Buon Naadam, Mongolia! Dall'11 al 13 luglio il Paese celebra la festa nazionale più importante, raccontata nella guida "Mongolia" (Polaris Editroe) da Federico Pistone e Dulamdorj Tserendorj. La parola Naadam significa “giochi” ma la denominazione completa è Eriin Gurvan Naadam, “i tre giochi degli uomini”: si confrontano infatti lottatori, cavalieri e arcieri in una giostra senza tempo. I mongoli si battono in queste tre specialità da sempre, ma da otto secoli il Naadam è la rievocazione delle gesta di Chinggis Khan, orgoglio inossidabile di questo Paese, prima padrone di due continenti e poi vittima di invasioni e umiliazioni. Ancora oggi è l’occasione per fare festa e riscoprire l’unità nazionale, anche se i turisti stanno togliendo sempre più spazio ai titolari delle celebrazioni. Negli ultimi anni i mongoli si stanno abituando a vedere frotte di stranieri accalcarsi con le macchine fotografiche per vivere e immortalare qualcosa che probabilmente non capiranno mai fino in fondo. E che, tutto sommato, per un occhio occidentale a volte sconfina nel noioso, com’è altrettanto incomprensibile e irritante per un mongolo la visione in tv del Palio di Siena, con quei cavalli che non partono mai e che sono costretti a un percorso ellittico, forzato e pericolosissimo. Invece per i mongoli questi giorni significano libertà e orgoglio. Dal 1921 il Naadam assume anche il valore celebrativo per la liberazione dai cinesi ma sotto il dominio stalinista ogni riferimento a Chinggis Khan era rigidamente proibito. Solo nel luglio 1990, scrollato di dosso anche il peso sovietico, si rivedono le icone del grande condottiero. Ormai il Naadam fa parte di tutti i programmi di viaggio nel mese di luglio. Addirittura molti viaggiatori adeguano la partenza per la Mongolia per poter assistere a quella che con estrema fantasia è stata definita l’olimpiade della steppa. Non che il Naadam sia trascurabile, al contrario. Il fascino però si avverte più nell’atmosfera che si carica di passione e di tensione nei giorni e nelle ore immediatamente precedenti l’evento o nelle edizioni che si svolgono nelle campagne: Ulaanbaatar viene lentamente circondata dalle gher dei nomadi provenienti da tutto il Paese, dopo giorni e giorni a cavallo. Infatti il vero spettacolo, per chi vuole cercarlo, è alla periferia della capitale, trasformata per qualche giorno in un enorme accampamento. Nelle strade di Ub, tra mongoli vestiti con i costumi tradizionali e i turisti sempre più numerosi, si vedono sfilare nomadi che, in groppa ai loro cavalli, hanno finalmente la possibilità di visitare la “grande città”. La celebrazione vera e propria ha inizio nella piazza principale di Ulaanbaatar dove l’esercito schierato fa da cornice ai discorsi delle autorità e del Presidente della Repubblica. Il pubblico e gli atleti si trasferiscono allo stadio principale dove comincia una lunga e principesca sfilata che rievoca le gesta di Gengis Khan. Si comincia con la lotta, davanti a decine di migliaia di spettatori composti: si parte da 512 o 1.024 lottatori (il numero è sempre una progressione geometrica di ragione 2) che si sfidano in match a eliminazione diretta, dimezzandosi fino a rimanere due contendenti finali per il titolo di Arslan, cioè di leone. Quando il numero iniziale è 1024 si avranno quindi 10 turni di incontri. Superato il 5° turno si è insigniti di un titolo onorifico: è un Nachin (Gheppio) chi arriva al 6° turno, Khartsaga (Sparviero) al 7°, Zaan (Elefante) all’8°, Garid (Garuda) al 9°, Arslan (Leone) dal 9° in poi, in tre giorni di lotte trasmesse anche in diretta tv. Un due volte campione è Avarga, tre volte Dalai Avarga, quattro volte Dayan Avarga, infine Darkhan Avarga, ovvero Campione, Grande Campione, Titano, Campione Assoluto. Il più grande lottatore della storia è indubbiamente B. Bat-Erdene Avarga (classe 1964), vincitore di 12 Tsagaan Sar consecutivi e di 11 Naadam. Dal 2004 è deputato al Parlamento. L’abbigliamento di gara, indumenti di particolare pregio, consiste in un corpetto (zodog) che copre solo spalle e braccia, attillati pantaloncini in seta (shuudag) e ai piedi i tradizionali stivali di cuoio (mongol gutal). Gli incontri si svolgono in un tempo limite che varia dai 10’ dei primi tre turni, 15’ del 4° e 5° turno, 20’ del 6° e 7° turno, fino ai 25’ dei turni finali; trascorsi tali limiti, si sorteggia la scelta di una presa che accelera l’esito dell’incontro. Vince chi costringe per primo l’avversario a toccare terra almeno con un ginocchio, un gomito o la testa. Il trionfatore volteggia come un uccello predatore sopra il rivale appena battuto. L’ultimo a resistere, dopo tre giorni di lotte trasmesse anche in diretta tv, è il vincitore del Naadam, l’uomo più forte della Mongolia. Nella storia del Naadam si contano una decina di pluricampioni. La seconda prova è quella del tiro con l’arco, tornato in auge dopo l’indipendenza della Mongolia, a cui prendono parte anche giovanissimi e anziani, tutti bardati secondo l’antica tradizione guerriera. È uno degli sport più antichi dell’umanità, risalente a due millenni or sono. I concorrenti devono centrare dei cilindretti di cuoio intrecciato, con distanze che variano secondo lo stile delle varie gare. Le gare di tradizione khalkh prevedono la dotazione di 4 frecce e una distanza di 60 m per le donne, 75 m gli uomini; nelle gare di tradizione buriati sono 30 m per le donne e 40 m gli uomini; nella tradizione uriankhai, che ammette solo uomini, i bersagli sono a 50 m. Nelle gare dei bambini la dotazione è di 20 frecce e la distanza è proporzionale all’altezza. I compagni di clan sostengono gli arcieri con canti ossessivi di incoraggiamento. Infine, la corsa dei cavalli che si svolge nella vallata di Khüi Doloon Khudag, a 35 km da UB, protagonisti sono i bambini, da 5 a 12 anni, che lanciano i cavalli in sei sfiancanti gare, per sei diverse categorie di cavalli: Daaga, cavalli di due anni / percorso da 12 a 14 km; Shüdlen, cavalli di 3 anni / da 15 a 17 km: Khyazaalan, cavalli di 4 anni / da 15 a 17 km; Soyoolon, cavalli di 5 anni / da 22 a 24 km (è questa la gara più importante, nessun appassionato si perderebbe mai “la polvere dei Soyoolon” né un khuushuur del Naadam, venduti un po’ dappertutto); Ikh nas, cavalli di oltre 5 anni / da 24 a 26 km; Azarga, stalloni / da 22 a 24 km. (foto Federico Pistone)