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5 aprile 2023 CULTURA

A Roma la mostra di Bekhbaatar Enkhtur

Curata da Enrico Camprini e concepita come progetto site specific, la mostra di Bekhbaatar Enkhtur (Ulaanbaatar, 1994) alla Galleria Matèria di Roma propone un punto di vista alternativo sulla storia della Mongolia. Attingendo da un repertorio iconografico fatto di memorie e miti della sua terra d’origine, l’artista si serve della scultura e della manipolazione dello spazio espositivo per creare immagini impermanenti. Come i ricordi tendono a svanire nel tempo, allo stesso modo nulla rimane dei suoi lavori che, realizzati con materiali organici, tra cui argilla, cera, paglia, sono destinati per loro stessa natura a deteriorarsi. La mostra ruota intorno a una lunga scultura fatta di paglia e cera che, adagiata su un cuscino, si staglia sul pavimento della galleria, determinando il percorso di visita. L’opera, creata dall’artista alcuni giorni prima dell’inaugurazione, prende ispirazione da un atto iconoclasta che ha segnato la storia del popolo mongolo: la demolizione del Janraisig di Ulaanbaatar, il bodhisattva della grande compassione, simbolo dell’indipendenza politica della Mongolia. La statua di Migjid Janraisig, alta oltre 26 metri, era stata eretta nel 1913 per poi essere abbattuta dalle truppe sovietiche durante la Seconda Guerra Mondiale e successivamente ricostruita nel 1996. Lungo le pareti della galleria, realizzati su alcuni materiali rimasti dalla precedente mostra, si possono invece ammirare nove disegni (Sisma #1–9, 2023) che alludono a un gioco d’infanzia dell’artista. Lo spazio si trasforma così in un racconto metaforico che evoca non solo gli episodi più personali della vita dell’artista, ma anche quelli più rappresentativi del popolo mongolo, attraverso una pratica che indaga la temporalità e la trasformazione della scultura. (fonte atribune.com)