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21 aprile 2023

Dall'archivio di 7: la Mongolia di Moravia

Il Corriere della Sera apre i suoi archivi e sul numero di 7 del 22 aprile viene dedicata una pagina a un reportage di 40 anni fa, 18 settembre 1983, a nobile firma di Alberto Moravia. Il titolo: “La bellezza assoluta della Mongolia chiave per capire l'Est (e il comunismo”. Nell'occhiello si specifica: “I paesaggi di quello che fu il Regno di Gengis Khan sono fuori dall'ordinario: uno sguardo di un attimo alla steppa mongola ripaga delle 15 ore di viaggio aereo per arrivarci. Il suo popolo di pastori è un altro motivo di interesse. Ma vale la visita anche solo essere qui per capire la sua prepotente vicina, l'Unione Sovietica, e le repubbliche orientali del socialismo reale". Ecco l'incipit dell'articolo: “Paese lontano dodicimila chilometri dall’Italia, con pochi rapporti diretti con il nostro Paese e scarsa, per non dire nessuna, vicendevole conoscenza, all’infuori dei soliti cliché: l’Italia, il Paese dell’Impero Romano, del Rinascimento: la Mongolia, il Paese di Gengis Khan, dell’Impero Mongolo. Si potrebbe rispondere che si viaggia per sapere perché si viaggia, come, probabilmente, si vive per sapere perché si vive. Qua, sia pure a cose fatte, cioè a viaggio compiuto, si possono indicare alcuni elementi del grande interesse che la Mongolia può avere per il viaggiatore non del tutto sprovveduto. Prima di tutto, poiché l’ambigua ma assoluta bellezza deve sempre in ogni caso venire prima della verità, la Mongolia andrebbe visitata, se non altro, per la straordinaria bellezza dei suoi paesaggi. La Mongolia è molto lontana, ci vogliono quindici ore di aereo da Roma per arrivarci; ma un solo sguardo della durata di un attimo alla steppa mongola ripaga largamente della lunghezza del viaggio. Un solo sguardo, d’altra parte, fa capire tante cose: per esempio Gengis Khan e l’Impero Mongolo. E poiché dalla bellezza passiamo alla verità, allora bisogna dire che un altro motivo di interesse è il popolo mongolo, un piccolo popolo di pastori che, però, secondo la nota poesia di Mao, «Sapeva tendere l’arco»".


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