Missionario in Mongolia, parroco, pastore di una comunità di 1.500 persone. Da domani cardinale, il più giovane del Collegio cardinalizio con i suoi 48 anni. Mons. Giorgio Marengo, vescovo e prefetto apostolico, riceverà la porpora cardinalizia nel prossimo concistoro. Nato a Cuneo, ma cresciuto a Torino, è uno dei ventuno nuovi cardinali che sono stati nominati dal Papa. La sua professione religiosa l’ha emessa nel 2000 con i missionari della Consolata. Il 26 maggio 2001 è ordinato presbitero, nella chiesa del Beato Giuseppe Allamano in Torino, dal card. Severino Poletto. Le prime esperienze di missione, in Mongolia. Nel frattempo la licenza e il dottorato in missiologia, nella Pontificia università Urbaniana. Nel Paese asiatico è stato parroco di Maria Madre della Misericordia ad Arvajhėėr. Dal 2016 e fino alla nomina episcopale è stato consigliere regionale dell’Asia e superiore dell’Ordine per quel Paese asiatico. Nomina che è arrivata il 2 aprile 2020 da Papa Francesco come prefetto apostolico di Ulan Bator. Quindi, l’ordinazione episcopale ricevuta nel santuario della Consolata a Torino dal card. Luis Antonio Tagle. Il 29 maggio 2022, al termine del Regina Caeli, l’annuncio del Papa.
Mons. Giorgio Marengo, come ha accolto la nomina del Papa a cardinale? La nomina è stata una grande sorpresa e la parola non rende abbastanza lo stupore di questa notizia. È stato bello riceverla in un clima di famiglia mentre mi trovavo momentaneamente a Roma, dopo aver concluso un’iniziativa di dialogo interreligioso che mi aveva portato ad accompagnare una delegazione di monaci buddisti mongoli dal Santo Padre.
Dal 27 agosto cambierà qualcosa nella sua vita e nella sua missione? Con il concistoro del 27 agosto accolgo questa nuova grazia. E, come ogni grazia, richiede una responsabilità, un servizio. Io continuerò il mio servizio in Mongolia come prefetto apostolico in questa Chiesa nascente, che ha celebrato 30 anni di esistenza quest’anno. Quindi, da parte mia, aumenterà sicuramente la preghiera e l’impegno. E poi accoglierò quello che il Santo Padre vorrà comunicarmi.
Perché questa nomina può essere importante per la sua comunità e per la Mongolia? Questa del Papa è una decisione che per la Chiesa che è in Mongolia rappresenta veramente un grande dono. Al di là della mia persona, questa nomina ci porta nel cuore della Chiesa. Rappresenta come il Santo Padre sia attento a realtà in cui la Chiesa è una minoranza. E anche segnata dalla marginalità. La piccola Chiesa che è in Mongolia ha accolto con grande gioia e grande riconoscenza questa decisione del Papa.
Quale messaggio ha inteso dare il Papa con la sua nomina? Penso che il messaggio del Santo Padre possa essere quello di un’attenzione alle situazioni in cui la Chiesa vive in condizioni di minoranza. Un grande incoraggiamento alla piccola comunità cattolica che è in Mongolia a rinnovare con fervore la propria fede, il proprio impegno nel mondo come piccolo seme, come testimonianza a una società che ha altri punti di riferimento. Penso che forse il Santo Padre desideri che realtà come quelle della Mongolia possano essere conosciute e che su di esse si possa riflettere insieme a livello di Chiesa universale. Lei sarà il cardinale più giovane del Collegio cardinalizio.
Come vive questo fatto? Cosa porterà? Per quanto mi riguarda, mi sento molto piccolo e desideroso di mettermi in ascolto e alla scuola di molti fratelli più esperti di me. Quindi, cercherò di ascoltare, di imparare, di farmi guidare da questi fratelli cardinali così avanzati nell’esperienza di Dio, della Chiesa, di servizio. Con tanta umiltà e in punta di piedi cerco di mettermi in ascolto e di entrare in questo Collegio con senso di grande riconoscenza.
(fonte Sir Agenzia d'Informazione)