I nostri percorsi permetteranno di entrare a contatto con l'anima autentica della Mongolia. Trascorreremo molto tempo insieme agli ospitalissimi nomadi nelle accoglienti gher, conversando e condividendo emozioni, riti e attività: sarà possibile cavalcare, partecipare alla mungitura, al raduno degli animali, alla preparazione del cibo. Parteciperemo alle funzioni religiose lamaiste insieme ai monaci di splendidi monasteri sperduti nella steppa o nel deserto. Visiteremo le missioni dove sarà possibile incontrare i bambini e ascoltare le testimonianze di una vita difficile ma orgogliosa. E poi incontreremo una fauna stupefacente, cavalli, yak, cammelli, uccelli rari, rapaci e altri animali rari.
Il galateo della steppa
Ecco le venti regole d’oro da imparare per farsi benvolere dai mongoli, quelli della città e soprattutto quelli della campagna.
Molti di questi insegnamenti venivano già descritti da viaggiatori del XIII secolo come i frati Giovanni di Pian del Carpine e Guglielmo di Rubruc, autori di straordinarie cronache dall’impero dei mongoli, e sono rimasti immutati ancora oggi.
Illuminante la frase pronunciata dal nomade Erdenebold, 65 anni, che vive in una gher nell’Arkhangai, sulla strada per Karakorum: “Il viaggiatore può ignorare le nostre abitudini, ma deve essere intelligente nel comportamento”.
1) Mai calpestare lo stipite della porta entrando nella casa o nella gher. Tra- scinerebbe la sfortuna all’interno e per rimediare l’unico modo è quello di uscire di nuovo e rientrare stando più attenti (nel 1254 il frate Bartolomeo incespicò sull’uscio della gher del khan Mongke e rischiò la pena capitale: fu graziato in extremis dall’imperatore. Oggi si rischierebbe solo una brutta figura)
2) Non fischiare mai e non cantare quando si è a letto perché gli spiriti malvagi sarebbero svegliati e potrebbero perseguitarvi nella notte mentre state dormendo
3) Non rivolgere mai un coltello in direzione di qualcuno, è considerata una sfida o una maledizione
4) Stando seduti, non mostrare le suole delle scarpe a nessuno: è considerata una grande offesa
5) Non arrotolarsi le maniche, è un invito alla lotta (e attenzione: i mongoli sono campioni in questa disciplina)
6) Se si urta incidentalmente il piede di un’altra persona (maschio o femmina) stringerle la mano, altrimenti se ne perde l’amicizia
7) Offrire un regalo a chi vi ospita, ai bambini e alla moglie sempre con la mano destra, mentre la sinistra sorregge il gomito del braccio teso con il dono
8) Se si vogliono donare dei soldi, non arrotolarli o nasconderli ma spiegarli bene e appoggiarli accanto all’altare della casa o della gher
9) Accettare qualsiasi offerta (anche vodka o tabacco) con la mano destra o con le mani giunte
10) Non togliere il cappello entrando nella gher, ma al contrario indossatelo, se ne avete uno a disposizione
11) Sfilarsi sempre i guanti entrando in una gher anche se ci sono cinquanta gradi sottozero
12) Per rispettare l’usanza buddhista, nelle case (ma non nelle gher) togliere Mongolia: informazioni generali 36 le scarpe e lasciarle nell’ingresso, salvo una diversa indicazione da parte dei padroni di casa
13) Non entrare in casa d’altri in perfetto silenzio ma far notare la propria presenza, parlando o tossicchiando garbatamente
14) Non parlare mentre si mangia
15) Nelle gher il lato nord è quello d’onore, riservato ai padroni di casa e agli ospiti importanti, a est (entrando, a destra) le donne, a ovest (sinistra) gli uomini. Quando ci si muove in una gher occorre fare il giro all’interno in senso orario
16) Non portare mai armi (anche coltelli) in una gher o in una casa
17) Mai gettare acqua nel fuoco, significherebbe cercare di “spegnere” lo spirito di un antenato
18) Rispettare sempre gli animali
19) Quando si riceve in offerta una coppa con bevanda alcolica (normalmente vodka o airag, il latte di giumenta fermentato) ricordarsi, prima di bere, di intingere l’anulare e schizzare una goccia in aria per gli dei e gli antenati, una ad altezza uomo per tutte le creature viventi e una verso il basso per la madre terra.
Questo rito antico, chiamato “sergim orgoh” va compiuto solo al primo passaggio della ciotola
20) Non parlare in italiano (o in inglese) troppo a lungo di fronte a una famiglia mongola che vi ospita.
Come comunicare con i mongoli?
Semplice. Basta conoscere il mongol khel, la lingua ufficiale mongola. Consolatevi: sono pochissimi gli italiani che la parlano, mentre per fortuna i mongoli sono più poliglotti: a Ulaanbaatar sono diffuse le scuole di italiano, frequentate soprattutto da giovani che vogliono intraprendere un’attività turistica o da cantanti lirici che desiderano capire il significato delle arie che intonano. Le nuove generazioni stanno abbandonando il russo (obbligatorio a scuola fino al 1990) per dedicarsi all’inglese e al giapponese. I mongoli, maestri del canto di gola e delle sonorità più estreme, dispongono fisiologicamente di una sterminata gamma di emissioni e fonemi: riescono quindi a pronunciare con precisione i suoni delle altre lingue, dal cinese al russo, dal giapponese al coreano, perfino italiano e francese. Quando però un mongolo sostiene di parlare inglese fate prima un test: alcuni sono davvero bravissimi, a livello Oxford. Altri conoscono giusto dieci vocaboli e vorrebbero combinarli per esprimere tutti i concetti del mondo. Fuori dalla capitale i più giovani, anche bambini, vi punteranno in quanto stranieri e snoccioleranno tutto il loro frasario in inglese: non si aspettano una conversazione, se ne andranno soddisfatti e orgogliosi. La grande maggioranza dei mongoli parla russo, soprattutto le persone più attempate, ma molti parlano anche spagnolo, retaggio di un’alleanza con Cuba, con cui ai tempi dell’Urss c’era uno scambio fitto di risorse umane e tecnologiche, soprattutto in campo medico. Dicono che il mongolo sia rude, una sorta di tedesco dell’Asia. In effetti il primo impatto è quello di una lingua dura e piena di spigoli. Ma superato lo choc iniziale, la cadenza diventa misteriosa, affascinante, soprattutto se si ascolta durante le quiete discussioni tra i nomadi dentro le gher. Il mongolo è una lingua fantastica, con milioni di sfumature, quaranta modi diversi per dire la stessa cosa semplicemente perché cambia lievemente la volontà di un’azione. Ad esempio se si deve esprimere il concetto di “andare”, occorre essere molto precisi sulle proprie intenzioni e decidere fra: vado, ho voglia di andare, devo andare, non posso restare, occorre proprio che vada, è mio preciso dovere andare, sarebbe meglio che andassi, se non andassi sarebbe un grosso guaio e avanti con i ricami. E poi ci sono meraviglie poetiche per esprimere concetti prosaici. E così un banale “quanti anni hai” si trasforma in “quant’è lunga l’ombra della tua vita?”. La lingua ufficiale, che è parlata dalla maggior parte della popolazione, è il mongolo khalkha ma esistono molti dialetti e variazioni. L’idioma mongolico discende dal ceppo altaico che comprende anche turco, tunguso, giapponese e coreano. Sette milioni di persone nel mondo parlano il mongolo, di cui 2 milioni e mezzo nella Repubblica della Mongolia, quasi quattro milioni nella regione cinese della Mongolia Interna e mezzo milione in Cina. L’alfabeto è stato rifondato nel 1944 dal governo filosovietico e oggi tutte le scritte sono in cirillico (con l’aggiunta di due caratteri rispetto al russo) anche se si assiste a una riscoperta dell’antica calligrafia ereditata dagli uiguri, una delle poche popolazioni seminomadi ad avere adottato un proprio alfabeto, anzi tre: iniziale, mediale, caudale. La lettera si scrive in modo diverso a seconda della posizione della parola, un piccolo rombo indica la fine della parola stessa, due rombi la fine del periodo. Si scrive in verticale e si legge partendo dall’alto a sinistra fino in fondo alla pagina spostandosi nelle righe verticali, verso destra.Vedi sezione LINGUA
RELIGIONE
Ufficialmente la quasi totalità dei mongoli è buddhista lamaista, ma le ultime stime parlano di un cambiamento di rotta con il 40% circa di popolazione atea. I musulmani (4%) sono concentrati nelle regioni occidentali dell’Altai a maggioranza kazaka; in aumento i cristiani (2%). Vedi sezione RELIGIONE
Giocare con i mongoli
I mongoli? Quando si gioca, meglio averli dalla propria parte altrimenti si rischiano delle grandi batoste. La loro acutezza gli consente di competere (e di vincere) anche nei giochi a loro sconosciuti. In quattro e quattr’otto imparano le regole e... vi massacrano. Figuriamoci quando si tratta di passatempi che già praticano, come ad esempio gli scacchi. Se volete sfidarli, almeno fatelo con i pezzi occidentali perché gli scacchi mongoli differiscono per certi aspetti dai nostri, con le torri rappresentate da cammelli e gli alfieri che diventano yak con carretto trainato mentre la regina di solito è un leone. Ma il gioco “da tavolo” ufficiale dei mongoli è lo Shagai che comprende 4 ossa di malleolo di pecora. Le varianti sono numerosissime: si va dalla divinazione sciamanica (la stessa che praticava Gengis Khan prima delle battaglie) a una “corsa di cavalli” semplice e avvincente, chiamata Mor Uraldah. In questo caso la tradizione vuole che si disponga un centinaio di malleoli, uno vicino all’altro, fino a snodare il percorso su cui ogni concorrente muoverà il proprio cavallo-segnalino come in un gioco dell’oca. Si prendono le 4 ossa e si tirano come dadi. Le facce sono 4, e non è facile distinguerle a prima vista. Quella che ha due specie di cerchi alle estremità rappresenta il cavallo; il lato opposto, quello con due fossette, è il cammello. Se esce la faccia con la gobba accentuata è la pecora; quella opposta con il buco è la capra. A seconda della combinazione viene spostato il segnalino. Ogni cavallo che esce si avanza di una casella; se le ossa sono tutte uguali si procede di due, se sono tutte diverse di 4. Se per caso un osso resta in bilico su una delle due facce più piccole si procede di 4. Vince chi arriva alla fine del percorso. Un gioco facile ma avvincente.
FUSO ORARIO [GMT +8]
Il fuso orario viaggia con 7 ore di ritardo rispetto al nostro (8 rispetto a Greenwich). Quando in Italia è mezzogiorno, a Ulaanbaatar sono le 7 di sera. Ma attenzione: se siamo in regime di ora legale (dall’ultima domenica di marzo all’ultima domenica di ottobre), le ore di differenza diventano 6, visto che la Mongolia mantiene sempre l’ora solare. Nella parte occidentale del Paese (le regioni dell’Altai) vige un altro fuso, con un’ora più vicina alla nostra.
ELETTRICITÀ
Nelle prese di corrente, a 220 volt, possono essere inserite le normali spine italiane (ma a soli due ingressi) e le spine tedesche. La corrente elettrica è presente solo nelle città, in alcuni villaggi e in qualche gher dotata di generatore autonomo. Ma anche in questi casi si verificano spesso black out improvvisi.