio 2021    COVID
Covid, la Mongolia
annulla il Naadam
Il governo mongolo ha deciso di cancellare le celebrazioni di quest'anno della festa tradizionale del Naadam a causa della pandemia di Covid-19. La decisione è giunta a seguito di una protesta svoltasi nella piazza centrale della capitale Ulan Bator alla quale hanno partecipato centinaia di cittadini per chiedere la cancellazione degli eventi celebrativi a causa di una nuova insorgenza di casi di Covid-19. In origine, il Paese aveva deciso di festeggiare il Naadam di quest'anno con una trasmissione in diretta sia sulle emittenti televisive nazionali che sui social media a causa della pandemia. Inserite nella lista del patrimonio culturale immateriale dell'umanità dell'UNESCO, le celebrazioni ufficiali si svolgono normalmente dall'11 al 15 luglio. Il Naadam, che in lingua mongola significa 'giochi' si articola in diversi eventi che comprendono corse di cavalli, gare di tiro con l'arco e incontri di lotta, ed è il festival più seguito dai turisti stranieri nel Paese nomade. Alla data di oggi, la Mongolia ha registrato un totale di 120.339 infezioni da Covid-19, con 611 decessi. (fonte ANSA-XINHUA, foto Federico Pistone)
Diversi Paesi, tra cui Indonesia, Mongolia e Bahrain, hanno riposto parte della propria fiducia nei vaccini anti-Covid prodotti in Cina, tra cui Sinopharm e Sinovac, due sieri facilmente accessibili e che hanno permesso di avviare ampie campagne di immunizzazione prima di quanto accaduto in molti altre nazioni. Questi stessi Paesi stanno tuttavia subendo una nuova ondata di infezioni nonostante abbiano raggiunto tassi di vaccinazione relativamente elevati. Secondo il database Our World in Data, Bahrain e Mongolia, ma anche Cile e Seychelles, che finora hanno utilizzato principalmente le dosi di Sinopharm e Sinovac, hanno completamente vaccinato il 50-68% della popolazione, superando in termini percentuali anche gli Stati Uniti. Tutti e quattro questi Paesi, sono tra i primi dieci con i peggiori focolai di Covid nell’ultima settimana. Gli esperti non sanno esattamente quali siano le cause di questo nuovo aumento dei contagi o se dietro queste recrudescenze ci siano nuove varianti virali oppure l’allentamento troppo repentino delle misure di contrasto della pandemia. Tuttavia, il sospetto messo in luce dal New York Times è che la ripresa delle infezioni sia dovuta alla bassa protezione offerta dai vaccini cinesi. “Se i vaccini fossero sufficientemente efficaci, non vedremmo questa situazione – ha affermato Jin Dongyan, virologo dell'Università di Hong Kong – I cinesi hanno la responsabilità di rimediare a questo”. (fonte fanpage.it)
23 giugno 2021    PRIMO PIANO
Di Stefano presiede
commissione Italia-Mongolia
Il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale riferisce che il Sottosegretario Manlio Di Stefano (nella foto) ha presieduto per parte italiana la terza Commissione Economica e Tecnica e le Consultazioni Politiche Italia-Mongolia. Per parte mongola erano presenti in videoconferenza il Ministro dell’Agricoltura e dell’Industria Leggera Mendsaikhan e il Vice Ministro degli Affari Esteri Munkhjin. “Inevitabilmente la pandemia che ha colpito il globo ha impattato anche sugli scambi tra Italia e Mongolia, ma la grande complementarietà tra i nostri sistemi produttivi ci permette di guardare al futuro dei rapporti bilaterali con ottimismo”- ha dichiarato il Sottosegretario in apertura. “Con la Mongolia abbiamo infatti importanti collaborazioni in corso: agroindustria, energia, infrastrutture, tessile, conciario, collaborazione inter-universitaria, nel campo dell’archeologia e della ricerca.” Al termine della Commissione Economica e Tecnica il Sottosegretario Di Stefano ha firmato con la controparte mongola un Comunicato Congiunto sulla collaborazione che fa stato dei concreti risultati sin qui raggiunti e fornisce una roadmap per lo sviluppo dei rapporti tra i due Paesi nel prossimo futuro. “Vediamo un ampio margine di sviluppo in considerazione delle potenzialità di questo vasto Paese, dei suoi spazi e delle sue risorse. Crediamo che, anche grazie alla collaborazione bilaterale, possiamo contribuire all’utilizzo responsabile delle risorse e alla transizione verso fonti di energia sostenibili, dando un contributo importante anche alla tutela dell’ambiente” - ha concluso il Sottosegretario. Le interconnesse tematiche energetico-ambientali sono state altresì affrontate negli interventi dei rappresentanti di ICE, CNR e SACE.
20 giugno 2021    CULTURA
Il modello ecologico
dell'invasione mongola
Pubblichiamo la singolare nota diplomatica di James Hansen (nella foto), diplomatico, direttore della rivista di geopolitica “East”, sul ruolo “ecologico" dell'invasione mongola di Gengis Khan.La storia, in questo caso — unico — scritta dagli sconfitti, non è stata generosa con Gengis Khan.Di lui, nato nel 1162 in un angolo sperduto della Mongolia, si ricorda principalmente che dopo aver unificato le tribù turco-mongole, le condusse alla conquista della maggior parte dell’Asia centrale, della Cina, della Russia, della Persia, del Medio Oriente e di parte dell’Europa orientale. Quello di Gengis fu, per quanto di breve durata, il più vasto impero terrestre della storia umana. Raggiunse alla massima estensione i 24 milioni di km², arrivando a controllare un quarto della popolazione della Terra. Tutta l’operazione fu compiuta in soli 73 anni grazie alla marcata tendenza dei Mongoli di andare per le spicce. Le loro vittime sono stimate in 40 milioni di persone; tante, visto che la tecnologia dell’epoca obbligava perlopiù ad ucciderle una alla volta e con metodi assolutamente artigianali.Tutto ciò, come anche il fatto di essere per tradizione nato sul Deluun Boldog — il “colle della malinconia”— ha contribuito a far sì che il Grande Khan sia spesso ricordato come un mostro sanguinario.Ma, come si dice, non si fanno le frittate senza rompere le uova e c’è chi trova nella spaventosa devastazione mongola un interessante modello ecologico.Partendo dall’ipotesi secondo cui eventi storici come guerre ed epidemie potrebbero forse impattare sul quantitativo di CO2—anidride carbonica, il “gas serra” per eccellenza — nell’atmosfera, un gruppo di ricercatori del Carnegie Institute, del Max Planck Institute e dell’Università di Amburgo ha calcolato gli effetti climatici di quattro grandi stravolgimenti umani: l’Invasione Mongola, la Peste Nera, la Conquista delle Americhe e la Caduta della Dinastia Ming. In teoria, eventi come questi—specialmente attraverso la massiccia distruzione dell’agricoltura— avrebbero potuto provocare la “cattura” di CO2 da parte degli alberi che sarebbero tornati a occupare i campi abbandonati dopo il crollo sociale creato dai vari disastri politici, militari e sanitari.I ricercatori hanno scoperto invece che l’impatto dei cataclismi umani sulla riduzione del gas serra mediante la riforestazione dei terreni agricoli, oltre a essere parecchio lento e di portata molto modesta, viene contrastato in gran parte dalle emissioni provenienti dal resto del mondo. Per gli studiosi, tra i disastri umani, solo l’invasione mongola avrebbe potuto influire in maniera misurabile sul livello globale di CO2 nell’atmosfera. Infatti, calcolano che la tremenda avanzata del Khan, radendo al suolo vasti territori e cancellando intere civilizzazioni, potrebbe aver avuto l’effetto di togliere dall’atmosfera fino a 700 milioni di tonnellate di carbonio — all’incirca la quantità di CO2 generata in un singolo anno dal consumo globale di petrolio — attraverso il ritorno allo stato naturale delle terre prima occupate e coltivate.La Coordinatrice della ricerca, Dr. Julia Pongratz, dice: “Sulla base della comprensione del passato, ora siamo in grado di prendere decisioni sull’utilizzo delle nostre terre che diminuiranno l’impatto sul clima e sul ciclo del carbonio. Non possiamo ignorare la conoscenza acquisita”.Dove si trova però un’orda mongola quando serve?James Hansen
Ukhnaa Khurelsukh (nella foto) ha vinto le elezioni per la presidenza del Paese. Il suo successo va a consolidare il potere del Partito del popolo mongolo (Ppm). Khurelsukh, che era stato costretto a dimettersi dalla carica di primo ministro all’inizio di quest'anno dopo un’ondata di proteste, ha ottenuto la vittoria sugli altri candidati con il 68% dei voti; sostituirà Khaltmaa Battulga, del Partito democratico, a cui è stata negata l'opportunità di cercare la rielezione a seguito di controverse modifiche alla Costituzione, che impongono un solo mandato presidenziale. Sodnomzundui Erdene, candidato Partito democratico, e Dangaasuren Enkhbat, del Partito nazionale del lavoro, hanno ottenuto rispettivamente il 20,1% e il 6% dei voti. Nonostante la vittoria schiacciante dell’ex primo ministro, non ci sono stati grandi festeggiamenti nella capitale. Il neoeletto presidente ha affermato che la presidenza è una “enorme responsabilità”. Sebbene il presidente sia obbligato a rinunciare all’affiliazione al proprio partito una volta entrato in carica, la vittoria di Khurelsukh andrà con ogni probabilità a rafforzare il potere del Ppm, schieramento che già controlla il governo e il Parlamento. Durante la campagna elettorale, il Partito democratico, secondo cui il Paese stava scivolando verso un sistema a partito unico, aveva utilizzato lo slogan “Mongolia senza dittatura”.  Il sistema politico della Mongolia dà al Parlamento il diritto di nominare il governo e dettare la linea politica, ma il presidente ha il potere di porre il veto sulla legislazione. (fonte AsiaNews)
8 giugno 2021    PRIMO PIANO
Mongolia alle urne
per eleggere il Presidente
I cittadini mongoli si recano oggi alle urne per scegliere il loro sesto presidente democraticamente eletto, dopo una campagna elettorale di basso profilo a causa delle restrizioni per la pandemia da Covid-19. Ukhnaa Khurelsukh del Partito del popolo mongolo (Ppm), raggruppamento che già controlla il governo e il parlamento, è il candidato favorito. L'attuale presidente è Khaltmaa Battulga, del Partito democratico. Le recenti modifiche alla Costituzione impongono un solo mandato di sei anni, ragione per cui il Partito democratico ha schierato Sodnomzundui Erdene per sostituire Battulga. Il suo slogan è “Mongolia senza dittatura”, perché si teme che una vittoria del Ppm possa far scivoalre il Paese verso uno Stato a partito unico. Il mese scorso otto membri del Parlamento hanno fatto uno sciopero della fame di una settimana per protestare contro le azioni del Ppm, che si sarebbe servito di tre organi statali, la Corte costituzionale, la Corte suprema e il Comitato generale per le elezioni, per manipolare le elezioni odierne. Battulga rimane popolare tra gli elettori, ma alcuni sono rimasti delusi dalla sua incapacità di sfidare le élite al potere. "Battulga ha stretto accordi con l'attuale Ppm che sono stati dannosi per la democrazia della Mongolia", ha detto alla Reuters Enkhtsetseg Dagva, responsabile del programma elettorale dell'Open Society Forum, un’organizzazione non governativa. Gli eventi della campagna elettorale sono stati ridotti al minimo a causa della pandemia. Sabato scorso quasi 1.000 sostenitori di Khurelsukh hanno tenuto un comizio fuori da una sala conferenze, ma il candidato del Ppm ha poi spostato la propria campagna online dopo che il rivale del Partito del lavoro, Dangaasuren Enkhbat, il terzo candidato alle elezioni, è risultato positivo al coronavirus. Secondo Sumati Luvsandendev, analista politico e sondaggista della Fondazione Sant Maral, una società di consulenza mongola, sia il Ppm sia il Partito democratico “stanno 'minando la democrazia' e non è facile dire quale parte stia facendo meglio". Invece "Enkhbat, che si presenta come outsider, sta consolidando intorno a sé i voti di protesta nelle aree urbane [ma] le sue possibilità di vittoria contro il potente sistema del Ppm sono scarse", ha detto. Sumati ha aggiunto che si aspetta che il Ppm emerga vittorioso. (fonte asianews.it)
4 giugno 2021    CULTURA
Su 7 La leggenda
dello sciamano
Su 7, il settimanale del Corriere della Sera, appare oggi un ampio servizio dedicato allo sciamanesimo. L'autore, Gun G. Ayurzana, è uno scrittore mongolo di primissimo piano che ha realizzato La leggenda dello sciamano, libro tradotto in italiano per Tam editore da Tserendulam Tseregdorj. Libro e articolo rivelano il volto vero dello sciamanesimo, visto per la prima volta attraverso testimonianze reali e non mediato da studi e considerazioni occidentali. Titolo dell'articolo, accompagnato da una serie di immagini spettacolari di sciamani di tutto il mondo, è intitolato: "La voce che mi guida - Uno scrittore mongolo e il realismo magico (da Calvino ai Rolling Stones): Ayurzana offre una lettura dei riti sciamanici collegata alla civiltà occidentale e racconta la sua straordinaria esperienza in questo mondo spirituale. Rivela: "L’interesse per lo sciamanesimo non proviene da una mia volontà, ma sembra che lo sciamanesimo stesso mi abbia scelto per farmi scrivere un libro su questo tema. All’inizio del 2007, quando sono arrivato per la prima volta sull’isola di Olkhon, stavo quasi completando di scrivere un breve romanzo dal titolo Nati dall’eco. In quei giorni ero alla continua ricerca di idee nuove e originali per mettere a punto il finale del romanzo". Vai alla pagina di La leggenda dello sciamano sul sito di Tam Editore
3 giugno 2021    PRIMO PIANO
Elezioni presidenziali,
la sfida del 9 giugno
Per sciogliere il MPP (Mongolian People’s Party), il presidente mongolo Battulga Khaltmaa aveva emesso nelle scorse settimane una direttiva di emergenza, grazie ai maggiori poteri ottenuti con la modifica della costituzione nel 2019 da lui stesso promossa.L’MPP detiene attualmente la maggioranza dei seggi parlamentari, ma quello che a prima vista sembrava essere un problema politico si è presto trasformato in accuse di minacce alla sicurezza nazionale e alla democrazia nel Paese tra Battulga e Khurelsukh Ukhnaa, il quale si è dimesso dalla carica di primo ministro lo scorso gennaio per prepararsi alle imminenti elezioni presidenziali del giugno 2021. I due leader si sono accusati a vicenda di aver cercato di mobilitare le Forze armate. Il presidente Battulga ha accusato Khurelsukh di aver creato una struttura militare parallela legata al partito con cellule nelle amministrazioni locali pronte ad intervenire. Tuttavia Khurelsukh Ukhnaa ha rivolto accuse simili nei confronti del presidente. La Commissione elettorale generale della Mongolia ha intanto ufficialmente registrato tre politici come candidati alla presidenza, che sono Ukhnaa Khurelsukh (nella foto), leader del partito al governo MPP, l’ex presidente del DP (Democratic Party) Sodnomzundui Erdene e Dangaasuren Enkhbat, attuale candidato della Right Person Electorate Coalition, una coalizione composta dal NLP (National Labour Party), il MSDS (Mongolian Social Democratic Party) e il JP (Justice Party), che ha vinto un seggio alle elezioni legislative.Possono nominare i loro candidati per le elezioni presidenziali partiti politici o coalizioni che hanno almeno un seggio in parlamento. La Mongolia ha fissato il 9 giugno come data per le sue prossime elezioni presidenziali. Le ultime elezioni parlamentari regolari si sono tenute nel giugno 2020. Il parlamento mongolo è composto da 76 membri nominati per un mandato di quattro anni, suddivisi tra i seguenti partiti: MPP 62 seggi, DP 11 seggi, Our Coalition 1 seggio, Right Person Electorate Coalition 1 seggio e indipendenti 1 seggio. (fonte notiziegeopolitiche.net, di Alberto Galvi)
23 maggio 2021    CULTURA
L'eredità (dimenticata)
dell'Impero mongolo
Un immenso dominio euroasiatico basato sui commerci internazionali instaurò la prima forma di globalizzazione e fu caratterizzato da tolleranza e flessibilità politica. Ma è stata cancellata dalla storia occidentale, anche per assenza di monumenti, e considerata un fenomeno passeggero. Invece andrebbe ristabilita e messa nella giusta prospettiva.Era basato sui commerci, sulla tolleranza tra popoli e culture (e religioni), sulla diplomazia internazionale. Il modello da prendere come esempio per i tempi moderni, sempre più interconnessi e globalizzati, è l’impero mongolo. Si tratta del Khanato dell’orda d’oro, descritta nel libro “The Horde: How the Mongols Changed the World” di Marie Favereau, professoressa di storia all’università di Parigi Nanterre. Una struttura sovrastatale che ha dominato l’Eurasia per un secolo e mezzo e, sostiene l’autrice, ha contribuito a formare gran parte del mondo che è venuto dopo, dalle rotte commerciali alla nascita degli Stati attuali. Per esempio, la Russia. Un contributo che, per secoli, è stato ignorato da gran parte del mondo occidentale. Eppure è stato un impero di enorme estensione: i confini del kahnato partivano, a ovest, dall’odierna Bulgaria, comprendeva la steppa del Mar Nero e arrivava fino al confine occidentale della Mongolia. Poco sotto c’era la dinastia Yuan, mentre nel Medioriente e nell’Asia centrale del Sud dominavano gli altri due khanati mongoli. Tutto comincia – e il libro lo sottolinea, come ricorda questo interessante articolo su Unherd – con Joci, il figlio primogenito di Gengis Khan (gli altri erano Chagatai, Ogedei e Tolui) che sposta, in una sorta di auto-esilio, la sua Orda verso il Mar Caspio. Siamo nei primi anni del XIII secolo. Le sue conquiste territoriali vengono suddivise tra i due figli, Orda, Batu e i regni che ne derivano presentano, fin dalle origini, i caratteri principali della mentalità del regno mongolo. Per esempio il rispetto reciproco del territorio (le due suddivisioni vengono mantenute e convivono in pace per un secolo), ma anche la capacità di privilegiare il pragmatismo e la flessibilità di fronte alle diverse situazioni. È quello che succede quando Berke, il terzo fratello, diventa Khan dopo la morte di Batu (che nel frattempo si era imposto su Orda per quanto riguarda la successione) e sceglie di convertirsi all’islam. Una mossa che gli permette di allearsi con i Mammelucchi egiziani contro l’Ilkhanato, governato dai suoi cugini (erano i figli di Tolui). E il motivo di questo scontro era economico: cioè il controllo delle rotte commerciali che attraversavano l’Eurasia.Il tema è molto insistito nel libro. I khan mongoli dominavano territori immensi ma avevano a disposizione una popolazione dispersa e poco numerosa, insufficiente per mantenere, con la tassazione, le casse del regno. L’unica fonte di guadagno era lo sfruttamento dei commerci e degli scambi lungo la via della Seta. Questo spiega la costruzione di una vera e propria rete globale, che collegava le colonie genovesi del Mar Nero fino ai territori dell’odierna Cina. Ma spiega anche la collaborazione tra le Orde dei figli di Joci (non si trattava di affetto fraterno, insomma) e il boicottaggio, che avveniva anche a livello propagandistico, nei confronti dell’Ilkhanato. Ai viaggiatori veniva raccontato che la via meridionale era meno sicura e più cara. Loro, al contrario, erano aperti al business e offrivano delle esenzioni fiscali. Oltre ai commerci, che declineranno intorno al XIV secolo, quando nel 1368 la nuova dinastia dei Ming chiude le porte al resto del mondo e la peste bubbonica, che ha viaggiato proprio lungo le vie degli scambi, piega l’Europa, l’impero mongolo si distingueva per l’enorme apertura nei confronti della pluralità religiosa. Come si è detto, la conversione di Berke aveva islamizzato parte della popolazione mongola, ma la religione tradizionale, devota al dio Tengri, veniva rispettata. Al tempo stesso non c’erano preclusioni nei confronti di cristiani o buddhisti e, al contrario, erano previste esenzioni fiscali nei confronti della Chiesa ortodossa. Anche in questo caso, le ragioni sono economiche: si trattava di comunità di commercianti molto attive, che contribuivano con la loro attività al benessere del regno. Combatterli o anche soltanto escluderli sarebbe stata soltanto una scelta controproducente. Infine, è grazie ai mongoli che si sono formati alcuni Stati moderni. Il primo è la Romania, ma il più importante è senza dubbio la Russia. Secondo la tradizione, le origini sarebbero da ricercare nella cristianizzazione dei Rus di Kiev sotto Vladimir il Grande intorno al X secolo. Ma è prima, cioè con l’arrivo dei Mongoli che Mosca, prima orientata verso Occidente (Anna di Kiev divenne regina di Francia nel 1051) decide di cambiare direzione e volgersi verso i territori a Est. Non è stata una cosa pacifica, certo. Kiev fu distrutta. I vari poteri che si contendevano il suo regno vennero spazzati dai mongoli. Ma è dalle ceneri di questo disastro che sorge quella che, 300 anni dopo, diventerà la Russia di Ivan il terribile. Fu resa centrale Mosca, venne installata una nuova dinastia (quella dei Danilovich) e stabilito un nuovo ordine. Il sorgere dell’Impero russo nel XVI secolo dipenderà anche dalla conquista dei territori orientali (la Siberia, soprattutto) e dall’assimilazione della classe dirigente mongola, che nel frattempo si era cristianizzata. Soprattutto, venne assorbito un concetto di autorità centralizzata, che portò alla dichiarazione del primo zar. Quello che suggerisce il libro, insomma, è che l’eredità dei mongoli, cancellati dalla storia occidentale (anche per assenza di monumenti?) e considerati un fenomeno passeggero, andrebbe ristabilita, messa nella giusta prospettiva e ricompresa nella storia universale del continente euroasiatico. Anche perché dalla vicenda dell’Orda d’oro la contemporaneità, definita dal concetto di globalizzazione, ha ancora molto da imparare. (fonte linkiesta.it, articolo e foto di Dario Ronzoni)
Immaginate la grandezza della Francia. Un’area di quelle dimensioni è ricresciuta in tutto il mondo negli ultimi 20 anni: quasi 59 milioni di ettari di foreste dal 2000, secondo una nuova ricerca, fornendo il potenziale per assorbire 5,9 gigatonnellate di anidride carbonica. Lo studio biennale, condotto tramite dati di imaging satellitare e indagini a terra in dozzine di paesi, ha identificato aree di ricrescita nella foresta atlantica in Brasile, dove un’area delle dimensioni dei Paesi Bassi è rimbalzata dal 2000 a causa degli sforzi di conservazione e modificata. Un’altra area di ricrescita si trova nelle foreste boreali della Mongolia, dove 1,2 milioni di ettari di foresta si sono rigenerati in due decenni grazie al lavoro degli ambientalisti e del governo mongolo. Le foreste sono tornate anche in alcune parti dell’Africa centrale e del Canada. Tuttavia, il mondo sta ancora sperimentando una perdita complessiva di foreste “a un ritmo spaventoso”, hanno avvertito i ricercatori, con la deforestazione che si verifica molto più velocemente dei programmi di ripristino. In un periodo simile delineato nello studio sulla ricrescita, condotto dal Wwf nell’ambito del progetto Trillion Trees, nel mondo sono andati persi 386 milioni di ettari di copertura arborea, circa sette volte l’area della foresta rigenerata. La deforestazione è aumentata notevolmente lo scorso anno, con perdite concentrate nelle foreste pluviali vitali delle aree tropicali. Gli alberi vengono abbattuti e bruciati a un ritmo rapido in Amazzonia, con oltre 430.000 acri già persi nel 2021. Jair Bolsonaro, presidente del Brasile, è sottoposto a crescenti pressioni internazionali a causa di tale deforestazione. “La scienza è chiara: se vogliamo evitare pericolosi cambiamenti climatici e invertire la tendenza alla perdita della natura, dobbiamo sia fermare la deforestazione che ripristinare le foreste naturali – ha affermato William Baldwin-Cantello, Wwf – Sappiamo da molto tempo che la rigenerazione delle foreste naturali è spesso più economica, più ricca di carbonio e migliore per la biodiversità rispetto alle foreste piantate attivamente, e questa ricerca ci dice dove e perché la rigenerazione sta avvenendo e come possiamo ricreare quelle condizioni altrove. “Ma non possiamo dare per scontata questa rigenerazione: la deforestazione rivendica ancora milioni di ettari ogni anno, molto più di quelli rigenerati”. (fonte la nuovaecologia.it)
11 maggio 2021    AMBIENTE
Il leopardo delle nevi
nelle immagini del Muse
Catturare le immagini più segrete e significative – quelle degli animali che si aggirano liberi nel loro ambiente naturale nelle ore notturne – è un’attività che offre numerosi spunti a ricercatori e appassionati di natura. Quelli realizzati mediante la tecnica del fototrappolaggio sono scatti affascinanti che svelano la presenza e le abitudini degli animali che vengono ritratti, offrendo al contempo a chi li realizza una miriade di informazioni utili al loro studio. Questa tecnica e il suo utilizzo nel mondo saranno al centro del prossimo appuntamento degli “Incontri al museo per parlare di fauna”, mercoledì 12 maggio alle 20.45, in diretta sul profilo Facebook del MUSE Museo delle Scienze di Trento. Relatori dell’incontro: Francesco Rovero (UniFi e Muse) che introdurrà lo stato dell’arte del foto-trappolaggio e Valentina Oberosler (MUSE) che presenterà uno specifico caso di studio focalizzato sul leopardo delle nevi in Mongolia. Il fototrappolaggio è un metodo di studio della fauna selvatica che ha visto un enorme diffusione in tutto il mondo negli ultimi due decenni, con molte applicazioni in particolare in ecologia e conservazione dei mammiferi. Nella parte introduttiva dell’incontro, Francesco Rovero presenterà una panoramica dell’utilizzo del fototrappolaggio a fini scientifici, a cominciare dagli aspetti tecnologici e informatici (con i relativi recenti avanzamenti), per arrivare a esempi di applicazioni in ecologia animale sia in Trentino che in altre aree del mondo, fino al contributo che questo metodo può offrire nell’attuale crisi globale della biodiversità. A seguire, Valentina Oberosler presenterà il programma di studio che il MUSE conduce dal 2015 sui monti Altai della Mongolia – assieme all’Università di Firenze e ad altri enti – per migliorare le conoscenze sul leopardo delle nevi e altri mammiferi in un’area molto importante a livello globale per la conservazione di questo predatore. Grazie a quattro spedizioni, svoltesi tra il 2015 e il 2019, il progetto finora ha permesso di accumulare una notevole mole di informazioni e di approfondire diversi aspetti ecologici e conservazionistici, fornendo un valido esempio applicativo delle potenzialità e dell’efficacia del metodo del fototrappolaggio.Francesco Rovero dal 2019 è ricercatore e docente al Dipartimento di Biologia dell’Università di Firenze, e collaboratore del MUSE, sua precedente affiliazione dove ha coordinato la sezione di Biodiversità Tropicale. Ecologo e esperto di conservazione della biodiversità, si occupa da 20 anni di ecologia di mammiferi in varie parti del mondo, con un focus sulle foreste montane della Tanzania dove segue progetti di monitoraggio e tutela della biodiversità. Ha fatto del foto-trappolaggio il suo strumento prediletto di studio, contribuendo all’avanzamento degli utilizzi di questo metodo in ecologia animale. Valentina Oberosler è assegnista di ricerca postdoc al MUSE, dove collabora dal 2015 a diversi progetti di ricerca. Il suo lavoro si focalizza sullo studio dell’ecologia di specie e comunità di mammiferi, sfruttando principalmente il fototrappolaggio come metodo di indagine.
La regista Chloé Zhao, 39 anni, che ha trionfato ai recenti Oscar 2021, portando a casa tre statuette - miglior film, miglior regia e miglior attrice protagonista per l'interpretazione di Frances McDormand – con il suo Nomadland, lungometraggio ibrido tra racconto e documentario, ha rilasciato un'intervista a Repubblica nella quale ha condiviso le sue emozioni, parlando anche di alcuni aspetti difficili della sua vita. Chloé Zhao avrebbe potuto essere celebrata nella nativa Cina, invece la madrepatria in passato l'ha scomunicata, in seguito a un video del 2013 in cui la regista criticava il suo Paese. La notizia della sua vittoria agli Oscar è stata anche censurata dalle autorità cinesi, e Chloé Zhao, che vive negli Stati Uniti da molto tempo, ha raccontato al quotidiano: "Dico sempre che sono un'outsider ovunque vada, anche in Cina. Mi sono sempre sentita un outsider. E non posso negare di temere un pochino questo fardello. Ma così sono io, non posso cambiarmi. Quando vivevo in Cina mi piaceva andare in Mongolia, che era il classico tragitto a Ovest. Il concetto di Est è relativo".Anche la protagonista del suo film, Fern, interpretata da Frances McDormand, è costretta a vivere una vita da "nomade moderna", al di fuori delle convenzioni sociali. Dopo aver perso il marito e il lavoro durante la grande recessione, Fern lascia la città industriale di Empire, in Nevada, per attraversare gli Stati Uniti occidentali a bordo del suo furgone, facendo la conoscenza di altre persone che, come lei, hanno intrapreso per vari motivi un'esperienza di questo tipo.Chloé Zhao, in merito a eventuali pregiudizi vissuti in America, ha raccontato al quotidiano: "Per anni nessun pregiudizio, ma di recente ci sono stati momenti in cui mi sono detta: Ecco, di nuovo… E quando sento quel momento li guardo negli occhi, sorrido e lascio passare". (fonte mediaset)
Continua la prestigiosa attività artistica della cantante lirica mongola Ayana Sambuu, raccontata anche da un ampio articolo di Lara Statham, pubblicato sulla rivista Italics Magazine, intitolato «From Mongolia to Italy: opera singer Ayana Sambuu», corredato da splendide immagini dell'artista (a fianco, Ayana è con Victoria Khalilova, foto di Andres Arce Maldonado). Lo stesso fondatore della rivista, Riccardo Venturi, si è detto «innamorato della Mongolia».  Nell'intervista, Ayana ha ricordato le attuali collaborazioni artistiche, la partecipazione come partner al concorso operistico «Vincerò», con una giuria straordinaria. Inoltre, fra le ultime collaborazioni, il CD uscito a dicembre realizzato insieme al gruppo Huh Mongol Usa, dove Ayana ha cantato un sorprendente single in stile rock, ma interpreta anche una canzone composta dal leader del gruppo Amar Zuunnast, dove nel finale canta anche in italiano. Il CD, e la canzone, sono disponibili su tutte le piattaforme musicali. Vai qui per leggere l'intervista completaVai al Punto d'incontro di Ayana
26 aprile 2021    COVID
Covid, bloccate
attività non essenziali
Il governo della Mongolia ha prorogato il blocco delle attività non essenziali per contenere l’epidemia di coronavirus imposto dal 10 aprile a oggi. Il blocco resterà in vigore fino all’8 maggio. Nelle ultime 24 ore il ministero della Sanità ha registrato 1.264 casi e quattro decessi. In totale i contagi sono 30.483 e i pazienti attualmente in cura 4.457, di cui 81 in condizioni critiche. Le vittime sono 86. (fonte AgenziaNova)
10 aprile 2021    PRIMO PIANO
Digital Humanities
partner di Russia e Mongolia
Sviluppare corsi di laurea in Digital Humanities in Russia e Mongolia in accordo con gli standard dell’Unione Europea e creare nuove figure professionali competenti nell’applicazione di metodologie che sfruttano il digitale per lo studio, la valorizzazione e la promozione del patrimonio culturale. Sono gli obiettivi del progetto del quale è partner l’Università di Catania denominato ARTEST – Enhancing education programmes in Art and Humanities finanziato nell’ambito della call europea “Erasmus Plus – KA2 Capacity Building in the field of Higher Education” e coordinato dal Dipartimento per Digital Humanities dell’Universitaet zu Koeln (Colonia in Germania). Il partenariato e’ costituito dall’Ateneo siciliano e da atenei della Russia, della Mongolia (Mongolian University of Science and Technology, National University of Mongolia e The University of the Humanities), della Grecia e di Cipro. “Il progetto – spiega la prof. Cettina Santagati, docente  e responsabile scientifico del progetto per l’ateneo catanese – dalla consapevolezza che i laureati in Scienze umanistiche devono dimostrare di saper utilizzare le competenze digitali richieste nel mondo del lavoro. Tuttavia queste competenze possono risultare incomplete se non sono accompagnate da approfondimenti formativi piu’ vicini ai programmi didattici delle discipline tecnico-scientifiche. Il progetto mira quindi allo sviluppo organico e complementare di entrambi i tipi di competenze”. “Il lavoro dei docenti – aggiunge – verterà sullo sviluppo di innovativi programmi didattici e formativi del personale didattico universitario specifico per le Digital Humanities. Verrà anche progettato e introdotto un corso di laurea multidisciplinare che prevede attivittà di formazione all’estero per gli studenti e l’implementazione del Digital Lab, una piattaforma digitale dove studenti, docenti e ricercatori da tutto il mondo possono collaborare su specifici progetti mirati alla conservazione, valorizzazione e disseminazione del patrimonio storico – artistico”. (fonte Ansa)
2 aprile 2021    CULTURA
«The Horse Boy»
diventa documentario
In occasione della Giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo, venerdì 2 aprile alle 19.10 su laF (Sky 135) va in onda The Horse Boy – Ippoterapia per mio figlio, il documentario che racconta la storia della famiglia Isaacson e del loro viaggio dal Texas alla Mongolia in cerca di una cura per Rowan, il figlio autistico, con la speranza che la natura, lo sciamanesimo e l'ippoterapia aiutino il loro bambino. Nell’aprile 2004 a Rowan Isaacson viene diagnosticato l'autismo all'età di due anni e mezzo. Il bambino sembra trovare calma e capacità di comunicazione solo a contatto con i cavalli. Il padre Rupert Isaacson, giornalista e scrittore, ex addestratore di cavalli, e la madre Kristin Neff, psicologa, cercano le migliori cure mediche per lui. Così, nell’estate del 2007, i genitori decidono di portare Rowan in Mongolia, Paese in cui il cavallo è un simbolo e la guarigione tramite il contatto con la natura e antiche cure sciamaniche sono parte integrante della cultura. Prodotto dallo stesso Rupert Isaacson e diretto da Michel Orion Scott, il documentario segue la traversata a cavallo della famiglia dalla Mongolia alla Siberia, tra paesaggi emozionanti, misteriosi sciamani e cure locali. Il film, un viaggio nella straordinaria mente autistica, vuole portare un messaggio di speranza ai numerosi genitori che lottano con questa malattia, di cui ancora la medicina conosce poco, e vanta la presenza di alcuni esperti nel campo dell'autismo, tra cui il dottor Simon Baron-Cohen dell'Università di Cambridge, l'antropologo e ricercatore Roy Richard Grinker della George Washington University e il dottor Temple Grandin, professore di comportamento animale alla Colorado State University. The Horse Boy – Ippoterapia per mio figlio, è stato apprezzato in festival come l'International Documentary Film Festival Amsterdam e il Sundance Film Festival 2009. Il padre ha fondato la Horseboy Foundation, un’associazione che si dedica alla cura attraverso l'ippoterapia di bambini con problemi neurologici. Il film sarà disponibile anche on demand su Sky e su Sky Go. (fonte cinecitta.com)
Le qualificazioni asiatiche ai Mondiali del 2022, regalano un tabellino da capogiro. Merito del Giappone, capace di travolgere 14-0 la Mongolia a domicilio. Una gara senza storia, dove i nipponici del bolognese Takehiro Tomiyasu e del sampdoriano Maya Yoshida - entrambi titolarissimi nella difesa schierata dal commissario tecnico Moriyasu, hanno letteralmente preso a pallate gli avversari. La clamorosa goleada giapponese vede nell'attaccante Osako, autore di una tripletta, il mattatore del match; alla festa del goal andata in scena in Mongolia, si sono inoltre iscritti Minamino, Kamada, Morita, Inagaki (2), Ito (2), Furuhashi (2) e Asano, mentre il goal del provvisorio 0-5 (parziale del primo tempo) è stato frutto di un'autorete di Tuya. La Mongolia aveva perso 3-0 anche la gara di apertura con il Tagikistan (fonte goal.com). Nella foto, un tentativo di attacco della Nazionale mongola, in maglia bianca, bloccato dai difensori giapponesi.
29 marzo 2021    PRIMO PIANO
Il Vescovo Marengo:
«Pasqua discreta ma intensa»
“Quest’anno sarà di nuovo una Pasqua un po’ speciale in Mongolia, perché siamo costretti a non utilizzare i nostri luoghi di culto”, le parole di mons. Giorgio Marengo, vescovo cattolico e missionario italiano, prefetto apostolico di Ulan Bator, la capitale della Mongolia, che in un video indirizzato al Sir spiega come per motivi di salute pubblica le chiese sono ancora chiuse. “Quindi questa chiesa delle periferie, come la descrive Papa Francesco, continua a raggiungere le persone che sono ai margini”, prosegue mons. Marengo mentre si trova a dire messa in una comunità gestita dalle suore di Madre Teresa, “Vivremo questa Pasqua di nuovo con il dispiacere di non poterci radunare tutti insieme ma lo faremo in piccoli gruppi dove sarà possibile e trasmetteremo le celebrazioni via internet in modo che i fedeli possano collegarsi e sentirsi uniti a tutta la Chiesa”. La comunità cattolica a lui affidata si prepara a vivere una “Settimana santa speciale che celebreremo con molta discrezione ma anche con tanta intensità”, dichiara il vescovo missionario italiano in Mongolia alla guida di quello che lui definisce un “piccolo gregge di fedeli cattolici” in un Paese con altri riferimenti religiosi e culturali. “Cercheremo di radunarci intorno al mistero centrale della nostra fede a nome ed a favore di questa popolazione che tanto ci è cara”, prosegue mons. Giorgio Marengo che definisce questa una situazione paradossale, perché con a disposizione un’unica celebrazione di Pasqua, tutti saranno uniti nello stesso momento anche se non fisicamente, “invochiamo lo Spirito santo di trasformare in gesti concreti, di solidarietà, di fraternità, di comunione, quella forza di misericordia che ci anima e che da sempre è al centro della testimonianza della Chiesa in questo Paese”. (fonte Sir)La Settimana Santa in Mongolia, vai al video
26 marzo 2021    CULTURA
A Milano il nuovo film
di Byambasuren Davaa
Dalla misteriosa Mongolia e dalla sua regista Byambasuren Davaa – già autrice insieme a Luigi Falorni di La storia del cammello che piange, passato sugli schermi italiani ormai alcuni fa – arriva al Festival di Milano il nuovo film ambientato nel suo sconfinato Paese e intimamente legato nell’evolversi della vicenda alla cultura dei suoi abitanti nomadi, le cui tradizioni sono irrimediabilmente intaccate dalla aggressività economica globale. Veins of the world, nella sezione del Concorso del Festival di Milano, assume molteplici significati e se le vene del mondo, come quelle degli esseri umani, servono a trasportare nel corpo la linfa che ci permette la vita, il loro ostruirsi porta alla morte. In questa allusione risiede una delle direzioni della storia, l’altra più intima riguarda Amra il ragazzino di undici anni protagonista della storia. Amra vive nella capanna con la madre Zaya, il padre Erdene e la sorellina Altaa, va a scuola ed è anche bravo. Un giorno la maestra annuncia che Mongolia’s got talent farà i provini in quella regione. Amra sa cantare e vuole partecipare. Il padre, che alleva pecore e capre con gli altri allevatori, si oppone allo sfruttamento della terra da parte delle multinazionali che hanno aperto cave enormi per la ricerca dell’oro. Un quinto del territorio della Mongolia, ci avvisa la regista, è destinato a questo sfruttamento intensivo. Un incidente d’auto al ritorno dalle selezioni dello spettacolo televisivo provoca la morte di Erdene, il piccolo Amra si salva, ma la sua vita prenderà un’altra piega oppresso dal senso di colpa per la morte del padre. Se non fossi andato a cantare, papà non sarebbe morto, dirà alla madre. (fonte sentieriselvaggi.it)VAI AL TRAILER UFFICIALE DEL FILM
18 marzo 2021    AMBIENTE
Leopardo delle nevi,
il censimento del Wwf
Secondo un censimento nazionale realizzato da Wwf Mongolia, Snow Leopard Conservation Foundation, Snow Leopard Trust, Irbis Mongolia Center, con il sostegno del ministero dell’ambiente e del turismo della Mongolia, in tutto l’habitat del leopardo delle nevi (Panthera uncia), «Sono circa 953 (la stima è fra gli 806 e i 1127 individui) i leopardi delle nevi adulti censiti in Mongolia grazie alla prima indagine nazionale del Paese su questa straordinaria quanto sfuggente specie». Conosciuto anche come il “fantasma delle montagne” per la sua incredibile capacità di sfuggire e mimetizzarsi, il leopardo delle nevi è un indicatore importantissimo della salute dell’ecosistema. La presenza di una popolazione sana di questo grande felino in Mongolia dimostra quindi che gli ecosistemi di alta montagna sono ben conservati, il che è fondamentale perché questi sono fonte di acqua per milioni di persone a valle.La ricerca, iniziata nel 2017, è stata possibile grazie a più di 40 spedizioni sul campo, che hanno coinvolto oltre 500 persone: ricercatori delle organizzazioni partner, l’università nazionale della Mongolia e l’Accademia mongola delle Scienze, ranger delle aree protette statali, ma anche semplici cittadini.Il Wwf spiega che «Nel corso dello studio, 15 leopardi delle nevi sono stati dotati di radio collare per permetterne il monitoraggio da parte degli esperti e sono state posizionate ben 1.475 foto trappole su 29 montagne, fornendo importanti prove fotografiche della presenza di questi elusivi grandi felini, in tutto il loro habitat. Alla fine dell’indagine, è stato stimato che in Mongolia vivono circa 953 leopardi delle nevi adulti, distribuiti su circa 328.900 km quadrati nell’area dell’Altai – Sayan e Khangai Mountains».Gantulga B, dell’ufficio Conservazione del Wwf Mongolia, ha aggiunto: «L’indagine sulle tracce del leopardo delle nevi ha coinvolto un’area di 406.800 chilometri quadrati in 10 province della Mongolia, potenziale habitat per la specie.  Si tratta di una delle più grandi indagini mai fatte su questo grande felino. La valutazione delle immagini scattate dalle foto trappole ha prodotto risultati scientifici solidi e affidabili sul leopardo delle nevi, cruciali per un’efficace pianificazione della conservazione della specie e del suo habitat, ovvero gli ecosistemi di alta montagna. I risultati dello studio aiuteranno a identificare e implementare le nostre attività di conservazione efficaci nelle aree in cui i leopardi delle nevi sono in pericolo».Tsogtsaikhan P., capo del Dipartimento fauna, flora e Risorse Naturali del Ministero dell’Ambiente e del Turismo della Mongolia ha sottolineato: «E’ fondamentale determinare quanto sia grande la popolazione mongola di leopardi delle nevi e come sia distribuita, per capire in futuro come gestire al meglio gli sforzi di conservazione. Grazie all’iniziativa del Wwf Mongolia, il la stima della popolazione di leopardo delle nevi nel paese è stata condotta con successo. In rappresentanza del governo della Mongolia, il ministero dell’ambiente e del turismo della Mongolia ha fornito un supporto strategico per l’indagine. Sulla base dei risultati, saremo in grado di sviluppare e attuare azioni decisive per proteggere gli ecosistemi di biodiversità di alta montagna».Complessivamente, all’interno dell’areale del leopardo delle nevi, che si estende lungo le principali catene montuose dell’Asia e che abbraccia 12 Stati, si stimano da 3.920 a 6.930 esemplari. . Nel 2017, il Global Snow Leopard and Ecosystem Protection Program e 12 governi e partner nell’areale del leopardo delle nevi si sono riuniti e impegnati a stimare lo stato della popolazione di questo felino minacciato nei successivi 5 anni. In precedenza, nel 2016, il Bhutan è stato il primo paese a completare un’indagine a livello nazionale, seguito da una valutazione su larga scala in Russia.L’indagine nazionale della Mongolia è in linea con l’impegno globale e rappresenta un punto di riferimento per valutare la dimensione della popolazione del leopardo delle nevi in altri Paesi. (fonte greenreport.it, foto Wwf)
Una potente tempesta di sabbia, accompagnata da fiocchi di neve e venti molto forti, ha duramente colpito la Mongolia nel corso del fine settimana appena trascorso, provocando la morte di almeno sei persone, tra cui anche un bambino. Sono invece stati contati oltre 80 dispersi, secondo quanto riportato dai media locali, che hanno citato i servizi di emergenza mongoli. La tempesta di polvere è stata una delle più violente degli ultimi decenni. In alcune aree la sabbia ha addirittura ricoperto i binari della rete ferroviaria mongola. Il dipartimento di emergenza della Mongolia ha ricevuto segnalazioni di 548 persone scomparse in totale durante il fine settimana, 467 delle quali sono state trovate. Le vittime delle intemperie sono state identificate: si tratta di cinque pastori e di un minore. Le operazioni di salvataggio sono ancora in corso per le restanti 81 persone. L’impressionante fenomeno atmosferico è stato prodotto da un profondo ciclone extratropicale che si è andato ad approfondire sulla Siberia meridionale, nella regione a ridosso del lago Bajkal, interessata da tempeste di neve e venti che hanno superato i 126 km/h. (fonte ilmeteo.net, immagine satellitare della tempesta nel Gobi di earthobservatory.nasa.gov)
La Mongolia festeggia un secolo di indipendenza. Era infatti il 13 marzo 1921 quando la regione affermava la propria sovranità rispetto alla Cina. Quest'area incastonata tra Russia e Cina è stata governata da vari imperi nomadi, tra cui Xiongnu, Xianbei, Rouran, Göktürk. Grazie a Gengis Khan, che riunì tutti i territori, ebbe vita uno degli imperi più vasti della storia (dalla Polonia alla Corea, dalla Siberia al Vietnam, passando per il Golfo). Dopo il crollo della dinastia Yuan, i Mongoli ritornarono alle origini. Verso il XVII secolo, vi fu l’influenza del buddhismo tibetano. Alla fine del XVII secolo, la maggior parte della Mongolia venne incorporata nella zona governata dalla dinastia Qing. Con la caduta della dinastia Qing, la regione dichiarò per la prima volta l’indipendenza nel 1911, sotto il Bogd Khan. L’area controllata dal Khan Bogd era approssimativamente quella dell’ex Mongolia Esterna durante il periodo Qing. Tuttavia, la costituzione cinese la considerava parte integrante della propria sovranità. Nel 1919, dopo la Rivoluzione d’Ottobre in Russia, le truppe cinesi, guidate da Xu Shuzheng, occuparono militarmente la Mongolia. L’anno decisivo è appunto il 1921, con la definitiva proclamazione dell’indipendenza. L’intervento militare dell’Unione Sovietica contribuì alla presa di Kyakhta e di Khüree. (fonte newsmondo.it). Vedi anche la sezione STORIA
"Faccia a faccia con lo sciamano” è il titolo della pagina del Venerdì di Repubblica dedicato al “primo romanzo mongolo mai tradotto in italiano". L'articolo, di Michele Gravino, si riferisce a La leggenda dello sciamano, romanzo del popolare scrittore mongolo Gun G. Ayurzana e tradotto in italiano da Dulamdorj Tserendulam (Tseeghii) per la casa editrice Tam. “Si svolge in gran parte in Siberia, sulle rive del lago Bajkal, patria dei buriati, “cugini separati” dei mongoli che vivono in territorio russo. Seguendo dagli anni Trenta a oggi la storia del vecchio sciamano Khagdai e di Tenghis, il suo tulmaash (traduttore del linguaggio degli spiriti), il libro permette al lettore di scostarsi - per la prima volta senza intermediari occidentali - alla spiritualità e ai riti di una cultura antichissima che ha resistito alle persecuzioni “modernizzatrici” del comunismo sovietico e cinese e che oggi vive un intenso revival. «In Mongolia» spiega Tseeghii, «la religione più diffusa è il buddhismo, ma lo sciamanesimo resta una pratica popolare in tutti gli strati della società. Gli sciamani sono persone normali - medici, poliziotti, studiosi - che hanno sentito la vocazione, lo spirito che chiedeva di scendere dentro di loro».Per ordinare La leggenda dello sciamano su Amazon
23 febbraio 2021    COVID
Covid, iniziata
la vaccinazione di massa
In Mongolia è iniziata la vaccinazione di massa della popolazione. "Il primo ministro Luvsannamsrain Oyun-Erdene (nella foto) è stato il primo a essere vaccinato con il vaccino AstraZeneca nella seconda clinica centrale dello Stato", ha riferito l'agenzia di stampa ufficiale mongola "Montsame". L'agenzia ha precisato che "tutti i cittadini dai 16-18 anni di età riceveranno la vaccinazione contro il coronavirus", mentre la vaccinazione dei bambini non è ancora prevista, poiché su questo "il lavoro è in fase di ricerca". Ieri la Mongolia ha ricevuto in dono dall'India 150 mila dosi di Covishield, il vaccino del gruppo farmaceutico anglo-svedese AstraZeneca e dell'Università di Oxford prodotto dal Serum Institute of India (Sii), e altre saranno fornite su base commerciale. Nella stessa giornata sono arrivate nel Paese anche 300 mila dosi del vaccino di Sinopharm donate dalla Cina. (fonte agenzianova)
Ethical Traveler è un'associazione no-profit americana che da oltre vent'anni promuove i principi del turismo etico, che vada al di là del semplice svago distratto ed edonistico. Ogni anno assegna gli Ethical Destinations Awards, che premiano i paesi emergenti che si sono distinti per l'impegno nella promozione dei diritti umani, dell'assistenza sociale e della protezione dell'ambiente. Tuttavia per i riconoscimenti del 2021, freschi di annuncio, sono stati adottati criteri diversi, che tengono conto dell'impatto del Covid-19. Gli organizzatori sono partiti dalle nazioni premiate nelle edizioni passate e hanno individuato quelle che hanno saputo affrontare meglio le sfide della pandemia e che trarranno maggiori benefici dalla ripartenza del turismo. Con la speranza, e l'augurio, che non manchi molto al momento in cui potremo tornare a girare il mondo. Le "dieci destinazioni più etiche del 2021" (potete vedere la classifica qui sotto, in ordine alfabetico) si offrono quindi come opzioni perfette per i viaggiatori consapevoli. Sceglierle come prossima meta significa non solo godere delle loro affascinanti attrazioni – dalla barriera corallina del Belize, alle steppe della Mongolia, ai vulcani di Capo Verde – ma anche aiutarle a riprendersi dai danni economici causati dal Coronavirus e sostenere le loro meritevoli politiche di sviluppo. (fonte quotidiano.net) Qui potete leggere le motivazioni dettagliate che hanno portato all'assegnazione degli Ethical Destinations Awards 2021
"Un evento storico": questo, secondo alcuni media locali, il significato dell'arrivo ieri in Israele del judoka iraniano Saeid Mollaei (foto), che ha deciso di gareggiare per la Mongolia e che nei prossimi giorni prenderà parte al 'Tel Aviv Grand Slam' assieme con oltre 400 atleti provenienti da 63 Paesi. Mollaei, precisa la stampa, è il primo sportivo nato in Iran che partecipi ad una gara in Israele da quando l'ayatollah Khomeini ha assunto il potere a Teheran. "Sono molto felice di partecipare a questa competizione" ha detto Mollaei, secondo la televisione Canale 12, arrivando all'aeroporto di Tel Aviv che nelle ultime settimane è chiuso quasi del tutto a causa del coronavirus. Ad accoglierlo c'era il presidente della Associazione judo israeliana. Mollaei risiede in Germania, dove ha ricevuto asilo politico, e ora rappresenta la Mongolia. Yediot Ahronot si stupisce intanto che le autorità israeliane abbiano autorizzato lo svolgimento di un grande evento sportivo mentre gli arrivi nel Paese sono limitati quasi del tutto per impedire l'ingresso di varianti di coronavirus. Il giornale precisa comunque che severe limitazioni sanitarie sono imposte agli sportivi stranieri e ai loro accompagnatori. (fonte ANSA).
13 febbraio 2021    CULTURA
Magione-Kharakhorin,
il gemellaggio continua
Gli auguri per lettera del primo cittadino di Magione, Giacomo Chiodini, al neo eletto sindaco di Kharakhorin, Chultem Altanbagana (nella foto). Tra le due località legate dalla figura di Giovanni da Pian di Carpine, il frate francescano che alla metà del Duecento arrivò primo tra gli europei alla corte del popolo mongolo, sono intercorsi frequenti rapporti di amicizia grazie all’associazione Mongolia-Italia. Nella lettera il sindaco Chiodini ha ricordato al collega anche lo studio frutto del viaggio durato due anni e mezzo, di cui tre mesi passati proprio a Kharakhorin per “studiare la pericolosa popolazione di guerrieri della Mongolia”, raccolto nel volume Historia Mongalorum che ha il pregio di raccontare, ancora oggi grazie alla traduzione anche in mongolo della traduttrice Nyamaa Lkhagvajav, il grande Paese mongolo del 1245. “Grazie a Nyamaa, grande amica di Magione – commenta Chiodini – che ha tradotto la mia lettera e ci ha sempre supportati in qualità di interprete nei diversi incontri tenutesi con i diversi rappresentanti della Mongolia spero ci si possa vedere – anche a distanza con l’ausilio delle tecnologie informatiche – con il nuovo sindaco per conoscerci e valorizzare assieme le nostre due realtà”. (fonte Trasimeno Oggi)
11 febbraio 2021    COVID
Dal 12 al 28 febbraio
lockdown in Mongolia
Dal 12 al 28 febbraio la Mongolia adotterà un nuovo lockdown totale per scongiurare una possibile diffusione del Coronavirus. Anche se le cifre non sono nemmeno paragonabili a quelle dell'Italia e del resto del mondo, il Paese si prepara a una chiusura che porterà ulteriori disagi alla popolazione e creerà danni ingenti a un'economia già pesantemente provata. Ad allarmare le autorità sono stati i 33 nuovi contagiati delle ultime 24 ore che portano il totale a 2.240, con 2 morti dall'inizio della pandemia, 1.618 guariti e 587 ancora positivi. L'auspicio è quello che, con il nuovo lockdown e con l'attivazione del vaccino Sputnik V, la Mongolia diventi una zona immune dal Covid e che presto possa riaprire le attività e le frontiere, anche al turismo, ovviamente tenendo sotto controllo gli ingressi dall'estero. La redazione di Mongolia.it terrà costantemente aggiornata la situazione.
11 febbraio 2021    COVID
La Mongolia registra
il vaccino Sputnik V
Il ministero della Salute della Mongolia ha registrato il vaccino russo Sputnik V contro il coronavirus con una procedura accelerata, ha comunicato il Fondo russo per gli investimenti diretti (RDIF), responsabile della commercializzazione all'estero del preparato anti-Covid del Centro di Epidemiologia e Microbiologia "Gamaleya". "RDIF annuncia la registrazione del vaccino russo Sputnik V contro il coronavirus da parte del ministero della Salute della Mongolia. La registrazione è stata effettuata all'interno di una procedura di autorizzazione all'uso di emergenza senza ulteriori sperimentazioni cliniche sul territorio nazionale", si legge nella nota del Fondo sovrano russo. Il vaccino Sputnik V è già stato approvato all'uso in più di 20 Paesi: Russia, Bielorussia, Argentina, Bolivia, Serbia, Algeria, Palestina, Venezuela, Paraguay, Turkmenistan, Ungheria, Emirati Arabi, Iran, Repubblica di Guinea, Tunisia, Armenia, Messico, Nicaragua, Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina, Libano, Myanmar ed oggi anche Mongolia. (fonte sputniknews)
8 febbraio 2021    CULTURA
"Il ritorno del lupo",
nuovo libro di Maquignaz
È in libreria il nuovo romanzo dello scrittore valdostano Aimé Maquignaz (nella foto) "Il ritorno del lupo - Storie, leggende, miti dalla Mongolia al Cervino”, con prefazione di Mauro Corona: "La storia del lupo di Maquignaz è di interesse assoluto – scrive Corona – un romanzo antico, molto attuale". Il lupo è indubbiamente uno degli animali più affascinanti della terra: selvaggio, predatore, difficile da controllare, spesso imprevedibile, impossibile da ammaestrare. A lui Aimé Maquignaz, grande avventuriero, artista e sublime conoscitore di montagne, dedica questo libro. E lo fa con uno stile schietto e diretto, in cui si evince la sua grande passione e il suo grande amore per questo animale. Maquignaz non si limita a raccontare come e perché i lupi sono tornati nei boschi italiani, dal Gran Paradiso al Cervino, e in quelli francesi, tedeschi e austriaci, dopo essere stati quasi sterminati, ma ci fa conoscere i lupi per noi più lontani, dalla Mongolia e la Siberia al Canada. Maquignaz cerca di analizzare e comprendere il ruolo che il lupo ha avuto nella storia, nell’arte, nelle fiabe e nelle leggende, nei miti, nel folklore, nella superstizione della nostra gente (emblematico è il racconto di Ayak, Maya e del loro figlio Lupetto). Perché la storia di questo splendido animale segue il percorso e la storia dell’uomo sin dai tempi antichi. Un rapporto, raramente idilliaco e spesso conflittuale, che si è sviluppato nei secoli. Un rapporto che, come ammette lo stesso autore, deve tornare a essere viscerale, come lo era una volta. Il ritorno del lupo è dedicato a tutti quelli che sono ancora capaci di stupirsi delle meraviglie della natura. L'autore, Aimé Maquignaz, nasce nel 1946 a Valtournenche, in Valle d’Aosta. Dopo essere stato prima sindaco di Valtournenche e poi Consigliere regionale, si è dedicato alla gestione del suo hotel, il Punta Maquignaz. Appassionato e stimato pittore, compie nel corso degli anni una serie di viaggi in Europa, Africa, Russia, Giappone, Mongolia, Canada. Nel 2014 pubblica, per Mondadori Electa, Il cacciatore di libertà e, per Musumeci, nel 2017, La Valle del Paradiso.
“Il Paese sta vivendo questo tempo con grande preoccupazione per la pandemia, pur essendo riuscito a limitare i contagi grazie anche alla scarsità della popolazione e il grande isolamento”, sono le parole di monsignor Giorgio Marengo, vescovo cattolico e missionario italiano, prefetto apostolico di Ulaanbaatar, la capitale della Mongolia, che in un video indirizzato al Sir descrive la situazione relativa ai contagi da coronavirus Covid-19 in questa area dell’Asia orientale, dove in questo periodo il freddo è molto intenso. “Il Governo ha una grossa preoccupazione perché i contagi stanno aumentando. Proprio per questo passiamo da un lockdown all’altro”, aggiunge il vescovo missionario che non ha notizie certe sull’arrivo dei vaccini ma solo di voci che lo darebbero in arrivo dall’India dopo l’estate. “Fra poco ci sarà anche il capodanno lunare, la maggiore festa di tante popolazioni dell’estremo Oriente e noi, come Chiesa cattolica, una minoranza, un piccolo gregge in mezzo ad un popolo che ha altri riferimenti culturali e religiosi, vivremo questo capodanno lunare ancora con le chiese chiuse, perché le restrizioni impongono il divieto di manifestazioni religiosi”, afferma mons. Marengo che, desideroso di riprendere la vita sacramentale regolare con la celebrazione Eucaristica nelle comunità, si sta prodigando in questo periodo di emergenza per restare unito ai 1300 battezzati in tutto il Paese, attraverso la preghiera ed i contatti con i mezzi di comunicazione. “Impariamo dalla nostra gente semplice una grande fede, una grande pazienza, una grande sopportazione vissute con fiducia nel Signore che è con noi e ci accompagna”, conclude il prefetto apostolico della capitale della Mongolia, che si prepara a vivere la Quaresima come rinnovamento profondo. 
5 febbraio 2021    PRIMO PIANO
Tsagaan sar, anno del toro,
del bianco e dei giovani
Il toro è un animale forte, laborioso e per questo è in genere considerato favorevole alle persone fattive, che si impegnano alacremente nel lavoro: il calendario mongolo è diviso in cicli di 60 anni, cosicché con questo Tsagaan sar siamo giunti al 35° anno del 17° sessantennio, ciclo iniziato nel 1987 che si concluderà nel 2046 (nella foto, la moneta coniata in Mongolia in occasione dell'anno del toro 2021). Con la pandemia in corso ci saranno festeggiamenti contenuti, tenuti a freno dal nuovo governo, che ha deciso per uno stretto lockdown dall’11 al 23 febbraio per evitare eventuali rischi di contagio, per quanto i primi casi si siano verificati solo lo scorso novembre a causa di un banale errore occorso durante la quarantena di un rimpatriato. Un errore che ha in parte compromesso tutte le accorte precauzioni precedenti. Per i tradizionali e preziosi regali da porgere agli anziani e per i doni ricevuti in cambio ci sarà l’insolito uso di app e servizi di consegna. Ciò che però ha fatto maggior scalpore è stato l’annullamento del torneo di lotta, un evento obbligatorio per il Naadam, lo Tsagaan sar, la festa dell’indipendenza del 26 novembre e altre occasioni particolari. Eccoci dunque nell’anno del toro di ferro o toro bianco, soprannominato  “l’anno raro”. Gli oroscopi per lo scorso anno avevano previsto un anno veramente pesante e si direbbe che abbiano predetto bene. Possiamo attenderci quindi un’onesta previsione anche per l’anno in cui stiamo entrando: sarà un anno buono, favorevole soprattutto ai giovani. È consigliabile, per ogni acquisto del nuovo anno, preferire il colore bianco che attirerà il favore delle stelle. Perché mai in Mongolia è subentrato un nuovo governo? Va premesso che la Mongolia è un paese molto giovane, con il 40% della popolazione al disotto dei 25 anni e ha un primo ministro di 40 anni. Il baby boom, che in Italia si può collocare negli anni ’60, in Mongolia si può datare intorno al 2000. Così quando piazza Sükhbaatar si è gremita di giovani che protestavano rischiando il congelamento, il governo ha ritenuto saggio dimettersi. Tutto sembrerebbe nato quasi per caso, per l’incauto trasferimento di una partoriente da parte del Soccorso Civile al Centro Epidemiologico. La foto della donna in pantofole e vestaglia che veniva fatta salire in autoambulanza insieme al neonato, esponendola a stress e temperature polari, ha fatto il giro dei social. Ha iniziato la manifestazione un giovane in pantofole, vestaglia e un cartello di protesta, seguito poi da numerosi altri giovani manifestanti. Tutto si è svolto ordinatamente e pacificamente, senza causare danni a nessuno. (testo di Dulamdorj Tserendulam per mongolia.it)
3 febbraio 2021    PRIMO PIANO
Crisi causata dal video
della donna in pigiama a -25
Khurelsukh Ukhnaa, primo ministro della Mongolia ha deciso di dimettersi: il motivo? C’entra il video di una giovane mamma che dopo essere risultata positiva al Coronavirus è stata trasferita all’interno di un centro per malattie infettive con addosso solo un pigiama e delle pantofole di plastica. Quel video ha sollevato non poche critiche e proteste perché le temperature nel Paese erano scese a meno 25 gradi e la giovane donna è stata comunque spostata con solo il pigiama ospedaliero addosso. In moltissimi hanno ritenuto disumato il trattamento subito dalla donna. Il primo ministro della Mongolia ha riconosciuto l’errore commesso nei confronti della donna e si è dimesso. A detta sua vedere come è stata trattata quella giovane mamma è stato straziante. Khurelsukh Ukhnaa ieri ha motivato le sue dimissioni dicendo che come primo ministro deve assumersi la responsabilità di ciò che è accaduto. Circa cinquemila sono stati coloro che mercoledì hanno manifestato dopo aver visto il video della giovane mamma in ambulanza con il figlio neonato. Quelle immagini hanno dato vita a pesanti critiche, in Mongola la tradizione impone alle neo mamme di evitare di uscire e prendere freddo durante il primo mese di vita del bambino. Khurelsukh Ukhnaa non è stato l’unico a dare le sue dimissioni, prima di lui anche il vice ministro aveva abbandonato il suo incarico. Dopo di loro altri hanno deciso di dare le loro dimissioni a causa del grave errore commesso nei confronti di quella giovane mamma. Si sono infatti dimessi anche il direttore dell’Ospedale in cui era ricoverata la paziente e il ministro della Salute. (fonte bloglive.it)
30 gennaio 2021    PRIMO PIANO
Le donne guerriere
dell'epoca di Mulan
Nell'annus horribilis 2020, a salvarsi è stata la mole delle scoperte archeologiche straordinarie: tra le più eccezionali quella relativa alla Mongolia dove gli archeologi hanno scoperto gli scheletri delle donne guerriere (nella foto), risalenti al periodo di Mulan. La scoperta è avvenuta nel nord della Mongolia. Si tratta degli scheletri di due donne di 1.500 anni, ed è una nuova prova delle possibili origini del mito cinese di Mulan, reso popolare in Occidente dalla Disney. E non è l’unica scoperta interessante sulle donne. Un sito di scavo del IV secolo a.C. in Russia ha rivelato quattro donne sepolte con le loro armi. Avrebbero fatto parte della società matriarcale scita che si dice sia servita da ispirazione per personaggi femminili così forti come Xena e Wonder Woman. E tornando ancora più indietro, una tomba peruviana di 9.000 anni conteneva una donna nella tarda adolescenza, messa da parte i suoi strumenti di caccia, suggerendo che era tempo di riconsiderare le supposizioni che gli uomini fossero i cacciatori esclusivi nella società preistorica. (fonte meteoweb.eu)
25 gennaio 2021    PRIMO PIANO
Mongolia come l'Italia,
si dimette il Premier
Il primo ministro mongolo Khurelsukh Ukhnaa (foto) e il suo gabinetto si sono dimessi: il parlamento, composto da 76 seggi, ha approvato le sue dimissioni con oltre il 95 per cento dei voti. Il gabinetto era stato nominato dal primo ministro in consultazione con il presidente e confermato dal parlamento. Le dimissioni sono arrivate dopo che le proteste sono scoppiate a causa di un video che mostrava una madre dimessa frettolosamente da una clinica ostetrica in cui era risultata positiva al test Covid-19 e trasferita in una struttura di quarantena per pazienti Covid-19 insieme al suo neonato, gestita dal Centro nazionale delle malattie trasmissibili della Mongolia. Le proteste hanno innescato il licenziamento di alti funzionari sanitari. Anche il vice primo ministro e il ministro della Salute del Paese asiatico hanno rassegnato le dimissioni. Il video è stato ampiamente diffuso online. L’incidente è avvenuto tra la crescente insoddisfazione dell’opinione pubblica per la situazione economica della Mongolia e la mancanza di opportunità di lavoro. Il vasto Paese asiatico di 3,3 milioni di persone è senza sbocco sul mare ed è situato tra Russia e Cina, da cui dipende economicamente. Per il suo commercio estero dipende dalla Cina per oltre il 60 per cento, mentre per le sue forniture energetiche fa affidamento sulla Russia per il 90 per cento. La Mongolia è stata elogiata dal WHO (World Healt Organization) nelle prime fasi della pandemia di Covid-19 per la sua gestione della crisi sanitaria, tant’è che a partire dal febbraio 2020 il suo governo era riuscito in gran parte a contenere il virus. La Mongolia ha finora evitato l’epidemia di coronavirus di massa che ha investito altri Paesi, mentre da novembre al 21 gennaio 2021 ha segnalato 1.584 casi, con due decessi, ancora molto bassi rispetto ad altri Stati del mondo. Nel Paese asiatico c’è stato un aumento dei disordini civili a causa delle restrizioni Covid-19, mentre il governo ha continuato a difendere il suo approccio alla pandemia. (di Alberto Galvi da notiziegeopolitiche.net)
6 gennaio 2021    CULTURA
La Mongolia di Zamboni
davanti al caminetto
La Mongolia davanti al camino, raccontata dal cantautore e scrittore Massimo Zamboni (nella foto durante un viaggio nel Paese asiatico), già colonna del gruppo dei CCCP, successivamente CSI, e autore insieme a Lindo Ferretti del libro "Mongolia in retromarcia". La Compagnia dei Cammini organizza infatti l'iniziativa virtuale, “Chiacchiere al Caminetto”, una serie di incontri online con scrittori, artistici, filosofi. "Sono momenti difficili, è nostro dovere portare cultura per un mondo migliore, in attesa di ricominciare a camminare“, afferma il coordinatore dell'organizzazione. Alla rassegna partecipano autori, scrittori, artisti, filosofi come Dacia Maraini, Folco Terzani, Nando Citarella, Maurizio Carucci, Donatella Di Pietrantonio e lo stesso Zamboni, protagonista giovedì 7 gennaio dell'appuntamento con l'«anima blu» della Mongolia, condotto da Micha Calà. Per tutte le informazioni questo è il link
24 dicembre 2020    COVID
Padre Marengo: «Il nostro
Natale in lockdown»
“Questa piccola Chiesa, con 1300 battezzati locali, in questo tempo di coronavirus si prepara a vivere un Natale speciale. Saremo in lockdown, quindi non sono permesse le celebrazioni nelle chiese. Quindi dovremo avere una forma molto ridotta, familiare di celebrazioni”. Lo dice in un videomessaggio, mons. Giorgio Marengo, dei Missionari della Consolata, vescovo cattolico e missionario italiano, dal 2 aprile 2020 prefetto apostolico di Ulaanbaatar. Con lui un sacerdote fidei donum dalla Corea del Sud e un diacono in attesa dell’ordinazione sacerdotale. “Una Chiesa piccola che vive in mezzo ad alcune difficoltà, ma che si prepara a vivere questo Natale come un incontro di speranza, un momento in cui lodare Dio per la sua venuta in mezzo”. Riferendo l’organizzazione di collegamenti dalla “nostra piccola cappella”, mons. Marengo riferisce di un Natale celebrato in famiglia per le persone del luogo. “Ci sarà chi lo vivrà nella propria tenda tradizionale mongola, chi lo vivrà dal proprio appartamento, in famiglia, o magari singole persone si collegheranno e pregheranno”. Quello descritto è “un momento difficile per tutti”, da una parte, mentre dall’altra “vogliamo invocare il dono di un nuovo slancio missionario per questa piccola Chiesa affinché possa continuare con la forza del Bambino Gesù che viene in mezzo a noi a testimoniare, ad annunciare il Vangelo, la Buona Notizia a quelli che ancora non la conoscono”. (fonte Sir)
20 dicembre 2020    PRIMO PIANO
Coronavirus in Mongolia:
tutte le novità
Ricordando che la Mongolia è uno dei pochissimi Paesi al mondo che non ha fatto registrare nemmeno un morto nel corso dell'intera pandemia da Coronavirus, ecco la situazione segnalata dall'Ambasciata.Dal 14 dicembre sono state parzialmente attenuate le misure di contenimento dell’epidemia COVID-19 in atto nel Paese dal’11 novembre scorso a causa dell’insorgere di contagi nella capitale e nelle province ai confini con la Russia. La situazione si è normalizzata nella capitale ed è in via di miglioramento nelle altre regioni.•  Sono ripresi i voli charter internazionali della Compagnia di bandiera (entro fine dicembre ne sono stati programmati tre).• A Ulaanbaatar sono stati riaperti tutti gli esercizi commerciali, i bar e i ristoranti. Permangono delle limitazioni all’organizzazione di eventi conviviali. Ancora interdette le manifestazioni e le attività culturali che comportino la presenza del pubblico. Scuole ed Università continuano a svolgere la didattica on-line.• Tuttora sospeso il traffico internazionale ferroviario e viario di passeggeri verso la Federazione Russa e la Repubblica Popolare Cinese, unici confinanti del Paese.• Il traffico merci via strada, ferrovia e cargo aereo è regolare, salvo per il valico di frontiera stradale di Altanbulag, che rimarrà chiuso fino al 18 gennaio 2021.• La quarantena nei COVID Hotel è stata ridotta da tre a due settimane, seguite da una settimana di confinamento domiciliare.• Sono per contro tuttora soggette ad alcune misure restrittive le province in cui sono stati registrati i primi casi di COVID: Selenge, Arkhangai, Darkhan-Uul, Orkhon, Dornogobi e Gobisumber.• Coloro che si trovino nel Paese ed abbiano necessità di prolungare il visto possono contattare l'Agenzia per l'Immigrazione della Mongolia (Tel. +976 1800 1882 o +976 9314 1009).
16 dicembre 2020    CULTURA
La band degli Hu spopola
sulla scia dei Metallica
Da anni il gruppo mongolo dei The Hu (letteralmente, la velocità) spopola in tutta l'Asia per il suo heavy metal trasgressivo ma anche molto legato alle tradizioni della patria: i temi sono quelli dell'amore per la natura, i cavalli, gli antenati, Gengis Khan, e le melodie travestite da rock duro hanno una bellezza che ricorda davvero la magnificenza della Mongolia. Nei giorni scorsi la band ha pubblicato sui social e su youtube una cover di ‘Sad But True’ dei Metallica e in poco meno di 15 giorni oltre 2 milioni e mezzo di persone l’hanno ascoltata, facendo diventare virale il video. La band sui social ha voluto raccontare il motivo della scelta di “Sad But True”: “Come per milioni di persone nel mondo, i Metallica sono stai una fonte di ispirazione per noi, sia come musicisti che come fan. Ammiriamo i loro 40 anni di carriera, costellata di tour e canzoni senza tempo. Per questo è un grande onore per noi poter dimostrare il nostro rispetto e stima nei loro confronti eseguendo questa cover di ‘Sad But True’, cantata nella nostra lingua e riarranagiata in stile The Hu per i nostri strumenti”. Guarda e ascolta il video su you tube
11 dicembre 2020    PRIMO PIANO
Export Mongolia 2020,
il futuro in due giorni
Una “due giorni” di eccezionale rilevanza per la realtà economica mongola e internazionale, l’Export Mongolia 2020 che si svolgerà nella Exhibit Hall di Ulaanbaatar tra il 15 e il 16 dicembre. L’organizzazione è di International Virtual Forum & Expo congiuntamente al governo della Mongolia, alla Camera di commercio mongola, alla Banca mondiale e all'Export and International Trade Center. Nell'ambito degli eventi, a cui si avvicenderanno personaggi di rilievo internazionale, si terranno discussioni sulle politiche di esportazione, le nuove opportunità e le sfide del futuro. Si svolgeranno, in forma virtuale, incontri per presentare progetti e programmi  di produttori, esportatori e investitori di marchi nazionali mongoli. Per tutte le informazioni e il programma completo vai al sito ufficiale dell'evento e al sito dell'Ambasciata 
2 dicembre 2020    AMBIENTE
Team italiano per salvare
il Gatto di Pallas
A vederlo sembra quasi un peluche: pupille rotonde, orecchie piccole e distanti, un muso rotondo. E soprattutto un pelo folto e lunghissimo. Anche a causa della sua straordinaria pelliccia, il gatto di Pallas - piccolo felino che vive in 14 Paesi dell’Asia centrale - è una specie sempre più a rischio estinzione che ancora oggi viene cacciata: per il suo manto e per gli usi nella medicina tradizionale cinese. Come ci spiega Claudio Augugliaro, ricercatore palermitano di 44 anni che ne segue le tracce da anni e che, dal 2011 in poi, ha passato la sua vita tra Italia, Svizzera e Mongolia dove il gatto di Pallas ha uno dei suoi habitat. Augugliaro (candidato Ph.D. all’Università di Losanna, direttore scientifico di Green Initiative e membro del Pallas’s Cat Working Group, associazione internazionale che raggruppa gli esperti di tutto il pianeta) insieme a un team composto quasi interamente da italiani ha compiuto un’impresa scientifica molto importante per il destino di questo animale riuscendo a «catturare» con le fototrappole l’elusivo felino e a stimare la presenza di almeno 15 (± 5) Otocolobus manul (il nome scientifico della specie) in una zona di studio di circa 100 chilometri quadrati, nell’area di Bayan Onjuul, a circa 160 km in linea d’aria da Ulaanbaatar, la capitale della Mongolia. Beatrice Montini (Corriere della Sera). Per leggere il servizio completo clicca qui
25 novembre 2020    CULTURA
Finalmente in Italia
La leggenda dello sciamano
La leggenda dello sciamano dello scrittore mongolo Ayurzana è un libro culto in Estremo Oriente, diventato popolare anche in Europa, e viene per la prima volta tradotto e proposto in Italia da Tam Editore. www.tameditore.it. Sul tema dello sciamanesimo è stato scritto tanto, forse troppo, e sempre secondo fonti occidentali che mettono in luce solo gli aspetti più spettacolari e artefatti. Finalmente si parla di sciamani direttamente dalla fonte, senza intermediari, attingendo dalla cultura antica delle regioni della Buriazia, al confine fra Russia e Mongolia, su quel Lago Baikal dove si concentrano le energie degli spiriti e le leggende più misteriose. Un racconto dalla forza sconvolgente, un’avventura senza ritorno, che conduce il lettore ai margini del Cielo e degli Inferi, così lontano dalla nostra cultura e dalla nostra sensibilità. E proprio per questo tanto affascinante. L’autore è Gun G. Ayurzana www.ayurzana.mn, nato nel 1970 nelle regioni mongole del Gobi, laureato in Letteratura all’Università Gorky di Mosca. È sposato con Ülziitügs, una delle maggiori poetesse asiatiche. Autore di numerosi romanzi di successo, tradotti in oltre trenta lingue, con La leggenda dello sciamano del 2010 Ayurzana ha raggiunto la massima popolarità. La traduttrice. Dulamdorj Tserendulam, ambientalista mongola laureata alla Sapienza di Roma, appassionata di letteratura e autrice insieme a Federico Pistone della guida Mongolia - L'ultimo paradiso dei nomadi guerrieri (Polaris). Il suo obiettivo è quello di condividere con gli amici italiani il fascino della cultura mongola, anche attraverso il sito www.mongolia.it info@mongolia.it. L'introduzione è curata dal prof. Davor Antonucci, orientalista e docente all'Università La Sapienza di Roma. Per acquistare il libro su amazon clicca qui grazie
16 novembre 2020    PRIMO PIANO
Mongolia e Italia
si capiscono sempre di più
Continua la proficua attività dell'ambasciatrice italiana in Mongolia Laura Bottà (nella foto): "Il settore universitario è uno dei campi in cui quest’anno abbiamo registrato dei progressi", ci segnala in riferimento dell'imminente arrivo di un docente di Italiano del MAECI (Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale) presso l’Università Nazionale Mongola, con l'obiettivo di rafforzare la cattedra di Italianistica. Sono state registrate quasi 60 nuove iscrizioni di studenti mongoli nelle Università mongole, numero che corrisponde alla somma di quelle degli ultimi tre anni. La Direzione Generale Sistema Paese del MAECI ha rifinanziato due missioni archeologiche, tra cui quella del CRAST di Torino a Erdene Zuu, mentre le autorità mongole hanno presentato una proposta di accordo per il riconoscimento, nel Paese, dei titoli universitari conseguiti in Italia. 
13 novembre 2020    COVID
Covid: la Mongolia
tra i 15 Paesi senza morti
La Mongolia è tra i soli 15 Paesi al mondo in cui il numero delle vittime per il Coronavirus è pari a zero, secondo il calcolo della Johns Hopkins University. Ecco l'elenco completo: Mongolia, Cambogia, Timor Est, Eritrea, Seychelles, Vanuatu, Isole Salomone, Laos, Bhutan, Dominica, Grenada, Santa Sede, Isole Marshall, St. Kitts e Nevis, St. Vincent e Grenadine. La triste graduatoria dei Paesi con il maggior numero di morti dall'inizio della pandemia vede l'Italia al sesto posto. Al primo posto gli Stati Uniti con 242.000 decessi, seguiti da Brasile 165.000, India 130.000, Messico 100.000. Regno Unito 50.000, Italia e Francia 45.000.
Max Verstappen è un pilota velocissimo, ma spesso non riesce a tenere a freno il linguaggio. Puntualmente si scusa con tutti, dice di aver sbagliato, chi lo conosce sa che è fatto così: s’infiamma, è soltanto un po’ rozzo e ogni volta ci ricasca. Però a qualcuno non basta. Il Governo della Mongolia pretende le scuse pubbliche dal driver olandese per aver dato del «mongolo» a Lance Stroll durante il Gp del Portogallo di due settimane fa, per una collisione durante le prove libere: il team radio incriminato è stato mandato in onda dalla regia della F1 e ha fatto il giro del mondo. Per il governo di Ulan Bator la faccenda è molto seria ed è arrivata sui tavoli delle Nazioni Unite sotto forma di una lettera ufficiale. Verstappen già tre anni nella corsa di Austin aveva usato le stesse parole e pare si fosse rifiutato di scusarsi pubblicamente. Anche questa volta Red Bull ha risposto, spiegando che quelle frasi erano state pronunciate dal suo pilota in una fase molto concitata della competizione e per questo non andavano considerate come delle offese. Ma non è bastato a placare l’ira di Lundeg Purevsuren, ambasciatore della Mongolia all’Onu. «È ovvio - è il contenuto della missiva— che né lui nè la sua squadra hanno imparato la lezione del 2017. Le mancate scuse nei confronti del nostro popolo gli provocheranno un danno d’immagine». Purevsuren inoltre chiede all’Onu di portare avanti la questione con una protesta formale agli sponsor della Red Bull e a quelli personali di Verstappen. Nella lettera in copia c’è anche il presidente della Fia Jean Todt, sempre attento a ogni intolleranza agonistica e verbale degli atleti. Soprattutto in una Formula 1 che ha adottato lo slogan «WeRaceAsOne» per contrastare l’intolleranza e il razzismo. (Daniele Sparisci - Corriere della Sera)
12 novembre 2020    SOLIDARIETA'
Udine-Ulaanbaatar
nel segno della solidarietà
È ufficiale. L’accordo tra le parti è stato siglato e il Dipartimento di Area Medica dell’ateneo friulano si prepara ad “aprire le porte”, se pur virtualmente, all’ Università nazionale mongola di Scienze mediche di Ulan Bator. Un accordo importante che, se da un lato sottolinea la dimensione spiccatamente internazionale del Dipartimento, in seno ad un Ateneo da sempre convinto dell’importanza di un ponte stabile con l’estero, d’altra parte permetterà al DAME di “esportare” anche in estremo Oriente le proprie esperienze accademiche e professionali, avviando una collaborazione bilaterale nell’ambito della ricerca e della didattica. Una unione di intenti destinata a tradursi in una molteplicità di progetti fattivi dal 2021 e resa possibile grazie al supporto dell’Ambasciata della Mongolia a Roma e del dott. Alberto  Colombo, prezioso mediatore tra le due realtà accademiche. Obiettivo: mettere a servizio dei colleghi asiatici un know how importante, con particolare riferimento alle malattie cardiovascolari e ai tumori, attraverso un percorso di collaborazione improntato allo scambio e all’arricchimento reciproco, umano e professionale. «Il memorandum appena siglato - spiega il Prof. Giuseppe Damante, Referente del DAME per le attività internazionali e Direttore dell’Istituto di Genetica Medica dell’Azienda Sanitaria Universitaria Friuli Centrale (ASUFC) – ci ricorda la propensione del nostro Dipartimento ad avviare accordi di cooperazione non soltanto con paesi all’avanguardia ma anche con realtà in via di sviluppo che necessitano sicuramente del nostro supporto ma da cui ci aspettiamo anche di imparare molto». Tra le idee progettuali in fase di definizione e previste per il 2021, «un percorso di formazione a distanza, attraverso lezioni inizialmente on line, negli ambiti della chirurgia oncologica e cardiovascolare – precisa il Prof. Pier Camillo Parodi, Docente presso il Dipartimento di Area Medica e Direttore della SOC Clinica Chirurgia Plastica Ricostruttiva dell’ASUFC – Tramite le nostre piattaforme avremo la possibilità, per esempio, di trasmettere agli ospedali mongoli interventi chirurgici su cui confrontarci; effettuare teleconsulti su casi particolari che i colleghi asiatici potranno sottoporci. E, non appena possibile, la formazione potrà proseguire con lezioni in presenza a Ulan Bator e con formazioni sul campo, nel nostro ospedale accademico, stimolando così quello scambio di relazioni, competenze e professionalità che è tra gli obiettivi più importanti di questo accordo». E sullo sfondo di un Memorandum che già si preannuncia intenso, il nuovo progetto europeo su ricerca e innovazione, Horizon Europe, per il potenziamento della cooperazione internazionale con particolare  riguardo ai temi di salute. (fonte qui.uniud.it, Università degli Studi di Udine)
9 novembre 2020    CULTURA
Zanabazar raccontato
in "Qui giace un poeta"
Tra le 60 tombe d'artista raccontate nello splendido libro edito da Jimenez "Qui giace un poeta", - insieme a personaggi immortali come Kafka, Poe, Virginia Woolf, James Joyce, Leopardi, Sartre, Michelangelo, Mozart - c'è anche quella di Zanabazar nel racconto di Federico Pistone. L'importanza dell'opera, culturale e mistica, dell'insigne personalità mongola è testimoniata anche dalle 10 pagine a lui riservate, più di ogni altro personaggio dell'arte e della storia mondiali. Un volume prezioso, a cui hanno collaborato scrittori di alto livello, per chi vuole conoscere la nostra civiltà senza limiti né preconcetti. Come è scritto nella prefazione, "sembra quasi che in quelle tombe lo spirito del defunto e della sua opera si sia fuso con lo spirito del luogo, e che chi ne ha visitato la tomba non sia andato fin lì solo per vedere cosa diamine c'era da vedere. Ma per incontrare una persona". Nel caso di Zanabazar, è stato il giornalista Federico Pistone ad affrontare questa avventura e a "incontrare" questa "persona" davvero eccezionale, tra mistero, cronaca e leggenda. Ecco l'incipit del racconto, con l'invito a visitare attraverso la lettura di questo libro tutte le lapidi raccontate.Dov'è la tomba di un dio? Non è mai dove la cerchi. Il percorso per trovarla è inclinato, insidioso, trascendente.Zanabazar è stato un dio, incarnazione del Buddha, primo Bogd Gegen, il santo che risplende, maestro spirituale e politico della Mongolia dal 1638 – quando era una creatura predestinata di appena tre anni che recitava a memoria i testi sacri – al 1723, avvelenato dai Manciù, che temevano il suo potere e la sua presunta immortalità. A quell'epoca nessuno arrivava ai novant'anni, e nessuno ci arrivava con quella energia.Zanabazar, il dio-re, discendente diretto di Gengis Khan, inventore, matematico, poeta, scrittore, scultore – i suoi bronzi sublimi hanno segnato l'arte di tutta l'Asia – e poi mago, architetto – a dodici anni costruì il primo monastero, lo Shankhiin khiid, non un modellino – musicista, pittore, astronomo, economista, medico, stilista (ha perfino disegnato gli abiti dei monaci, copricapi compresi). Come linguista ha inventato l'alfabeto decorativo del Soyombo, che ancora fregia la bandiera mongola. E, assicura il suo biografo coevo Luvsanperenlei, Zanabazar aveva poteri sovrannaturali e faceva miracoli: come quando si trovò a pregare in un tempio sperduto nelle montagne del Tibet e contemporaneamente, a migliaia di chilometri di distanza, stava fondando l'accampamento mobile di Urga, destinato a diventare la nuova capitale della Mongolia, Ikh Khuree e, dal 1924, la definitiva Ulaanbaatar, l'eroe rosso. Altri testimoni giurano che, in quello stesso istante, Zanabazar stesse tenendo una funzione al monastero Erdene Zuu di Kharkhorin. Uno e trino... (segue)
8 ottobre 2020    SOLIDARIETA'
Preziosa collaborazione
tra Udine e Ulaanbaatar
Siamo lieti di comunicare che la scorsa settimana è stato siglato un accordo di collaborazione tra il dipartimento di Medicina dell’Università di Udine e la Mongolian National University of Medical Sciences (MNUMS). Hanno firmato il documento i professori Leonardo Alberto Sechi - direttore del dipartimento di Medicina dell’Università di Udine - e il Prof. Batbaatar Gunchin, vice presidente per gli accordi accademici della MNUMS. La finalità di questo memorandum è la collaborazione in campo medico in diverse specializzazioni, a partire dalla cure per i disturbi cardiovascolari e dai processi atti a favorire un invecchiamento sano e attivo. Questo acccordo parte dalla collaborazione con il Prof. Piercamillo Parodi - presidente del dipartimento di chirurgia medica, plastica e estetica dell’ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine - creatasi nel 2017 in occasione di due interventi gratuiti di chirurgia plastica, che hanno consentito un pieno recupero a Mariam, una bambina mongola con gravi ustioni alle mani. Ringraziamo molto l’Università di Udine sia per questa collaborazione, sia per aver aderito con grande interesse alla realizzazione del nuovo progetto. Un particolare e sentito ringraziamento all’Ambasciata della Mongolia di Roma per la fattiva collaborazione che ha agevolato la conclusione favorevole di questo accordo.Alberto e Chiara Colombo
7 settembre 2020    CULTURA
Al Concorso "Sergio Maldini"
premiata la Mongolia
La Mongolia si trasferisce nell'incantevole scenario di Santa Marizza di Varmo, provincia di Udine, in occasione della II edizione del Concorso di narrativa di viaggio intitolato al grande scrittore Sergio Maldini. Premiato "Il leopardo e lo sciamano - Viaggio nei misteri della Mongolia" di Federico Pistone (Sperling & Kupfer) con la seguente motivazione:Federico Pistone, Il leopardo e lo sciamano. In viaggio tra i misteri della Mongolia."Il leopardo delle nevi e lo sciamano sono due dei magici incontri dell’autore nel suo affascinante viaggio in una Mongolia descritta nella sua varietà e umanità. Racconto poetico, tra incontri e sorprese, di una terra estrema, che ci riguarda un po' da vicino anche se non lo sappiamo. Narrazione esatta, tesa, nata come esito di una conoscenza vera, profonda, colta e curiosa allo stesso tempo, condotta con una prosa elegante, asciutta, senza voluti preziosismi. L’uso costante della sinestesia fa sentire il lettore al fianco del viaggiatore: suoni, odori, colori, sapori sono descritti con tratti essenziali. Le pagine sono ricche di notizie, di eventi e di luoghi pieni di storia, ma la lettura è scorrevole ed immediata la partecipazione alle vicende narrate. Scrittore sapiente, Pistone sa discernere i centri nevralgici di una civiltà tutta da scoprire e tenere il lettore sul filo sottile sospeso tra l’ interesse per civiltà lontane, il bisogno di fantasticare e la curiosità per il presente, a cui accostarsi con rispetto. Il testo, arricchito da un pregevole servizio fotografico originale, si caratterizza per la compresenza  di istanze saggistiche di spessore antropologico e di desiderio d’avventura, sostenuto da una agilità che rende leggero l’impianto narrativo e suscita una profonda riflessione su un rapporto spesso latente nella vita dell’uomo contemporaneo fra  realtà e fantasia, fra scienza e mito, fra un passato lontano, un passato più recente, un presente di grandi cambiamenti  ed un futuro di difficile lettura, tra l’incredibile urbanizzazione, le offese mosse all’ambiente, la sperequazione sociale, la coesistenza tra forme di vita arcaiche ed altre tese ad un problematico progresso. Le pagine riescono a sostenere in modo convincente il fecondo equilibrio tra riflessione e racconto evocativo, tra il racconto personale di viaggio ed un altro tipo di racconto, in cui è l’umanità tutta ad essere coinvolta in un  cammino incessante, inarrestabile. Perché così vuole la nostra specie e così è sempre avvenuto. Per tutta l’ampiezza del libro, si respira un’aria di curiosità umana, di rispetto per ogni forma di vita e di serena accoglienza dei misteri della vita". 
2 settembre 2020    PRIMO PIANO
"Solo lingua cinese"
La protesta dei mongoli
Sono gli eredi di un impero che, pur se brevemente, tra il tredicesimo e il quattordicesimo secolo, unì politicamente Oriente e Occidente e fu il secondo più vasto della Storia. Il suo fondatore, Gengis Khan, è avvolto ancora da un’aura di grandezza (e terrore). Oggi, i discendenti dei guerrieri che non scendevano mai da cavallo, nemmeno per dormire o mangiare, sono andati in strada, nella regione rimasta in mano alla Cina e che oggi è chiamata Mongolia Interna, per salvare l’ultima vestigia della loro identità: la lingua. In migliaia, riferisce il New York Times, hanno manifestato contro la decisione delle autorità di Pechino di «armonizzare» i curriculum scolastici nazionali togliendo alle minoranze, mongoli e coreani ma anche tibetani e uiguri, la facoltà di insegnare materie come letteratura o storia nella propria lingua, sostituendola con il «putonghua», ovvero il cinese standard (da noi spesso chiamato Mandarino). Pechino ha giustificato la decisione con l’intento di favorire l’integrazione delle minoranze nella società - la Cina è al 91% etnicamente Han, come i cinesi definiscono se stessi - ma la reazione è stata immediata e i genitori hanno minacciato di non mandare più i loro figli a scuola. Per i mongoli che vivono nella provincia che confina con la Repubblica di Mongolia (per i cinesi: Mongolia Esterna), indipendente dal 1921, la lingua è forse l’ultimo baluardo di una civiltà che sta affogando nella modernizzazione. Abituati all’isolamento, alle distese erbose senza fine, i mongoli sono stati sempre attenti a non irritare le autorità comuniste in cambio di un’autonomia culturale che solo da poco, sotto la presidenza di Xi Jinping, è stata messa in discussione. Difficile dire come finirà: tutte le testimonianze delle proteste che hanno invaso la Rete da giorni, sono state cancellate dalla censura. Ci sono stati arresti ma poco sfugge all’ordine del silenzio. Per quest’ultima battaglia i mongoli avranno bisogno di qualcosa di più veloce dei loro cavalli.(Corriere della Sera - Paolo Salom)
8 agosto 2020    PRIMO PIANO
La prima immagine
di Padre Giorgio Vescovo
Un Padre Giorgio sorridente ed emozionatissimo ha ricevuto oggi, 8 agosto 2020, l'ordinazione a Vescovo della Mongolia nel Santuario della Consolata di Torino. Nella foto, tratta dalla diretta di TeleCupole, la prima immagine di Giorgio Marengo nelle vesti di Prefetto apostolico della Mongolia. Chi l'ha conosciuto, durante i suoi tanti anni da missionario ad Arvaikheer, sa di una persona straordinariamente generosa, al di là della fede religiosa: è riuscito a creare un contatto prezioso con la popolazione locale e anche con le autorità grazie al suo lavoro umile e concreto. “È tanto intensa questa luce - ha detto il Vescovo Marengo nel suo discorso di investitura - che le parole non bastano. Ci vuole la paorla di gesù, la sua mano che ci tocca. L'unica parola che può risuonare è il grazie più profondo al Signore della storia e a tutti voi". Giorgio Marengo, nel suo mongolo impeccabile, si è poi rivolto ai "miei amati fratelli e alle sorelle della Mongolia che ci seguono da lontano e mi aspettano nella loro terra", concludendo con un bair ta, il grazie mongolo. A concludere, un'Ave Maria cantata in lingua mongola dedicata alla missione della Consolata.
5 agosto 2020    PRIMO PIANO
L'8 agosto Padre Giorgio
consacrato Vescovo
Padre Giorgio Marengo sarà ufficialmente consacrato Prefetto apostolico della Mongolia sabato 8 agosto 2020 nel Santuario della Consolata di Torino. consacrato il giorno. Nominato vescovo da Papa Francesco lo scorso 2 aprile, padre Giorgio - da anni prezioso missionario nella comunità di Arvaikheer - ha aspettato fino all'ultimo che ci fossero le condizioni per organizzare la consacrazione episcopale a Ulaanbaatar, dove sarebbe stato naturale che avvenisse. Ma a causa delle severe restrizioni legate al Covid è stata scelta Torino, sia per il profondo legame della Consolata con la chiesa subalpina e per le stesse origini di Padre Giorgio. La consacrazione avverrà alle ore 10 per le mani del cardinal Luis Antonio Tagle, assistito dal cardinal Severino Poletto e dall’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia. «Che la consacrazione episcopale avvenga a Torino è il risultato di un misterioso intreccio di eventi ed è un dono del tutto inaspettato - scrive padre Giorgio -. I legami di amicizia e di collaborazione che ci uniscono vi porterebbero certamente a voler essere tutti presenti quel giorno al Santuario della Consolata, ma questo non sarà purtroppo possibile: siamo infatti ancora in tempi difficili e non possiamo dimenticarcelo. Queste restrizioni ci impongono un sacrificio, quello cioè di lasciare che alla celebrazione partecipi solo un gruppo su invito personale: membri della mia famiglia stretta e di quella allargata dei Missionari e Missionarie della Consolata, con un’esigua rappresentanza di sacerdoti e consacrati e consacrate e di altre Chiese particolari legate alla Mongolia. Sono sicuro che tutti capite la situazione e troverete il modo di farvi presenti con la preghiera e l’affetto anche a distanza». Tutti però potranno partecipare all'evento. Sarà infatti predisposta una trasmissione in diretta internet sul canale You-Tube della diocesi di Torino, su quello dei Missionari della Consolata e quello della prefettura in Mongolia. Sarà possibile seguire la cerimonia in diretta sociale su Facebook (@missionariconsolata), in TV su Telecupole, su @consolatavideos, sul Digitale terrestre 15, Sky 824, TivùSat 422. Nella foto, Padre Giorgio Marengo con un giovane mongolo.
12 luglio 2020    COVID
Anche il Naadam
a porte chiuse
L'annuale festival sportivo Naadam della Mongolia è iniziato sabato senza pubblico per la prima volta in 800 anni di storia, a causa delle restrizioni per la pandemia. In un ranch fuori Ulan Bator, gli atleti hanno sfoggiato le "tre abilità virili" di equitazione, tiro con l'arco e lotta, vestiti con tute da combattimento tradizionali "zodog shuudag" e tuniche "deel". Ma il festival di due giorni, che di solito attira decine di migliaia di curiosi e venditori ambulanti, quest'anno ha solo una manciata di ospiti vip, mentre ai normali cittadini è vietato entrare e possono seguire il festival in TV. La Mongolia, che confina con la Russia e la Cina, ha riportato finora solo pochi casi di virus e nessun decesso, ma continua a imporre un rigoroso blocco delle frontiere che ha provocato proteste da parte dei mongoli rimastii all'estero. Erdenebad Badam, un venditore ambulante di 55 anni a Ulaanbaatar, ha dichiarato di non essere stato in grado di effettuare vendite con il festival che si svolge a porte chiuse, nonostante sia passato dalla vendita di fazzoletti e penne a maschere e guanti. "Il governo dovrebbe distribuire denaro invece di sprecare soldi per i festival", ha detto ad AFP. "A stento riesco a comprare il cibo. Erdenebayar Nergui, un 27enne residente a UB, ha dichiarato all'AFP di essere scontento del fatto che solo pochi eletti si godranno le festività di quest'anno. "Non c'è niente da guardare. Non possiamo nemmeno andare a vedere le corse dei cavalli, ma i responsabili delle decisioni sono lì e possono divertirsi a guardare sul campo", ha detto. La Mongolia ha revocato alcune restrizioni relative al coronavirus nei giorni scorsi, consentendo di riaprire cinema e locali notturni con orari limitati, sebbene le manifestazioni politiche e la maggior parte degli eventi sportivi siano ancora vietati. (fonte Euronews.com)
Il libro "Il leopardo e lo sciamano" di Federico Pistone (Sperling & Kupfer) è stato selezionato fra i 5 finalisti del prestigioso Consorso di letteratura di viaggio intitolato a Segio Maldini (1923-1998), grande scrittore e giornalista friulano, amico di Pasolini e vincitore del premio Hemingway. Il 5 settembre a Udine si conoscerà l'esito del concorso, vinto nella passata edizione dalla scrittrice fiorentina Simona Baldanzi con "Maldifiume" (Emiciclo). "Il leopardo e lo sciamano" è il resoconto di un viaggio nei territori più spirituali della Mongolia. Ecco l'icnipit della prefazione di Sveva Sagramola: "Latte e terra. L’odore della Mongolia è fatto delle cose che danno la vita, e un viaggio in questa regione nel cuore dell’Asia è in grado di restituirci una fotografia antica di noi stessi, quando, agli albori della nostra umanità, nomadi, ci spostavamo per adattare le nostre esistenze ai cicli stagionali. Ancora non c’era separazione con la natura, e i confini tra la vita e la morte, l’umano e il divino, erano difficili da distinguere, così come il cielo dalla terra, nello sconfinato orizzonte delle steppe. È in questo spazio senza tempo, dove l’essenza del nostro essere al mondo si staglia nitida, che ci conduce il libro di Federico Pistone, un diario di viaggio che avvince e si legge come un romanzo, emozionante, perché racconta non solo le storie, le abitudini e la vita quotidiana di un popolo abituato da oltre cinquemila anni a vivere nelle tende sfidando inverni che arrivano a cinquanta gradi sottozero, ma ne cattura anche i sogni, le credenze, i misteri".
La notizia dei due contagiati dalla peste in una zona remota della Mongolia è rimbalzata su tutte le testate (perfino Gramellini ha dedicato un suo elzeviro per il Corriere). Parlare di "peste bubbonica" da noi è come ripassare i Promessi Sposi o rivivere le grandi tragedie della storia, ma in questo caso si tratta di un banale contagio dovuto ai parassiti delle marmotte. La caccia a questo animale in Mongolia è vietata ma alcuni nomadi la catturano, a loro rischio e pericolo, per preparare una ricetta tradizionale. Le autorità mongole hanno immediatamente posto in quarantena i due pastori, scongiurando qualsiasi contagio e dimostrando ancora una volta una particolare attenzione nell'evitare il diffondersi di malattie attraverso il Paese. Non dimentichiamo che la Mongolia è uno dei pochissimi stati al mondo dove il Covid-19, che sta ancora falcidiando la popolazione del pianeta, non ha provocato neppure un morto. Un dato certificato dall'Oms e davvero incredibile se si pensa che la Mongolia è schiacciata tra Russia e Cina, due dei Paesi più colpiti dal coronavirus. La chiusura immediata dei confini, al primo sorgere del sospetto, e una condotta irreprensibile dei cittadini, ha permesso alla Mongolia di uscire immune da questa pandemia epocale. Il Governo sta valutando di riaprire le frontiere ai forestieri ma con la massima cautela e con i tempi necessari. (foto di Fernando Tam)
25 giugno 2020    PRIMO PIANO
Il Partito del Popolo
stravince le elezioni
Il Partito del popolo mongolo (Mpp) ha mantenuto una forte maggioranza in parlamento, secondo i risultati preliminari delle elezioni, resi noti oggi. L'Mpp ha ottenuto 62 seggi su 76, mentre il Partito democratico, principale forza dell'opposizione, ha vinto undici seggi e altri tre sono stati occupati da partiti indipendenti e coalizioni, ha riferito oggi la Commissione elettorale generale. Il risultato ha deluso le aspettative di avere un parlamento più variamente composto, aspettative sorte in molti grazie alla presenza, nelle liste elettorali, di 13 partiti e oltre cento candidati indipendenti. Probabilmente, invece, la gestione della pandemia da Covid-19, per cui la Mongolia ha registrato poco più di 200 contagi e nessun decesso, ha premiato il governo, facendo sì che per la prima volta un partito mantenesse la maggioranza assoluta in elezioni consecutive. In precedenza, il Mpp e il Partito democratico avevano a turno esercitato la maggioranza nel Grande Hural di Stato - il parlamento unicamerale - o erano stati costretti a formare governi di coalizione. La vittoria consentirà al primo ministro Ukhnaagiin Khurelsukh di formare liberamente un nuovo gabinetto o di mantenere il suo gabinetto attuale, praticamente senza affrontare alcuna opposizione. Dovrà, tuttavia, lavorare con il presidente Khaltmaagiin Battulga del Partito democratico, che è stato eletto nel 2017 e non ha partecipato alle votazioni. (fonte affaritaliani.it)
La Mongolia ha avuto solo 204 casi di coronavirus, tutti importati, e nessun morto. La nazione conta 3,2 milioni di abitanti, la maggior parte nella capitale Ulan Bator. Densità di popolazione bassissima: 1,9 abitanti per chilometro quadrato. Nomadi dispersi nelle steppe. Forse questo è il motivo della scarsa diffusione del Covid-19: il distanziamento sociale in Mongolia è il modo abituale di vivere.Però, il «South China Morning Post» spiega che nelle steppe mongole circola un’altra versione: è l’eredità di Gengis Khan che ha protetto il Paese. Il grande e feroce condottiero ha lasciato alla sua gente senso militare della disciplina, dieta spartana di latte e carne, capacità di cavarsela da soli senza aspettare l’aiuto di un governo centrale lontanissimo dagli accampamenti provvisori dei nomadi.Riassume il monaco Ukhaanzaya Dorjnamnan: dietro ogni problema del mondo c’è un naga (il naga è un serpente mistico); il coronavirus è un naga molto potente, ma i naga notoriamente non vogliono fare del male ai mongoli perché essi vivono in pace con la natura. E infatti «Genghis Khan scelse questa terra per noi perché è una buona terra. E Gengis Khan ci promise che la terra ci avrebbe protetto».Guido Santevecchi (inviato del Corriere della Sera)
20 giugno 2020    PRIMO PIANO
Russia-Mongolia: colloquio
tra Putin e Battulga
Il presidente russo Vladimir Putin ha avuto un colloquio telefonico con l'omologo mongolo Khaltmagiyin Battulga, focalizzato sugli accordi di cooperazione raggiunti lo scorso anno. Secondo quanto riferisce una nota stampa del Cremlino, la conversazione si è avuta su iniziativa della parte mongola. "Il presidente della Mongolia si è congratulato con il presidente della Russia per il 75mo anniversario della Vittoria nella Grande guerra patriottica, aggiungendo che un raggruppamento delle truppe mongole prenderà parte alla parata sulla Piazza Rossa. Lo sviluppo di relazioni bilaterali di partenariato strategico è molto apprezzato. È stato discusso il corso di attuazione degli accordi raggiunti a seguito della visita ufficiale del presidente della Russia in Mongolia nel settembre 2019, principalmente in ambito commerciale ed economico", si legge nel comunicato diffuso dal Cremlino. Sono stati discussi anche i problemi legati al controllo della diffusione dell'infezione da coronavirus. (fonte Agenzia Nova)
11 giugno 2020    PRIMO PIANO
A fuoco lo State
Department Store
Uno spaventoso incendio si è sviluppato nella notte di domenica 7 giugno allo State Department Store di Ulaanbaatar, uno dei simboli della capitale mongola, punto di riferimento commerciale e sociale posto nell'animatissimo Viale della Pace. Le fiamme, come documentato dall'immagine, sono divampate dal sesto piano dell'edificio, molto frequentato dai mongoli e dai turisti per la grande quantità e qualità di oggetti in vendita, dal cashmere ai prodotti dell'artigianato, dagli strumenti musicali, gioielli, dipinti, manifatture tradizionali, libri, mappe, documenti. Un rogo che ha coinvolto l'intera struttura, danneggiando seriamente anche il sistema di scale mobili. Fortunatamente non si registrano vittime né feriti, ma i danni sono ingentissimi. Le cause sono ancora da accertare e, nel giro di alcune settimane, saranno valutati i lavori da compiere e i tempi stimati di riapertura. Lo State Department Store, chiamato confidenzialmente dai cittadini di Ulaanbaatar Ikh Delguur (grande negozio) è una vera e propria istituzione in Mongolia, ed è anche un punto di incontro per appuntamenti, essendo situato in una delle zone più centrali e frequentate della capitale.
28 maggio 2020    CULTURA
Spirit Animal, progetto
culturale e umanitario
Unire le diverse voci provenienti da differenti culture e angoli della Mongolia, per creare un’immagine della vita nomade del paese. Le loro storie si intrecceranno con quelle di chi ha deciso di abbandonare la vita nomade per sopravvivere in città. Questo è "Spirit Animal", un documentario che esplora le vite di tre famiglie nomadi in Mongolia, minacciate dal cambiamento climatico e dallo stile di vita occidentale della capitale Ulaanbaatar. Il film è un ritratto vivido e intimo dei personaggi che, grazie auna vita trascorsa a contatto con la natura, hanno costruito una forte relazione con il loro animale guida. Il progetto parte dal duo The Makkina - Inês von Bonhorst e Yuri Pirondi - registi vincitori di diversi premi internazionali; e dalla fotografa Tânia Neves, che ha viaggiato regolarmente in Mongolia nel corso degli ultimi 4 anni. Keep Digging Production, casa di produzione cinematografica in provincia di Modena, si innamora subito dell'idea e salta a bordo alla fine del 2019, lanciando un'iniziativa crowdfunding per aiutare la realizzazione del film. La raccolta fondi sta proseguendo a questo link: https://www.indiegogo.com/at/SupportSpiritAnimal e ogni venerdì su questa pagina saranno comunicati gli aggiornamenti sul progetto. Il 5 giugno produttori e registi parleranno live alle ore 16 per svelare alcuni "dietro le quinte".
Sul fronte Coronavirus, la Mongolia continua a non registrare alcuna vittima, solo qualche decina di casi "sotto controllo. Il Governo ha comunque deciso di tenere chiuse le frontiere almeno fino alla prossima fine di giugno, subito dopo le elezioni legislative.
26 maggio 2020    PRIMO PIANO
Mongolia: il 24 giugno
le elezioni legislative
Il prossimo 24 giugno si svolgeranno in Mongolia le elezioni legislative in cui verranno eletti i 76 deputati dello State Great Hural, il parlamento mongolo. I deputati sono eletti direttamente nei collegi elettorali con voto a maggioranza semplice. Ogni collegio elettorale richiede almeno il 50% di partecipazione degli elettori affinché il voto sia valido, mentre i membri hanno un mandato di 4 anni. Negli ultimi 10 anni, la frustrazione degli elettori nei confronti dei partiti tradizionali si è accumulata. I principali partiti sono: DP (Democratic Party), MNDP (Mongolian National Democratic Party), MPP (Mongolian People’s Party) e MPRP (Mongolian People’s Revolutionary Party). Nelle elezioni parlamentari e presidenziali del 2016 gli elettori mongoli avevano sviluppato dei forti dubbi sulle loro istituzioni politiche, in particolare sui partiti politici. Infatti oltre l’8% degli elettori ha presentato scheda bianca nel secondo turno delle elezioni presidenziali del 2017, esprimendo il loro dissenso ai 2 candidati. La Mongolia è divisa in 29 circoscrizioni elettorali che eleggono dai 2 ai 3 deputati ciascuno. Ricordiamo che i candidati presidenziali sono nominati dai partiti politici rappresentati nello State Great Hural ed eletti direttamente con voto popolare a maggioranza semplice per un mandato di 4 anni con possibilità di ricandidarsi per un secondo mandato. A seguito delle elezioni legislative, il leader del partito di maggioranza o della coalizione di maggioranza è di solito eletto primo ministro dallo State Great Hural. La campagna per le elezioni parlamentari in Mongolia inizierà ufficialmente il 2 giugno. L’atmosfera attorno alle elezioni di quest’anno è diversa dalle precedenti campagne elettorali a causa della diversa tipologia di candidati. In questa tornata elettorale non si candideranno soltanto i politici di vecchia data come Sodnomzundui Erdene, Bayanjargal Tsogtgerel, Ukhnaa Khurelsukh e Nambar Enkhbayar, ma anche i leader di nuova generazione cresciuti politicamente nei movimenti neo-nazionalisti e tra gli attivisti per i diritti umani. L’uso attivo dei social media offre un’opportunità di parità di condizioni per i candidati ad interagire con gli elettori. La Mongolia è contesa dalle grandi potenze mondiali a livello di politica internazionale e commerciale e questo limita di gran lunga la sua sovranità sia in politica estera che interna. La Cina riceve circa il 90% delle esportazioni della Mongolia e fornisce alla Mongolia oltre 1/3 delle sue importazioni. La Mongolia fa affidamento sulla Russia per il 90% delle sue forniture energetiche e sulle rimesse provenienti dalla Corea del Sud dei mongoli che lavorano in quel paese. Inoltre la Mongolia ha ottenuto nel maggio del 2017 dall’IMF (International Monetary Fund) un pacchetto di aiuti da 5,5 miliardi di dollari da una serie di creditori come l’ADB (Asian Development Bank), la WB (World Bank), che è composta dall’IBRD (International Bank for Reconstruction and Development) e dall’IDA (International Development Association), il Giappone e la Corea del Sud che forniscono sostegno, rendendo il paese asiatico dipendente dalle grandi potenze mondiali. Nel frattempo la GEC (General Election Commission of Mongolia) ha annunciato di aver completato le liste dei candidati nominati dai partiti politici o delle coalizioni, nonché dei candidati indipendenti, che si sono registrati per partecipare alle elezioni del 2020 per entrare nello State Great Hural. Nei tempi utili hanno presentato al GEC i documenti necessari 13 partiti, 4 coalizioni e 137 candidati indipendenti. (di Roberto Galvi, fonte notiziegeopolitiche.net)  
Il nuovo aggiornamento dell'Oms sul Coronavirus in Mongolia conferma i dati del tutto tranquillizzanti da quando è esplosa la pandemia. Nonostante la vicinanza della Cina, dove il virus ha preso il largo, e con la Russia, uno dei Paesi al momento più colpiti insieme all'Europa e agli Stati Uniti, la Mongolia mantiene il sorprendente primato di 0 morti dall'inizio del contagio. La morfologia del Paese, ma anche le attenzioni messe in pratica dal governo mongolo, hanno evitato che nella capitale Ulaanbaatar, dove si assembra una popolazione di un milione e mezzo di abitanti (la metà dell'intero Paese) i casi siano pochissimi e nessuno mortale. I contagiati in Mongolia complessivamente sono stati 39 , i casi attualmente attivi sono 29, i guariti 10 con lo 0% di mortalità. Viene solo un pensiero: beata la Mongolia! 
8 aprile 2020    COVID
Coronavirus: nessun
morto in Mongolia
Il coronavirus, partito dalla Cina e presto diventato una pandemia mondiale, ha toccato solo marginalmente la Mongolia, che ha saputo gestire bene l'emergenza, chiudendo immediatamente i confini e sfruttando anche una situazione geografica favorevole. Non si registrano morti né casi gravi in una popolazione di circa 3,5 milioni di abitanti, di cui la metà concentrata nella capitale Ulaanbaatar. A oggi il bilancio ufficiale è il seguente:CONTAGIATI IN MONGOLIA: 15CASI ATTIVI: 11CASI GRAVI: 0MORTI: 0GUARITI: 4MORTALITA': 0% 
3 aprile 2020    PRIMO PIANO
Padre Giorgio Marengo
nuovo vescovo di Mongolia
Il Papa ha nominato Prefetto Apostolico di Ulaanbaatar, con carattere vescovile, padre Giorgio Marengo, Missionario della Consolata nativo di Cuneo ma “torinese” d’adozione, che lo scorso ottobre aveva portato la sua testimonianza alla Veglia Missionaria diocesana al Santo Volto a Torino. C’è anche la chiesa torinese in festa per la nomina giunta oggi a Prefetto Apostolico di Ulaanbaatar (Mongolia), con carattere vescovile, di padre Giorgio Marengo, missionario della Consolata. Nato a Cuneo, ma “torinese” d’adozione e legato a parrocchie e realtà della nostra diocesi. Proprio lo scorso ottobre aveva partecipato alla Veglia missionaria diocesana al Santo Volto a Torino portando la sua testimonianza. Così ora la notizia della sua nomina rimbalza dal Centro Missonario diocesano, alla parrocchia di Sant’Alfonso, dove il Coro Giovani sostiene da anni la sua missione e frequentata dalla sua famiglia, alla comunità di Regina delle Missioni, ai confratelli torinesi… Un susseguirsi di commenti grati per un sacerdote conosciuto e  apprezzato. Padre Marengo ad oggi era Consigliere Regionale dell’Asia, Superiore per la Mongolia e Parroco di Maria Madre della Misericordia ad Arvaiheer, come prefetto apostolico con carattere vescovoile gli è stata assegnata la sede titolare di Castra Severiana. Nato il 7 giugno 1974 a Cuneo, dal 1993 al 1995 ha studiato Filosofia presso la Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale e dal 1995 al 1998 Teologia nella Pontificia Università Gregoriana (Roma). Dal 2000 al 2006 ha compiuto ulteriori studi presso la Pontificia Università Urbaniana, conseguendo la Licenza e il Dottorato in Missionologia. Ha emesso la Professione Perpetua il 24 giugno 2000 come membro dell’I.M.C. ed è stato ordinato sacerdote il 26 maggio 2001. Dopo l’Ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: Ministero pastorale in Mongolia ad Arvaiheer (2000-2003); dal 2003: Assegnato alla Missione in Mongolia (il primo missionario dell’I.M.C. in Mongolia); dal 2016: Consigliere Regionale Asia, Superiore per la Mongolia e Parroco di Maria Madre della Misericordia ad Arvaiheer. (Federica Bello, Voce e Tempo). QUI IL LINK DELL'ARTICOLO DI PADRE GIORGIO MARENGO APPARSO SUL CORRIERE DELLA SERA DEL 24/2/2019
La Mongolia è un Paese bloccato, tutte le scuole sono chiuse, i viaggi proibiti, le attività pastorali sospese per evitare il contagio da coronavirus. È in questo contesto che “ci si rende conto che oltre, prima e al di là di tutto quello che noi possiamo fare in termini di progetti e attività, c’è una dimensione di dono che avviene in maniera più profonda. Anche se l’apparato esterno non c’è, si scopre ancora di più che la missione prima di essere un’attività, qualcosa che si fa, è una dimensione dello spirito”. Lo afferma ad AsiaNews padre Giorgio Marengo, missionario della Consolata nel Paese delle steppe dal 2003. P. Giorgio racconta una situazione di profonda tristezza e preoccupazione per le notizie sul contagio che giungono soprattutto dall’Italia, suo Paese d’origine. A fine gennaio il governo di Ulaanbaatar ha decretato la chiusura delle frontiere con la Cina e sospeso le attività pastorali. Sono stati bloccati i voli di linea e nessuno entra o esce dal Paese, che conta in tutto quattro contagi. Da oltre un mese la sua parrocchia di Arvaiheer è chiusa, le messe nella grande ger sospese, così come le attività di asilo, cucito e docce gratuite. Ogni giorno, nota, “riceviamo messaggi dal Ministero della sanità con direttive e precauzioni da osservare. In questo senso, ammiriamo molto gli sforzi del governo mongolo di prevenire il contagio e seguiamo fedelmente tutte le disposizioni ufficiali. Spesso vengono i funzionari per accertare il rispetto delle regole e noi collaboriamo con loro”. Tuttavia, continua il missionario, “anche se ci stiamo perdendo la Quaresima vissuta in comunità, la creatività dei fedeli non si ferma e ha fatto sorgere iniziative personali di sostegno alla fede. In buona sostanza, l’opera pastorale si è spostata sui social network, ma continuano anche messaggi e telefonate private con fedeli che ogni giorno ci chiedono il passo del Vangelo su cui meditare”. “Siamo anche edificati – dice – dal vedere come persone di diverse tradizioni religiose si stiano impegnando nella preghiera e nella solidarietà”. P. Giorgio ha dovuto sospendere la formazione dei catecumeni. Anche tutte le funzioni della Settimana Santa sono incerte. La comunità missionaria – formata da due sacerdoti e due suore – ha quindi deciso di “sfruttare” il tempo del fermo obbligato per “riflettere su come rilanciare le attività della comunità, quando ciò sarà di nuovo possibile: abbiamo preparato domande di valutazione che faremo per telefono per raccogliere suggerimenti su come migliorare il nostro servizio pastorale”. Come missionario in un Paese straniero, riflette il sacerdote, “in un momento in cui le attività sono messe a rischio, ci si rende conto che noi siamo qui come dono, che la missione è una dimensione dello spirito. È san Paolo che dice: ‘Non sono più io, ma è Cristo che vive in me’. Lui era prigioniero, ha vissuto ogni sorta di privazione nel suo peregrinare per arrivare a Roma e poi ha passato due anni agli arresti domiciliari. Non ha costruito strutture, però ha continuato a consumarsi per amore di Cristo”. Questa costrizione, aggiunge, “potrebbe insegnarci a riscoprire che la missione, prima di essere una cosa che fai, è una dimensione interiore che vivi: un darti a Dio in risposta a un dono gratuito che hai ricevuto, che è quello della vocazione missionaria che sussiste anche quando non puoi né predicare né fare attività. In questi momenti di crisi si tocca con mano che la missione prima di tutto provoca un processo di trasfigurazione in noi. Se così non fosse, sarebbe solo un mestiere. Per sussistere, la missione non deve basarsi sulle grandi opere, ma sull’interiorità, che non significa fuga dal mondo, ma consumarsi nel rispondere alla chiamata del Signore, al di là di quello che puoi fare”. (A.C.F., fonte asianews)
14 marzo 2020    COVID
Coronavirus: le misure
adottate in Mongolia
Dopo l'accertamento del primo caso di contagio da coronavirus in Mongolia, la Commissione di Stato Mongola per le Emergenza ha pertanto adottato le seguenti misure:1. Sospensione dei voli commerciali con Mosca, Berlino, Nur-Sultan ed Istanbul a partire dalle ore 12.00 dell’11 marzo fino al 28 marzo p.v., nonché di tutti i treni internazionali dal 10 al 28 marzo;2. Chiusura al traffico automobilistico dei valichi di frontiera tra la Mongolia e la Federazione Russa dalle ore 20.00 dell’11 marzo p.v. fino al 31 marzo. Il divieto è valido sia per i cittadini mongoli diretti verso la Federazione Russa, che per i cittadini stranieri o apolidi che dalla Federazione Russa si dirigano in Mongolia;3. Particolari facilitazioni sono per contro previste - a partire dalle ore 20.00 dell’11 marzo fino il 31 marzo p.v. – a favore dei cittadini russi che intendano rimpatriare via strada, nonché dei cittadini stranieri che transitino nella Federazione Russa;4. Sospensione di tutti gli spostamenti interni tra le città, regioni e province della Mongolia con mezzi pubblici o privati, nonché dei voli e treni interni, a partire dalle ore 07.00 del 10 marzo alle ore 07.00 del 16 marzo p.v.Le predette disposizioni integrano le seguenti misure precedentemente adottate dalle Autorità Mongole:1. Chiusura di tutti i valichi di frontiera tra la Mongolia e la Cina;2. Sospensione, fino al 28 marzo p.v. incluso, dei voli commerciali con il Giappone e la Repubblica di Corea, nonché con le città russe di Irkutsk e Ulan-Ude;3. Divieto dell’ingresso in Mongolia ai cittadini stranieri che abbiano soggiornato, negli ultimi 14 giorni, in Cina, Repubblica di Corea, Giappone, Iran e Italia;4. Isolamento in quarantena per 14 giorni delle persone che siano state esposte al COVID-19 o manifestino sintomi di contagio.
11 marzo 2020    COVID
Coronavirus: fermato
Di Felice, è negativo
L’avventura di Omar Di Felice si ferma momentaneamente. L’ultracycler è stato fermato da una pattuglia della polizia, quest’oggi, per un controllo che le autorità della Mongolia stanno svolgendo su tutti i turisti presenti nel Paese asiatico. I controlli sono scattati in seguito alla positività di un turista francese, che ha fatto scattare la zona rossa in tutta la Mongolia. Ebbene sì, è bastato un solo caso per fermare tutto. Per fortuna, Omar Di Felice è risultato negativo al Coronavirus, ma dovrà rimanere fermo fino a lunedì. L’importante è chiaramente che stia bene e che non gli manchi nulla in questi giorni, ma siamo sicuri che non mancheranno messaggi confortanti da Omar attraverso i suoi canali social. (fonte inbici.net)
La Mongolia ha bloccato per sei giorni ingressi e uscite dalla sue città dopo il primo caso di coronavirus nel Paese: è un cittadino francese che lavora in una consociata locale del colosso nucleare Orano, specializzato nell'estrazione dell'uranio. L'uomo, arrivato via Mosca, non avrebbe rispettato la quarantena obbligatoria di 14 giorni, ha detto il ministero della salute mongolo. (fonte RaiNews)
Il presidente della Mongolia Khaltmaagiin Battulga è stato messo in quarantena a Ulaanbaatar dopo essere rientrato da un viaggio in Cina. Lo rende noto l’agenzia di stampa locale Akipress, spiegando che la misura è stata adottata in via precauzionale per contenere la diffusione del coronavirus. Battulga è stato il primo capo di Stato a recarsi in Cina dallo scoppio dell’epidemia di coronavirus. Durante il suo viaggio, ha incontrato a Pechino il presidente cinese Xi Jinping, con il quale ha discusso dei mezzi per contenere la diffusione del virus. (fonte ilfattoquotidinao)
Il presidente della Mongolia Khaltmaa Battulga ha donato a nome del popolo mongolo 30 mila pecore alla Cina per sostenere la lotta contro la Covid-19. Lo riferisce la stampa cinese che riferisce di un video pubblicato dall'emittente nazionale cinese Cctv. Secondo quanto riferisce l'agenzia ufficiale di stampa cinese Xinhua, il primo ministro mongolo Ukhnaa Khurelsukh ha dichiarato in una recente riunione con l'ambasciatore cinese in Mongolia, Chai Wenrui, che il governo mongolo ha donato 200 mila dollari come sforzo per il controllo dell'epidemia cinese e che il Paese è disposto a continuare a fornire il sostegno necessario alla Cina. (fonte agenzianova, foto Matteo Allegro nationalgeographic)
In attesa di sviluppi legati ai contagi del Coronavirus, il sito ufficiale della Protezione Civile Mongola ha pubblicato oggi, 26 febbraio, alle ore 16:00, la notizia che la Commissione Speciale per la gestione delle emergenze ha annunciato quanto segue:"Non sarà consentito l’ingresso in Mongolia a tutti i cittadini stranieri che abbiano soggiornato, negli ultimi 14 giorni, in Italia. I cittadini mongoli provenienti dall’Italia saranno invece sottoposti ad accertamenti sanitari".Con precedenti decisioni erano stati momentaneamente sospesi i collegamenti aerei tra Ulaanbaatar e la Corea del Sud (aeroporti di Seoul e di Busan), nonché quelli con il Giappone. I voli con la Cina sono sospesi da diverse settimane.
19 febbraio 2020    PRIMO PIANO
Italia-Mongolia-Cina
per un'alleanza più forte
"Le relazioni Mongolia-Cina sono nel momento migliore della loro storia". Questa la dichiarazione del Presidente mongolo Khaltmaa Battulga rilasciate lo scorso 12 febbraio nel corso della presentazione delle credenziali del nuovo Ambasciatore della Repubblica Popolare Cinese in Mongolia, Chai Wenrui. "Gli scambi bilaterali e la cooperazione in vari settori come la politica, l'economia, il commercio e le discipline umanistiche sono fioriti, portando benefici a entrambi popoli", ha affermato Battulga. Il Presidente ha aggiunto che il suo Paese ha sempre attribuito grande importanza allo sviluppo di relazioni con la Cina, e ha espresso la sua fiducia nella capacità del vicino Paese di affrontare il nuovo focolaio epidemico di coronavirus. Il Presidente della Camera di Commercio Italo-Mongola Michele De Gasperis ha commentato la dichiarazione del Presidente Battulga: "Accogliamo con grande favore quanto dichiarato dal Presidente mongolo. Noi italiani quando immaginiamo le relazioni economiche e culturali con quei territori tendiamo sempre più a fare riferimento alla Grande Mongolia nel suo insieme, ovvero a quell’area che ricade tra Repubblica di Mongolia e la provincia cinese dell’Inner Mongolia che presenta le medesime peculiarità economiche, commerciali e culturali: un territorio, quindi, che travalica i confini nazionali”. “Questo approccio globale alle aree economiche”, aggiunge De Gasperis, “è ben interpretato dall’Istituto Italiano One Belt One Road, che intrattiene relazioni con la Mongolia e, ovviamente, con la Repubblica Popolare Cinese e opera a vantaggio dell’Italia nell’ambito della Nuova Via della Seta sull’area della Grande Mongolia nel suo insieme, senza distinzioni. Anche in qualità di Presidente dell'Istituto Italiano One Belt One Road, di cui la Camera di Commercio Italo-Mongola è protagonista, non posso quindi che esprimere il mio apprezzamento verso l’apertura del Presidente Battulga, poiché le sue parole vanno a rafforzare quel percorso di cooperazione congiunta già avviato tra i due Paesi nell'ambito del programma della Nuova Via della Seta, a cui l’Italia ha aderito ufficialmente lo scorso anno". Nella foto, Michele De Gasperis e la presidente della Mongolia Interna Bu Xiaolin
11 febbraio 2020    COVID
Coronavirus, nessun caso
registrato in Mongolia
In risposta alle crescenti paure in mezzo alla diffusione di un nuovo ceppo di coronavirus, la Mongolia ha chiuso i suoi confini con la Cina e ha chiuso tutte le scuole e gli incontri pubblici fino al 2 marzo. Attualmente non ci sono casi confermati di coronavirus in Mongolia, ma il governo ha preso rigidi misure per prevenire la diffusione della malattia. L'agenzia di stampa mongola ha riferito che un volo charter attraverso il vettore aereo nazionale della Mongolia, la MIAT, ha trasportato 31 cittadini mongoli da Wuhan, epicentro dell'epidemia, a Ulaanbaatar  sabato 1 febbraio. I passeggeri e l'equipaggio saranno tenuti in quarantena per due settimane, anche se i rapporti indicano che tutti i cittadini mongoli evacuati sono risultati negativi al coronavirus. Secondo una fonte di notizie del governo mongolo, dal 4 febbraio un residente della provincia di Darkhan-Uul, rientrato da Taiwan attraverso la Corea del Sud il 30 gennaio, è stato tenuto in isolamento dopo aver mostrato segni di febbre. Altri due casi sospetti sono stati indagati dopo essere arrivati ​​su un volo per Ulan Bator attraverso Seoul. Il 5 febbraio, la Commissione di emergenza statale ha tenuto una riunione per liberare un ospedale in UB da utilizzare come centro di quarantena per le future vittime del coronavirus e sono state costruite strutture temporanee di quarantena presso i posti di blocco alle frontiere cinesi per i cittadini mongoli in arrivo. Dalla chiusura del confine, oltre 6.000 mongoli hanno attraversato la Mongolia dalla Cina a partire dal 4 febbraio. A partire dal 6 febbraio, i cittadini mongoli possono entrare in Mongolia solo attraverso Buyant-Ukhaa (Aeroporto di Ulaanbaatar) e Zam-Uud sulla Mongolia orientale- Confine con la Cina. Prima della quarantena di frontiera, gli ufficiali dell'immigrazione presso il checkpoint di frontiera di Gashuunsaikhait a Umnugobi hanno lavorato a fianco della Provincia della Commissione di emergenza statale per supervisionare l'ingresso di 2.615 cittadini mongoli, 36 cittadini cinesi e 1.432 veicoli in conformità con la quarantena tra il 28 gennaio e il 5 febbraio. Una dichiarazione rilasciata dall'Ambasciata della Mongolia nel Regno Unito conferma che ai cittadini mongoli sarà proibito viaggiare in Cina fino al 2 marzo, tranne che per affari ufficiali; tuttavia, non verranno applicate restrizioni ai camionisti al fine di mantenere il flusso di merci e prodotti tra i due paesi.La giornalista mongola Anand Tumurtogoo ha affermato che mentre i cittadini mongoli "possono ancora viaggiare in Cina se [hanno] affari ufficiali, la maggior parte delle persone che portano piccoli beni dalla Cina sono ... più ferite". Oltre il 90% dei prodotti mongoli viene spedito verso o attraverso Cina. A seconda della durata della situazione, la chiusura del confine con la Cina potrebbe causare una grave carenza di beni, in particolare se l'economia informale è chiusa. È stata creata una nuova task force sotto il ministro della salute per fermare la diffusione del coronavirus in Mongolia. La task force raccoglierà e trasferirà informazioni sulle nuove infezioni da coronavirus al Consiglio di sicurezza nazionale e all'Ufficio dei servizi di emergenza dello Stato. Anche le organizzazioni internazionali si stanno affrettando a rispondere preventivamente alle preoccupazioni per la salute.(Monica Veller - The Diplomat)
Anche la Mongolia sta vivendo con apprensione, ma con particolare prudenza e attenzione, l'emergenza del Coronavirus. Il Governo mongolo ha deciso di chiudere preventivamente anche le frontiere stradali con la Cina e al momento non si segnalano casi sul territorio della Mongolia. Il nostro sito aggiornerà costantemente la situazione anche per chi ha programmato un viaggio verso Ulaanbaatar e la Mongolia.
24 gennaio 2020    PRIMO PIANO
Aumenta l'export
del petrolio greggio
La Mongolia ha esportato 6,5 milioni di barili di petrolio greggio nel 2019, con un aumento di 355.400 barili rispetto all'anno precedente. Lo ha riferito il ministero delle Miniere e dell'industria. Il Paese ha guadagnato 366,7 milioni di dollari dalle esportazioni di greggio dello scorso anno, ha reso noto il ministero in un comunicato. La Cina resta il maggiore acquirente. L'estrazione mineraria è il settore più importante per l'economia della Mongolia. Il Paese è ricco di risorse naturali come oro, ferro, carbone e rame; al momento, però, non ha ancora alcuna raffineria. Il primo impianto di raffinazione del petrolio è in costruzione nella provincia sud-orientale di Dornogovi e dovrebbe entrare in servizio alla fine del 2022. (fonte agenzianova)
22 gennaio 2020    CULTURA
Il ritorno in Mongolia
di Massimo Zamboni
Dopo l’ideale ritorno nella Berlino dei primi anni ’80 del precedente Sonata a Kreuzberg, Massimo Zamboni compie un nuovo viaggio verso un luogo stavolta segnato da un tempo senza tempo, in cui passato ancestrale, passato recente, presente e futuro si ritrovano sullo stesso orizzonte. Esce il 31 gennaio per Universal La Macchia Mongolica, il nuovo album del musicista e scrittore, co-fondatore dei CCCP – fedeli alla linea prima e dei CSI dopo. A oltre venti anni di distanza, Zamboni torna in quella Mongolia che aveva visitato insieme alla moglie e a Giovanni Lindo Ferretti e che aveva ispirato il terzo e ultimo disco dei CSI, Tabula Rasa Elettrificata. In quella terra mitica – resa immortale dalle gesta di Gengis Khan, attraversata da Marco Polo, conquistata dalla Russia sovietica – Massimo aveva scoperto un’appartenenza ancestrale, pari solo a quella dei boschi emiliani. E aveva scoperto, per la prima volta nella sua vita, il desiderio di avere un figlio. Caterina nascerà due anni dopo, con una macchia inequivocabile: un piccolo livido destinato a scomparire nel tempo, la cosiddetta macchia mongolica, un segno che caratterizza oltre il 90% dei neonati mongoli e pochi altri al mondo. Questo segno sancirà in lei (e in Zamboni) l’appartenenza a due mondi spirituali e fisici, l’Emilia dei padri e la Mongolia del desiderio. Compiuti i diciotto anni, Caterina vuole andare in Mongolia, come se volesse tornare a casa. La Macchia Mongolica è l’anima musicale di questo nuovo viaggio (prima tutti insieme, poi Caterina da sola) che Zamboni plasma in 13 tracce quasi interamente strumentali, da lui composte e suonate insieme a Cristiano Roversi e a Simone Beneventi: le chitarre di Massimo a volte dolci e placide, altre volte taglienti e acide, a tratti con virate psichedeliche, incontrano le percussioni sciamaniche di Simone e i bassi avvolgenti di Cristiano in un disco che ha una natura cerimoniale e rituale. Fra animali mitologici, leggende antichissime, paesaggi che diventano luoghi dello spirito, il disco di Zamboni è la colonna sonora di un’immersione spirituale, di un’indagine sull’Altrove che è in noi, di un’esplorazione necessaria tra le stanze della memoria più intima. “Senza portarne i segni sulla pelle, mi sento punto anch’io da una macchia mongolica. Ed è come se ognuna delle due vite, quella reale di casa, quella irreale qua – o è viceversa? – fosse contaminata dalla presenza dell’altra” scrive Zamboni a proposito di Lunghe d’Ombra, l’unica traccia del disco con un testo cantato. La Macchia Mongolica è anche un libro, scritto insieme a Caterina Zamboni Russia e edito da Baldini e Castoldi, e un film diretto da Piergiorgio Casotti. (fonte domanipress.it)