2014 • Anteo • 122 pagine • 12 euro
Un libro singolare, coraggioso e interessante, che interseca la passione per lo sport alla storia della Mongolia. Lo ha scritto Marco Bagozzi, analista geopolitico e collaboratore di "Eurasia", già autore di un analogo reportage dalla Corea del Nord ("Con lo spirito Chollima"). Così la storia, la cultura e la tradizione mongola si riflettono nello sport, partendo dai primi insediamenti nomadi, passando per l’Impero di Gengis Khan, l’occupazione cinese, il governo lamaista, la Repubblica Popolare e l’odierna Repubblica Democratica. Bagozzi analizza il ruolo dello sport, lo sviluppo e le sue connessioni con la geopolitica. Introduzione di Aldo Colleoni.
Estratti: Lo sport durante la Repubblica Popolare: “La vera rivoluzione sportiva parte dal 1948, con il lancio del Primo Piano Quinquennale per lo Sviluppo Economico e Culturale (1947-1952), quando il governo fra gli altri obiettivi si impegna drasticamente per superare l’”analfabetismo della cultura fisica” anche grazie alla creazione del Segretariato della cultura fisica e dello sport, sottoposta al controllo del Ministero popolare della protezione sanitaria, e si riorganizza l’attività prendendo come esempio il vicino sovietico”.
Lo sport nella moderna Mongolia: “Lo sport mongolo diventa quindi una sorta di metafora della diplomazia del paese. Così come il governo ha percorso la strada del più vasto riconoscimento internazionale possibile, aprendo relazioni con tutte le istituzioni e con il maggior numero di paesi possibile, le federazioni sportive hanno ottenuto l’adesione ufficiale nei più importanti “governi dello sport” mondiale: affiliazione alla FINA (nuoto) nel 1991, FIFA (calcio) nel 1989, IIHF (hockey su ghiaccio) nel 1999, FIBA (pallacanestro) nel 2000, IRB (rugby) nel 2003 e ITF (tennis) nel 2008”.