2020, Tam Editore • 240 pagine • 14,50 euro. Acquistalo su amazon
Un libro culto in Estremo Oriente,diventato popolare anche in Europa, viene per la prima volta tradotto e proposto in Italia da Tam Editore. Sul tema dello sciamanesimo è stato scritto tanto, forse troppo, e sempre secondo fonti occidentali che mettono in luce solo gli aspetti più spettacolari e artefatti. Finalmente si parla di sciamani direttamente dalla fonte, senza intermediari, attingendo dalla cultura antica delle regioni della Buriazia, al confine fra Russia e Mongolia, su quel Lago Baikal dove si concentrano le energie degli spiriti e le leggende più misteriose. Un racconto dalla forza sconvolgente, un’avventura senza ritorno, che conduce il lettore ai margini del Cielo e degli Inferi, così lontano dalla nostra cultura e dalla nostra sensibilità. E proprio per questo tanto affascinante. L’autore è Gun G. Ayurzana www.ayurzana.mn, nato nel 1970 nelle regioni mongole del Gobi, laureato in Letteratura all’Università Gorky di Mosca. È sposato con Ülziitügs, una delle maggiori poetesse asiatiche. Autore di numerosi romanzi di successo, tradotti in oltre trenta lingue, con La leggenda dello sciamano del 2010 Ayurzana ha raggiunto la massima popolarità. La traduttrice. Dulamdorj Tserendulam, ambientalista mongola laureata alla Sapienza di Roma, appassionata di letteratura e autrice insieme a Federico Pistone della guida Mongolia - L'ultimo paradiso dei nomadi guerrieri (Polaris). Il suo obiettivo è quello di condividere con gli amici italiani il fascino della cultura mongola, anche attraverso il sito www.mongolia.it info@mongolia.it (www.tameditore.it)
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Dall'introduzione del prof. Davor Antonucci, orientalista e docente all'Università della Sapienza di Roma:
Ayurzana prende per mano il lettore e lo accompagna senza esitazioni nel mondo onirico dello sciamano Khagdai e dei suoi spiriti. Non a caso è ancora nel sogno che l’altro protagonista, il suo aiutante – o tulmaash –, Tenghis fa la sua prima esperienza “oltre i sensi”. In un viaggio lungo sette anni, i due protagonisti si muovono in un mondo, il cui confine terrestre è rappresentato dall’Isola del Coniglio ma che diventa sfumato e intangibile durante le trance sciamaniche, dove i sogni, i riti, i ricordi e gli amori, si intrecciano nelle vicende dei protagonisti, degli spiriti e degli oggetti sacri. Sì perché nulla è più importante per uno sciamano degli attrezzi del mestiere: specchi, maschere, vesti cerimoniali riccamente ornate, ma soprattutto i tamburi. Come guide fidate dai nomi evocativi – Albero-madre, Arciere Khökhdei e Sparviero – essi accompagnano lo sciamano nei suoi viaggi onirici e gli permettono di ritrovare la strada, attraverso il loro suono ritmico, quando si trova nel mondo degli spiriti. I tamburi di Khagdai, dalle molteplici forme e colori, hanno ciascuno una propria storia, una loro vita e funzione, attraverso la loro guida, il cui suono secondo lo sciamano può cambiare qualsiasi cosa, si immerge nei sogni tramite i quali gli spiriti aiutanti comunicano con lui, ed è così in grado di riconoscere e curare le malattie.