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19 luglio 2016

Passaggio in Mongolia con la Pechino-Parigi

Termina in Place Vendome, nel cuore di Parigi, dopo 36 giorni di gara, l’edizione 2016 della Pechino-Parigi. Dei 104 equipaggi partiti il 12 giugno dalla Grande Muraglia, hanno concluso la maratona in 96. I primi a tagliare il traguardo sono i vincitori delle due categorie Vintageant riservata alle vetture costruite prima del 1941, e Classic, che raggruppa quelle ante 1975: Bruce and Harry Washington, padre e figlio neozelandesi su una pesantissima Chrysler 75 Roadster del 1929, e gli australiani Mark Pickering e Dave Boddy su una Datzun 240Z del 1973. Un sorpasso in classifica quello della Datzun rossa con il simbolo del canguro giallo come portafortuna sulla carrozzeria, avvenuto dopo la retrocessione in classifica, per problemi tecnici, dell’Alfa Romeo Giulia Super del 1971 di Giorgio Schön e Pierre Tonetti, in testa nella prima settimana di gara. Una Giulia che portava sulla carrozzeria anche il logo di Corriere Motori. «Le condizioni delle strade pressoché inesistenti della Mongolia hanno compromesso la gara a tanti di noi — spiega Schön —. L’ottavo giorno la nostra macchina era fuori uso: ci si sono rotti spinterogeno, puntine, distributore, e si è sfilato un tubo della pompa della benzina, praticamente annegato nel serbatoio e non recuperabile». La Giulia di Schön è stata portata fuori dai confini della Mongolia su un camion, poi trainata per 28 chilometri nella terra di nessuno da un’altra Giulia e, in Russia, su un altro camion, portata a Novosibirsk per essere finalmente riparata e da qui terminare la parte europea della gara». L’impresa di Schön (oltre a riportare le suggestione del primo reportage su un’auto dell’inviato del Corriere della Sera Luigi Barzini sulla Itala del Principe Scipione Borghese nella Pechino-Parigi del 1907), ha ripercorso e idealmente la via del Cachemire. Schön e Tonetti erano infatti anche «ambasciatori» di Loro Piana. La missione era quella di trasportare dalla Cina a Parigi una piccola balla di puro cachemire che successivamente avrebbe dovuto essere lavorata negli stabilimenti dell’azienda a Quarona. I festeggiamenti dopo l’arrivo a Parigi hanno simpaticamente compromesso in parte l’operazione: lo champagne stappato e spruzzato dall’equipaggio in Place Vendome non ha risparmiato nemmeno il prezioso bagaglio... Ma il cachemire è stato comunque consegnato nella mani dell’amministratore delegato Matthieu Brisset. Il passaggio in Mongolia è quello che gli equipaggi hanno affrontato con maggiori difficoltà. «Le buche, la terra che ti travolge la macchina in prova speciale, le notti in tenda- racconta Mattia Nocera pilota di una Chevrolet Tourer del 1930 – dieci ore di guida al giorno su strade impossibili che hanno fatto pensare a tanti di noi di non farcela». «Alla fine — ammette il suo navigatore Giacomo Foglia— la vittoria è stata arrivare al traguardo dopo più di 13.600 chilometri su una vettura così». Loro sono gli unici italiani a partecipare su un’auto anteguerra. Gli altri li ritroviamo su Alfa Romeo Giulia nella categoria Classic, con il piazzamento di Chiodi-Degli Esposti in tredicesima posizione assoluta e secondi di classe; mentre Angelo Cavalli e Gianni Gentile, ventunesimi assoluti, hanno scelto una vettura tedesca, la Bmw 518 del 1974. (estratto dall'articolo di Savina Confaloni per motori.corriere.it)