Le pagine della Cultura del Corriere della Sera hanno aperto l'edizione del 29 giugno con un ampio articolo di Roberto Iasoni dedicato alla Mongolia e al libro "Yeruldelgger" (Fazi editore), il romanzo-rivelazione di Ian Manook e il suo poliziotto. "Fornito di un nome impronunciabile (Yeruldelgger Khaltar Guichyguinnkhen), per la relativa comodità del lettore abbreviato in Yeruldelgger, il protagonista eponimo del romanzo di Ian Manook (traduzione di Maurizio Ferrara) è un investigatore della squadra omicidi di Ulan Bator. Il suo ufficio si trova nell’edificio post-sovietico (dal 1924 al 1990 la Mongolia è stata una repubblica comunista, sotto la dominazione sovietica) del Dipartimento di pubblica sicurezza. Ha mani possenti, una schiena poderosa e una grande ombra, ma la sua anima ardente di mongolo nato nella ventosa pienezza della steppa e cresciuto nell’insegnamento dei monaci buddhisti è soffocata dalla cenere della collera, esplosa dopo il rapimento e l’uccisione della figlioletta. Una tragedia che come una valanga gli ha portato via anche la moglie, impazzita, e la figlia maggiore, che lo incolpa della fine della sorellina. Poliziotto astioso e violento, irrispettoso delle gerarchie, è un relitto umano che si porta dentro la sua condizione di sopravvissuto come una malattia terminale. La forza magnetica del romanzo — noir in un’accezione tutta sua, così densa di vita da poter accostare senza perdere credibilità, sulla stessa pagina, l’orrore più crudo e stomachevole alle più delicate immagini della natura selvaggia — sprigiona in gran parte da questa inedita figura di funzionario". Presto la recensione nella sezione libri di mongolia.it
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