Il Manuul o gatto di Pallas (dal nome dello zoologo che lo ha classificato per la prima volta) è un piccolo felino un tempo diffuso dalle sponde del Mar Caspio fino al Tibet ed alla Mongolia. Vive ad alte quote (fino a 4.000 mt) in zone fredde, aride e sassose e nelle steppe dell’Asia Centrale.
Il gatto di Pallas è una specie quasi estinta a causa del bracconaggio intensivo subito negli anni passati per appropriarsi della sua straordinaria pelliccia, la più lunga e folta della famiglia dei felini; alcuni pensano che le razze a pelo lungo di gatto domestico derivino dal Manuul ma è una considerazione del tutto falsa, dal momento che il gatto di Pallas, appartiene a un genere distinto (Otocolobus), rispetto a quello di qualsiasi gatto domestico appartenente alla medesima specie del gatto selvatico (Felis silvestris).
Di abitudini crepuscolari, il gatto di Pallas pesa dai 2 ai 4,5 kg e ha altre caratteristiche uniche: pupille che contraendosi restano subrotonde, zampe corte e testa molto appiattita con piccole orecchie basse sui lati del cranio, forse una strategia per mimetizzarsi fra la bassa vegetazione, quando caccia i piccoli mammiferi e gli uccelli che costituiscono la sua dieta.
Il colore della pelliccia è grigio-rossastro, con striature su muso e coda e la punta del pelo bianca, il che gli conferisce un bizzarro aspetto “congelato”. In Mongolia, fra il 2005 e il 2007, sono stati condotti accurati studi a mezzo di radio-collare applicato su 27 gatti adulti (12 maschi e 15 femmine), con l’obiettivo di comprendere le abitudini e salvaguardare questa splendida specie che è strettamente protetta dalle leggi sulla caccia in Mongolia (ultimamente anche in Cina). Il risultato delle ricerche è stato presentato nella primavera 2007 da un gruppo di ricercatori riunitisi per l’occasione nella capitale Ulaanbaatar. Il gatto di Pallas è ormai raro: uno studio dell’Iucn riporta la cifra di soli 117 esemplari in tutto il mondo, dei quali 48 vivono negli Stati Uniti.
Testo di Mara Tamburino