ULAANBAATAR WEATHER

Uvs, fascino glaciale

Laghi che sembrano mari interni, valli stupefacenti e improbabili distese di sabbia. Benvenuti in una delle regioni più affascinanti e meno frequentate della Mongolia, perché non rientra nel compasso dei classici itinerari. Siamo in vista della Russia e dei monti Altai, ottimo punto di partenza per escursioni a piedi, a cavallo e in canoa. Uvs è popolato per metà dall’etnia Dörvöd che originariamente dava il nome all’aimag. La risorsa principale è la pastorizia ma non mancano piccole industrie e l’attività estrattiva con miniere di carbone che garantiscono energia a tutta la Mongolia occidentale. È anche la regione dei terremoti: quello del 1905 fu di portata immane (di grado 8,7 nella scala Richter) e lasciò una cicatrice nella terra larga dieci metri e profonda sessanta. Ma è la lunghezza a impressionare di più: la faglia è lunga oltre 400 chilometri e attraversa gli aimag di Khövsgöl e Uvs. E questo è solo l’inizio: l’aimag vi scombussola con un vero poker di grandiosità geologiche. La Ikh Nuuruudyn Khotgor (depressione dei Grandi Laghi), per esempio: 39.000 kmq di acque scintillanti, che si spingono sfacciate fino all’aimag di Zavkhan e trionfano nella maestosità del lago Uvs nuur. Le Böörög Deliin els, elaborati grafismi di dune sabbiose, a est di Uvs nuur. La Kharkhiraa, vero trionfo della natura, che si pavoneggia fiera dei 4.037 metri di altezza del suo picco Kharkhiraa uul. Una costellazione luminosa di altri laghi (Achit, Khyargas e Üüreg) dalla bellezza meno urlata di Uvs nuur, ma più a misura d’uomo. A racchiudere tanto splendore si fanno avanti cime poderose: dalla catena del Khangai, ecco il Khan Khökhii e il Togtokh shil; da quella dell’Altai, il colosso Kharkhiraa e poi il Türgen, lo Tsagaan Shuvuut, lo Yol Yamaat e lo Zest.
Paradisi naturali (una curiosità: abbondano di deliziose fragole selvatiche e ciliegie) regno di una ricca fauna selvatica, che si esprime nella zona dei laghi soprattutto con un vorticare di antilopi dalla coda nera, e salendo in quota, marmotte, tassi, cervi, cinghiali, volpi, lupi, stambecchi e leopardi delle nevi. Troppa natura? Nessun problema! L’aimag è famoso anche per i suoi monumenti storici e culturali, tra cui steli e incisioni su roccia che strepitosamente, sul picco Yamaat (3.000 metri slm), raffigurano scenette di vita marina. Nei mesi invernali Uvs diventa una delle regioni più fredde del pianeta, con temperature che sfiorano i sessanta sottozero e il terreno che resta gelato per mesi provocando ecatombe di animali. Ma durante la stagione calda il paesaggio si trasforma offrendo scenari estremamente suggestivi.
Il piacevole capoluogo, Ulaangom (sabbia rossa), 1.350 chilometri da Ulaanbaatar, è raggiungibile con quattro ore di volo, ma la tratta non sempre viene effettuata per motivi di sicurezza. L’aeroporto è a una passeggiata dal centro (appena un chilometro). Sulla strada si incontra il monastero di Dechinravjaalin ricostruito sull’antico complesso eretto nel 1738 e distrutto, come gli altri, durante le rovinose purghe sovietiche degli anni Trenta: duemila monaci furono uccisi con un colpo di pistola alla testa e sette meravigliosi templi rasi al suolo. Oggi il monastero ospita una ventina di monaci ed è poco più di un muro con due gher all’interno. Ulaangom può essere un prezioso riferimento per un itinerario nell’Altai. Offre infatti al visitatore alberghi e un bel mercato. Poco altro, a meno che non vi interessiate di monumenti locali. In questo caso, potete rimirare, ritta di fronte al municipio, l’effigie in bronzo di Yumjaaghiin Tsedenbal, che partì da qui e divenne governatore della Mongolia per circa quarant’anni. Una vera gloria locale. Sì come Givaan, detentore della statua in piazza, bellicoso giovanotto trucidato dai cinesi nel 1948. Esiste anche un museo (no, non di statue) dedicato sia alla fauna selvatica locale che agli usi e costumi della regione, con esposizione di strumenti musicali, abiti tradizionali, arte buddhista e cimeli sciamanici. Vicino alla città, ai piedi del monte Chandmani, si possono ammirare cinquanta tombe turche e uigure del VII e VIII secolo.

I LAGHI DELLA REGIONE

Achit nuur
Si trova a 150 chilometri da Ulaangom, a metà strada con Ölghii. È un luogo incantevole, purtroppo meta di molti itinerari di caccia a causa della sua grande varietà di fauna, soprattutto uccelli. L'Achit nuur il regno dei meravigliosi pellicani dalmati, i più maestosi del mondo con la loro apertura alare di oltre tre metri. Oggi ne sono rimasti pochissimi, sterminati anche perché i loro becchi erano utilizzati per strigliare i cavalli. Attenzione alle zanzare, particolarmente numerose e voraci da maggio fino a settembre. (foto 1, di Federico Pistone)

Üüreg nuur
Circondato da vette che superano i tremila metri, l'Üüreg nuur (237 kmq) si raggiunge dopo un centinaio di chilometri da Ulaangom sulla strada principale per Ölghii. Contrariamente all’Uvs è più fruibile dai viaggiatori, che possono anche contare su alcune strutture ricettive sulle sue sponde. Si può anche rischiare di fare il bagno, ma resta il mistero sulla composizione delle acque. Viene infatti definito “lago salmastro”. In verità si tratta di acque dolci mescolate a sali minerali la cui origine non è ancora stata approfondita. Ad ogni modo, le zanzare sembrano non gradire molto questo habitat, a tutto vantaggio degli uomini. Al confine settentrionale del lago si erge il monte Tsagaan shuvuut (quasi 3.500 metri) e l’omonima riserva naturale.

Uvs nuur
Definirlo “mare” non è così avventato. L’Uvs nuur è il lago più grande della Mongolia e continua a crescere, essendo un lago chiuso con 38 affluenti ma nessun emissario. Dai 3.500 kmq rilevati negli anni ’90 si è passati ai 3.600, rilevati nel 2008, ovvero quasi 10 volte il lago di Garda; ha una profondità media di soli 13 metri, acque cinque volte più salate del normale livello marino ed è gelato da ottobre a maggio. Prima le buone notizie: l’Uvs evoca misteriose suggestioni e attira 220 specie di uccelli, stanziali e migratori (aquile, gru, oche e perfino gabbiani). E ora quelle cattive: la maggior parte delle sponde sono spoglie e paludose, difficili da raggiungere, nuotare è sconsigliato per il freddo e per le insidie, c’è vita ma non pesci commestibili e, infine, le zanzare qui sono davvero un tormento. Ma a rendere speciale questa zona è il bacino del lago, che dal 1994 è area protetta e, grazie alle sue singolari peculiarità, inserito nel Programma internazionale sulla biosfera per verificare i cambiamenti climatici del pianeta. In questa zona si registrano sbalzi termici impressionanti, dai +40 ai -60 gradi. È il punto più basso (759 m) della grande conca dei laghi e condivide la sua superficie, in minima parte, con la repubblica russa di Tuva. La varietà del territorio è unica al mondo passando dai ghiacciai alla tundra, dall’area sub-alpina alla taiga, alla steppa, al deserto, ospitando una straordinaria biodiversità zoologica e botanica. Qui incontriamo il deserto più a nord e la tundra più a sud dell’Eurasia. Il bacino del lago Uvs è popolato da animali rari, come l’argali e l’ibex siberiano, che si muovono in un paesaggio da favola, caratterizzato da imponenti ghiacciai spezzati da vallate fiorite. L’area è inoltre importante dal punto di vista archeologico, con migliaia di tumuli funerari e vestigia che testimoniano il passaggio di popoli unni, turchi e sciti. (foto 2, di Federico Pistone)

Khyargas nuur
Compare all’improvviso nel nulla del deserto stepposo, questo enorme lago salato dal colore cangiante secondo la stagione (75 chilometri per 31, con una profondità fino a 80 metri) il cui territorio è parco nazionale dal 2000. Il Khyargas nuur è solcato a partire dalla riva sud-est da Khetsuu khad, una cresta rocciosa di circa 6 km che affiora saltuariamente in piccoli isolotti, decorati dai nidi degli uccelli acquatici. L’area è un paradiso per ornitologi e appassionati di bird-watching, ospitando specie quali l’airone bianco, il gobbo rugginoso, la spatola, il gabbiano di Pallas, il moriglione di Baer, l’aquila di mare e molte altre ancora. A un raggio di 15 Km da Khetsuu khad, la presenza di sabbie mobili e strade sconnesse consigliano una guida esperta, prudenza e un mezzo di locomozione adeguato.
Un’ulteriore attrattiva del lago sono le splendide Khar termes, “sorgenti nere”, ricche di solfato, magnesio e calcio dove ci si può rilassare con poca spesa. Il flusso d’acqua calda si sprigiona da rocce appartenenti all’era mesozoica: è come fare un bagno nella preistoria. Scendendo a notizie più profane, sono consigliate per malattie dell’interno. Un piccolo canale collega il Khyargas all’Airag, un laghetto battezzato come il tradizionale latte di giumenta, sulle cui rive si erge un’antica stele di roccia. Il Khan Khökhii è una striscia di un’ottantina di chilometri, venerata dai mongoli, incastrata fra il lago Khyargas e e il lago Uvs: è parco naturale dal 2000 con l’obiettivo di arginare il fenomeno di desertificazione. L’area è per metà attraversata dalla faglia generata dal terremoto del 1905.

Valle Kharkhiraa
Trenta chilometri a sud ovest di Ulaangom si stende questo angolo di paradiso naturale, una vallata da fiaba con foreste e campi che in primavera esplodono di colori; si protrae da Uvs nuur ad Achit nuur, separando i due giganti gemelli di oltre quattromila metri di Kharkhiraa uul e che danno il nome alla riserva naturale. La popolazione di etnia khoton (solo una decina di migliaia di unità ma molto studiata per la loro origine composita e controversa) è molto ospitale ed è strettamente legata alle tradizioni sciamaniche.Nella zona sono presenti numerosi resti di statue uigure. È un luogo ideale per campeggiare, ovviamente nel massimo rispetto dell’ambiente; se si vuole raggiungere il luogo preferito dai mongoli questi è rappresentato dalle cascate di Goojuur (approssimativamente: le cascate Rubinetto) nella punta sud-ovest della valle, nella provincia di Khovd. Il fiume Shivert, confluendo nel fiume Goojuur, cade da uno scalino di 17 metri creando un suggestivo scenario. Le montagne circostanti sono costellate da un centinaio di laghetti alpini, tanto che l’area è denominata “le montagne dai molti laghi” (olon nuuryn uuls). La riserva, sotto lo sguardo di nevi perenni, ospita una congrua quantità di piante e animali rari.

Böörög Deliin els e riserva di Altan els
Le dune del deserto di Böörög Deliin els sono le più settentrionali del pianeta, praticamente un deserto “siberiano”, per la vicinanza del territorio russo. Dalla provincia di Züün Gobi si estendono per un’area di 4.000 kmq nella grande conca dei laghi e comprendono, nella provincia di Baruun turuun, la riserva di Altan els (1.775 Kmq) che preserva l’habitat di molte specie animali. Altan els è percorso da vene d’acqua sotterranee che danno stabilità alle dune dorate e alimentano le oasi circostanti. Vale una comoda deviazione dalla strada principale tra Mörön e Ulaangom, anche se occorre portare l’intero kit di sopravvivenza: la zona è infatti selvaggia senza compromessi di alcun tipo con la civiltà. L’area intorno al Böörög Deliin els, dove il clima è meno impervio, offre ospitalità invernale a molti pastori.

Testo di Federico Pistone e Dulamdorj Tserendulam