Il Sole 24 Ore racconta lo sviluppo della situazione delle miniere d'oro e di rame di Oyu Tolgoi, nel deserto del Gobi della Mongolia, risorsa fondamentale per lo sviluppo, nel bene e nel male, del Paese. "Come Madh e Lorenzo Fragola all’ultima edizione di X Factor", scrive Sissi Bellomo. "Anche le sorti di un gigante minerario come Rio Tinto - almeno in Mongolia - sono ora appese ai risultati di un text poll: una votazione popolare multimediale, via sms, Twitter e quant’altro. Il nuovo premier mongolo, Saikhanbileg Chimed (foto), un 46enne ex campione di sollevamento pesi, ha scelto questo metodo (finora inedito da parte delle istituzioni) per consultare i cittadini su come contrastare il rallentamento dell’economia: il Piano A prevede un giro di vite alla spesa pubblica, mentre il Piano B si fonda sull’agevolazione degli investimenti minerari da parte degli stranieri. Come l’australiana Rio Tinto, appunto, impegnata nello sviluppo di Oyu Tolgoi, letteralmente “la collina azzurra”: un’enorme miniera di oro e rame scoperta oltre dieci anni fa, che da sola avrebbe la potenzialità di accrescere di un terzo il Pil della Mongolia, ma che per ora è sfruttata solo in minima parte, per via delle infinite dispute e lentezze burocratiche che hanno frenato i lavori. Il via al televoto, come direbbero i conduttori televisivi, verrà dato domani. E la consultazione - ultima frontiera dei sondaggi in rete, tanto amati dai grillini nostrani - durerà quattro giorni. Il risultato del referendum virtuale, che non sarà vincolante, è piuttosto prevedibile: anche se in Mongolia ci sono state parecchie polemiche sul rischio di svendere le ricchezze minerarie a multinazionali straniere, sembra difficile che la maggioranza dei cittadini preferisca sacrificare il welfare, chiedendo al governo di stringere la cinghia". Leggi l'articolo completo