"Il calcio agli amanti del calcio: la Mongolia torna in campo". Il quotidiano comunista il manifesto dedica un interessante articolo di Stefano Fonsato alla nazionale mongola: "Al grido di «Forza lupi azzurri» il paese cerca di rimontare la scalata dal 138° posto in classifica mondiale. Con un allenatore serbo, Bralusic". Ecco l'incipit dell'articolo: "Xөлбөмбөгийг Хөлбөмбөгчдөд! La pronuncia di queste due parole, “khul bumbug yg khulbumbug ch dud!”, risulta, se possibile, ancora più incomprensibile della grafia cirillicheggiante. Meglio svelarne subito il significato, ovvero “Il calcio agli amanti del calcio”: uno slogan deciso, un grido di battaglia, un movimento culturale che ha pervaso la Mongolia dalla vita reale ai social network, in cui questa scritta (in diagonale sullo sfondo rossoblù della bandiera) campeggia su migliaia di profili. La federazione calcistica del paese di Gengis Khan ha finalmente voltato pagina: il pallone è tornato libero di rotolare senza più i soprusi di una famiglia-despota, quella di Ganbold Buyannemekh, che negli ultimi 17 anni ha letteralmente accentrato il controllo amministrativo della disciplina, combinandone di tutti i colori. Fino alla squalifica per cinque anni da parte della Fifa, dopo aver appurato la concussione di cui Ganbold si macchiò inesorabilmente nella vicenda Mohammed bin Hammam, ex presidente della Federcalcio Asiatica (anch’egli, bannato, ma a vita), che sfidò Blatter, nell’ultima corsa al comando dell’organizzazione mondiale, comprando voti un po’ qua e un po’ là, per dare linfa alla corsa alla candidatura del Qatar per i Mondiali del 2022. Una vicenda torbida, quella, che presenta ancora tanti buchi neri e la cui completa verità non verrà mai a galla". Nella foto, la nazionale di calcio della Mongolia. Leggi l'intero articolo direttamente al sito del manifesto