Con accompagnatori mongoli appassionati, coinvolgenti ma discreti e con driver affidabili e collaudati, grandi conoscitori dei percorsi e dei luoghi. Ci muoveremo - per non più di 5-7 ore al giorno, fermandoci in qualsiasi momento per incontrare nomadi, ammirare il paesaggio o scattare foto. I mezzi utilizzati sono moderni fuoristrada giapponesi e coreani o minivan russi a seconda delle proposte. I minivan russi sono spartani ma hanno il vantaggio di essere solidi, economici, completamente meccanici e quindi facilmente e immediatamemnte riparabili. I fuoristrada giapponesi e coreani hanno il vantaggio di essere ammortizzati e dotati di aria condizionata.
COME MUOVERSI NEL PAESE
La Mongolia è sterminata e per girarla tutta occorrerebbero mesi, anni, una vita. Considerando che le vacanze generalmente durano meno, bisogna organizzarsi con un itinerario limitato e utilizzando mezzi idonei: la compagnia aerea di bandiera Miat (sigla OM), che sarà presto privatizzata, e gli altri vettori nazionali AeroMongolia (MO) e Eznis (ZY), hanno una fitta rete di collegamenti interni anche se i costi per gli stranieri sono molto più alti che per i mongoli e spesso i voli vengono cancellati all’improvviso (per ghiaccio o vento) con la conseguenza di file d’attesa che durano anche giorni. Indubbiamente un volo interno (specialmente verso il Gobi, l’Altai o il Khuvsgul) vi farà guadagnare molto tempo e vi farà vivere esperienze, diciamo, singolari. Spostarsi in fuoristrada è l’alternativa per i lunghi tratti, ma le piste sono spesso accidentate e sofferte e quindi è difficile calcolare i tempi di trasferimento anche per i driver più esperti. La Millenium Road è una strada ormai quasi completamente asfaltata che taglia in orizzontale la Mongolia ed è stata realizzata in compartecipazione con Paesi stranieri (Cina, Giappone, Canada soprattutto), in cambio della concessione dello sfruttamento delle principali miniere mongole dalle quali si estraggono notevoli quantità d’oro, argento, carbone, bauxite, rame, uranio, molibdeno, tungsteno. Fuori da questa arteria, le piste diventano quasi improvvisate e c’è bisogno davvero di tutta l’abilità e l’istinto degli autisti. Ma spesso anche loro perdono l’orientamento o si ritrovano di fronte ostacoli naturali insormontabili. E allora scatta una delle parti più emozionanti del viaggio: il consulto con i nomadi. Non è solo l’indicazione della strada migliore, ma è l’occasione per una visita d’obbligo alla gher, la tenda tradizionale dei nomadi, dove vengono offerte libagioni tipiche (vodka, latte di giumenta, formaggio di yak, brodo di carne di montone) e ci si immerge nella realtà più autentica della Mongolia. Non bisogna avere fretta, vale la pena godersi il contrattempo. Dopo discussioni infinite, inframmezzate da solenni silenzi, viene stabilito il percorso migliore e si riparte. Se però è tardi allora si cena e si passa la notte nella gher. Gli autisti mongoli sono prodigiosi, bisogna solo stare attenti a vegliare sul loro stato di sobrietà. Per uno straniero guidare in Mongolia può diventare un incubo. A parte il traffico impossibile di Ub, il vero pericolo è quello di non essere in grado di affrontare i perigliosi sentieri della steppa e del deserto che costringono spesso a contorsioni e andature vicine a zero chilometri all’ora. Vi possono capitare confortevoli fuoristrada giapponesi, che vi eviteranno molte zuccate al tettuccio ma che, in caso di guasto, saranno più difficili da riparare. Oppure salirete sulle spartane jeep russe, anzi sovietiche vista l’antica immatricolazione, che sono dei muli tanto scomodi quanto affidabili: e se si guastano, qualunque mongolo sarà in grado di ripararle anche con geniali stratagemmi. Ad esempio, ritagliare un pezzo di pneumatico per sostituire guarnizioni disintegrate. Ci sono anche dei minivan, sempre di fabbricazione russa, che sono altrettanto avventurosi ma che possono trasportare fino a otto persone alla volta. Nel corso del viaggio vedrete sfrecciare dei nomadi in sella a motociclette degli anni Cinquanta o Sessanta, made in Urss. Saranno contenti di farvi fare un giro, sorridendo alla vostra difficoltà di restare in equilibrio sui terreni sconnessi.
Esiste anche una rete di mezzi pubblici che collega le principali località della Mongolia, seguendo le strade più comode: costano pochissimo, sono sempre stipati e quasi mai in orario: un’esperienza imperdibile. Ma il mezzo di trasporto ufficiale in Mongolia è il cavallo. Da sempre. Non i nostri cavalli slanciati e un po’ altezzosi, ma i cavallini selvatici e instancabili delle steppe, quelli che hanno permesso a Gengis Khan di conquistare l’impero più vasto della storia e alla Mongolia di vantare il servizio postale più scrupoloso e veloce dell’antichità. Per i mongoli i cavalli sono animali sacri: vedrete campeggiare le loro foto perfino sugli altari delle gher o ascolterete struggenti canzoni d’amore dedicate non alle bellezze dell’amata donna ma alla morbida criniera di un purosangue. Ogni nomade sarà contento di farvi cavalcare, per lui sarà uno spettacolo esilarante: anche i provetti cavallerizzi troveranno difficoltà a domare e farsi obbedire dai testardi cavallini mongoli. Ma una volta presa la mano, si possono organizzare vere e proprie spedizioni lungo le zone più remote e inospitali della steppa e della taiga. Infine, si può anche provare l’esperienza di una galoppata sul cammello, ma solo per divertimento vostro. E soprattutto dei nomadi.