NASCITA DELLA MONGOLIA
1200 a.C. Prime testimonianze della presenza degli Xiongnu (Unni) sul territorio mongolo. Comincia l'espansione fino ai territori cinesi che durerà più di un millennio.
220 d.C. Gli Unni vengono respinti fino all’Altai.
445 Attila (foto 1) unifica le popolazioni della steppa, diventa re degli Unni e avvia la conquista sistematica delle terre occidentali fino all’Europa.
451 Invasione della Gallia, sconfitta ai Campi Catalauni dall’esercito romano.
453 Muore Attila, si sfalda il regno degli Unni.
745 Gli Uiguri scacciano i Turchi dalla Mongolia.
960 Domina la dinastia cinese dei Song.
1034 I territori mongoli passano nelle mani dei Tangut (dinastia Xia).
1115 Invasione degli Jurcen (dinastia Jin).
LA GRANDE ORDA DI GENGIS KHAN
1162 Nasce Temüjin (foto 2) e, di fatto, nasce la Mongolia. Il giovane condottiero riuscirà in pochi anni a trasformare tribù litigiose e sparpagliate nella steppa nell’impero più esteso e potente della storia.
1206 Sulle rive del Khökh nuur, Temüjin viene incoronato imperatore degli oceani, Chinggis Khan.
1207 I Mongoli respingono gli invasori e avviano le prime conquiste della Cina: una grande civiltà millenaria viene piegata in breve tempo grazie all’organizzazione, al coraggio e alla determinazione di un esercito straordinario.
1221 Chinggis Khan si rivolge a Occidente e conquista Samarcanda.
1223 L’esercito mongolo sconfigge Russi e Bulgari.
1227 Morte di Chinggis Khan: è sepolto in una località sconosciuta del Khentii, insieme a guerrieri, donne, cavalli e a un tesoro immenso che, come richiesto dal condottiero, non è mai stato scoperto.
1229 Ögödei (foto 3), terzogenito di Chinggis Khan, è eletto Gran Khan e l’impero mongolo si espande ulteriormente, grazie anche all’acume strategico del generale Sübedei, già braccio destro di Temüjin.
1231 I Mongoli sottomettono la Corea.
1235 Inizia la costruzione della nuova capitale Karakorum, già concepita da Chinggis Khan.
1241 Muore Ögödei. Sconfitti Polacchi e Tedeschi.
1246 Guyuk, primogenito di Ögödei, è nominato Gran Khan.
1248 Muore Güyüg, la moglie Oghul assume il comando.
1251 Mönkh, primogenito del figlio minore di Chinggis Khan, è eletto Gran Khan.
1252 I Mongoli invadono la Persia.
L'OCCIDENTE INCONTRA I MONGOLI
1253 Il francescano Guglielmo da Rubruc, inviato dal Papa Innocenzo IV, arriva a Karakorum. Da questo viaggio nascerà la “Historia Mongalorum”, prima testimonianza occidentale scritta sull’impero mongolo.
1256 I Mongoli continuano l’espansione a Oriente: invadono l’attuale Vietnam.
1257 Conquistano Bagdad. Muore Mönkh.
1260 Khubilai è il nuovo Gran Khan e fonda la dinastia Yuan.
1267 Khubilai sposta la capitale dell’impero mongolo a Pechino (Zhongdu), si circonda di ricchezze, costruisce palazzi, favorisce le arti, le scienze e la filosofia. La cultura nomade dei Mongoli viene gradualmente oscurata da quella sedentaria dei Cinesi.
1274 Parte l'invasione del Giappone, anche se gli sciamani ne hanno annunciato il fallimento: due uragani di forza straordinaria ricacciano i mongoli che, per la prima volta, non portano a termine una conquista.
1275 Marco Polo incontra Khubilai e riferirà del suo viaggio nel Milione.
1277 I Mongoli invadono la Birmania.
1288 Conquistata parte dell’India.
1294 Muore Khubilai. Seguono tre secoli di successioni sanguinose che indeboliranno fatalmente l’impero mongolo, fagocitato dalle varie dinastie cinesi.
1368 Nel Sud dell’impero mongolo viene fondata la dinastia Ming.
1418 Si ristabilisce la pace tra Mongoli occidentali e orientali.
1578 Avtai Khan incontra il capo della scuola tibetana e lo proclama Dalai Lama.
1579 I Khan si convertono al buddhismo.
1586 Muore Avtai Khan, dopo avere fondato il monastero di Erdene Zuu nei pressi dell’antica capitale Karakorum.
1616 In Manciuria Nurkhachi si autoproclama Gran Khan dei Manchu.
1619 I Manchu sconfiggono l’esercito dei Ming.
1624 Sottomettono anche i Mongoli orientali.
1635 Nasce Zanabazar (foto 4), futuro Bogd Khan, artista e capo del buddhismo mongolo.
1687 Il Khan degli Zün gar attacca i Mongoli e distrugge il monastero di Gandan.
1691 I Mongoli chiedono aiuto ai Manchu e si sottomettono a loro.
1697 Gli Zün gar vengono sconfitti dai Manchu.
LA LIBERAZIONE DAI CINESI
1837 Ricostruzione del monastero di Gandan a Urga (l'attuale Ulaanbaatar).
1904 Il 13° Dalai Lama è costretto a fuggire da Lhasa e si rifugia a Urga.
1905 Il 23 luglio uno dei terremoti più potenti mai registrato (8,7 della scala Richter) colpisce le regioni settentrionali di Uvs, Zavkhan e Khövsgöl lasciando una cicatrice di 400 chilometri, larga 10 metri e profonda 60.
1906 Comincia la ribellione della popolazione mongola agli occupanti manchu.
1907 Il giornalista Luigi Barzini attraversa la Mongolia durante il raid automobilistico Pechino-Parigi a bordo dell’Itala.
1910 Il governatore manchu è costretto a fuggire da Urga.
1911 Il 28 dicembre la Mongolia dichiara l’indipendenza sotto la guida del Bogd Khan, ottavo Buddha vivente che instaura la monarchia con un governo di cinque ministri.
1915 A Kyatha, sul confine tra Russia e Mongolia, viene siglato un accordo fra Cinesi e Russi che stabiliscono i confini mongoli: la Mongolia Interna diventa una regione cinese mentre la Mongolia Esterna può godere di una apparente autonomia, ma con una diretta influenza sia da Mosca che da Pechino.
1916 Violente lotte interne cinesi portano a un cambio di potere. Il nuovo governo non riconosce più l’autonomia della Mongolia Esterna e l’autorità del Bogd Khan. I Cinesi tornano a invadere il Paese.
1917 Durante la rivoluzione bolscevica, delegati del Partito mongolo del Popolo si recano in Russia a chiedere un sostegno ai sovietici, ma la risposta è negativa. Il barone austriaco Ungern-Sternberg, generale antibolscevico, organizza un esercito, scaccia i Cinesi e dichiara l’autonomia mongola, millantando una discendenza da Chinggis Khan. Verrà poi catturato e giustiziato.
1919 La Cina invade di nuovo la Mongolia, l’Unione Sovietica non interviene.
1920 Lenin accetta di parlare con una delegazione di rivoluzionari mongoli, promettendo un intervento anticinese.
LA RIVOLUZIONE E LA REPUBBLICA
1921 In luglio le truppe sovietiche entrano a Urga insieme all’esercito rivoluzionario mongolo, guidato da Sükhbaatar (foto 5), soprannominato “l’eroe rosso” (Ulaan Baatar). È istituito il Governo Popolare della Mongolia che ha a capo, senza però poteri effettivi, il Bogd Khan. È costituito il Partito popolare rivoluzionario mongolo (il PRPM). Choibalsan, futuro dittatore filostalinista, diventa ministro della guerra. Sükhbaatar muore due anni dopo in circostanze misteriose.
1924 Il 26 novembre nasce la Repubblica popolare della Mongolia. Muore il Bogd Khan. Viene convocata la prima seduta del Parlamento (l’Ikh Khural, letteralmente “grande riunione”). Urga è ribattezzata Ulaanbaatar, in onore di Sükhbaatar. Muore Lenin, la Mongolia si affranca dall’influenza bolscevica, almeno fino alla presa del potere di Stalin.
1925 Entra in vigore il tögrög, la moneta ufficiale della Mongolia.
1926 L'URSS tolglie il potere alle autorità religiose mongole.
1928 Comincia l’era di Stalin e delle purghe sovietiche. Durante il settimo Congresso del Partito rivoluzionario del popolo, i rappresentanti mongoli chiedono una maggiore autonomia da Mosca e una polizia indipendente. La risposta dei delegati del Comintern è un colpo di stato e il ritorno al terrore.
1929 Sul modello sovietico, i beni delle classi più ricchE e dei proprietari terrieri vengono confiscati e ridistribuiti ai pastori. In pochi giorni i soldati dell’Armata rossa requisiscono beni per oltre 10 milioni di tögrög (una pecora all’epoca vale 50 tögrög). I monasteri vengono spogliati di tutti i tesori, che finiscono in Russia.
1932 I Mongoli sono esausti. A migliaia si armano di sassi e bastoni e cercano di opporsi al governo filosovietico, improvvisando tumulti nella capitale e in altri capoluoghi. Una sorta di guerra civile dall’esito prevedibile: incalcolabile il numero degli arresti e delle esecuzioni. Trentamila Mongoli fuggono all’estero.
1933 Nonostante la situazione drammatica, in Mongolia partono le prime trasmissioni radiofoniche che si rivelano soprattutto un veicolo di propaganda sovietica.
1936 Choibalsan (foto 6), un monaco mancato, protagonista della marcia del 1921 al fianco di Sükhbaatar, instaura un potere assoluto sullo stampo di Stalin, a cui giura fedeltà assoluta.
LA REPRESSIONE STALINISTA
1937 Stalin ordina la repressione sistematica su tutto il territorio mongolo: in meno di due anni sono trucidate trentamila persone (circa il 20% della popolazione maschile totale), più della metà sono monaci. L’esercito abbatte seimila edifici culturali e religiosi, 700 monasteri sono rasi al suolo con i carri armati. Libri, sculture, oggetti sacri preziosi, antichi arazzi buddhisti sono bruciati a milioni. Lo stesso Choibalsan annota sul taccuino personale che gli arrestati in questo periodo sono 56.938, contro una popolazione complessiva di 700mila abitanti.
1939 In pieno conflitto internazionale, il Giappone di Hirohito, alleato di Hitler, sta estendendo il suo impero a tutta l’Asia e minaccia la Mongolia attraverso la Manciuria. L’Unione Sovietica invia le truppe sul confine orientale mongolo. In maggio esplode una guerra spaventosa che durerà cinque mesi e lascerà sul campo 70.000 morti, di cui 237 mongoli. La scongiurata invasione giapponese apre un nuovo scenario di alleanza fra Mongoli e Russi.
1940 Choibalsan è eletto primo ministro.
1941 Viene imposto il nuovo alfabeto cirillico che sostituisce l’antica scrittura uigura.
1942 In piena Seconda Guerra Mondiale viene fondata la prima università mongola. Dalla Russia arrivano molti docenti a insegnare dottrine sociali ed economiche. Dalla Mongolia 50mila giovani vengono accolti a studiare presso le università sovietiche. Nelle scuole mongole la lingua russa diventa la principale materia di studio.
1945 Con la fine del conflitto mondiale, in ottobre la Mongolia indice un referendum per chiedere l’indipendenza del Paese.
1946 Il 6 gennaio la Cina riconosce l’indipendenza della Mongolia. Il 27 novembre anche la Russia ne accetta ufficialmente l’autonomia: Zhou Enlai firma l'accordo davanti a Stalin e Mao Tse Tung (foto 7). Dopo 40 anni di lotta il popolo mongolo è finalmente libero. La Mongolia chiede l’ingresso nelle Nazioni Unite, che viene respinto per il veto della Cina e dei Paesi occidentali.
1952 Muore Choibalsan. Lo sostituisce al governo Tsedenbal, che continua la gestione filosovietica ma con maggiore morbidezza, fino al 1984. Fondamentale anche la figura della moglie russa Filatova, che sarà stretta collaboratrice del leader sovietico Breznev.
1953 Muore Stalin e anche questo evento concorre a ridare respiro alla popolazione mongola.
LA RINASCITA DEL POPOLO MONGOLO
1956 Parte la rivoluzione culturale per restituire dignità e identità a un popolo soggiogato per troppi secoli da potenze straniere. Scatta una capillare opera di alfabetizzazione che raggiunge l’intero territorio, anche le zone più remote popolate dai nomadi. Le malattie veneree, che colpivano la maggior parte dei mongoli, sono debellate con una campagna di prevenzione, vaccinazione e terapia farmacologica. Si aprono fabbriche su tutto il territorio, si costruiscono case, si cominciano a lastricare alcune strade di grande collegamento. Ha inizio la campagna di sedentarizzazione delle popolazioni nomadi: l’obiettivo è di attuare un censimento complessivo e portare i pastori in fabbrica per aumentare la produttività industriale. In zone remote e strategiche nascono dal nulla villaggi, come quello di Tsagaan nuur, a nord della Mongolia. L’etnia Darkhad accetta ilcompromesso e abbandona la vita nomade. Gli Tsaatan (Uomini renna) non si piegano al ricatto del governo e mantengono il loro stile di vita nella taiga. Il braccio di ferro continuerà: nel 1989 l’esercito requisisce mille renne, ma tre anni dopo si arrende al coraggio degli Tsaatan e le restituisce.
1957 Un devastante terremoto analogo a quello del 1905 colpisce il Gobi-Altai
1959 Il governo decide la collettivizzazione delle terre e degli armenti, sulla base del modello sovietico.
1960 I nomadi si ribellano e convergono in massa nella capitale, che nel frattempo ha raggiunto i 100.000 abitanti. La protesta porta a una serie di riforme sociali sia in città che nelle campagne.
1961 La Mongolia entra nell’Onu con il consenso unanime dei Paesi mondiali.
1962 La Mongolia entra nel Comecon, organizzazione economica degli stati comunisti.
1966 Il 27 dicembre si registra la temperatura record di -56° nella regione di Zavkhan.
1967 Al culmine della guerra fredda con l’Unione Sovietica, la Cina assembra truppe al confine con la Mongolia e minaccia l’invasione. Ottantamila uomini dell’Armata rossa entrano in territorio mongolo con carri armati e artiglieria pesante, scongiurando la minaccia cinese. Apre la prima televisione a Ulaanbaatar.
1972 Per sostenere l’economia e la società della Mongolia e per garantirsi la sua fedeltà, l’Unione Sovietica presta al governo di Ulaanbaatar una cifra equivalente a 5 miliardi di euro di oggi. Viene fondata dal nulla la città di Erdenet, 250 chilometri a nordest di Ulaanbaatar, per sfruttare le grandi risorse del sottosuolo: la miniera di rame è la più grande dell’Asia e la quarta del mondo. La popolazione di Erdenet passa dai 4.000 abitanti del 1975 ai quasi centomila di oggi.
1979 Il Dalai Lama visita la Mongolia accolto da centinaia di migliaia di fedeli.
1981 Jugderdemidiin Gürragchaa è il primo cosmonauta mongolo ad andare nello spazio con le spedizioni sovietiche Soyuz 39 e Salyut 6.
1984 Dopo 32 anni, Tsedenbal lascia la guida della Mongolia per motivi di salute. Lo sostituisce Batmönkh che governerà fino al 1990.
LA DEMOCRAZIA E LE LIBERE ELEZIONI
1989 Il crollo del regime sovietico apre una nuova stagione sociale, con la costituzione di una serie di schieramenti politici che si pongono come alternativa allo storico Partito popolare rivoluzionario (PRPM): nascono il Partito democratico, il Partito socialdemocratico e il Partito per lo sviluppo nazionale. Il 9 marzo, a seguito di una massiccia manifestazione in piazza Sükhbaatar, i quadri del Partito popolare rivoluzionario rassegnano le dimissioni. Il parlamento (Ikh khural) viene aperto a tutte le forze politiche. Duecentomila militari russi di stanza in Mongolia tornano in patria.
1990 In Mongolia sono di nuovo autorizzate le cerimonie religiose, proibite da sessant’anni. In estate si va alle prime elezioni democratiche. Il primo presidente mongolo è l’ingegner Punsalmaagiin Ochirbat che resterà al potere fino al 1997. A trionfare è il Partito del popolo rivoluzionario comunista, che conquista il 61,7% dei voti con una partecipazione al voto plebiscitaria. Gli elettori, provenienti a cavallo dalle zone più remote, vengono timbrati su un dito con un pennarello (indelebile per alcuni giorni) per testimoniare l’avvenuta votazione.
1991 Il Parlamento decide di privatizzare le mandrie (22 milioni di capi allora, oggi ce ne sono quasi 35 milioni). Oggi l’80% del bestiame è privatizzato. L’autonomia dall’ex Unione Sovietica porta al tracollo dell’economia mongola: le esportazioni calano del 97 per cento, la produzione industriale del 40%, l’inflazione sale del 120%.
1992 Il 13 gennaio nasce ufficialmente la Repubblica Popolare di Mongolia e viene compilata la prima Costituzione. La denominazione della capitale Ulan Bator viene traslitterata più correttamente in Ulaanbaatar. Il 28 giugno il Partito popolare rivoluzionario si aggiudica 70 seggi su 76 del Parlamento con il 95,2 per cento dei consensi. Le organizzazioni mondiali portano in Mongolia 550 milioni di dollari di assistenza sociale.
1996 Per la prima volta le elezioni sono vinte dall’opposizione del Partito popolare rivoluzionario: democratici e socialdemocratici conquistano 50 dei 76 seggi del Parlamento ma il nuovo Governo si macchierà di scandali e maneggi. I Mongoli dopo nemmeno due anni riammetteranno al potere i comunisti del partito rivoluzionario.
1997 Natsagiin Bagabandi (foto 8), esponente del PRPM, è presidente della Repubblica a 47 anni. Un busto di Chinggis Khan viene eretto nell’ufficio del Governo. Esplode in Asia l’influenza aviaria, ma in Mongolia si registreranno solo pochi casi nel 2003.
1998 Il 2 ottobre Sanjaasurenghiin Zorig (foto 9, con l'altoparlante), leader del Partito democratico e acceso oppositore del PRPM, è trovato morto nel suo appartamento di Ulaanbaatar. Il suo corpo è devastato da colpi di coltello e di ascia. Aveva 36 anni.
1999 Un’ondata eccezionale di gelo uccide milioni di animali, mettendo in ginocchio l’economia del Paese e provocando disperazione e suicidi fra i nomadi. In aprile viene eretta in pieno centro una statua dedicata a Zorig.
LA NUOVA IDENTITA' E LE ALLEANZE INTERNAZIONALI
2000 Le elezioni consegnano al Partito popolare rivoluzionario la quasi totalità dei seggi in Parlamento. Un altro inverno rigidissimo non dà tregua ai pastori. Le Nazioni Unite dichiarano la “catastrofe umanitaria” e la Commissione Europea stanzia 2,5 miliardi di euro per la Mongolia.
2001 Secondo mandato presidenziale per Bagabandi. Viene avviato un programma sistematico contro l’Aids. Dopo l’attentato alle Torri Gemelle, il premier Enkhbayar incontra a New York il Presidente degli Stati Uniti George Bush, che promette aiuti economici in cambio di un’alleanza contro il terrorismo e la disponibilità di attraversare i cieli mongoli per gli aerei passeggeri. Nel frattempo la Russia promette la cancellazione dei debiti della Mongolia che ammontano a 11 miliardi di dollari. Nella foto 10, Putin incontra Enkhbayar.
2002 In ottobre visita a Ulaanbaatar del segretario delle nazioni unite Kofi Annan: la Mongolia diventa uno dei paesi osservatori per garantire la pace nel mondo e per l’equilibrio biologico. Il 4 novembre arriva a Ulaanbaatar il Dalai Lama che ha appena vinto il premio Nobel per la pace: il governo cinese minaccia ritorsioni economiche e militari nei confronti della Mongolia.
2003 L’ennesimo inverno micidiale decima le mandrie. Papa Giovanni Paolo II prepara la visita in Mongolia per agosto, ma le sue condizioni di salute e l’ostracismo russo ne impediscono il viaggio. Il Pontefice se ne rammarica molto e in una lettera scrive: “Mongolia, amata terra”. In compenso, nomina il primo vescovo della Mongolia, padre Venceslao Padilla, da anni responsabile della missione cattolica a Ulaanbaatar. Il mongolo Asashoryu a 22 anni diventa il lottatore di sumo più forte della storia. Uno studio genetico inglese rivela che nel mondo un uomo su 200 oggi discende da Chinggis Khan (Gengis Khan).
2004 Il 27 giugno dalle urne non esce una maggioranza: Tsakhiaghiin Elbegdorj, della coalizione democratica, torna a essere premier, dopo aver ricoperto l’incarico già nel 1998 a 34 anni: il giornalista, formato ad Harvard, guida una coalizione mista con comunisti e socialdemocratici. In luglio il presidente Bagabandi e la moglie vengono ricevuti alla Casa Bianca dove si avviano nuovi piani di collaborazione fra Mongolia e Stati Uniti. “La storia del cammello che piange” (di Luigi Falorni e Byambasuren Davaa) è candidato all’Oscar come miglior film straniero. La polizia “stana” migliaia di bambini di strada nei sotterranei di Ulaanbaatar e li affida a centri di accoglienza e di recupero. Il 14 agosto la Mongolia vince la prima medaglia della storia a un’Olimpiade: è un bronzo di Tsagaanbaatar nel judo. Messner attraversa il deserto del Gobi a piedi: duemila chilometri in un mese: il re degli ottomila rischia di morire disidratato, viene salvato da una pattuglia della polizia mongola.
2005 In aprile anche la Mongolia si ferma per la morte di Papa Giovanni Paolo II: il presidente Bagabandi invia un messaggio di cordoglio al Vaticano. Il leader del Partito popolare rivoluzionario, il 42enne Nambaryn Enkhbayar, è il nuovo presidente della Mongolia con il 53 per cento dei consensi popolari. Enkhbayar, primo ministro dal 2000 al 2004, è laureato all’Istituto di Letteratura a Mosca e ha tradotto preghiere tibetane lamaiste in mongolo. La tiratrice Gündegmaa conquista a Milano il titolo mondiale di pistola; si ripeterà un anno dopo a Roma. Il 23 settembre è inaugurata a Ulaanbaatar la più alta statua dedicata al Buddha, 23 metri. Il 21 novembre per la prima volta un presidente degli Stati Uniti visita la Mongolia. George W. Bush viene accolto dal gelo sia climatico (meno 15 gradi) sia della popolazione (che evidentemente non lo ama).
LA MONGOLIA DI OGGI E DI DOMANI
2006 Con feste sontuose e commossa partecipazione popolare, la Mongolia festeggia gli 800 anni dell’Impero di Chinggis Khan. Nella piazza Sükhbaatar, all’ingresso del Parlamento, viene innalzata una gigantesca struttura dominata da una grande statua del condottiero mongolo attorniato dagli altri Khan Ögödei e Khubilai e dai guerrieri Borchi e Zev. Anche l’aeroporto internazionale di Ulaanbaatar Buyant Ukhaa prende il nome di Chinggis Khan. Intanto si susseguono manifestazioni popolari (Rivoluzione dell’Anemone) per protestare contro la corruzione del governo e i facili appalti concessi a compagnie straniere per lo sfruttamento delle immense miniere mongole. Il premier Elbegdorj è costretto a lasciare l’incarico al comunista Miyegombyn Enkhbold. Il 21 agosto nuova visita del Dalai Lama al monastero di Gandan e ancora minacce cinesi alla Mongolia. In settembre una spedizione archeologica tedesca rinviene in Mongolia la mummia perfettamente conservata di un guerriero scita, completo di armatura, vissuto 2.500 anni fa. In Cina esce “Il totem del lupo”, che diventerà la pubblicazione più venduta dopo il Libretto rosso di Mao: scritto da un dissidente politico, esalta i valori della vita nomade mongola contro la decadenza cinese. Il regista francese Annaux ne girerà anche un film nel 2013, dal titolo “L'ultimo lupo”.
2007 Per la prima volta è eseguito un censimento preciso degli animali uccisi dal freddo: 24 milioni solo nell’inverno 2006/2007. Il presidente Enkhbayar prosegue gli incontri con i Paesi più ricchi del pianeta: a Londra incontra il premier inglese Tony Blair. In luglio si reca in visita ufficiale in Corea del Nord, scatenando la costernazione degli Stati Uniti. Pochi mesi dopo torna la distensione con un banchetto organizzato a Chicago per festeggiare i vent’anni di cooperazione fra Usa e Mongolia. Il 10 luglio l’ex premier Elbegdorj rimane gravemente ferito in un incidente stradale: il Partito democratico, di cui è leader, getta pesanti sospetti sugli oppositori. In estate il campione di sumo Asashoryu è squalificato dalla federazione giapponese per aver disputato una partita di calcio di beneficenza a Ulaanbaatar.
2008 Vengono avviati i lavori per la Tran-Asian Railway, la ferrovia che collegherà la Cina alla Germania, passando dalla Mongolia, e che permetterà alle merci di dimezzare i tempi di trasporto fra Asia ed Europa. Il costo della vita aumenta vertiginosamente: ad aprile raddoppiano i prezzi del pane, del riso, della carne e della benzina, mentre i salari restano immutati e tra i più bassi del mondo. Il 1° luglio, dopo le elezioni che confermano il Partito comunista rivoluzionario (PRPM) alla guida del Paese, una manifestazione organizzata dagli oppositori del Partito Democratico sfocia in un bagno di sangue, con 6 morti e circa ottocento arresti. La pacifica Mongolia è sconvolta da questo avvenimento che però si ricompone presto. Anche perché, poche settimane dopo, gli atleti mongoli conquistano le prime medaglie nella loro storia olimpica e proprio in casa dei “nemici” cinesi: il bilancio è di due ori e due argenti, Ulaanbaatar impazzisce di gioia. In settembre Bayar (PRPM) è confermato premier del Paese. Viene avviato con la Russia un progetto per la costruzione di una centrale nucleare, che resterà solo sulla carta.
2009 In maggio la Mongolia elegge il nuovo presidente della Repubblica. È il democratico Tsakhiagiin Elbegdorj (foto 11), all’opposizione rispetto alla maggioranza parlamentare del PRPM. Papa Benedetto XVI addita la Mongolia come esempio di libertà e tolleranza religiosa. Vengono avviate iniziative sociali e commerciali con l’Italia, anche in vista di Expo 2015 a Milano. A giugno Louis Vuitton annuncia l’apertura del primo negozio di lusso a Ulaanbaatar, a cui seguiranno Armani e altri stilisti. Alla fine di luglio piogge torrenziali devastano il Paese: decine di morti nella capitale e nella regione del Gobi Altai, migliaia gli animali uccisi. In ottobre il Governo dà il via allo sfruttamento di un’immensa miniera di oro e rame nel deserto del Gobi (Oyu Tolgoi), destinata a portare alla Mongolia, oltre che un trauma ambientale, anche una nuova ricchezza. A fine ottobre viene eletto il nuovo premier Batbold Sükhbaatar.
2010 Esplode l’inverno più freddo degli ultimi trent’anni: centinaia di morti fra i nomadi, milioni fra gli animali. Asashoryu, il più grande lottatore della storia del sumo, vince il primo trofeo dell’anno ma a febbraio decide di ritirarsi, esasperato dalle infinite polemiche costruite ad arte dagli “invidiosi” giapponesi, incapaci di accettare che un mongolo domini il loro sport nazionale.
2011 A febbraio la borsa di Ulaanbaatar fa registrare un rialzo senza riscontri nel mondo: +110,55%, conseguenza dello sfruttamento minerario. E secondo Renaissance Capital dal 2013 le dimensioni dell’economia mongola potrebbero addirittura quadruplicare. Una ricchezza che rischia di costare molto in termini ambientali e di “rigetto” economico. In aprile la piazza di Sükhbaatar viene invasa da centinaia di nomadi provenienti da tutto il Paese: vogliono garanzie per il loro futuro.
2012 A gennaio il presidente Elbegdorj annuncia ufficialmente l’abolizione della pena di morte, avvenuta grazie anche all’intercessione della Comunità di Sant’Egidio. A marzo viene aperta l’Ambasciata mongola a Roma. Ad aprile, a due mesi dalle elezioni, viene arrestato l’ex presidente Enkhbayar, leader del partito rivoluzionario. Le accuse: corruzione e frode fiscale. Un lungo sciopero della fame e della sete lo portano a una condizione di salute critica tanto da attirare le attenzioni di Amnesty International e del segretario generale delle Nazioni Unite. Il presidente Elbegdorj rassicura sulla trasparenza della giustizia mongola e sulle cure prestate a Enkhbayar.
2013 La Mongolia viene scelta dall'Onu per ospitare la Giornata dell'Ambiente grazie "ai suoi sforzi verso lo sviluppo di un'economia verde". A giugno 1 milione e 240 mila mongoli (il 66,49% degli aventi diritto) si reca alle urne per le elezioni presidenziali: il democratico Elbegdorj ottiene il 50,23% ed è confermato Presidente della Repubblica. Il film del regista mongolo Byamba Sakhya "Remote control" trionfa al Busan Festival. A novembre un'equipe di archeologi napoletani riviene al largo dell'isola giapponese di Takashima i relitti della flotta di Khubilai Khan, risalente al 1281, affondata da un tifone.
2014 Nasce la Ecobus LLC, prima fabbrica di autoveicoli made in Mongolia: produce autobus ecologici e motori eco-diesel. Diatribe diplomatiche e altri problemi tecnici e politici rallentano drasticamente l'attività mineraria e l'economia mongola ne risente: la valuta perde il 26%. A luglio viene sospeso l'obbligo del visto per i viaggiatori italiani, sarà però reintrodotto dal 1° gennaio 2016 per motivi di sicurezza in occasione dell'Asem, summit Europa-Asia. A novembre si apre una crisi di governo: il premier Altankhuyag viene accusato di avere rallentato lo sviluppo economico del Paese. Al suo posto viene nominato il democratico Saikhanbileg.
2015 Il mongolo Hakuko (foto 12) raccoglie l'eredità di Asashoryu e diventa il lottatore più vincente della storia del sumo. All'Expo Milano primo posto sulla nutrizione al progetto "gruppi di pastori per una gestione sostenibile dei pascoli in Mongolia" realizzato dal Ministero di Industria e Agricoltura mongolo. Il Burkhan Khaldun, la montagna dove sarebbe sepolto Chinggis Khan, diventa Patrimonio dell'Umanità Unesco. A seguito di una campagna per la salvaguardia del tesoro preistorico della Mongolia, l'attore Nicholas Cage restituisce il teschio di dinosauro, trafugato da ignoti dalla Mongolia e battuto all'asta negli Stati Uniti per 230mila dollari.
2016 La Mongolia viene inserita al quinto posto dall'Ethical Destinations Awards, prima tra i Paesi asiatici a condurre una politica “ecosostenibile”. Leonardo Di Caprio trascorre 10 giorni in Mongolia per prepararsi ai tormenti e al freddo glaciale delle riprese del film "Revenant", che vincerà 3 Oscar. Il romano Fabio Lopez accetta la panchina della Nazionale di calcio della Mongolia, mentre il portiere Giacomo Ratto è il primo giocatore italiano a militare nella Premier League mongola. Altri lo seguiranno. Il Parlamento decreta i Monti Tost parco nazionale per proteggere il leopardo delle nevi. A giugno svolta diplomatica storica: il Ministro Paolo Gentiloni, futuro premier, nomina Andrea De Felip primo ambasciatore d'Italia a Ulaanbaatar. La Mongolia va alle elezioni presidenziali: Elbegdorj viene confermato Presidente anche se il suo partito Democratico segna una netta flessione, a vantaggio del Partito Popolare Mongolo (MPP) che ottiene 65 dei 76 seggi del Parlamento. All'Olimpiade di Rio la Mongolia delude con 2 sole medaglie, una d'argento e una di bronzo, e con la clamorosa protesta dei lottatori, privati del podio da una decisione scandalosa, che si spogliano e si inginocchiano davanti ai giudici: "Ci avete rubato la gara, prendetevi anche i vestiti", scatenando l'appoggio e la solidarietà del pubblico del palazzetto e dei social (foto 13). A ottobre l'ambasciatore De Felip celebra la prima unione civile di una coppia italiana all'estero. Il Dalai Lama torna in Mongolia e predica davanti a migliaia di fedeli al monastero di Gandan scatenando, come sempre, l'ira di Pechino.
2017 Il governo mongolo cede ai ricatti cinesi e annuncia che non ospiterà più il Dalai Lama, contraddicendo la propria fede buddhista lamaista. Il Governo annuncia una bancarotta economica. La risposta della popolazione è commovente: cittadini e nomadi donano allo Stato soldi, oro e bestiame per cercare di risollevare l'economia del Paese. Il Time stila una virtuale classifica degli uomini più ricchi di sempre: al comando c'è Chinggis Khan, davanti a Bill Gates. In giugno, a seguito di un progetto umanitario congiunto (a cui collabora anche Aberto Colombo per mongolia.it), una bimba mongola gravemente ustionata viene operata con successo all'ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine. In luglio il 54enne democratico Khaltmaa Battulga, uomo d'affari e maestro di arti marziali, è il nuovo Presidente della Mongolia. L'Unione Europea apre una delegazione a Ulaanbaatar. In settembre il Parlamento mongolo rimuove il Primo ministro Erdenebat per “abuso di potere”. Nuovo premier è Ukhnaa Khurelsukh, del Partito popolare, seguace di Putin. Una valanga staccata dall'Otgontenger, il monte più alto della Mongolia (4.021 metri), provoca la morte di 17 alpinisti.
2018 Esce in libreria per Sperling & Kupfer “Il leopardo e lo sciamano” di Federico Pistone, un reportage considerato da Sveva Sagramola “un diario di viaggio che avvince e si legge come un romanzo” che apre scenari e misteri della Mongolia, premiato al concorso di narrativa Sergio Maldini. Il 25 settembre muore il primo vescovo della Mongolia Venceslao Padilla. Il 28 dicembre, sfidando il freddo polare, venticinquemila persone manifestano nella piazza principale di Ulaanbaatar contro la corruzione e i politici. La World Tourism Organization, agenzia delle Nazioni Unite per il turismo, segnala la Mongolia tra le migliori mete del mondo, insieme a Oman e Buthan.
2019 La produzione industriale registra un aumento del 21% grazie alle risorse minerarie che rappresentano l'85% del totale. Con il 95,2% dei voti, il 48enne del Partito popolare Gombojav Zandanshatar viene eletto nuovo presidente del Parlamento. L'Institute for Enomics & Peace indica Mongolia e Filippine come i Paesi più sicuri del continente asiatico. L'esploratrice piemontese Paola Giacomini completa la sua impresa a cavallo dalla Mongolia a Cracovia con la sua “freccia dell'amicizia”.
2020 Parte l'allarme Coronavirus (foto 14). Nonostante la vicinanza con la Cina, dove la pandemia planetaria ha inizio, la Mongolia chiude subito i suoi confini e riesce a contenere le conseguenze del virus come nessun altro Paese al mondo. Il rovescio della medaglia è una crisi economica devastante e l'inibizione dell'ingresso agli stranieri con conseguente danni anche all'industria del turismo. In aprile il missionario piemontese Padre Giorgio Marengo (foto 15) viene nominato nuovo Vescovo della Mongolia, verrà consacrato l'8 agosto nel Santuario della Consolata di Torino, prima del suo ritorno a Ulaanbaatar dove sarà costretto alla quarantena. Un incendio devastante distrugge parzialmente lo State Department Store, riferimento commerciale nel centro di Ulaanbaatar. A giugno il Partito del Popolo stravince le elezioni, conquistando 62 seggi in Parlamento su 76. Vengono segnalati alcuni casi isolati di peste, mentre la Mongolia continua a restare immune dal Covid che però costringe a disputare le competizioni del Naadam "a porte chiuse". A novembre esce in italiano per Tam editore "La leggenda dello sciamano", libro culto in Mongolia di Ayurzana.
2021 In gennaio il premier Ukhnaa si dimette dopo le immagini che immortalano una donna trasportata da una clinica all'altra in vestaglia e pantofole nonostante la temperatura di -25°: “Mi prendo tutta la responsabilità”, ha affermato dimostrando una moralità molto lontana dalla filosofia dei nostri politici. L'11 febbraio si apre l'anno del Toro, ma la Mongolia chiude tutto per il lockdown, nonostante un bilancio straordinario legato al contagio del Covid, con 2 soli morti e un totale di circa duemila contagiati in tutto il periodo della pandemia.
2022 Oltre al dramma del Covid, si aggiunge la guerra in Ucraina da parte della Russia, alleata storica della Mongolia che assume posizioni di prudente neutralità. In agosto il missionario Padre Giorgio Marengo viene nominato Cardinale: è il più giovane dell'intera Chiesa cristiana. Presto diventerà anche Cardinale e sarà lui a ricevere Papa Francesco nella storica visita pastorale tra agosto e settembre 2023 (foto 15)
(testi di Federico Pistone per mongolia.it)