ULAANBAATAR WEATHER

Presenze magiche nel cielo della Mongolia

Il cielo blu della Mongolia, uno dei più remoti e intatti territori del pianeta, ospita 457 specie diverse di uccelli, nessuna fra queste è endemica ma ben 245 specie trovano in queste terre estreme il territorio ideale per la riproduzione, 81 vi risiedono in permanenza, e 10 vi svernano. E ancora: sono 52 le specie migranti che attraversano di passaggio la Mongolia, 60 le presenze occasionali e 9 le specie di uccelli migratori che vi trascorrono l’estate. Anche se oggi sono in numero esiguo, gli ornitologi e i birdwatchers mongoli sono in costante aumento e ciò fa ben sperare per il futuro, poiché esistono ancora molte zone non adeguatamente studiate a causa delle difficoltà  che presenta lo studio di popolazioni disperse su un’enorme estensione di territorio, dove sovente non esiste alcuna strada.  Malgrado ciò gli habitat chiave (IBA – Important Bird Areas – vedi mappa) a oggi identificati sono 70, vale a dire circa il 5% del territorio nazionale. Fra questi già 23 IBA’s sono inclusi in aree a protezione totale, 6 sono solo parzialmente inclusi e 41 risultano attualmente non protetti, anche se alcune zone sono tutelate in quanto ricadono nel trattato internazionale di Ramsar, che la Mongolia ha sottoscritto. Ciascuno di questi territori presenta uno o più requisiti essenziali fra quelli stabiliti da Birdlife International, il massimo organo mondiale per lo studio e la salvaguardia degli uccelli, dal quale abbiamo tratto la maggior parte delle notizie. (foto 1)

 

OCA CIGNOIDE
Swan Goose - Anser cygnoides (foto 2)
2009 IUCN Red List  VU = Vulnerabile

Stima popolazione globale: 60.000 /80.000 in decrescita
L’Oca Cignoide è un grande anatide (81-94 cm. ) che frequenta le zone umide di steppe e foreste, delta dei fiumi, laghi e zone paludose, come pure il corso dei torrenti di montagna. Recenti ricerche su individui inanellati e monitorati via satellite hanno rivelato che queste oche migrano a tappe, fermandosi in numerosi siti lungo il percorso fra le zone di nidificazione e quelle di svernamento. Si riunisce in grandi stormi a fine  Luglio, quando muta le penne prima di migrare. Questa specie è stata inclusa fra le vulnerabili in seguito alla diminuzione delle nascite avvenuta in anni recenti a causa della siccità e degli incendi. Anche lo sviluppo dell’agricoltura e l'eccessivo sfruttamento a pascolo ha causato impoverimento e perdita degli habitat, mentre il livello di predazione da parte dei cacciatori, specie in Cina dove sono ricercatissime le uova, è diventato ormai insostenibile. E’ importante sottolineare che oltre l’80% della popolazione mondiale di Oca Cignoide si trova in Mongolia ed è localmente protetta.

OCA LOMBARDELLA MINORE
Lesser White-fronted Goose - Anser erythropus (foto 3)
2009 IUCN Red List  VU = Vulnerabile

Stima popolazione globale:  20.000 / 25.000 in decrescita
L’oca minore (53-66 cm.) è una instancabile migratrice, dai siti di nidificazione della Russia artica raggiunge  ogni anno in Settembre le zone di svernamento nella Cina dell’est e nella penisola coreana, attraversando le grandi steppe dell’Asia. Nidifica in coppie in zone isolate, ma dopo la nascita dei piccoli si riunisce in grandi gruppi gregari presso i laghi ed i fiumi, nascondendosi ai predatori fra le erbe alte e le canne palustri. E’ una specie erbivora che si nutre di foglie, frutti e parti verdi di piante acquatiche e terrestri. Questo uccello è vulnerabile a causa di diversi fattori: l’incremento del turismo e della pesca nelle zone di nidificazione, la caccia illegale in primavera, il deterioramento e la perdita dell’habitat, come pure la predazione nei nidi da parte della volpe rossa (Vulpes vulpes). Studi recenti indicano che entro il 2070 sarà perduto il 28% dell’habitat dell’oca minore, anche la grande diga cinese delle Tre Gole ne ha ulteriormente ipotecato il futuro.

ALZAVOLA ASIATICA
Baikal teal – Anas formosa (foto 4)
2009 IUCN Red List VU = Vulnerabile

Stima popolazione globale: 500.000/700.000 in decrescita
L’alzavola asiatica è una piccola anatra (39-43 cm) dai disegni e colori affascinanti. E’ una specie gregaria, tende cioè a riunirsi in grandi stormi che dalle zone di nidificazione della Siberia, ricche di corsi d’acqua e paludi attorniate da larici e salici, migrano verso le zone di svernamento nella Corea del nord, attraversando la Mongolia. Durante il giorno rimane in acqua al riparo delle erbe palustri ma la sera esce in cerca di cibo, in prevalenza semi, lumache d’acqua, alghe, piante acquatiche e cereali. Quest’ultimo cibo è fra le cause del rapido declino della specie, poiché gli agricoltori avvelenano i chicchi di cereali per proteggere il raccolto. La caccia intensiva ha da sempre rappresentato la principale minaccia alla sopravvivenza dell’alzavola e purtroppo è ancora molto praticata, ma anche la sempre più frequente riconversione delle tradizionali risaie in appezzamenti destinati all’agricoltura e ad altri usi sottrae habitat prezioso per la specie. L’abitudine di riunirsi d’inverno in stormi molto numerosi moltiplica i rischi di infezioni: nel 2002 oltre 10.000 alzavole sono morte a causa della peste aviaria.

MORIGLIONE DI BAER
Baer’s Pochard – Aythya Baeri (foto 5)
2009 IUCN Red List  EN = Pericolo di estinzione

Stima popolazione globale: 5.000 in decrescita
Con i suoi particolari occhi chiari e la livrea scura, il moriglione di Baer è una bellissima anatra di discrete dimensioni (41-46 cm) purtroppo classificata in pericolo di estinzione (EN). Nidifica in Russia nel bacino dei fiumi Ussuri e Amur e nel nord-est della Cina, ben nascosta fra la vegetazione acquatica, oppure in stagni circondati da fitta foresta dove talvolta costruisce un nido galleggiante.E’ una nuotatrice formidabile, può rimanere immersa per circa 40 secondi raggiungendo profondità di oltre 2 metri in cerca di molluschi, gamberi, pesce ed alghe durante la stagione di cova,  piante acquatiche e semi nel corso della migrazione. In Mongolia è migrante assai rara e protetta dalla Legge. Non sono interamente chiari i motivi del forte declino del moriglione, ma si ritiene che la caccia, specie in Cina, sia fra i maggiori responsabili insieme alla progressiva distruzione delle zone umide dove nidifica e di quelle dove passa il periodo di svernamento. E’ di vitale importanza che questa specie venga protetta legalmente in tutto il suo habitat.

GOBBO RUGGINOSO
White-headed Duck – Oxyura leucocephala (foto 6)
2009 IUCN Red List  EN = Pericolo di estinzione

Stima popolazione globale: 7.900/13.100 in decrescita
Anche il gobbo rugginoso è attualmente in fortissimo declino, un tempo stanziale in Italia (ultimi individui avvistati in Sardegna nel 1976) e in altri Paesi del Mediterraneo, attualmente è residente solo più in Spagna, Algeria e Tunisia. E’ un’anatra piuttosto grande (43/48 cm), dal particolarissimo becco color azzurro vivo, che oltre ai pericoli di estinzione derivanti da caccia e distruzione dell’habitat, deve fronteggiare anche un ostacolo forse insuperabile: da alcuni allevamenti inglesi è fuggito il gobbo della Giamaica (Oxyura jamaicensis) molto più adattabile e resistente, si è riprodotto con gli esemplari spagnoli e gli ibridi stanno rapidamente colonizzando il  vecchio Continente giungendo fino in Asia. Sono quasi indistinguibili dagli originali e ciò rende molto più arduo il progetto di reintroduzione negli antichi habitat europei. Circa il 50% dei siti di nidificazione è andato distrutto nel corso del 20° secolo, molte delle rimanenti oasi di ripopolamento sono minacciate da siccità, inquinamento, pesca e avvelenamento dal piombo delle cartucce usate per la caccia. In felice controtendenza con il generale andamento negativo della specie, il gobbo rugginoso appare in crescita in Mongolia, dove nidifica.

PELLICANO RICCIO
Dalmatian pelican – Pelecanus crispus (foto 7)
2009 IUCN Red List VU = Vulnerabile

Stima popolazione globale: 10.000/13.000 in decrescita
Il pellicano riccio è un uccello enorme (160/180 cm) che nidifica nell’est Europa, in Asia centrale e orientale.La sua popolazione è attualmente piuttosto stabile dopo il massiccio declino registrato nel corso degli ultimi 200 anni. Ma in Mongolia, dove pure nidifica, è in forte diminuzione, tanto da essere ormai considerato “quasi estinto”. Normalmente si riunisce per la riproduzione  in grandi colonie fino a 250 coppie strettamente monogame, costruendo il nido fra la densa vegetazione acquatica di fiumi, estuari e zone umide, sovente su terreno collinoso. Si ciba quasi esclusivamente di pesce, gamberetti, anguille e molluschi, a seconda delle specie che trova nei diversi habitat che frequenta. In generale questa specie è in declino a causa del prosciugamento delle zone umide, della caccia e della distruzione dell’habitat; anche la morte per collisione con i fili delle linee elettriche e l’avvelenamento da cloruri, incluso il DDT, sono pericoli costanti per il pellicano riccio. In Mongolia il pellicano è protetto  (nel Parco nazionale del lago Khar Us c’è uno dei più importanti siti di nidificazione), dunque la caccia è illegale ma molto lucrosa per i bracconieri, poiché per antica tradizione gli allevatori di cavalli ritengono che usare la parte superiore del becco di pellicano come striglia per governare il proprio animale lo renda più forte e veloce. Attualmente al mercato nero un becco di pellicano (pelican bills) può essere scambiato con 10 cavalli e 30 pecore, un’enormità destinata a crescere poiché questi grandi uccelli in Mongolia sono sempre più rari, quindi sarà un business irresistibile per cacciatori di frodo. Per combattere questo stato di cose nel 2005 alcuni scienziati mongoli, in collaborazione con Oriental Bird Club, hanno intrapreso un’opera di sensibilizzazione dei nomadi a mezzo stampa, unita alla distribuzione di poster fra la popolazione e nei Parchi nazionali e regionali.

FALCO GRILLAIO
Lesser Kestrel - Falco Naumanni (foto 8)
2009 IUCN Red List  VU = Vulnerabile

Stima popolazione globale: 140.000 in decrescita
È un piccolo splendido gheppio (29-32 cm), in forte declino (meno 95% dal 1950) in Europa occidentale e nei territori di svernamento in Sud Africa, molto più presente nei suoi habitat asiatici. Non è ancora chiaro se questo rapace  stia cambiando i propri territori di svernamento, visto che nel 2007 è stato scoperto in Senegal un enorme posatoio dove sono stati contati oltre 28.000 individui. Il Falco grillaio presenta un dicromatismo sessuale molto pronunciato, in particolare il maschio si distingue per gli splendidi colori: dorso color rosso mattone, testa e coda color grigio-azzurro e striscia scura sulla lunga coda e sul contorno delle ali appuntite, il ventre è color crema rosato con piccole striature brune. Le sue caratteristiche di vista acutissima, artigli acuminati e becco possente ne fanno un cacciatore abilissimo, capace di piombare silenzioso sulla preda, afferrarla con gli artigli e ucciderla rapidamente con un unico colpo di becco sul retro del capo.In Mongolia il Falco Grillaio nidifica in colonie più o meno numerose, prediligendo zone aperte e steppose e praterie naturali o coltivate, dove si ciba principalmente di piccoli invertebrati o rettili. Il rapido declino di questa specie è dovuto soprattutto alla riduzione del suo habitat per l'introduzione di coltivazioni intensive che fanno uso di pesticidi; questi ultimi sono raramente causa diretta di mortalità, ma riducono fortemente il numero delle prede a sua disposizione.

FALCO SACRO
Saker Falcon – Falco Cherrug (foto 9)
2009 IUCN Red List  EN = Pericolo di estinzione

Stima popolazione globale: 7.200/8.800 in decrescita
Il rapidissimo declino, specie nelle zone di nidificazione in Asia centrale, del falco sacro, un grande rapace (47-55cm) presente anche in Europa, è in gran parte dovuto al livello insostenibile di catture di esemplari da destinare alla falconeria, oltre che al degrado dell’habitat e ai micidiali effetti dei pesticidi usati in agricoltura. Proprio in Mongolia, nel 2003, circa 3.500 km2 di steppa vennero irresponsabilmente irrorati con il bromadiolone, un potente derattizzante,  per combattere un eccezionale incremento di nascite dei piccoli roditori: una minaccia per i raccolti. Secondo gli ecologisti presenti nell’area, oltre 340 uccelli furono trovati morti o morenti, ma le perdite totali potrebbero essere state di molto superiori.  Il Falco Sacro si ciba prevalentemente di piccoli roditori dalle abitudini diurne ed è un cacciatore formidabile, le sue caratteristiche fisiche perfette gli consentono grande agilità e velocità anche quando sfiora il terreno per catturare le prede.  E’ di vitale importanza che vengano messe in atto severe misure di controllo sul commercio di falchi. Questa particolare specie rischia l’estinzione, non solo perché un grande numero di esemplari muore dopo la cattura, ma anche perché gli esemplari di falco ibridati dall’uomo a volte sfuggono alla cattività o vengono incoscientemente rilasciati in natura, e gli accoppiamenti con questi individui ibridi sono deleteri per l’integrità genetica della popolazione selvatica.

AQUILA DI MARE DI PALLAS
Palla’s fish-eagle – Haliaeetus leucoryphus (foto 10)
2009 IUCN Red List  VU = Vulnerabile

Stima popolazione globale: 2.500/9.999 in decrescita
È una grande aquila (78/84 cm) dal piumaggio bianco sul capo e caratteristica vistosa fascia, anch’essa bianca, sulla coda. E’ presente in gran parte dell’Asia, ma è in Mongolia che trova territori ideali in cui nidificare, anche se è poi costretta a migrare verso il Sud durante i rigidissimi inverni mongoli quando molti corsi d’acqua ghiacciano. Il vasto areale di diffusione dell’Aquila di mare di Pallas può trarre in inganno circa la vitalità della specie, poiché questo splendido rapace è comunque raro e isolato nei territori in cui vive, e in molti di questi non può nidificare. Solo lungo fiumi, laghi e zone umide incontaminate l’Aquila di mare di Pallas costruisce il proprio nido, generalmente su grandi alberi attigui a corsi d’acqua ricchi di grandi pesci, suo nutrimento fondamentale. Con la femmina forma una coppia monogama ed entrambi i genitori si occupano di nutrire i piccoli finché non sono pronti all’involo. E’ una cacciatrice opportunista dall’istinto piratesco: forte della sua notevole agilità e stazza può costringere gli altri uccelli a cederle la preda appena pescata. Si ciba anche di rane, tartarughe, rettili acquatici e nidiacei.  Come per altre specie, i pericoli maggiori per la sua sopravvivenza derivano dall’intervento dell’uomo. Prosciugamento di paludi, inquinamento, caccia (specie in Cina) e pesca intensiva sono fra i fattori che ne stanno pesantemente pregiudicando il futuro.

AQUILA ANATRAIA MAGGIORE
Greater Spotted eagle – Aquila clanga (foto 11)
2009 IUCN Red List VU = Vulnerabile

Stima popolazione globale: 5.000/13.200 in decrescita
L’aquila anatraia maggiore è di taglia media (62-74 cm), ha un piumaggio bruno scuro leggermente più chiaro sulle remiganti ed è abbastanza facile confonderla con altri tipi di aquila (A.nipalensis, A.rapax, A.heliaca). Il suo areale di diffusione è piuttosto frammentato, fra il Nord Europa e l’Asia, principalmente Cina e Mongolia. E’ una migratrice che sverna in piccoli gruppi in una vasta area, compresa l’Europa centrale e orientale e gli ultimi rilevamenti mostrano che la popolazione è in declino, anche se è d’obbligo sottolineare la difficoltà di identificazione di questo rapace. Come la sua cugina Aquila di mare di Pallas, nidifica su alti alberi presso i corsi d’acqua e si nutre di piccoli mammiferi, rane,serpenti e occasionalmente pesci. Un pericolo per la conservazione di questa specie è rappresentato dall’ibridazione con l’Aquila anatraia minore (Aquila pomarina) che appare decisamente più numerosa e ne sta occupando gli habitat ; non è chiaro se l’ibridazione sia un fenomeno naturale o una conseguenza della difficoltà di formare una coppia.  Questo rapace non sopporta la presenza dell’uomo nei propri territori e le operazioni di silvicoltura, unite alla caccia illegale e all’espansione dell’agricoltura intensiva, ne stanno accelerando il declino.

AQUILA IMPERIALE
Eastern Imperial eagle – Aquila heliaca (foto 12)
2009 IUCN Red List VU = Vulnerabile
Stima popolazione globale: 5.200/16.800 in decrescita
Non è ancora certo se l’Aquila imperiale nidifichi regolarmente in Mongolia, la popolazione globale è piccola, molto frammentata e necessita di studi più approfonditi. E’ un grande rapace (75/84 cm) dalla livrea scura con collo e capo color crema dorato, in Europa è ormai ridotto a poco più di un migliaio di coppie che fortunatamente appaiono in incremento in Ungheria e Slovacchia. E’ una specie di pianura che è stata costretta a rifugiarsi a grandi altitudini a causa della caccia e della perdita di habitat. Il maschio e la femmina dell’Aquila imperiale formano una coppia monogama a circa cinque anni d’età, costruiscono il nido sulla cima di alti alberi e rimangono uniti per tutta la vita. Generalmente questo bellissimo rapace caccia in solitaria nelle immense steppe asiatiche, in particolare piccoli mammiferi, con preferenza per un piccolo scoiattolo terrestre (Spermophilus citellus) che sta diventando più raro,  si nutre inoltre di rettili, di altri uccelli e non disdegna le carogne. La sua vista acutissima gli permette di avvistare le prede da lontano mentre veleggia maestoso in cielo, ma è anche abile ad appropriarsi del cibo di altri uccelli, ottenendo a volte in tal modo la maggior parte del suo nutrimento. L’Aquila imperiale, oltre che per il progressivo ridursi del suo areale, è anche minacciata dall’impatto con i tralicci elettrici che trova lungo le rotte migratorie e dalla predazione dei nidi da parte dei  bracconieri che alimentano uno sciagurato commercio illegale.

OTARDA
Great Bustard – Otis tarda (foto 13)
2009 Iucn Red List VU = Vulnerabile
Stima popolazione globale: 45.000 in decrescita
L’Otarda è un grande (75/105 cm) gruiforme onnivoro che indossa regalmente i suoi splendidi colori bianco-grigio-bruno-dorato; durante il periodo degli amori il maschio sfoggia un paio di vistosi baffi bianchi e una banda di piume rossastre alla base del collo e sulla coda. E’ diffusa dall’Europa – principalmente in Spagna - all’Asia centrale, mentre in Mongolia si contano circa 1.000 individui nidificanti. Un importante progetto di reintroduzione è in corso nel Regno Unito. La maggior parte della popolazione di Otarde migra durante la stagione invernale verso le grandi steppe aperte dove trova in abbondanza il suo nutrimento a base di insetti, semi, frutti, ma anche bacche, bulbi e lucertole. In generale predilige le ampie pianure coltivate a cereali, dove l’impatto delle attività umane è minimo, costruisce il suo nido nel terreno, essendo incapace di appollaiarsi sui rami degli alberi. Pure se in lontananza il suo volo può rassomigliare a quello di un rapace, l’Otarda non riesce a planare ed è un uccello timido e diffidente, difficile da osservare perché al minimo allarme si nasconde nell’erba rimanendo pressoché invisibile e piuttosto raramente si invola.E’ un uccello che, se scampa ai numerosi pericoli che deve fronteggiare  (nel primo anno di vita la mortalità è dell’80%) può vivere fino a 15/20 anni. La crescente frammentazione del suo habitat, unita alla costruzione di steccati, linee elettriche, nuove coltivazioni intensive, riforestazione, incendi e caccia illegale inducono gli esperti a prevedere una netta riduzione della specie nel giro di tre sole generazioni.

UBARA GRANDE
Houbara Bustard – Chlamydotis undulata (foto 14)
2009 IUCN Red List VU = Vulnerabile

Stima popolazione globale: 49.000/62.000 in decrescita
L’Ubara Grande è anch’esso un gruiforme. È uno strano robusto animale (60/75 cm) dalle forti zampe e dal particolare piumaggio mimetico color sabbia con macchie scure e ventre bianco. Sul capo ed alla base del collo il maschio possiede delle speciali piume erettili che mette in mostra durante la sua sofisticata  danza di corteggiamento. E’ un uccello solitario, perfettamente adattato a vivere in luoghi desertici, aridi e sassosi, dove si nutre prevalentemente di serpenti, grilli, locuste e piccoli invertebrati, come pure di semi e germogli vari. Le popolazioni presenti in Mongolia, per superare i freddissimi inverni, migrano verso l’India e l’Asia occidentale dove possono trovare un habitat ideale. Negli ultimi 20 anni la popolazione globale dell’Ubara si è ridotta di oltre il 35%, principalmente a causa dell’insostenibile livello di caccia che i falconieri  medio-orientali praticano tradizionalmente con i rapaci ammaestrati. Il crescente degrado dei territori dove vive e si riproduce non fa che aggravare il  triste rapido declino della specie. E' di vitale importanza che la caccia all'Ubara venga regolamentata a livello internazionale.

GRU SIBERIANA
Siberian Crane - Grus leucogeranus (foto 15)
2009 IUCN Red List  CE = In pericolo critico di estinzione
Stima popolazione globale: 3.200 in decrescita
Delle tre specie di gru universalmente in pericolo, quella Siberiana è la più minacciata, principalmente a causa della costruzione della Diga delle tre Gole, in Cina. Si teme che la perdita  di grandi estensioni di territorio, dove la maggior parte della popolazione di Gru Siberiana svernava, possa portare questo magnifico uccello all’estinzione già nel giro delle tre prossime generazioni. Fra le 15 specie di gru esistenti al mondo, la Siberiana è la più specializzata, quella che richiede un habitat particolare. E’ una grande gru (140 cm) migratrice completamente bianca, dalla caratteristica maschera facciale rossa che si estende fin sopra agli occhi, ha una voce melodiosa e musicale, simile al suono di un flauto. Particolarità unica nel mondo delle gru, la Siberiana possiede un becco dentellato che le permette di nutrirsi agevolmente anche di radici o di prede limacciose. E’ onnivora come tutte le gru. In Mongolia è presente d’inverno solo in una piccola porzione di territorio, al confine fra Russia e Cina ed è protetta dalle leggi sull'ambiente. Nidifica nella taiga e nella tundra siberiana dove sceglie di preferenza bassi acquitrini, paludi di marea e altre zone umide che presentino ampia visuale. In generale sceglie un habitat non frequentato dall’uomo ed è in pericolo anche a causa della caccia e all'uso di pesticidi. I cambiamenti climatici rappresentano la minaccia più grave a lungo termine, poiché lo scioglimento del permafrost causa l’espansione delle acque con conseguente perdita degli isolotti e dei bassi tratti di costa dove questo splendido uccello nidifica.

GRU COLLOBIANCO
White-naped Crane – Grus Vipio (foto 16)
2009 IUCN Red List VU = Vulnerabile

Stima popolazione globale: 6.500 in decrescita
La Gru Collobianco, leggermente più piccola della Gru Siberiana (125 cm), nidifica principalmente nell'est della Mongolia, nella Dauria (al confine fra Russia, Mongolia, Cina)  e nel bacino dei fiumi Amur e Ussuri in Russia, migra poi verso il sud della Cina fino alla penisola coreana, nella zona demilitarizzata fra le due Coree, e in Giappone. E’ stata classificata vulnerabile a causa del  declino che sta subendo la sua popolazione, principalmente per la perdita di territorio dovuta alle attività umane e all’effetto ambientalmente disastroso della grande diga sullo Yangtze. Ha una elegantissima livrea color grigio-ardesia con strisce bianche sul dorso. Il collo è completamente bianco, con una linea scura sinuosa come un segno calligrafico, e una vasta area priva di piume intorno agli occhi, color rosso vivo. Quando ritorna ai luoghi di nidificazione in primavera, ogni Gru collobianco è in grado di ritrovare il compagno dell’anno precedente inscenando un complicato rituale di richiami. Costruisce il nido a terra fra le alte erbe palustri e si ciba di insetti, piccoli vertebrati, semi e parti di piante acquatiche. In Mongolia siccità, incendi primaverili e sfruttamento intensivo dei pascoli mettono in pericolo la nidificazione di questa bellissima gru che è comunque protetta nel Paese e a livello internazionale.

GRU MONACA
Hooded Crane - Grus monacha (foto 17)
2009 IUCN Red List VU = Vulnerabile

Stima popolazione globale: 2.500/9.999 in decrescita
È una piccola gru (100 cm) nidificante in zone talmente remote della Siberia sud-orientale che i biologi ne hanno localizzato il primo nido solo nel 1974!  Appare più tozza delle sue cugine alte ed eleganti, con la sua livrea color ardesia scuro, collo e testa bianchi, ma gli adulti hanno una particolarità unica: una zona rossa e calva sul capo, da dove spuntano delle setole nere che sembrano una corona. Vive in un territorio molto ristretto, costruisce il nido fra paludi boscose, piatte zone di acquitrini e pianure alluvionali, prevalentemente nella zona del permafrost. Da alcuni indizi si ritiene che nidifichi anche nel nord della Mongolia. Oltre l’80% delle Gru monache sverna in Giappone, sull’isola di ripopolamento Kyushu dove viene nutrita artificialmente, anche se esiste la possibilità che grandi concentrazioni di uccelli possano risultare fatali alla specie in caso di pandemia. La gru Monaca, come tutte le altre gru, è onnivora. La sua dieta include piante acquatiche, bacche, insetti, rane, salamandre, rizomi e piccoli animali, mentre nella stazione di ripopolamento viene nutrita con riso, grano ed altri cereali. Anche questa specie è vulnerabile, principalmente per la costante perdita di habitat, poiché la costruzione della Diga delle Tre Gole ha sottratto molto prezioso territorio; sono  inoltre stati segnalati odiosi casi di bracconaggio fra esemplari nidificanti. In Mongolia la Gru Monaca trova rifugio nelle aree protette di Daguur e Ugtam.

GRU DELLA MANCIURIA
Red-crowned crane – Grus japonensis (foto 18)
2009 IUCN Red List EN = Pericolo di estinzione

Stima popolazione globale: 1.700 in decrescita
È fra le gru più grandi (ben 158 cm) ed anche la seconda al mondo maggiormente in pericolo di estinzione. Ha il primato della gru più pesante, può arrivare ad oltre 11 Kg., ed è certamente uno dei più splendidi rappresentanti della specie. Il suo piumaggio candido, la testa e la parte terminale della coda nerissimi e la macchia rosso vivo sul capo la rendono oltremodo elegante. In tutto l’Oriente è considerata sacra, simbolo di fedeltà, buona fortuna, amore e longevità. Questo berllissimo uccello ha una dieta che varia molto in funzione dei luoghi che frequenta, con la sua particolare tecnica “becchetta e cammina” si ciba di insetti, invertebrati acquatici, anfibi, roditori, pesci e diversi tipi di semi e piante d’acqua. Pure se in Giappone il numero di queste gru risulta attualmente stabile, è in costante declino la popolazione asiatica, a causa del degrado delle zone umide e della loro trasformazione ad uso agricolo e industriale. La Gru della Manciuria nidifica in Russia, Cina, Giappone ed anche in Mongolia, dove i primi nidi sono stati censiti nel 2003 e, tranne che in Giappone (Isola di Hokkaido) dove è stanziale e stabile di numero, è un uccello migratore che sverna in Cina lungo il Fiume Giallo e nella zona demilitarizzata fra la Corea del Nord e la Corea del Sud, ma la proliferazione di dighe che abbassa il livello dei corsi d’acqua sta distruggendo i luoghi adatti alla nidificazione, rendendo inoltre i nidiacei molto più vulnerabili all’attacco dei predatori. In alcune zone di svernamento sono state registrati alti tassi di mortalità, apparentemente dovuti ad avvelenamento, in alcuni uccelli trovati morti sono stati rilevati alti livelli di contaminazione da metalli pesanti.

GABBIANO RELITTO
Relict Gull – Larus relictus (foto 19)
2009 IUCN Red List VU = Vulnerabile

Stima popolazione globale: 2.500/9.999 in decrescita
In un primo momento, negli anni ’20, il Gabbiano relitto venne classificato come una sottospecie del gabbiano mediterraneo (Larus melanocephalus), ma nel 1971 è stata riconosciuta come specie a sé. È un uccello di taglia media (44-45 cm) con la testa completamente nera, il ventre bianco e le ali grigio-azzurre. In Mongolia è protetta dalla legge e nell’area di Protezione totale di Mongol Daguur può nidificare senza essere disturbato. E’ piuttosto esigente circa il luogo di riproduzione, cambia sito ogni anno e non si riproduce se il livello dell’acqua che circonda il nido è troppo basso o troppo alto. E’ un uccello sociale che si raccoglie in colonie non troppo numerose, raramente associato ad altre specie di gabbiani; si nutre di larve di moscerino, piccoli pesci e foglie nella stagione degli accoppiamenti, mentre in inverno il cibo principale è rappresentato dai granchi. Il Gabbiano Relitto è considerato vulnerabile a causa dei cambiamenti climatici che sovente asciugano innanzi tempo le paludi temporanee dove nidifica e per la competizione e predazione che si innesca con gabbiani di altre specie. Grandine e allagamenti sono pure causa di alta mortalità. E’ urgente che in Mongolia vengano predisposte altre zone di rispetto per studiare meglio la biologia di questo uccello e assicurarne il futuro. 

FORAPAGLIA CODONE GIAPPONESE
Marsh Grassbird - Locustella Pryeri (foto 20)
2009 IUCN Red List NT = Prossimo alla minaccia

Stima popolazione globale: 10.000/15.000 in decrescita
Il Forapaglie Codone Giapponese è un piccolo passeriforme (14 cm) insettivoro canoro, con una popolazione abbastanza numerosa ma dispersa in piccoli gruppi isolati fra loro. E’ un migratore che nidifica prevalentemente in Cina e Giappone, ma è stato recentemente segnalato come nidificante nell’est della Mongolia. Costruisce il nido di preferenza in fitti e bassi canneti, in zone paludose con acque poco profonde, accanto ad alberi su cui si posa per cantare, ma è piuttosto esigente in fatto di habitat e non tollera zone con vegetazione troppo alta o troppo bassa. In genere è molto riluttante ad alzarsi in volo ed è difficile da avvistare. E’ stato catalogato NT a causa della distruzione delle zone umide dove nidifica e sverna. E’ necessario che a questa specie venga assicurata protezione legale in ciascuna delle zone dove vive.

SASSICOLA DI HOGDSON
White-throated Bushchat – Saxicola insignis (foto 21)
2009 IUCN Red List VU = Vulnerabile

Stima popolazione globale: 2.500/9.999 in decrescita
La Sassicola di Hogdson è un passeriforme della famiglia dei pigliamosche la cui etologia è ancora poco conosciuta. E’ un insettivoro abbastanza grande (17cm) dai bei colori – il maschio ha le piume del petto arancio-rossiccio - che nidifica solo sulle montagne di Mongolia e alcune zone adiacenti in Russia. Una volta era abbondante,  ora è raro nei territori di svernamento (Nord dell’India e Nepal) a causa della progressiva scomparsa del suo habitat ideale, composto da paludi alpine e boschi umidi in quota. Durante la migrazione può superare montagne di oltre 4.500 mt per giungere ai territori ricchi di praterie e ai greti dei fiumi dove abbondino arbusti di tamerici. La rapida ed estesa perdita dei territori di svernamento dovuta al prosciugamento delle paludi, alla conversione all’agricoltura specie per la mietitura di paglia (anche se pare si stia parzialmente adattando ai campi di canna da zucchero) e in alcuni casi anche alle recenti gravi alluvioni avvenute nelle valli dell’India, sta seriamente minacciando questa specie.

SORDONE DI KOSLOW
Mongolian Accentor – Prunella Koslowi (foto 22)
2009 IUCN Red List LC = Rischio minimo

Stima popolazione globale = sconosciuta
Includiamo questo piccolo passeriforme della famiglia dei prunellidi perché è l’unico ad avere un habitat molto ristretto, esclusivamente in Mongolia (zona desertica del Gobi-Altai) più altre tre aree montuose e una zona nel nord della Cina. Non è stato incluso fra le specie vulnerabili perché il trend della popolazione appare stabile.  E’ un uccello assai poco conosciuto, dopo molte ricerche siamo riusciti a reperirne due sole immagini che non pubblichiamo, non avendo potuto chiedere il consenso agli autori. Invitiamo i nostri amici viaggiatori a colmare questa lacuna!  Una piccola curiosità: il nome a questa specie è stato dato nel 1887 dal grande esploratore russo di origini polacche Colonnello Nikolai Przhewalski, pioniere degli studi naturalistici in Asia centrale, che diede il nome anche al celebre cavallo Takhi, lo spirito di Mongolia.

ZIGOLO DAL COLLARE
Yellow-breasted Bunting  Emberiza aureola (foto 23)
2009 IUCN Red List VU = Vulnerabile

Stima popolazione globale: 120.000/1.000.000
Lo zigolo dal collare nidifica  in tutta la zona Paleoartica, dalla Finlandia fino al Giappone e nonostante in alcuni luoghi sia ancora abbondante, in altri ha avuto un declino rapidissimo (come in Mongolia) o è del tutto scomparso (Finlandia). Per motivi precauzionali la specie è stata considerata “vulnerabile”, in attesa di provvedimenti e ulteriori studi che ne verifichino una auspicabile inversione del trend negativo. E’ un piccolo passeraceo dai colori brillanti, specie il maschio nella stagione degli amori esibisce un bel giallo vivo sul petto, striature brune sui fianchi, striscia sulla gola e testa neri. Costruisce il nido in zone paludose provviste di alta vegetazione o boscaglia sparsa dove si ciba di insetti, e sverna in grandi stormi presso luoghi coltivati, risaie e praterie. La minaccia principale alla sua sopravvivenza è dovuta all’insostenibile livello della caccia: lo zigolo viene catturato in gran numero e venduto sui mercati già cotto spacciandolo come “passero” e viene mangiato come accompagnamento al riso. Era una pratica legata prevalentemente ad una piccola zona nel sud della Cina, ma con la globalizzazione ora questo – si fa per dire – cibo è divenuto comune. Anche se in alcune zone questo commercio è illegale, si calcola che ogni anno oltre un milione di zigoli vengano uccisi per essere venduti come “snack”. Sempre in Cina, centinaia di maschi vengono imbalsamati e venduti come portafortuna da tenere in casa per attirare la felicità.

Testi di Mara Tamburino per mongolia.it